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Tre chef giocano con i colori: Cedroni, Pompili e Uliassi nei ritratti di Renato Missaglia

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Conosco Renato Missaglia da tempo. Insieme abbiamo esplorato il mondo dei pensieri a colori di grandi cuochi. Lui con i colori, quelli veri, e i suoi ritratti. Io con la penna e le mie parole. Nella nuova collezione di Renato Missaglia, classe 1946, artista indiscusso ed eclettico, ora spiccano chef stellati e dinastie gastronomiche. Tra i volti di personaggi noti che ha ritratto vi sono artisti, personaggi politici, capi di stato e pontefici tra cui Benedetto XVI e Papa Francesco. Per Renato un progetto artistico grande: “Expo Milano 2015 con gli occhi dell’arte” che sarà esposto durante i sei mesi dell’evento nella sede dell’Associazione Banche Italiane in via Olona, a Milano. Ho scambiato “due parole due” con Moreno Cedroni, Lucio Pompili e Mauro Uliassi. Cinque domande sui loro pensieri a colori:

Il tuo/tuoi colori preferiti.

Cedroni: Il blu, più turchese che blu, e il bianco.

Pompili: Sono quattro i colori che rappresentano la mia filosofia di vita, i miei progetti e i miei obiettivi. Nella vita sentimentale e nella vita professionale. Il rosso e tutte le sue declinazioni, dalla cucina al fuoco; dall’alba che è l’inizio, al tramonto che è la fine, con diverse sfumature di rosso. Se penso al rosso penso al peperoncino. Piccante, intrigante, dispettoso. Poi il verde che è tutto il mondo vegetale. Oltre agli occhi di mia moglie Cristina. Penso allo smeraldo prezioso che si illumina e cambia a seconda della luce, al verde delle meravigliose colline marchigiane. Quindi il marrone che è la terra. Il ventre animale, fecondo. Ci sono i marroni dei nostri Appennini che cambiano di colore a seconda delle stagioni. Poi l’azzurro. Che è il cielo, il volo anche pindarico, l’acqua, il mare Adriatico. I nostri pesci. Gli occhi di una mia amica. Gli occhi di una donna sono l’entrata della sua anima. Più sono luminosi e più la porta è facile da varcare.

Uliassi: Il rosso delle rose. Non mi vesto di rosso e lo uso poco nella vita quotidiana. Diciamo che il mio è un atteggiamento mentale. Affronto la vita in rosso. Con passione. Vivo pensando in rosso. Un altro colore è il blu del mare che sta vicino a me.

 

I colori nella tua vita.

Cedroni: Il blu ma non nelle scarpe! Non ho scarpe blu. Il blu è nella mia vita. E’ il mare davanti a me. Il blu lo trovo nei jeans che indosso quando lavoro e che sono diventati la mia divisa. Il bianco nella giacca bianca da cuoco. Ecco nel mio quotidiano ci sono il blu jeans ed il bianco.

Pompili: Ci sono tutti. Difficilmente mi vedrai vestito di nero. Sono molto colorato. Uso tutte le declinazioni di questi colori.

Uliassi: Se fossi stato un musicista avrei composto in rosso. Con tanta passione. Se fossi stato un pittore forse avrei usato il rosso in tutti i miei quadri.

 

Il colore nei tuoi piatti?

Cedroni: La mia seppia blu. La ricerca continua del mare nei miei piatti. In 28 anni di cucina ci si evolve, si cambia e si vedono le cose da prospettive diverse. Ricordi il mio sushi a colori? Ora faccio anche un piatto tutto bianco: baccalà, cocco, cipolla bianca, quinoa e daikon.

Pompili: Sono una conseguenza naturale. Pesci, animali, vegetali. Ci sono tutti. La mia vita è un tutt’uno. Non riesco a scindere i sentimenti dalla vita professionale.

Uliassi: Il rosso c’è ma poco. Ogni tanto del pomodoro ma solo l’estate. Preferisco caricare i miei piatti di sapore e di passione in modo che chi li mangia senta il colore rosso dentro di sé.

