Quante volte ho cercato quell’istante dentro la mia mente, eppure è una specie di corto circuito. Solo un rumore strano, una specie di implosione. E poi? Poi nessun dolore da ricordare ma l’angoscia di non poter più respirare. Non ci riuscivo. E il tempo che si dilatava, non riuscivo a comprender se fosse tanto o poco. Tutto maledettamente surreale, degno di un sogno o forse un incubo. Eh già l’incubo in quel vetro scheggiato. Eppure era tutto tranquillo quella notte dell’11 giugno 2016. Io, il viaggio, la macchina, i pensieri. Tutto tranquillo e forse lo era pure il destino che aveva deciso di non fare scelte definitive. Di quell’istante prima sapevo tutto. La velocità regolare 70 km o poco più. L’ora, ero in anticipo rispetto alle altre volte, appena le 3,15. Addirittura il tempo di rimanenza all’arrivo, 8 minuti. E poi come se non bastasse scommettevo pure su dove avrei trovato Kelly nel mio letto, avevo scommesso che stavolta fosse proprio sul mio cuscino. E poi? Già pure quella canzone orrenda su Rai 2 ma chi mi conosce lo sa bene, non cambio mai stazione. Poi? Già poi l’istante dopo, con quella voce che arrivava da lontano. Domande poste in modo rassicurante. Avete presente quei film in cui arriva l’eroe? Mi fa il checkup su di me e sulla macchina. Sembrava che fosse normale per lui, dare assistenza negli incidenti. Il suo volto e il suo suo nome, Domenico, me lo sono imparato dopo. In quel momento lì era il primo segnale umano che mi riportava alla realtà. A lui ho dovuto chiedere di raccontarmi quell’istante che la mia testa mi ha voluto risparmiare. Anzi nascondere in un labirinto buio in cui mi perdo ancora adesso. Dell’altra ragazza, Sonia, ho avuto vaghe notizie e nulla più. Su tutto, mi hanno raccontato del suo amore incondizionato per il ballo. Il resto poi appartiene al coro dei tanti amici che sapevo di avere ma che non pensavo sapessero proteggermi così, con le loro attenzioni. Poi arriva tanto tempo dopo la consapevolezza del rischio. Uno strano peso e la necessità di voler resettare tutto. Ma quell’istante è come una calamita che prima mi attira e poi mi respinge. E allora mi aggrappo a quelle emozioni che mi commuovono , convinto che forse per qualcuna di loro sono ancora qui. Negandomi quella normalità che in fondo non ho vissuto mai.
Morire in un incidente stradale
E’ inutile che vi dica come questo tipo di notizie mi turbano ancora molto (leggi qui).