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From grey to green: a Macerata si studia la “Metafisica del Paesaggio”

in Cultura da

Nell’auditorium San Paolo, all’interno della sede dell’Aula Magna dell’Università di Macerata, professionisti esperti di fama internazionale hanno “proiettato” un’ipotesi (che poi tanto ipotesi non è più) di paesaggio in trasformazione. Come ha detto Giovanni Sala, l’agronomo milanese mio amico prestato all’architettura, un paesaggio che passa dal grigio al verde. From grey to green. Ma vado per ordine, nel rispetto di tutti i relatori sperando di essere comprensibile e di aver compreso. Come ben sapete mi trovo più a mio agio fra padelle e cuochi. Ma non siamo tanto distanti e capirete man mano perché.

Enzo Fusari, presidente dell’ordine degli architetti della provincia, ha fatto un’introduzione-cappello che abbraccia tutti gli argomenti e ha cominciato parlando di trasformazione del paesaggio, ricordando che ci sono state cose belle e cose molto meno belle. Ha lasciato poi la parola alla vice sindaco di Macerata Stefania Monteverde, che volge il pollice “verde” della città in alto. Macerata aperta al from grey to green. Ha Raccolto la provocazione di Fusari e rincarato la dose, affermando che ora ci vuole una pausa, che la trasformazione del paesaggio è un argomento politico molto sentito. Subito dopo l’ingegnere Fabio Spalletti ci ha portati in un mondo sonoro che a volte diamo per scontato e che invece non lo è. Partendo dal “soundscape” di Raymond Murray Schafer, compositore canadese che coniò questa espressione per indicare un qualsiasi campo di studio acustico. Dalla composizione musicale, al programma radio, all’ambiente. Soprattutto ambiente acustico naturale e quindi suoni delle forze della natura, animali e uomini. E’ stato un collaboratore di Schafer, Barry Truax che ha invece introdotto il concetto di ecologia acustica o ecologia del suono, ovvero l’equilibrio tra suoni e ambiente e quindi gli effetti che l’ambiente acustico produce sugli individui. Perché siamo immersi nei suoni e l’uomo è il principale responsabile delle caratteristiche sonore dell’ambiente in cui vive e ha ovviamente il potere di trasformarlo. Per fortuna i cittadini, spontaneamente, stanno riscrivendo il loro rapporto con la campagna e per fortuna le nostre città marchigiane, come ha sottolineato più volte la vice sindaco Monteverde, stanno ritrovando e rinnovando la loro relazione con il verde. Il problema si pone più impellente per le grandi metropoli del mondo.

A tal proposito l’architetto Giovanni Marucci di Camerino, attraverso alcune immagini, ha presentato alcune soluzioni pensate e realizzate a Seul, Parigi, Manhattan. Dove parchi lineari vengono definiti e sono opportunità di recupero di architetture esistenti, che riescono a convivere con l’ambiente e a dare vita a trasformazioni intelligenti. I parchi lineari, serpeggiando tra le costruzioni, sono un benessere per i cittadini che spesso ne sentono l’esigenza. Ha presentato, con dovizia di particolari e supportato dalle immagini, anche quella che ha definito la madre di tutte le freeways, quella Emerald Necklace progettata da Frederick Law Olmsted, architetto americano del paesaggio a cui si devono, tra le tante cose, anche il Central Park e la Riserva Verde delle Cascate del Niagara. Era stato chiamato a sanarne le paludi e fece invece un percorso che dal municipio di Boston collega i vari stagni e persino una piantagione di essenze preziose oggi appartenente alla Harvard University, fino al Franklyn Park. In Italia siamo riusciti, al momento, soltanto a pensare alle “Rotaie Verdi” di Milano, che lasciano i vecchi percorsi ferroviari affiancati da siepi e bassa vegetazione autoctona.

