Squadra vincente non si cambia. A Pesaro sopra lo Scudiero c’è il Caffè del Monte
Stesso staff, stessa filosofia, ambienti diversi e diversamente immaginati. Ma un solo fil/blanche/brillante che lega i progetti. Allo Scudiero di Pesaro Daniele Patti, che per me è uno dei giovani con la mano più felice e con la testa ben rivolta al futuro, immagina, produce e propone dei piatti che sono l’esatta fotocopia del suo modo di pensare. Precisione, attenzione, nulla sfugge anche perché – lasciamoci anche andare un po’ – cibo e vino sono felicità.
La foto in home page li ritrae tutti. Quelli che lavorano sopra e quelli sotto. Sotto e sopra. Quando sono stata da Daniele, settimana scorsa, c’era così talmente tanta gente sopra e altrettanta arrivava sotto allo Scudiero che il papà (o qui si dice babbo?) era contento ma in ansia. Quale babbo/papà non lo sarebbe? Musica dopo le 19 con casse che attirano ad entrare. Ma, attenzione: dovete chiamare e prenotare se volete sedervi e stare. Poco però. Ricordatevi che dovete sostare per l’aperitivo. Al Caffè del Monte i tavoli girano e vi troverete accanto gente in piedi che aspetta. Se invece volete “sostare” con calma meglio scegliere di scendere sotto, allo Scudiero. Qui coccole, e stra-coccole vi faranno rimanere fino a tarda notte stravaccati in comode poltrone o divani.
Il mio consiglio è quello di farvi una bevuta che scalda anima e corpo al Caffè del Monte (si chiama così perché nobili passati devono essere ricordati). Sopra si possono assaggiare in porzioni mignon buone cose gratificanti e molto gaudenti. Che siano al cucchiaio o a “mano”. Adoro mangiare con le mani. Perché poi me le lavo. Oppure le mescolo affettuosamente con chi sta con me. Scendo allo Scudiero ed è tutta un’altra musica. Mi metto a cantare quando scelgo di mangiare una calamarata di crostacei, tagli ovali e spessi su tondi ovali e spessi. Daniele lavora le materie prime con rispetto e senza piaggeria. Il suo tonno (che non amo più ma da lui come fare a non mangiarlo?) con salsa con un nome che mi ricorda qualcosa di russo è molto buona insieme ad una mela passata in osmosi. Dico a Daniele che vogliamo qualcosa che mi scaldi lo stomaco. Siamo in tre. Gaudenti. Ed ecco arrivare in tavola una pasta e fagioli che al posto del parmigiano ha del the nero affumicato.
Quando mi piace un cuoco il mio “amore” va dall’inizio e continua lungo il percorso. E mi permetto, a volte, di dire cosa penso. In separata sede. Oggi, domani e quando sarà Daniele Patti mantiene e merita il suo palco. Giovane e caro cuoco marchigiano. Ops, pesarese…
Carla Latini