 

Un ingrediente, un frutto, un ortaggio che preferisci?

 Cedroni: La mela rossa. Con la pink lady faccio la marmellata. Mi viene benissimo anche quella con mele rosse e rose.

Pompili: Il beccaccino in particolare, più in generale la cacciagione. La caccia è il mio terzo amore dopo la famiglia e il lavoro.

Uliassi: Il pescato in tutte le sue specie e forme e il pomodoro rosso d’estate.

 

Che colore regaleresti alla persona che ami?

 Cedroni: Il bianco.

Pompili: L’oro. In tutte le sue declinazioni. Oro grezzo sul giallo. Caldo e avvolgente.

Uliassi: Il rosso, ovvio. Ho appena regalato a mia moglie una lampada rossa a forma di cuore. A casa mia in un vaso ci sono sempre due rose rosse, una per mia moglie, un po’ più alta, e una per mia figlia, un po’ più bassa. Ma credo che loro non se ne accorgano più.

Carla Latini 

Dai moscioli al pecorino di fossa: quando il food lo trovi per le strade marchigiane

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Sono passati giusto 7 anni da quando, nel febbraio del 2008, feci da Cicerone a Stanislao Porzio, scrittore e giornalista, che stava lavorando ad una collana regionale sui cibi di strada. Erano tempi non sospetti e nessuno cavalcava il “furgone” come adesso. I primi cibi di strada marchigiani che mi vennero in mente furono le olive ascolane fritte. Portai Stanis da Zè Migliori nella splendida piazza di Ascoli Piceno. Era Carnevale e ci toccarono anche caldi dolci fritti. Il furgone di Zè con il pollo allo spiedo ci trasportò, per un attimo, con la memoria, sulle coste del sud della Francia: cosce e ali di pollo da mangiare con le mani. Dopo  altri si sono ispirati. Li trovate fra Ascoli, San Benedetto e Porto Sant’Elpidio. L’ape scottadito, Nudo & Crudo,  la Vaca Paca. Per il pollo c’è il Pollo d’oro a Civitanova Marche.

Eravamo poi risaliti verso Ancona. Prima tappa Portonovo ed i moscioli. I moscioli sono un vero e proprio cibo di strada. Chiedete a Marcello Nicolini del Laghetto di Portonovo: cartocci di moscioli gratinati e cartocci di pesce fritto da portare via, un cult in ogni porto che si rispetti, da San Benedetto a Senigallia passando per Portonovo. A Senigallia Mauro Uliassi si è inventato Uliassi Street Good, la cucina diventata roulotte. Stanis si volle fermare ad Ancona, da Morena accanto alle 13 Cannelle. Crocette, stoccafisso e cibi di mare da mangiare passeggiando per il corso. Di fronte, da sempre, prima che qualcuno lo nominasse cibo di strada, Gabriele Capannelli affettava porchetta di Offagna e la accompagnava con due fette spesse e croccanti di pane di Varano. La porchetta, insieme alle spuntature, sono il cibo marchigiano più comune se vogliamo parlare di street food, ma di spuntature buone, in giro, non ne avevo trovate. Così Stanis le aveva descritte come in un ricordo lontano. Invece ad Agugliano c’è Panini Ristoro la Chiusa. Panini con le spuntature che meritano una tappa.

A proposito di panini, buoni e psichedelici, feci assaggiare a Stanis quelli di Moreno Cedroni di Anikò a Senigallia. Cibo pronto da portar via per far finta che a casa c’è uno chef a domicilio che si chiama Cedroni. Non fatevi ingannare dalle insegne che celebrano specialità napoletane o sicule. Che millantano cartocci di fritti alla marchigiana. Spesso i cartocci grondano olio di pessima qualità. Usate gli occhi e il naso prima di usare la bocca. Sulle nostre coste diversi furbetti che cavalcano il “furgone” sono dei semplici “scongelatori” di piatti pronti.