giovanni sala tycheInfine ha parlato Giovanni Sala, che ci ha illustrato i progetti di paesaggio di cui si occupa l’azienda Land di Milano attraverso mission e filosofie. «Macerata è un delicato equilibrio tra natura e cultura», ha detto Sala, sottolineando come in tutte le Marche l’equilibrio sia costante, anche per le dimensioni ridotte di territorio e città, rispetto a Milano e alla Lombardia. Certo è che il futuro dell’Europa dipende “dalle città del futuro” e sarebbe ormai tempo di tenere presente che cultura, ambiente ed economia sono indivisibili. Anzi, hanno stretti rapporti fra loro, perché solo quando la cultura dialoga con l’ambiente si ha una ricaduta economica di grande interesse. Citando un po’ lo scrittore Italo Calvino e le città come luoghi di scambio e un po’ l’economista Jeremy Rifkins per la natura come nostra migliore alleata, ha usato l’acronimo inglese di Land (la sua azienda). Ovvero Land, Architecture, Nature and Development (territorio, architettura, natura e sviluppo) per sottolineare come la buona progettualità possa aiutare il futuro, utilizzando una vision aziendale come “From grey to green” (dal grigio al verde), una mission come “We cultivate dreams, rebuilding nature” (coltiviamo sogni, ricostruendo la natura), adottando un motto inglese che calza a pennello come “Project to protect” (progettare per proteggere), che in definitiva è proprio ciò di cui questo mondo ha bisogno.

Sono state due ore intense che mi hanno fatto bene. Mi auguro che Giovanni Sala possa tornare ancora da queste parti. Abbiamo bisogno sempre di nuovi stimoli e di persone come lui. E non dimenticate che fino al 29 maggio potrete visitare la mostra Metafisica del Paesaggio a palazzo Carradori, sempre a Macerata.

Carla Latini

Fiorella Mannoia e lo Sferisterio, in una notte di fine agosto

in Senza categoria da

Fiorella Mannoia Sferisterio MacerataLei canta “Le notti di maggio” e noi descriviamo una notte di fine agosto nel suggestivo palcoscenico di Macerata. Fiorella Mannoia è leggera, profonda ed incantevole. La stupefacente maturità dei suoi anni si nasconde nell’inebriante frutto del suo mestiere. Una gioia incontenibile per il numerosissimo pubblico che applaude mentre lei canta, che canta mentre lei balla e alla fine? Eh già, proprio quel finale entusiasmante in cui Fiorella cerca e trova un autentico bagno di folla. Il suono che fa da cornice è perfetto, come un abito aderente. A volte sensuale, altre volte elegante e all’occorrenza scatenato. Ci vuole questo per una voce come quella Mannoia. Interprete raffinata come poche al mondo. E fa bene a ringraziare Enrico Ruggeri che per primo la testò come interprete della musica d’autore italiana. Questa regina dai capelli rossi rende tutto magico e le canzoni di Claudio Baglioni, Ivano Fossati, Francesco De Gregori, Enzo Jannacci, Paolo Conte, Vasco Rossi e Renato Zero guadagnano sempre qualcosa in più. Abbiamo sentito la mancanza di un omaggio a Pino Daniele che lei conosceva bene. Ma non si può volere tutto e poi, a dire la verità, ormai lo fanno quasi tutti. Fiorella brilla e accende la notte. C’è temperamento e rivoluzione dentro di lei. Non fa comizi ma l’impegno c’è e l’attenzione pure. E per dirla con delle parole che ci cantato “Ho imparato a sognare e ho iniziato a sperare che chi c’ha avere avrà. Ho imparato a sognare quando un sogno è un cannone, che se sogni ne ammazzi metà”. Sembra proprio di essere con Fiorella nel mondo delle meraviglie…

Kruger Agostinelli

 

Michele Biagiola e gli spaghetti da leggere e da gustare

in Libri da

 

La naturale conoscenza della terra, di erbe aromatiche, misticanze e di quanto un orto (preferisco dire campo) ci può offrire in fatto di ricchezza di sapore e di verde, è il tesoro che fa grande la cucina di Michele Biagiola. Non un recupero di ricordi, permettimi Michele, ma un mantenere sempre vivi i ricordi. Io la vedo così.

