Quando lo vedi arrivare da lontano, sulla strada che porta in redazione, Pier Massimo Macchini ricorda un giovanissimo Marco Columbro. Poi tutto sparisce e quando sei a contatto con lui avverti tutta la sua marchigianità del sud, nel suo modo di parlare. Autentico e profondo. E’ dilagante nell’esprimersi e dondola, come su un’altalena, con la sua rassicurante simpatia. PierMa è fatto così, un gentile ascoltatore ma anche un’amabile conversatore.
E’ più facile far sorridere d’inverno o d’estate?
<<Penso d’inverno, d’estate ci si distrae più facilmente: le donne si spogliano, gli uomini sono evanescenti. Scherzi a parte, quando si vuole ridere, si ride sempre. Ogni stagione è buona. Pensate anche alla primavera: quant’è bello ridere in primavera. Poi in questa stagione mi vengono in mente tante idee>>.
Quanti Macchini ci sono, quanti Macchini proponi sulla scena?
<<Sono ancora in continua ricerca. Ho 38 anni ed ancora scrivo qualcosa di nuovo ogni giorno. Cerco di unire diverse tecniche: dal monologo alla visual comedy; dalla magia al clown passando per il mimo. Le mie fonti di ispirazione sono Charlie Chaplin e Buster Keaton ma senza dimenticare la grande tradizione comica francese che, purtroppo, ha avuto poca fortuna in Italia. Come Jacques Tati. Io nasco come mimo nel teatro di strada. Poi, chiaramente, mi adeguo al pubblico che mi trovo davanti: che sia una scolaresca, gli anziani di casa di riposo, il pubblico di un grande teatro>>.
Sei riuscito a portare il “marchigiano” fuori dai nostri confini. Il tema Marche è sempre centrale nei tuoi spettacoli.
<<Ormai il romano o il toscano hanno rotto le scatole. Ci sono poi le tradizioni milanesi, napoletane e genovesi. Mancava quella marchigiana. Io sono il “radical grezzo”, lo sono intimamente. E non è un’accezione negativa perché è un personaggio vero, non contaminato. Il “radical grezzo” abita in una terra magica, tra mare, colline e montagne. Il suo legame con la terra è autentico. È un tutt’uno con la natura che lo circonda. Troppo spesso, però, noi marchigiani tendiamo a nascondere le nostre radici. Ed è sbagliato. Io sono orgogliosamente “radical grezzo”. Ancora oggi, a fine pranzo o a fine cena, io sono tra quelli che spreme il limone servito durante le portate nel bicchiere di acqua gassata>>.
Come nasce il comico Macchini?
<<Sono l’ultimo di sette figli. Mio fratello Massimo è morto quando mia madre mi portava in grembo. Ed è per questo che porto due nomi, Piero Massimo. Cosa poteva fare uno che si trovava nella pancia della madre durante una tragedia, se non portare allegria? A me piace far star bene la gente, mi piace distrarre. Il primo obiettivo e farli evadere, nel senso però di far vivere il presente. Viviamo in un tempo in cui abbiamo tutto ma non riusciamo a goderne>>.
Dove potremo vederti quest’estate?
Ho in programma tantissime date nelle Marche ma anche in Emilia, nel Lazio, in Puglia e una anche in Sicilia. Nelle Marche proporrò una sorta de “il meglio di” con monologhi e personaggi che ho già proposto. Il 30 maggio proporrò un nuovo spettacolo che si chiama “Fuori porta” al teatro di Capodarco insieme al musicista Lucio Matricardi. Invece per Natale sto preparando “Io Provincialotto”, anche questo un lavoro nuovo>>.
Rituale foto di gruppo con la redazione e poi non resiste ad affacciarsi dalla finestra. Pier Massimo sembra divertito e quasi consapevole. E’ vero caro Macchini, faremo di tutto per farti ritornare proprio in occasione degli appuntamenti di “Tyche live”.
Kruger Agostinelli
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