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Il gelato di Paolo Brunelli diventa gourmet a Senigallia

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gelato paolo brunelliGelato gourmet, creazione d’alta scuola che diventa vera e propria pietanza. É quanto propone il maestro gelatiere Paolo Brunelli, pluripremiato per creatività, ricerca di materie prime d’eccellenza, gusti che diventano esaltazione del palato. La sua enocioccogelateria di Agugliano, già da nome, propone un’esperienza di gusto, più che cono da leccare passeggiando. E dal 2 luglio 2015, aprirà un nuovo punto vendita a Senigallia, in via Carducci. Un vernissage (in programma alle 18) in grande stile con la presenza di otto gelatieri italiani che interpreteranno i gusti più conosciuti di Brunelli. Sino Andrea Bandiera (cremeria Scirocco di Bologna), Palmiro Bruschi (gelateria Ghignoni, San Sepolcro), Veruska Cardellicchio (gelaterie Da Re di Roma), Gianfrancesco Cutelli (Dè Coltelli di Pisa), Antonio Luzi (Makì, Fano), Alberto Marchetti (omonime gelaterie, Torino), Andrea Soban (omonima gelateria Valenza), Luigi Tirabassi (Gelato & Cioccolato, Subiaco). Si cimenteranno con ricette che hanno portato Paolo Brunelli al Premio gourmet 2011, alla presenza nelle classifiche del gambero Rosso e di Dissapore, alle recensioni di Paolo Marchi, fondatore di Identità Golose, e di Davide Paolini su Il Sole 24, fino all’interesse dell’associazione Slow Food. Su tutti la “Crema Brunelli”, dove sono uniti sapori del Piemonte, del Madagascar, del Guatemala e del Venezuela. Poi il gusto “Agugliano”, uovo sbattuto con il Marsala, in onore delle colazioni d’altri tempi, profumato al rosmarino; “Portonovo”, con sale marino di Cervia; lo “Zabaione al Varnelli”, omaggio a un prodotto sublime tipicamente marchigiano. E poi il “Pistacchio di Bronte”, una sorta di edizione limitata a seconda dei raccolti; la “Nocciola”, il “Cioccolato”, a base di “Sur del lago”, prestigiosa varietà venezuelana, ed  “Fior D’Alpeggio”, esaltazione del fior di latte. La particolarità delle enocioccogelaterie di Brunelli è il laboratorio a vista. Il consumatore può osservare le varie fasi della produzione del gelato che rimane una delle eccellenza della tradizione artigianale italiana. D’inverno,invece, tornerà protagonista la cioccolateria in cui spadroneggia la “Torta Brunelli”, involucro di latta all’interno del quale è contenuta una semplice ricetta di cioccolato al latte e nocciole. Undici porzioni (perché si vuole accontentare chi chiede il bis) con ingredienti biologici. Materie prime biologiche anche per il torrone classico morbido e il panettone farcito al gelato.

Goran Bregovic: “Con la mia musica chi non diventa pazzo non è normale”

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Goran Bregovic è in giro con il suo tour da Mosca e Pietroburgo  a Barcellona, dove lo becchiamo in transito, per questa intervista esclusiva. Ritornerà in Italia sabato 11 luglio e proprio a Civitanova, in occasione del Rive Festival, ci sarà l’anteprima nazionale grazie a Tyche Eventi.

Goran cosa unisce culturalmente, questo mare?

<<Da sempre sono affascinato dalle contaminazioni musicali, quelle presenti nella mia musica, soprattutto.  La musica infatti, è il primo linguaggio, ha un valore universale e arriva dove la lingua e la politica non arrivano. Non è un caso che la musica balcanica sia stata influenzata dalla tradizione musicale italiana, così come la musica italiana, specialmente nel sud, rivela influenze della musica greca, albanese e di tutti i Balcani.>>

Goran, tu sei una bandiera della musica etnica balcanica, pensi che si possa contaminare il tuo sound?

<<Mi piace pensare ad una musica senza frontiere. Qualche anno fa, con la mia Orchestra per Matrimoni e Funerali, accompagnati dall’Orchestra della Notte della Taranta, abbiamo dato  vita ad un progetto musicale originale in cui le due rive dell’Adriatico si sono mescolate. Abbiamo cercato di coniugare la dimensione di festa. Una contaminazione allegra e coinvolgente tra due tradizioni che hanno diversi elementi in comune.  Il senso? L’Adriatico è un mare che apparente ci separa, ma nel tempo stesso è un mare che ci unisce.>>

Cosa ti piace dell’Italia?