A Futura Festival, in un incontro condotto da Valentina Conti, Michele prima di tutto ha parlato di portulachia, che si chiama così perché era l’erba che infestava i gradini dell’entrate dei portoni delle case di campagna. L’anno scorso avevo la portulachia in terrazzo, trapiantata in un grande vaso. L’avevo presa dal campo ma lei ha preferito tornare sul campo. Selvaggia come deve essere. Confermo, per chi non l’ha mai mangiata, che è un erba saporitissima con foglie carnose e “cicciotte”. Ottima da fare in insalata insieme a tante altre erbe spontanee ed aromatiche oppure anche cotta. Saltata in padella con cipolle, carote, peperoncino e dei ciliegini. Con la portulachia Michele Biagiola fa gli spaghetti più buoni del mondo. Spaghetti artigianali marchigiani con tante erbe diverse, cotte o crude, e fiori eduli. Il libro di Michele si intitola proprio “Spaghetti”. Perché sono gli spaghetti italiani ad essere conosciuti al mondo e non la “generica pasta”. In Giappone per dire pasta si dice ‘Spaghetti’.

Nel libro ci sono i segreti per riconoscere gli spaghetti artigianali da quelli industriali. Consigli per la cottura (che condivido appieno!) e ricette più o meno facili. Sicuramente ri-fattibili.

Valentina, che ammette di riuscire a far seccare anche il cactus che ha in balcone, è molto incuriosita: <<Tu sei magro Michele e mangi tanta pasta?>>. <<Si mangio spaghetti tutti i giorni. Ma la pasta non ingrassa>>. Da qui in poi, se prima mi era piaciuto molto, ora non posso non fare un solitario applauso spontaneo!

Michele sfata il “mito” della pasta risottata. Racconta che diverse sue amiche/clienti risottano la pasta pensando di fare una cosa intelligente. La pasta risottata trattiene tutti gli amidi e diventa troppo pesante da digerire. Basta una semplice mantecatura di uno, massimo due minuti, nel condimento ben caldo e fuori dal fuoco. Se gli spaghetti sono scolati ben al dente e sono dei grandi spaghetti artigianali il gioco è fatto. Concordo.

<<Come vedi il futuro del mondo della cucina?>>. Michele ammette che per fortuna se ne fa un gran parlare. Un fenomeno mediatico che non finirà presto. Ma oggi abbiamo tutti poco tempo a disposizione e finiamo sempre nel solito supermercato. Nemmeno lui che è un ricercatore di “cose buone” qualche volta riesce ad andare dal produttore a fare due parole per imparare ancora e crescere. <<Sei pessimista?>> gli chiede Valentina. <<No sono realista>>. Michele vorrebbe che la sua portulachia diventasse il simbolo della terra che vince sul consumismo e sulle leggi di marketing.

Per me lo è già diventata.

E quando Valentina gli domanda quale ricetta cucinerebbe alla persona che ama, risponde serio:

<<I miei spaghetti con verdure cotte, fiori e verdure crude. Stasera quando andate a casa raccogliete le erbe del vostro balcone, cucinate dei buoni spaghetti artigianali, conditeli con olio extra vergine e con tutte le erbe. Non importa in che percentuale. Fatelo. Sarà un piatto magnifico per la persona che amate>>.

Abbiamo toccato il cuore del nostro chef. Michele qual è il tuo piatto della memoria? Michele non esita e subito risponde: <<L’insalata di cetrioli e pomodori che mi facevano quando ero piccolo. Ancora sento quel sapore in bocca>>.

La mia storia dedicata a Michele Biagiola per Futura Festival finisce qui.

Ora vado a casa a farmi una profumata insalata di cetrioli e pomodori, quest’anno, come conferma anche Michele Biagiola, sono buonissimi. E voi che mi avete letto ora dovete assolutamente andare da Michele nel Ristorante Le Case in Contrada Mozzavicci a Macerata.

C’è anche una pizza che non avete mai mangiato…

Carla Latini

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