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Fano

Un Giro d’Italia dei Sapori per Gino Angelini alla Lanterna di Fano. Ben 26 le stelle in cucina

in Mangiare e bere da

Il 15 novembre, un incastro irripetibile ha riunito in cucina con Gino Angelini, uno dei cuochi italiani più famosi in Usa, i grandi chef amici venuti da ogni parte d‘Italia e dagli States. Un’occasione ghiotta in tutti i sensi: gastronomica perché con tante stelle in cucina, 26, si poteva solo che mangiare divinamente come è successo, ma soprattutto culturale. Per il pubblico intervenuto, circa 166 colti gourmet, conoscere, condividere e confrontarsi con i loro beniamini ha avuto un senso molto profondo. E poi il magico carisma di Gino ha fatto la parte del leone.

cuochi gino angelini I miei ricordi corrono a tanti anni fa. Hotel de Bains Riccione, Festa della Donna. In cucina con Gino c’è Gianfranco Vissani. Passo a salutare. Mi convincono a rimanere a cena. Una cena giallo mimosa, dove la più brutta era Ornella Muti, cominciata con i classici filetti di triglia al limone di Gino (per la cronaca io ero in jeans e maxi maglione di cotone alle ginocchia…). Ma torniamo alla Lanterna da Flavio. Sono al tavolo con Elsa Mazzolini, l’ideatrice del Giro insieme a Alfredo Antonares e allo stesso Flavio. Del Giro d’Italia dei Sapori vi ho già scritto nell’articolo dedicato alle Mariette (QUI). L’atmosfera carica di tensione positiva ci contagia piacevolmente. Da buoni ospiti marchigiani beviamo un rosato con le bolle dei colli piacentini. Arrivano i piatti. I ragazzi dell’Alberghiero di Pesaro hanno scritto due righe che Gino legge volentieri. Due righe che parlano di come la loro scuola stia cadendo a pezzi. Sono bravi questi ragazzi. Sembrano formichine laboriose e silenziose vestite di beige. Flavio coordina. Il primo antipasto sono proprio le triglie del Des Bains. Inizio vintage. Così tanti cuochi nella cucina di Elide, che oggi è seduta a tavola, non ci entrano. Allora diversi girano per i tavoli raccontando storie di piatti. Sembra di essere ad un matrimonio. Un matrimonio d’amore fra il cuoco e la materia prima. Non è retorica amici di Tyche. Lo dimostra l’accostamento audace del prossimo piatto: ricci di mare, uovo pochè e scorzone. Iodio e terra in bocca. I sapori estremi del mare e dell’humus. Seguono i cromatismi di una croccante lasagna alle verze, dedicata alla sua anima romagnola e le due cotture dell’agnello con porri e patate. I nostri palati bevono il verdicchio riserva di Stefano Antonucci. Ed ora, nel menu, Gino ritorna a Los Angeles. La guanciola brasata con sedano rapa grigliato è uno dei piatti della sua Osteria Angelini. Per rendere il “viaggio culinario californiano” più credibile, beviamo un sangiovese della Three Valleys Sonoma County e si accendono i campanilismi. Il dolce calma gli animi. È una mattonella di cioccolato amaro con i frutti dell’autunno e un gelato alla zucca. Il nostro vino di visciole avvolge in bocca questi sapori.
Vengono serviti i caffè ma, dopo, nessuno si alza. I cuochi si confondono fra il pubblico. Come mantecati dentro un risotto di parole, esperienze e gusti.
Le luci si spengono lentamente, il pubblico lascia la sala e i cuochi aprono i panettoni di un amico e stappano lo champagne di un altro amico.
Tutti intorno alla tavola, ormai in borghese.

Come in un colpo di scena, fuori programma, entra Maurizio Urso da Siracusa. Sì, direttamente da Siracusa. La notte, adesso, si fa giusta per due spaghi. Maurizio cuoce 5 kg di spaghetti con aglio, olio, alici, peperoncini e muddiga. Comincia il secondo tempo della festa di Gino Angelini nelle Marche. Concludo dicendovi che i cuochi della nostra terra erano Riccardo Agostini e Stefano Ciotti. Che dagli Usa sono arrivati Enzo Febbraro e Isabella Pedroli. Dalla Romagna i migliori fra cui Giampaolo Raschi. Da Bologna i migliori fra cui Max Poggi. Tutti gli altri dal resto d’Italia. Mi scappa un cameo per Maurizio Urso che sarà uno dei protagonisti del Giro d’Italia dei Sapori ad aprile 2016. Data da destinarsi che vi dirò. Prossimo appuntamento il 3 dicembre, invece, con Gegé Mangano, uno dei cuochi che meglio rappresenta la Puglia in Italia e all’estero. Io ci sarò e vi aspetto. Per prenotare 071.884748, 335.367446, info@allalanterna.com