<<Mi piacerebbe essere italiano se potessi! Appena diciottenne ho suonato nei locali tra Napoli ed Ischia. Ora penso ciò che pensavo allora: è una grande fortuna essere italiano. So che pensate di avere problemi, ma qualsiasi persona dei Balcani sarebbe felice di cambiare uno dei nostri problemi con cento dei vostri!>>

Cresce l’attesa per il tuo arrivo a Civitanova. Ogni tuo concerto è una grande festa, lo sappiamo. Tu giri spesso in tutto il mondo ma la reazione del tuo pubblico e sempre uguale? Ovvero si assomigliano i sorrisi della gente?

<<Ci siamo esibiti dall’estremo Ovest come Seattle, o all’estremo Est come Seul, dal profondo Nord Tomsk in Siberia al Sud di Buenos Aires. Il posto più strano dove abbiamo suonato e con il più grande pubblico è stato a Dyarbakir, alla frontiera tra Turchia, Siria e Iraq, dove ci siamo esibiti davanti a 250mila curdi. Ma 250mila o 2.500 o persino 750 persone, io do sempre il massimo, poiché solo così posso divertirmi  e così si diverte con me anche il pubblico. E per Civitanova? Con la mia musica, chi non diventa pazzo, non è normale!>>

I biglietti, che hanno volutamente il prezzo più basso di tutte le date italiane, ovvero 15€ + prevendita, e sono disponibili nel circuito TicketOne  e Ciaotickets. Infoline, Teatri di Civitanova (0733 812936); Tyche Eventi (0733 817259).

Per maggiori informazioni consultate il sito di Tyche Eventi

Kruger Agostinelli

 

Riccardo Agostini, una stella marchigiana nella terra passata alla Romagna

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Per motivi geografici e politici Pennabilli, qualche anno fa, è passata in Romagna. La bella cittadina dell’entroterra pesarese ha dato i natali al nostro Tonino Guerra. Tonino era un assiduo frequentatore del ristorante Il Piastrino di Riccardo Agostini. Ha trascorso quasi 10 anni dal maestro Vissani e ormai da 15 si è messo in proprio. Cammina con le sue gambe accanto a Claudia, la bella moglie e compagna di lavoro. Come Ramona ed Errico Recanati (ristorante Andreina), anche Claudia e Riccardo si dividono fra sala e cucina.

Nei piatti di Riccardo regna da tempo la regola del tre: tanti devono essere gli ingredienti forti, caratterizzati da una spiccata personalità che, dopo una prima lettura del menu, sembrano assolutamente incompatibili. Tipo fegatini, olive e mosto. Oppure erbe, pecorino e bottarga. Riccardo osa con sicurezza e, vi confesso che succede veramente, i suoi piatti rimangono nitidi nella memoria. Il ricordo visivo e olfattivo ne rafforza il gusto. Riccardo supera gli stereotipi dello stagionale e del territorio: va al confine fra il possibile e l’impossibile. Il Piastrino e Pennabilli meritano il viaggio. Sia d’estate (fuori è molto accogliente e di gran classe), che d’inverno. Il vecchio Piastrino ha mura antiche, robuste e protettive. La sala è arredata da Claudia con pochi ma importanti particolari. Il grande camino chiude il cerchio.

Ho scambiato due parole con Riccardo durante una delle cene alla Trattoria Gallo Rosso a Filottrano. Gli ho chiesto (non potevo non farlo!) come si trova in Romagna. Mi ha risposto che il suo cuore è rimasto nelle Marche. Ama le nostre montagne, le nostre coste. I nostri prodotti. Il nostro turismo. Che non somiglia affatto, per fortuna, a quello romagnolo.

Durante la cena abbiamo mangiato anche degli spaghetti grandi con cacio e pecora, e un piccione con erbe di campo e cannella. A dimostrazione di quanto è valida e ferrea la regola del tre.

Abbiamo chiuso con latte, caffè e tabacco.