 Marche è anche pecorino di fossa. Con Stanis andammo, accompagnati da Lucio Pompili, da Vittorio Beltrami a fare un percorso nella sua bottega attraverso la degustazione di pani, oli, salumi e formaggi. Alla ricerca del panino perfetto. Non conoscevo ancora Giulia Honorati, che alleva bufale da latte in quel di Jesi. Giulia ha proprio il cacio bus con mozzarelle, yogurt da sogno ed ogni ben di Dio legato alla bufala.

Proprio oggi ho parlato di tarocchi, di copia incolla last minute, con Carlo Betti. Ma chi è Carlo Betti? Un amico colto che viene dal mondo della radio e che, per tanti motivi che non sto qui ad elencare, si è rimboccato le maniche e ha ricominciato a “studiare”. A 50anni ha fatto il lavapiatti e poi l’aiuto cuoco. Ha imparato a fare la pizza e si è innamorato di un’idea/furgone vista a New York e in Canada. La sua idea poi è stata trascinata dagli eventi e si è trasformata ne il FurgoncinoLo potete beccare a Pesaro, da cui parte, ma anche in giro per l’Italia in certe speciali occasioni. <<Non voglio mica diventare Uliassi, che mi chiama streetfooder, e neanche Cedroni, che dopo che si è esibito da me sta pensando di mettere le ruote ad Anikò. Ma i miei panini li faccio bene – racconta – Con materie prime marchigiane e non, mi sento glocal dentro. Ho scelto una ciabattina all’olio per il pesce, un pane ai cereali per le carni e uno alla quinoa per i vegetariani e vegani. I formaggi sono di Beltrami>>. Quando si dice che il cerchio si chiude. Dal Furgoncino di Carlo escono panini e musica rock. Ed i panini si chiamano Deep Purple o Vasco.

L’ultima tappa con Stanis fu ad Osimo. Ci regalammo un panino pomeridiano da Marisa alla Tavernetta del Corso. Stanis assaggiò il ciauscolo per la prima volta. Marisa è sempre lì. Con le leccornie di strada rigorosamente Made in Marche.

Carla Latini

Henry Ruggeri, il fotografo delle rockstar. Tutta colpa di quelle prime foto “sbagliate”

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Henry Ruggeri, passione fotografia rock, ora professione fotografo in un sogno che parte da lontano. Cinquant’anni nascosti nel migliore dei modi, <<la musica mantiene giovane>> dice lui e in effetti sembra funzionare. Se lo vedi uno sconto anagrafico di almeno 15 anni, lo merita tutto. Nato in terra marchigiana e innamorato soprattutto del suo mare, inutile tentarlo tanto lui rimane qui. A lui il rock ha permesso di uscire fuori dai confini, di non accontentarsi di essere solo un fan ma di far parte integrante dello show. E dire che il primo servizio fotografico amatoriale l’aveva cannato alla grande, nel 1987 con gli svedesi Europe sul palco. Un intero rullino scattato con la sua macchinetta “usa e getta” e dentro niente. Forse era il caso di comprare un attrezzo serio. Un proposito che mette in atto nell’immediato 1988 grazie al suo gruppo preferito, i Ramones. Acquista i biglietti di tutti gli spettacoli, si propone anche al fans club di diventare il loro click esclusivo e si spaccia infine per un professionista con il gruppo. Tutta va alla meraviglia e da lì in poi Henry diventa una parte essenziale dell’entertainment. Certo se a questo poi aggiungiamo i suoi 20 anni con il glorioso Rockaway, tanto per cambiare un altro titolo ispirato ai Ramones, il suo indimenticabile locale a Porto Potenza Picena. Anche nel suo impegno da papà non ha dubbi, il nome è John. Perché? <<Un omaggio a John Ramone>>, dice sorridendo quasi volendosi scusare aggiunge <<ma anche a Lennon>>.