Carla Latini

Il pranzo della domenica delle Mariette al Giro d’Italia dei Sapori

in Giro d'Italia dei Sapori/Mangiare e bere da

Le Mariette, le “sfogline” più conosciute d’Italia, hanno inaugurato il Giro d’Italia dei sapori al ristorante La Lanterna di Flavio Cerioni. Ma chi sono e cosa fanno le Mariette con questo nome così buffo da sembrare quasi una compagnia teatrale? Sono più di cento e sono tutte romagnole. Età indefinita. Dalla ragione in su. Non sono cuoche, esclusa una che lavora in una mensa scolastica. Amano e tramandano la sfoglia. Quella vera fatta a mano. Insegnano, cucinano, raccontano. Svolgono un ruolo fondamentale nella Scuola di Cucina di Casa Artusi a Forlimpopoli. Le loro specialità sono la pasta sfogliata, tirata con il mattarello, la pasta ripiena, la piadina, il pane e i piatti tipici dell’Artusi. I classici della cucina romagnola di casa. Il pranzo che le Mariette hanno preparato per gli amici della Lanterna si è svolto di domenica. Un tavolo “vip” ospitava gli ideatori del Giro: Elsa Mazzolini, Alfredo Antonares e lo stesso Flavio Cerioni. Che non è stato seduto mai. Sempre in giro per la sala a coccolare i clienti. In cucina, con le Mariette, la bravissima Elide Pastrani. Una cuoca con una grande sensibilità olfattiva. Nulla da invidiare alle Mariette. Ma il gioco: a quante mani?, 16? 18? È riuscito molto bene. Si voleva, volutamente, riproporre il classico pranzo della domenica. Ai tempi in cui si mangiava, bene, solo una volta a settimana. La pasta sfogliata a mano era un cult. Ripiena e al forno. Ma andiamo per ordine. L’antipasto è il cappone in galantina con la composta di cipolla rossa. Un piatto quasi regale. Direi sontuoso nella sua complessità. I cappelletti all’uso romagnolo sono ripieni di formaggi vari, senza carne. Tanto grandi da riempire, ognuno il cucchiaio. Uno per uno, in un boccone all’altezza del cappone. Un boccone da re. Le lasagne della domenica stavolta sono in bianco. Con spinaci e altre verdure. Una densa e morbida besciamella le lega rendendole voluttuose e molto gustose. Avete capito che le Mariette non scherzano. Volete la tradizione romagnola? Eccola qui. Il piatto forte è un filetto di maiale all’aceto balsamico con scalogno in agrodolce alla Saba e sformato di carote e spinaci. Da notare, se non ve ne siete accorti, il ripetersi degli ingredienti nelle portate. Una cosa che si fa quando si cucina a casa. Se comprate gli spinaci in abbondanza perché sono belli e convenienti li declinate in quasi tutte le portate oppure no? Certo che si. Un cuoco ‘vero’ non lo farebbe mai a meno che non si tratti di un menu tematico. Ma le Mariette non sono cuoche e si comportano come farebbero a casa. Il dolce che ha chiuso l’allegro conviviale è la zuppa inglese con l’alchermes che fa tanto colore. I vini che hanno accompagnato i piatti sono stati, come da copione, tutti marchigiani: Garofoli, Lucarelli, San Lorenzo, Conti di Buscareto. Alla fine applausi e domande. Elsa e Alfredo si complimentano, chiedono informazioni e disquisiscono sulle quantità del sale utilizzato e su come cambiano, paese per paese, le tradizioni culinarie. Cavilli divertenti che fanno rimane gli ospiti seduti ancora un po’ a bere il caffè, rigorosamente corretto al Varnelli. Dopo un pranzo luculliano come questo ci sta! Prossimo appuntamento del Giro d’Italia dei sapori il 15 Novembre con Gino Angelini da Los Angeles. Io per Tyche ci sarò per voi. Provate a chiedere se ci sono ancora posti liberi info@allalanterna.com 0721884748.

Carla Latini

A Cile’s il menu è servito: prima, adesso, quindi e per finire

in Senza categoria da

Cile’s è a Fano, vicino al mare, in via Dante Alighieri al numero 89. Un po’ Costa Azzurra, un po’ Provenza. Vi piacerà sia fuori che dentro. Non potrete fare a meno di emettere qualche “oh!” di meraviglia. Seduti al vostro tavolo, Cile vi porterà il menu che racconta di pescato del giorno, di verdure di stagione, di primi piatti colorati, di legumi e latticini freschi.

