Se dite Tiromancino, naturalmente ad una persona con un minimo di interesse per la musica, vi accorgerete della sua espressione favorevole. E se vogliamo essere ancora più minuziosi questo succede soprattutto con il pubblico femminile. Lo stile e la sensibilità di Federico Zampaglione sono sicuramente coinvolgente. Un pop romantico che, come dirà anche lui nell’intervista, entra in profondità e tocca il cuore. “Nel respiro del mondo – Summer tour 2016” vi catturerà. Sarà un viaggio musicale ricco di emozioni e rimarrete sorpresi soprattutto dalle sonorità, mai scontate, che Federico e il suo gruppo hanno voluto plasmare per questo appuntamento in concerto.
Come va il tour 2016 dei Tiromancino e cosa dovranno aspettarsi i tuoi fan all’Arena del Mare di Civitanova il prossimo 4 agosto?
«È un tour proprio bello, stiamo facendo molte date. È un’estate ricca di concerti e abbiamo questa nuova scenografia elegante. Abbiamo una scaletta che mischia pezzi dell’ultimo album con alcuni brani storici. Viene fuori un mix ben riuscito, ben articolato».
Ho avuto la fortuna di vedere la prima del tour a Cagli. Ci sono novità?
«Grosso modo il tour è stato concepito in quel modo. Chiaramente, visto che a Cagli eravamo in un teatro in quella data non è venuto fuori al 100% il lato più ballabile dei Tiromancino. In teatro abbiamo un po’ smussato tutto per rendere l’esibizione adeguata allo spazio. All’aperto c’è molta energia e stiamo avendo in questo momento ottimi riscontri. Siamo contentissimi».
In particolare, pensando ai vostri concerti, in cosa si differenzia il pubblico in Italia dal nord al sud, oppure dalla grande città alla provincia?
«Mah dipende, nel senso che poi le persone che ci seguono sono appassionate di quello che facciamo. Sono fan calorosi e quindi alla fine cantano sempre tutte le canzoni. Partecipano. Farei dei torti a dire che ci sono differenze. Nelle Marche per esempio c’era molto coinvolgimento, ma la stessa cosa accade anche al nord e al sud. L’atmosfera è abbastanza omogenea e sono le canzoni che si fanno cantare e voler bene. Molti brani si sono consolidati negli anni diventando “storici”: la gente ha legato a loro molte esperienze di vita, perché certe canzoni hanno accompagnato le persone a livello più profondo. Si vede. Ecco, non sono state solo “canticchiate”. La mia caratteristica, il mio “destino”, è quello di scrivere canzoni che magari quando escono hanno più bisogno di tempo per arrivare al pubblico rispetto a brani più orecchiabili. Un percorso in salita anche perché mi sono sempre rifiutato di ricorrere a facili mezzi, pure negli arrangiamenti. Vedi “Tra di noi”: in un mare di canzoni da spiaggia, ho fatto uscire una canzone d’autore. Poi sta avendo successo ma sta passando per altri percorsi. Non c’è mai la voglia di arrivare subito con una scorciatoia. È una strada lunga, che però ha prodotto brani che sono rimasti negli anni».
Erano 8mila persone a vedere i Deep Purple a Servigliano e ce ne saranno molte anche con i Jethro Tull, nel Tyche Festival di Civitanova. Il Festival che proprio voi inaugurerete. C’è solo nostalgia da parte del pubblico oppure c’è la consapevolezza che le leggende hanno ancora un fascino tutto da scoprire?
«La gente probabilmente ha voglia di live, si è anche un po’ stancata di cose preconfezionate. Chi ama la musica è tornato allo spettacolo dal vivo, suonato anche come si deve».
C’è una canzone italiana che avresti voluto scrivere tu?
«Ce ne sono troppe».
Dai, dimmene una di Lucio Dalla.
«“Anna e Marco”, perché è una canzone stupenda, meravigliosa».
Dopo Cagli e Macerata, ora il mare di Civitanova e la piazza ad Offida. Ma non rischiate di diventare dei marchigiani DOC anche voi?
«Tutti i nostri tecnici sono marchigiani, quindi…».
A Civitanova arriverai il giorno prima del concerto?
«Probabilmente sì…».
Saranno proprio i Tiromancino il 4 agosto ad inaugurare il primo Tyche Festival. Un contenitore in cui abbiamo voluto unire contenuti diversi, dal loro pop melodico vincente, al cantautorato di primordine con Vinicio Capossela e una pietra leggendaria nel mondo rock di tutti i tempi con i Jethro Tull di Ian Anderson. Note positive anche sui prezzi, i più bassi in Italia. Si comincia con i 15 euro dei Tiromancino.
Kruger Agostinelli