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Francesco Annibali

I Due Cigni di Rosaria Morganti, quando la cucina è una ricerca in continuo movimento

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Il suo ristorante, anzi il Ristorante di famiglia, è a Montecosaro Scalo. Si chiama Due Cigni. Fra i fornelli con Rosaria Morganti c’è mamma Ida. Se vi aspettate una cucina al femminile vi sbagliate di grosso. Qui si respira terra, materia, mare, spezie, profumi intensi e netti. Ricette antiche e codificate che hanno una storia da raccontare.

Ma perché Due Cigni? Mentre si mette in posa per la foto ufficiale prendendo in mano alcune pesche Saturnia come farebbe un giocoliere esperto con le sue palle, mi racconta che quando la mamma aveva il ristorante lei e la sorella erano piccole. Gironzolavano senza una vera e propria vocazione. «Che farò del mio ristorante?” chiese mamma ad un ospite abituale e molto gradito. E lui rispose: «Hai due figlie che crescono come due cigni. Ci penseranno loro». In verità poi la sorella ha preso il volo e lei, dopo aver interrotto gli studi di Medicina, ha preso in mano l’intero progetto. Ed eccola qua. I giovani le dicono che è vecchia (classe ’57) ma le sue ricette, i suoi piatti, sono sempre in continuo movimento. Deve inventare, cambiare, creare, imparare.
Dura e dolce nello stesso tempo. Come la sua cucina. Tenera e delicata quanto caparbia e combattiva. Una guerriera che profuma di sfoglia, di spezie, di erbe e fiori dimenticati. Ci ricordiamo con piacere dei tempi di Cuochi di Marca. Quando un gruppo di cuochi illuminati voleva cambiare in meglio la nostra regione. Era l’unica donna e teneva testa a chef del calibro di Lucio Pompili. Che la adora ed il sentimento è reciproco. La conosco da tanti anni e sono tanti anni che non ci vediamo. Vorrei dirle mille cose che non le ho mai detto. Di quanto l’ho sempre ammirata, stimata e sostenuta. Ma la lascio tranquilla. Perché stasera per me ed i miei ospiti sfida l’ovvio, poteva essere diversamente? Ed osa. Dove solo chi sa può osare.
Una cena con la pesca Saturnia dall’antipasto al dolce? Dalla mente di Rosaria, su questo argomento, sono nati abbinamenti felici e “stracopiati” (fammelo scrivere Rosaria per favore!) da cuochi emergenti giovani e senza solide basi. Se mangiate in giro la pesca Saturnia con il pesce crudo, con le cozze, con il prosciutto ecc…dovete dire grazie a questa signora elegante, fantasiosa e tenace.
I piatti che vi descrivo fra poco li trovate nel menu. Quindi oserete anche voi!
Per Saturnia Rosaria “pesca” nella storia fino al 1500, “pesca” nella memoria e nei piatti casalinghi del lunedì; “pesca“ nei suoi approfondimenti mediterranei con Sergio Mei (uno dei più grandi veri cuochi italiani); “pesca“ nei suoi giorni in Giappone nella cucina di un altro grande; “pesca” nella memoria di un dolce, forse, banale; “pesca” nei forni dai quali uscivano arrosti gaudenti e saporiti. Non mangeremo pesce crudo stasera. Non mangeremo cozze. Il nostro primo antipasto sono due crostini fatti con burrata e acqua di rose, con le pesche e tante spezie profumate. Accanto due bocconi con prosciutto (il nostro, sottolinea) e pesca. L’acqua di rose è la sua. La ricetta del 1500. Ma qualcosa di crudo in verità c’è. È una tartare di agnello dei nostri monti. Un piatto coraggioso. Con melanzane, pesche e menta. Che esce prepotente ma non dispiace. Anzi, piace molto ai miei. Brava Rosaria! Poi arriva il risotto del lunedì. Quello fatto a casa con gli avanzi della domenica. Come quando si faceva la pasta con pomodoro e burro. Il risotto è con il pomodoro e manzo essiccato. Mi fa venire in mente nonna che metteva anche i piselli. Quando nell’orto finivano i piselli e cominciavano i pomodori. Si può “cacio e pepe” con Saturnia?

cacio e pepe i DueLe tagliatelle fatte in casa con il grano Saragolla si agganciano ad un condimento prepotente fatto di sapori aggressivi e morbidi nello stesso tempo. I piatti di Rosaria, tutti, cominciano con profumi forti che arrivano fino alla mente e rimangono in bocca. E si separano, si uniscono insieme alle erbe e agli aromi. Hilde Soliani, che è al mio fianco, le tira fuori un passato orientale e le dice: «Sembra di essere a Londra in un eccellente ristorante fusion». Un complimento? Decidete voi quando mangerete da Rosaria. Odori caldi di forno arrivano dalla cucina. Un trancio di porchetta con crosta croccante e carne che si scioglie in bocca sposa Saturnia. Nozze d’oro sicuramente. Chissà quante volte e in quante case qui intorno avranno cotto maiale e pesche? Il dolce (banale ma perché?) è un normale soufflè di pesche. Fatto benissimo. Da mangiarne fino a tarda notte insieme ad un Calvados del ’77 consigliatoci da Silver Frati, il Maitre sommelier. Un professionista di grande apertura mentale. La cantina dei Due Cigni è piena di piacevoli sorprese. Come Il Cupo 1999 di Ester Hauser che a dispetto del nome sta in provincia di Ancona. Con me e Hilde c’è Francesco Annibali. Che ringrazio di cuore per il pomeriggio nel pescheto (di cui vi ho già raccontato QUI) e di questa serata con Rosaria. Una Rosaria che osa. Tant’è che quando Hilde le fa sentire alcuni sui profumi, non ha dubbi e sceglie “Osare”. «In due parole come mi definiresti?», chiede Ilde a Rosaria mentre si fanno immortalare da Marco Bargnesi. «Profondità diversa. Tu hai una profondità diversa”. E le due signore continuano a scambiarsi emozioni, sensazioni, esperienze ecc…mentre io e Francesco, comuni mortali, finiamo il nostro Calvados.
Due Cigni, via Ss Annunziata 19, 62010 Montecosaro (MC) tel 0733 865182 info@duecigniristorante.com

Carla Latini

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