Qui tutto ha le sfumature del mare, del cielo e del corallo. I tavoli sono coperti da lunghe tovaglie di fiandra. I sotto piatti sono tono su tono. Chiudo gli occhi e mi immagino l’atmosfera della sera, quando le candele ai tavoli sono accese. Gli antipasti da Cile’s si chiamano “Prima di…”; i primi piatti “Adesso”; i secondi: “Quindi” ed i contorni (che bello trovare i contorni a menu!) “Insieme a quindi”; i dolci: “Per finire”. Fra gli “Adesso” mi salta all’occhio un piatto che mi ricorda un amico comune, Marco Bistarelli. Un cuoco di quelli della lista dei top 40 in Italia. Il piatto si chiama Spaghetti alla carbonara di pesce secondo Marco Bistarelli. Cile mi dice che è il loro piatto forte. Non posso non assaggiarlo. Anzi, visto che è la prima volta che sono qui, voglio assaggiare i piatti che identificano la filosofia del locale. Libero il grande tovagliolo color lavanda dall’abbraccio di una bianca stella marina, mi consulto con il mio accompagnatore e poi scegliamo di assaggiare due “Prima di…” un “Adesso” e un “Quindi”. Tartare di tonno con rametti freschi e croccanti di finocchio selvatico. Rosa e verde chiarissimo. Anche i cromatismi del piatto fanno pendant con l’ambiente. Percepisco in bocca sapore di alici. Chiederò a Susy dopo, quando la vedrò. Per il mio accompagnatore, invece, Flan di ricotta e gamberi con mazzancolle arrostite. Così mi rendo conto di come sono gli abbinamenti mare/latticini, tipici delle coste che hanno le montagne a pochi chilometri. Il Flan giustamente tiepido e perfetto nella sua sofficità. Ed ecco la Carbonara di pesce. Sono indecisa se svelarvi o no il mistero che si cela all’interno di questo bel piatto di spaghetti artigianali. Appena arrivano sembrano lavorati come per una carbonara a regola d’arte. Un movimento delicato con la forchetta ed ecco la sorpresa. Ho deciso. Non ve la svelo. Dovete andare da Cile’s e scoprirlo da voi. Vi concedo solo un aiuto. Come d’incanto gli spaghetti cambiano colore. Prima lentamente e poi, ad un certo punto, completamente. Devo fare i complimenti a Susy. Cile mi dice che non ama uscire dalla cucina. Ma io devo farle una foto! <<Sarà difficile>>. Mi fa preoccupare Cile. Sono molto brava a convincere le persone ma stavolta mi sembra dura. Il mio naturale pessimismo mi porta a fare tante foto al locale. Nell’ipotesi che non riesca a fotografare la cuoca insieme a Cile e alla figlia Alessandra che controlla e sovrintende la sala. Il nostro “Quindi” è il fritto misto tipico dell’Adriatico con le verdure tagliate a grandi ovali. Si presenta dentro una cassettina di legno che vien voglia di portare a casa. Ed è in verticale. Per cui si mangia scendendo. Anche qui c’è la sorpresa. In fondo ci sono i pescetti più piccoli. Croccante e classico. Uno dei migliori fritti di quest’anno per me. Esce Susy dalla cucina. Bella donna con piglio deciso. Ha già scelto dove vuole mettersi per la foto. Quindi la fa! Uno scoop questo per Tyche. Mentre non faccio altro che dire grazie, grazie, grazie… la convinco a rimanere con la bandana. È sicuramente un tocco di ‘cinema’ in più che non guasta mai. Faccio tanti scatti e li scegliamo insieme. Ed ora chiacchiere e racconti. I miei per loro e i loro per me. Susy mi fa leggere la recensione che le ha fatto una nota Guida. Non le è piaciuta. La capisco. Dopo tanta fatica e stanchezza dispiace passare per quello che non si è. In questi casi vale sempre la pena di dire la frase, scontata ma vera: l’unica vera guida sono i clienti con la loro fedeltà e i loro passaparola. E Cile’s è sempre pieno a pranzo e a cena. Prenotate che è meglio! Tornando al sapore di alici nella tartare di tonno Susy baciandomi nel salutarmi mi dice: <<Sì ci metto sempre un “soffio” di alici nella tartare. Mi piace di più. Accentua il mare>>.

Carla Latini

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