Il suo amore per la fotografia ce lo riporta in giro fra Italia ed Europa negli appuntamenti che contano. Nel suo medagliere troviamo la collaborazione con Raro, la rivista italiana più longeva della storia musicale nazionale. Oppure sugli scatti pubblicati puntualmente su Virgin Radio. Inoltre negli Hard Rock Cafè italiani, tanto per citare dei mostri sacri del settore, c’è la sua firma. E il 2015 cosa ti offre? <<Fotografo ufficiale per la data italiana (già fatto) e presto Kiss, Ac/Dc, Deep Purple e Counting Crows. Qualche mostra fotografica e magari – quasi a voler sposare la nostra filosofia – una rubrica su Tyche Magazine>>. Che dire? Lui il tempo lo inganna. Ecco la ricetta per rimane un sempre giovane.

 

Kruger Agostinelli

Roberto Mancini porta in volo le eccellenze marchigiane

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Valeria Magini e Elisa Gioacchini rendono vive e piacevoli le partenze e gli arrivi all’Aeroporto di Falconara. Anche l’allenatore di calcio Roberto Mancini ogni volta che è di passaggio al Raffaello Sanzio porta qualcosa di marchigiano ai suoi amici. E si ferma sempre da Gusto&Marche. Accanto c’è anche una pizzeria, gestita da loro, che usa prodotti marchigiani dalle farine alle mozzarelle di bufala. E fin qui niente di nuovo. Si può prenotare e ordinare la pizza preferita. Atterri, la prendi e la porti a casa. Il tutto anche online, ovviamente. Ma le due ragazze di gusto sono andate oltre. Sospesi come volassero, o spillati su divertenti manichini, Valeria e Elisa espongono, peccato non li vendono, i famosi Cappelli di paglia artigianali prodotti a Montappone in provincia di  Fermo. Andarci dall’Aeroporto è facile. Il paese e i cappelli meritano in viaggio.

E a proposito di marchigiani celebri… in bella vista sul bancone principale brilla la bianca copertina del libro di Stefano Baiocco.  Due stelle Michelin marchigiane emigrate sul Garda a Villa Feltrinelli. A breve vi scriverò di lui che, oltre ad essere un grande cuoco, è un mio carissimo amico.

Carla Latini

Il principe De Gregori conquista Ancona

in Giornalista e dintorni/Senza categoria da

Francesco De Gregori non rinuncia alla sua eleganza ma sono molti i segnali nuovi in questo “Vivavoce Tour”. Il Principe sorride e ci scherza pure, quando il pubblico gli canta in coro “Non c’è niente da capire”. Sembrano finiti i periodi dell’incomunicabilità, tutto è maturato e migliorato iniziando dalla voce sempre più profonda. Anche la musica acquista importanza, è più elettrica e i suoni sono potenti ed avvolgenti.

Il repertorio proposto è ricco ed emozionante come in occasione del rispolverato “Atlantide” o di quel “Buonanotte fiorellino”, la ballata che da sempre ha cullato i sogni dei suoi fan. Ben due bis, frutto di un rinato e generoso rapporto con il suo pubblico, nei quali ha estratto due assi nella manica, di quelli con cui è facile vincere. “Alice” è la prima proposta per poi atterrare morbidamente in una confidenziale “Donna cannone”, duettata con il pianoforte. Non c’è più distacco fra palco e platea, come non ci sono più moniti ed apprezzamenti politici che in passato sembravano il sale dei suoi concerti. Tutto nuovo insomma, anche questo apparente disimpegno e c’è invece più cura per il look appropriato e piacevole dell’intera band. Tutto sembra esaltare la sua figura sempre più longilinea, al quale ha affidato un impeccabile cappello da cavaliere misterioso.

Ad Ancona, dove c’erano pochi anconetani, il Teatro delle Muse era sold out a dispetto del lunedì, un giorno in cui (molti dicono per inerzia) non si dovrebbero fare eventi. Un buon segnale per chi crede che la nostra regione debba rientrare nel circuito dei grandi concerti.

