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Clan we Are, il brand di t-shirt nato in famiglia: appartenenza e ispirazione wild

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Faccio un’incursione in un campo in cui solitamente non scrivo, quello della moda. Di questo articolo non può occuparsi Alessandra (di solito tocca a lei) perché Clan we Are, il brand di t-shirt di cui parlo, è anche suo. Suo, del fratello Marco e dei genitori. Una realtà che nasce e si sviluppa nell’ambito familiare, portata avanti parallelamente agli impieghi di ciascuno. Un marchio che ha solo pochi mesi di vita. clan we areL’ispirazione, fortissima, è quella del mondo selvaggio. Sullo sfondo del logo campeggiano infatti delle pitture di guerra. Come mai proprio le pitture di guerra? «Le tribù guerriere le usavano come incantesimo protettivo – spiegano Marco e Alessandra – servivano ad affrontare con coraggio le proprie battaglie. Ecco, indossare un indumento che ci faccia sentire a nostro agio è un po’ la stessa cosa. Aiuta ad iniziare la giornata con una carica diversa. Facci caso: la mattina, quando sappiamo che ci aspetta una prova difficile, magari non ce ne accorgiamo ma ci vestiamo di conseguenza. Senza saperlo stiamo indossando le nostre pitture di guerra».
Ispirazione “wild” e attività familiare. Ecco il motivo del nome: “clan” è solo un altro modo (un modo un po’ selvaggio, in effetti) di dire famiglia. Non necessariamente il nucleo formato da genitori e figli. clan we areLa sezione del sito dedicata alla filosofia del brand parla chiaro. «Può essere la tua famiglia, il tuo gruppo di amici o chiunque tu voglia: se fai parte di un clan non sarai mai solo». Radici e appartenenza. «Pensa per esempio – dice Alessandra – a un gruppo di amici lontani. Che magari si sono visti ogni giorno fra i banchi di scuola e si preparano ad affrontare l’Università in diverse città d’Italia. Un modo per sentirsi uniti potrebbe essere proprio scegliere un indumento che li rappresenti e procurarsene uno ciascuno. Mi sarebbe piaciuto possedere qualcosa del genere durante gli anni universitari: pensa che conforto, che coraggio può darti affrontare un esame indossando un capo che ti faccia pensare alle persone che ami. È una piccola cosa, certo, ma se non sono pitture di guerra queste!».
Il mood si traduce nella scelta dei soggetti: totem, animali selvaggi, frecce e acchiappasogni di ispirazione nativa, stampati su canotte e t-shirt da uomo e da donna. Alle grafiche lavorano Marco e Alessandra, combinando disegno digitale e tecniche manuali come la creazionedei lettering e l’acquerello. Questa fase è preceduta da un lungo periodo di ricerca dell’ispirazione che coinvolge tutta la famiglia. C’è poi la scelta della t-shirt, del modello più adatto, a cui segue la clan we areprova di stampa. Se tutto va bene, si procede. Quando c’è l’indumento finito parte la fase “social”: si scattano le foto, si aggiungono i prodotti al negozio online e si condivide tutto sul web. Dell’e-commerce si occupa Gabriella, la mamma. Compresa la parte relativa al packaging, una confezione personalizzabile in cartone ondulato che ricorda vagamente la forma di una freccia. Mentre Giuseppe, il babbo, cura la vendita al dettaglio, esponendo le t-shirt a San Severino nel suo negozio di… piante e fiori. «Sarà arrangiato – mi spiegano – ma è necessario affiancare all’e-commerce la vendita “fisica”, ai social network il passaparola, al sito web la rete di persone del nostro paese. In fondo, lo spirito di Clan we Are è anche questo: l’importanza delle proprie radici. Avevamo uno spazio a disposizione e ne abbiamo approfittato. Certo, indubbiamente è una cosa insolita».

Progetti futuri? «Di recente abbiamo venduto un piccolo carico di t-shirt a un negozio di abbigliamento. È stata la prima volta. Abbiamo poi avuto una prima esperienza come espositori al Toc Festival di Tolentino. Sono due strade che vorremmo continuare a percorrere, parallelamente all’e-commerce. E poi, come dicono in una ben nota saga fantasy, l’inverno sta arrivando: stiamo pensando di aggiungere qualche felpa alla collezione. Vedremo».

www.clanweare.com

Kruger Agostinelli

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