Nei video potrete ascoltare le parole di Riccardo e quelle di Andrea Tantucci che aspetta tutti noi di Tyche…

Carla Latini

(per la foto grazie a Lorenza Vitali)

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Sabrina Salerno allo Shada ovvero quando anche la pioggia fa festa

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Danzando allegramente sotto la pioggia non è ne un libro, ne un film e ne una canzone. E’ semplicemente quello che è andato in onda venerdì scorso in occasione allo Shada in occasione dell’ennesima pagina di “Legati ad un granello di sabbia” che questa volta conteneva lo show di Sabrina Salerno. Insomma quando l’atmosfera c’è la festa continua, nonostante tutto. Interessante l’intervista che abbiamo fatto all’artista genovese di “Siamo donne”, disponibile qui sotto in video nella sua edizione integrale. Si parla ovviamente di musica, del rammarico di questa Italia così maltrattata e si filosofeggia con ironia sulla parola TYCHE del prossimo mese.

Kruger Agostinelli

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Turkish Cafè in finalissima a Musicultura e vincono pure il premio Siae

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Turkish SferisterioEvvai!!! Aggiornamenti dai Turkish Cafè, ieri sera si sono esibiti a Musicultura ed in un sol colpo si sono aggiudicati la finalissima ed hanno vinto pure il “premio siae” come miglior musica in competizione. Ci hanno aggiornato subito da questa notte twittandoci la notizia in anteprima.  <<Che serata! Siamo passati alla finalissima, vinto il Premio alla Miglior Musica e condiviso questo magico palco anche con Vinicio Capossela e Niccolò Fabi. Un grazie emozionato al pubblico che ci ha votato e alla super grinta dei Turkini, che si sono fatti sentire e vedere mooolto bene!!! Mammaliturkish… domani la finale! >>

E noi di Tyche Magazine, oltre ad unirci all’in bocca al lupo, aggiungiamo “Vincete che poi vi aspettiamo a Tyche Live”

Kruger Agostinelli

per la foto grazie a The Blanket studios

Da Oril a Piediripa l’arte dell’assaggio, non si compra a scatola chiusa

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Siria e Silvano Illuminati, 15 anni fra gli spiriti… quelli che si fanno con l’uva, con il luppolo, con il malto. Quelli che sono distillati, quelli che hanno bolle di gran pregio. La famiglia Illuminati ha fondato l’enoteca Oril, a Piediripa di Macerata, nel lontano 2000.

Dietro l’apparenza, splendida e accogliente, di una elegante e fornita enoteca si nasconde una vera proprio “macchina da guerra” che funge da magazzino e distribuzione su un vasto territorio che va oltre la provincia.

Li conosco da tempo. Mi piace la loro preparazione e il modo, gioviale, di non mettere mai il cliente in soggezione. Sono stata a trovarli qualche sera fa. Il motivo? Farmi indirizzare nella scelta di bolle italiane. Adoro alcune cantine della Franciacorta come Quadra, Monterossa, Uberti e le regine Cà del Bosco e Bellavista. Càpito da Oril mentre è in atto una degustazione. Gli infaticabili Siria e Silvano ne fanno molte a settimana. Così non disturbo con le mie domande curiose e leggere adatte a passare un fine pomeriggio di un sabato qualunque, ma mi faccio accompagnare nella sala degustazione. Prima però conosco l’ultimo nato. Un bimbo bellissimo e simpatico che si chiama Rocco. Con Rocco per mano e nonna Siria (che impressione chiamarla nonna è così giovane!) entro nel vivo della degustazione.

Carla Latini e UtopiaE chi ti trovo da Oril quel sabato sera? Gianluca Mirizzi, o meglio Gianluca Utopia come di fa chiamare “vezzoso” su Facebook. Volevo le bolle? E bolle sono state. Il caso ha voluto che Gianluca stesse proprio stappando le sue nuove bolle. Un sauvignon dry metodo charmat lungo. Silvano mi dice in un orecchio: << è molto ruffiano. Tira a bere…>>. Proprio quello che vogliono i vignaioli, che la bottiglia finisca. In casa, al ristorante, al pub, all’enoteca, al bagno al mare… Siria ha abbinato delle alici scottadito e dei crostini con concassé di pomodori e maggiorana dei suoi olivi. La maggiorana che cresce ai piedi dei suoi olivi è già condita… I bocconi sapidi si sposano con questo sauvignon che si avverte sin dal naso. In bocca è lungo piacevole e avvolgente. Ruffiano? Direi anche molto femminile. Mi piace.