Kruger Agostinelli

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Paola Ricas si racconta: “Per me le Marche sono le olive all’ascolana”

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Paola Ricas trascorre la maggior parte della sua giornata tra i fornelli della Prova del cuoco, immersa tra i sapori della tavola italiana. Ma cosa le evocano olive all’ascolana e Verdicchio dei castelli di Jesi? <<Ricordo poco della cucina delle Marche – si racconta -. Non sono molto brava in geografia. Non è il mio forte. Avevo però un aiuto/cuoca che era marchigiana. In cucina alla Redazione della rivista La Cucina Italiana. Veniva dal sud delle Marche ed era bravissima sia come cuoca che come lavapiatti. Si adattava a tutto senza alcun problema. Di lei ricordo l’abilità nel fare la spesa, la capacità di capire la volo le ricette, la velocità nell’esecuzione. Il suo nome era Regina.

Regina è un nome tipico, antico, del sud delle Marche. Da Porto Recanati a Macerata c’è un lungo stradone che si chiama così. Ma Regina cucinava anche marchigiano?

<<Ora che me lo chiedi mi viene in mente qualcosa. Cucinava per noi della redazione dei bellissimi e buonissimi vincisgrassi senza pomodoro con il tartufo nero e il ragù di carne. Metteva della panna o anche della besciamella. Mi sembra di ricordare che ne abbiamo fatto una copertina della rivista anni fa. Quando tornava da casa, dalle vacanze, ci portava uno strano salume rosa, fatto in casa. Leggermente affumicato e agliato. Buonissimo da spalmare. Morbido. Credo ci chiami ciauscolo>>.

Lo considero un grande salume. Versatile sia crudo che appena scaldato.

<<Mi hai fatto tornare indietro nel tempo. Regina a Carnevale faceva un dolce tipico delle sue parti, la cicerchiata. Molto scenografico. Anche lui finito nella copertina di qualche mese di febbraio della rivista. Il suo forte, era bravissima a togliere il nocciolo, erano le olive ascolane ripiene e fritte. Una delizia. Le faceva per noi e per la rivista tutti gli anni a Natale>>.

Vedi allora che conosce le Marche in cucina! Le sono sfuggiti i moscioli, il coniglio in porchetta, lo stoccafisso, il brodetto…

<<I moscioli? A si le cozze… ma sono diversi dalle cozze?>>.

Sono moscioli e non cozze comuni. Allevati naturalmente in mare a Portonovo.

<<Dove c’è Moreno Cedroni vero? Mi piace. Gli altri piatti che hai nominato li trovo anche della cucina di altre regioni. Per me le Marche sono le olive ascolane fritte! Non potrei dimenticarle. Mai>>.

Carla Latini

 

I tanti COME di Tyche, i nostri ospiti rispondono…

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COME è il primo termine protagonista che animerà Tyche magazine in edizione cartacea. E’ un momento di riflessione che ci servirà per sviluppare la nostra fantasia e la passione per la ricerca di ciò che spesso, inconsapevolmente, tendiamo a utilizzare ma non a descrivere. Insomma un punto di partenza per farci incontrare dentro una discussione. COME se ci pensate bene, è un elemento che ci permette di fare delle potenti comparazioni. Molto più di un paragone, ci possiamo trovare il senso profondo di una descrizione. E se poi gli mettiamo un punto di domanda, quel COME rende giustizia a tutte quelle curiosità che ognuno di noi dovrebbe legittimamente nutrire. Quasi a volerci trasformare in moderni giornalisti d’assalto. Oppure, prendendo in prestito “Come mi vuoi?” un titolo di Paolo Conte, il tentativo coraggioso di venirsi incontro. Il consiglio da questo primo numero e quindi anche quotidianamente sul nostro portale, sarà di non subire passivamente ciò che proponiamo ma affrontare, condividere e sollecitare il movimento di ogni argomento che vi stimolerà. Buon Tyche a tutti e COME? Magari iniziando a collezionare questo primo numero.

Kruger Agostinelli

I TANTI “COME”

Gaetano Curreri (cantante degli Stadio): <<Come è un gancio che ti permette di stabilire il contatto. Il Come è qualcosa di breve ma al tempo stesso molto profondo. Come è il sipario che si apre>>.

