Un festival per ricordare, chi il festival l’ha inventato sul serio. Un marchigiano doc, chiaravallese coraggioso e talentuoso. Ah dimenticavo, cominciamo dal titolo e capirete tutto. Sto parlando del “Premio Gianni Rivera”, seconda edizione che si è tenuta al Porto Antico di Ancona. Proprio qui in questa suggestiva location, ma un po’ proibitiva da raggiungere, per qualunque non anconetano che l’avesse voluto fare.
Una classica serata alla vecchia maniera, come è giusto che fosse, per onorare questo verace patron della musica leggera italiana di sempre. E quale timoniere più classico di Fabrizio Frizzi per onorarla? Ospiti, giuria specializzata, balletti e concorrenti tutti, e sottolineo tutti, al posto giusto. Mi sono divertito perché quando gli ingredienti sono buoni, il piatto che ne viene fuori è appetitoso e per certi versi nutriente. Beh tanto per cominciare, ha vinto Ilenia Suffredini, una cantante che non avrei voluto personalmente fatto vincere, ma anche quando guardavo Sanremo i miei beniamini non vincevano mai e finivano ultimi (Vasco Rossi, Zucchero, Stadio, etc etc). Quindi la mia rivincita da scribacchino è quella di dichiarare vincitori anche quelli che sono piaciuti a me e quindi la mia palma va a i Capabro e poi non nascondo una particolare predilezione per Anna Ghetti e i suoi Aritmia Percussion Trio. Ma la giuria, davvero autorevole, formata da Dario Salvatori, uno dei giornalisti musicali che amavo leggere su Ciao 2001; Marino Bartoletti, ironico e piacevole conduttore sportivo tv con il debole per Sanremo; Fio Zanotti, che ho confuso per un comico di Zelig e non me lo ricordavo a fianco dei primi Pooh; Maurizio Sacchi, coraggioso imprenditore e praticamente sponsor unico della serata; Andrea Lo Vecchio, autore meneghino sublime di indimenticabili versi come “Luci a San Siro” e grazie alla quale gli perdono di aver scritto “Donna felicità”. E naturalmente dallo stesso direttore artistico Michele Pecora. Detto questo, ammetto che ci sono i presupposti per rispettare il loro insindacabile giudizio.
E gli ospiti? Brava Fiordaliso, bella voce e gran carattere. Da brivido Filippo Graziani che con “Pigro” ci ha fatto rivivere il mito del papà Ivan. Apprezzabile Umberto Smaila. Superlativo Peppino Di Capri con una sottile ironia sul suo nuovo ruolo di “cattivo” cinematografico e spumeggiante come sempre ci ha offerto il suo “Champagne” d’autore. Quello che non t’aspetti arriva da “Gian Burrasca” Rita Pavone, Fa bene il buon Pasquale Mammaro a tenersela stretta. Voce ancora potente, padronanza del palco e orologio del tempo che si è fermato. Infine una nota, non solo amichevole, per Michele Pecora e Melissa di Matteo, tutta la macchina organizzativa intorno a loro è stata ineccepibile e con un cuore assai più grande del Porto Antico. Delizioso e divertente il duo Frizzi-Pecora in “Era lei”. Dimenticavo il momento anche commovente di Mara Maionchi e apprezzato pure, per la sua sintesi e digeribilità, l’intervento politico dell’assessore Moreno Pieroni.
Pensierino finale, se Ancona ci credesse un po’ alle sue potenzialità e uscisse dalla logica delle inutili individualità ed adottasse una strategia logica di unioni di forze organizzatrici, potrebbe risvegliarsi dall’incomprensibile letargo a cui si è da troppo tempo votata.
Insomma che dire? Davvero un buon gioiello quello offerto da DPI Diamond Private Investment.
Kruger Agostinelli