Poi parliamo d’altro. Di come vanno le cose. Silvano, nonno “sempre verde” ed affascinante, è soddisfatto dei suoi successi. Professionalità, serietà, amore per il proprio lavoro, alla fine pagano. Anche bene. Andate a trovare Silvano e Siria, potrete trovare idee immediate e intelligenti per fare grandi regali. Insieme alle bottiglie ci sono prodotti artigianali di pregio che vanno dal cioccolato, a confetture e marmellate. Biscotti e paste artigianali. Mieli e sottoli. Oli extra vergine della regione… mi fermo sennò non finisco più.

Silvano e Siria hanno letto il mio pezzo su Tyche dedicato a Errico Recanati e Ramona Ragaini. Ci salutiamo promettendoci di andare da Andreina insieme. Una bottiglia di sauvignon Montecappone mi rimane attaccata alla mano destra. Chissà perché? “Domani si bolla; stasera si balla!”

Carla Latini

 

Il ciauscolo, l’irripetibile salume Made in Marche

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Se c’è un salume unicamente marchigiano, è il ciauscolo, o ciausculo o ciabbuscolo. Se lo chiamiamo ciabbuscolo facciamo parte della categoria di quelli che dicono che il suo nome deriva dal latino “piccolo boccone da mangiare spalmato sul pane”. Se lo chiamiamo ciauscolo e ciausculo, facciamo parte della categoria di quelli che credono che il suo nome derivi dal dialetto maceratese “lu ciausculo”, il budello gentile del maiale. Comunque lo vogliamo chiamare, o ci piace o non ci piace. E’ un salume grasso morbido e rosato. Leggermente affumicato. La norcineria marchigiana, in particolare quella del maceratese, durante la macellazione del maiale (la pista), conciava insieme a salsicce, salami, lonze e prosciutti anche il ciauscolo, nel quale veniva inglobato il grasso in eccesso che avrebbe reso poco piacevoli gli altri salumi. E’ un salume ricavato dagli sprechi. La carne era presa dalla spalla, dagli avanzi del prosciutto, dalla pancetta e dalla lonza. Più grasso c’era è più era morbido. L’impasto macinato molto fine e condito con vino, sale, pepe e aglio, si insacca nel budello gentile. Si chiude e si appende come un grosso salame nei camini dove il fumo della brace viene perennemente alimentato. Il nostro salume viene delicatamente affumicato per tre settimane, un mese. Ad affumicatura ultimata, stabilizza il suo stato fisico conservato appeso come tutti gli altri salumi. Una volta cominciato deve essere finito in breve tempo. Il grasso in esso contenuto, a lungo andare, può alterarsi e diventare rancido. Buono, anzi ottimo, sul pane caldo con un rametto di rosmarino.

Spalmato o affettato. Lo spalmabile è venduto anche in barattoli di vetro ed usato come una crema. E’ il principe degli antipasti. Con la crescia calda, da solo, con il pane cotto a legna. Se prepariamo zuppe di legumi, ad esempio, ceci lessati con aglio e rosmarino, lenticchie con cipolla e pomodoro, fagioli bianchi con foglie di menta e aggiungiamo qualche dadino di ciauscolo appena scaldato sulla piastra o in forno e un giro di olio extra vergine abbiamo un gustoso e nuovo piatto completo. Da servire d’inverno fumante e d’estate tiepido.

I norcini marchigiani hanno ricette leggermente differenti per cui sono certa che questa mia versione, ovviamente documentata, potrà dare adito a critiche. Che aspetto molto volentieri!

Carla Latini

Licia Granello, mostra specialità marchigiane in “Dalla A alla Z” vocabolario goloso

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Firma raffinata e prestigiosa del panorama eno-gastronomico italiano, Licia Granello racconta le sue storie di cibo, con il piglio coraggioso e anticonformista che la contraddistingue, tutte le domeniche sulle pagine de La Repubblica e sul suo blog. Dalla A alla Z è un vocabolario, un elenco di consigli per gli acquisti dedicato anche a chi gourmet non è. Una guida a riempire un’ipotetica busta della spesa. I prodotti sono in prima fila. Gli artigiani sono le menti e le mani che servono per valorizzare le cose buone che la natura ci chiede di proteggere. Si vede che l’ho letto. In un viaggio Ancona/Roma e ritorno. Ci sono ricordi, aneddoti, curiosità, ricette, tradizioni, cuochi, agricoltori, allevatori, affinatori. Ci sono profumi e sapori. Che si sentono. Basta aprire il libro.