Giulio Base (attore e regista): <<Il know-how. Come fare, come saperlo fare, come riuscire a farcela. La risposta è sempre nel lavoro, nella preghiera, nel sudore>>.

Adolfo Guzzini (imprenditore): <<Come migliorare la qualità della vita attraverso la luce. Quello che noi chiamiamo Social innovation through lighting. È proprio su questo “come” che si basa tutta la nostra attività di ricerca. È un impegno sociale che abbiamo assunto nei confronti della nostra comunità: lavoriamo per migliorare, con la luce, il rapporto tra l’uomo e l’ambiente>>.

Germano Ercoli (imprenditore): <<Mi vengono in mente tutte le domande sul Come fare in questo momento, quali soluzioni adottare. Noi, nonostante la crisi, continuiamo ad investire su opere nuove>>.

Marino Severini (cantante The Gang): <<Come… primavere! Penso allo specchio di questa nostra primavera, una stagione dove è bello tornare nel giardino ad ammirare i fiori. E’ un bel giardino. I fiori del resto nascono in primavera e non in autunno. Ecco, vi auguro primavere>>.

Martina Colombari (modella, conduttrice televisiva): <<Come quando la sera sono sul divano, tra mio figlio e mio marito, e penso di essere la persona più fortunata del mondo>>.

Pino Scaccia (giornalista): <<Come è importante, ispirandoci un po’ alla filosofia buddista che parla di approccio. Mi viene in mente una battuta che mi fece Graziano Mesina, il Re del Supramonte il capo dell’anonima sequestri sarda, “tu mi piaci perché non usi taccuino” in quanto i taccuini gli ricordavano gli interrogatori. E quindi mi ha confermato che anche il come ti avvicini ad un’intervista è decisivo>>.

Nicola Verolini (imprenditore cinematografico): <<Come, può essere interpretato in mille modi. A me piace pensare all’incipit di una risposta, non in forma interrogativa. Il cinema visto come… un concerto vissuto come… e così via. Questo perché, per carattere, mi piace trovare le risposte più che fare domande>>.

Rolando Pecora (sindaco di Montelupone): <<Come: già la parola mi ispira fantasia. Come leggere la realtà, come svilupparla, come risolvere un problema. I tempi odierni richiedono fantasia>>.

Giulio Vesprini (artista e grafico): <<Come si crea. Con tanta volontà e senso del dare, con l’intenzione di voler lasciare una traccia e un segno. Lo si fa creando anche una rete, parlando alla gente. E rimboccandosi davvero le maniche>>.

Gino Troli (presidente Amat): <<Le Marche devono fare come certe regioni della Francia, che con la cultura hanno trovato la loro consacrazione internazionale>>.

Angelo Serri (patron Tipicità) <<Come far crescere la regione, che è l’imperativo che ci guida. Cerchiamo di farlo con chi come noi ha a cuore le Marche>>.

Flavio Corradini (rettore Unicam): <<Bisogna imparare a valorizzarci l’un l’altro. Come farlo? In modo concertato e condiviso. Insieme. E imparare a fare delle scelte. Se tutto il sistema si basa su un discorso di soli tagli e di spending review senza programmare una strategia di crescita non faremo passi in avanti>>.

I NOSTRI COME

Emanuele Pagnanini: <<Riecheggia un ritornello, “Come si cambia per non morire…”. E dalla canzone, la mente svicola verso il concetto di evoluzione. Come si cambia per sopravvivere adattandosi all’ambiente. Così diventa metafora della vita di ognuno. Come eravamo e come siamo cambiati, come siamo arrivati ad essere ciò che siamo oggi. Il frutto di un percorso che lascerà semi quando non ci saremo più, per continuare ad evolversi>>.

Michele Mastrangelo: <<Dobbiamo lottare. Come un pugile che sa incassare bene>>.

Salvatore Lattanzi: <<Come nebbie che dovrebbero diradarsi, come scogli che ebbri di spuma dovrebbero disfarsi, come gioie che di incubi empi dovrebbero dissolversi potremmo sentirci.

