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San Cassiano

Paolo Paciaroni: amate Marche addio! Lo chef di Tolentino ora delizia l’Alta Badia

in Itinerari da

paciaroni tycheIl cuoco che si sveglia felice ci ha lasciati per altri lidi, diciamo meglio montagne. Ora sta a San Cassiano in Alta Badia, da sempre zona devota allo sci di lusso, alberghi di ogni categoria, spa mozzafiato e ristoranti con tante “forchette”. Finalmente, dietro mia assillante insistenza, ci ha scritto la sua avventura. Buona lettura e grazie Paolo Paciaroni. Sei sempre nei nostri cuori.

Lascio dopo 9 anni la mia amata casa, le dolci colline marchigiane, per seguire la mia passione da Cuoco: e ben si guardi da definirlo un mestiere perché esso non lo è. Immaginate un pittore fuoriclasse che crea un quadro: lui non è un pittore ma un Artista. Così siamo un po’ noi cuochi, gente che non è mai a casa quando ci sono i compleanni, le feste di famiglia, il Natale. Appunto il Natale mai come quest’anno l’ho odiato, pensando a quel che ho lasciato a casa. Sorvoliamo e guardiamo avanti, che presto le giornate si allungheranno e il sole scalderà i nostri cuori. Inizio a pensare a questo grazioso paesino in provincia di Bolzano che sarà la mia nuova casa per 3 mesi, fino al 31 marzo. Mi faccio 9 ore di treno, ma non sono solo. Con me ci sono le valigie. Dentro esse ci sono ricordi e non solo indumenti. Il treno arriva a Brunico e da qui si procede con l’autobus. E’ il 28 novembre, tardo pomeriggio gelido, e il 465 direzione Corvara è in arrivo. Carico le valigie nell’apposito scomparto, salgo e percepisco che qui siamo in Italia ma di italiano non ne vogliono sapere. Mi arrangio e riusciamo a capirci. Dopo un’ora e mezza sono a San Cassiano, chiamo la direzione e comunico il mio arrivo alla fermata dell’autobus. Da lì a poco arriva il proprietario del Lodge Las Vegas “Ulli” e mi dà il benvenuto. Mai avrei pensato di andare a lavorare a 2050 metri d’altezza e fare una degna e umile cucina mediterranea. Salgo con il gatto delle nevi e già qui è un emozione unica: il freddo e l’altitudine mi rendono il fiato corto e il senso di stordimento è presente. Prendo possesso del mio piccolo ma bellissimo appartamento fatto di legno di cirmolo e travi a vista con visuale sulle Alpi. Della neve vera ancora poca traccia ma i cannoni fanno del loro meglio. Ulli mi accompagna in cucina e mi dice: <<Prego Chef questa è la cucina>>. Una strana sensazione mi ha assalito: tanti tanti fornelli, piastre, microonde e minuteria a disposizione, celle frigorifere e laboratori ben attrezzati ovunque. Iniziamo a conoscerci e pian piano arrivano tutti i componenti della cucina, una brigata composta da tanti ragazzi con la valigia come me, pieni di sogni e speranze ma tutti “senza famiglia”. Saremo noi la nostra famiglia. Undici giovani provenienti da ogni dove d’Italia con la loro storia, con i loro ricordi e racconti. Si fa gruppo. Ognuno ha il suo compito e la sua partita e il primo dicembre si parte. Presento i miei menu, le mie idee culinarie, il mio modo di fare.tortelli rossi paciaroni Le prove dei piatti si susseguono e posso scegliere fra la miglior materia prima disponibile sul mercato agroalimentare. Ho adottato uno stile nuovo con prodotti a me sconosciuti o meglio meno usati come il cervo, il salmerino, i tanti formaggi di malga, il crescione, lo speck e le mele e molti altri ancora. Con essi ho dovuto creare dei piatti per me nuovi. Come la tartare di trota, miele di pino e crackers, i tortelli di rapa rossa, il suo succo e speck croccante, l’orzotto alla trentina, il filetto di cervo in manto di polenta con purè di sedano rapa e lamponi, Io strudel di mele con crema inglese alla vaniglia. Fare una cucina di questo livello ad un altezza simile non è facile. Ora tutto è in mano mia e il Maitre spesso mi chiama in sala per i complimenti. Questa tipologia di piatti elaborati li facciamo solo la sera mentre a pranzo proponiamo un servizio alla carta con una cucina molto easy e veloce. La gente deve andare a sciare subito e gli oltre 100 tavoli sono pochi. Quindi spesso li giriamo più volte. Al Lodge ci sono 4 sale divise in più modi ma con lo stesso menu: una stube antica grande, una stube del cacciatore, una terrazza panoramica e una veranda. Poi c’è il ristorante nuovo aperto solo la sera dove si cena a la carte scegliendo fra un antipasto, un primo o secondo e un dolce. Sto bene qui ma le Marche mi mancano e non smetterò mai di sognare piatti creati con i nostri grandi prodotti. carpaccio paciaroni
A presto!

Paolo Paciaroni 

Carla Latini

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