Invece come lupi che di territorio non sono sazi, come imperatori che di vacillanti sogni di conquista s’inebriano ci sentiamo, come scempio d’assassino soddisfatto ci sentiamo sopraffare.

Come giusti in sermoni decantati, come sciocchi che di concetti non hanno sentore, ma che di viltà umana hanno saputo cogliere nuova linfa. Così noi ci sentiamo, come il come che di spiegazioni non ha bisogno perché empi di buoni concetti serbano in petto forza, che di virile nulla dimostra.

Come il come che i fanciulli s’infliggono sapendo di errare, ma che di giustezza nel loro piccolo ardore fanno proprio il giusto che di umana comprensione le più alte vette raggiunge senza corruzione.

Come il come di mio fratello sconosciuto io colgo il sapere, perché di giusto so che mi raccontarono, e se anche di mio non fossi cosciente, saprei che come me, proprio per il come concetto avulso da pregiudizi, io riconosco ciò che di vero seppero insegnarmi.

Come il come, che di umana specie si ripudia io amo, il suo essere presente perché se pecco di superbia  il come si staglia in su per il cielo, a dirmi che di diverso solo ciò che volle Dio mi rimane.

Come, e come semplice paragone lontano da metafore si delinea, perché di genere si differenzia, ed io in lui mi specchio perché anche d’intelletto voglia ignorarlo come e come si presenta in sua essenza, ed io ignorarlo non posso.

Come, se domando mi si risponde, come se dubito mi si paventa, come se volessi far paragoni mi è utile. Il come nel suo splendore oggi mi è amico perché nel suo molteplice utilizzo oggi risulta nuova cosa, che nell’insieme di frasi compiute mi aiuta a compiere il mio destino>>.

 

Annalisa tiene a battesimo Tyche eventi

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Annalisa, attualmente con “Una finestra tra le stelle”, risulta fra gli artisti più graditi nei network radiofonici nazionali, oltre ad essere stata fra le protagoniste indiscusse dell’ultimo Festival di Sanremo. Sarà presente nelle Marche con “Splende Tour”, al Teatro Rossini di Civitanova Marche martedì 12 maggio 2015.  E’ questa la prima proposta da parte della nuova società Tyche che si occupa dell’organizzazione, promozione spettacoli e servizi per il mondo degli eventi. Il personale dell’agenzia vanta esperienza ultraventennale nel settore, garanzia di assoluta professionalità. Uno sforzo imprenditoriale in favore dello sviluppo culturale ed editoriale a livello locale e nazionale. A parlarne è Salvatore Lattanzi, direttore generale di questo nuovo gruppo editoriale. Un’anticipazione in attesa della presentazione ufficiale anche dell’omonimo magazine, web e tabloid, che farà parte integrante del progetto chiamato appunto Tyche. Un nome che nella mitologia greca, è la personificazione della fortuna, quasi a voler sottolineare la predisposizione scaramantica che il mondo dello spettacolo ha sempre avuto. “Una scelta nata per ampliare l’offerta degli spettacoli nella nostra regione e con la legittima ambizione di voler stimolare la fruizione di qualità nel settore eventi. Un impegno inoltre che sappia creare, grazie agli strumenti media di cui ci siamo dotati, vivacità  nel mondo dell’intrattenimento, delle tendenze, della cucina e degli itinerari” “Abbiamo puntato volutamente su un nome nuovo come Annalisa – ha aggiunto Salvatore Lattanzi – che ha già saputo catturare considerevoli attenzioni nelle due prime anteprime a a Milano e a Roma con due. Il tutto anche grazie ad una funzionale collaborazione, in questo caso, con il Comune di Civitanova Marche, il Tdc (Teatri di Civitanova Marche) e l’Elite Agency di Sandro Michetti”. A proposito di Annalisa la prevendita è già disponibile presso tutti i punti CiaoTickets e la biglietteria del Teatro Rossini (Tel.0733.812936) I prezzi dei biglietti sono: 1^ Platea – 30.00 + prevendita; 2^ Platea – 25,00 + prevendita; Galleria e Palchi – 20,00 + prevendita.

 

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