Licia Granello I sapori d ItaliaVenite con me a pagina 64 dove, a proposito di Cozze e Vongole, scrive, testuali parole: così le stesse cozze sono pessime se inquinate dagli scarichi di Marghera e stupende se prosperano libere e selvagge nella baia di Portonovo sotto il Monte Conero, Ancona, produzione inserita tra i presidi Slow Food.

A pagina 150, il capitolo della Paranza, ricorda un piatto di Mauro Uliassi in abbinamento ad un ottimo champagne: …l’alta cucina punta su accostamenti apparentemente bizzarri e invece magnificamente godibili con il piatto ideato dal marchigiano Mauro Uliassi, scarpette di Venere (ovvero seppioline sporche in quanto piccolissime e non sviscerabili) appena arrostite, profumate con erbe aromatiche e accompagnate da una salsa di fegato di seppia e ricci di mare (presenti anche sotto forma di granita).

A pagina 158, il capitolo del Pecorino, menziona le nostre fosse di tufo rivestite di paglia, fieno ed erbe odorose e poi sigillate.

A pagina 165, il capitolo della Pesca, descrive la ricetta di un dolce creato nelle Marche: con un impasto di uova, zucchero, farina, burro, latte e lievito, si realizzano delle mezze finte pesche unite, dopo un passaggio in forno, da un cucchiai di crema pasticcera e colorate con l’alchermes…

A pagina 206, il capitolo del Salame consiglia un interessante itinerario didattico, quello di Cagli, dove ogni fine primavera si svolge Distinti Salumi, sequenza di laboratori, assaggi, racconti, menu, intorno agli insaccati d’autore.

Questi sono solo alcuni dei motivi per leggere il libro di Licia, dedicato a Carlin Petrini, il fondatore ed ideatore di Slow Food. La prefazione è di Massimo Bottura, da qualche giorno secondo cuoco al mondo, dopo i Fratelli Roca, in classifica mondiale. Scusate se è poco! Siccome conosco molto bene Licia il suo stile ed i suoi gusti va da sé che il libro vi piacerà. Sarà un modo nuovo per esplorare l’Italia.

Carla Latini

 

Renzo Arbore ad Ascoli Piceno con Tyche Eventi

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Renzo Arbore porta la sua Orchestra Italiana al campo sportivo Squarcia di Ascoli Piceno. L’appuntamento è per l’11 agosto 2015 in un concerto organizzato dalla società Tyche Eventi in collaborazione con il Comune di Ascoli Piceno e l’agenzia Simbiosi.

guido castelli e salvatore lattanziIl sindaco Guido Castelli, presente alla conferenza stampa, ha fatto le sue valutazioni sull’evento che <<confermano le scelte coerenti dell’amministrazione di Ascoli. Attraverso eventi, come il nome di Arbore, capaci di recuperare la tradizione, coinvolgendo un pubblico molto ampio>>. Da parte sua Salvatore Lattanzi, direttore generale della Tyche Eventi, ha ribadito che <<la nostra società vuole essere al servizio dell’intero territorio e trova estremamente strategico poter organizzare dei concerti di caratura nazionale proprio ad Ascoli Piceno>>. Ha poi aggiunto che <<c’è un’attenzione particolare anche nella politica dei prezzi che si è voluta attivare per questa data, di intesa con il sindaco Castelli. Come facilmente riscontrabile dalla pagina delle prevendite su TicketOne, ci siamo collocati (insieme a Messina) con il prezzo più basso di 10 euro rispetto a tutte le altre date del tour 2015>>.

Quello di Arbore sarà sicuramente uno spettacolo capace, con ironia e delicatezza, di scatenare il pubblico, che si appassionerà alla sua recente “summa”, uscita nel 2014: “… e pensare che dovevo fare il dentista…” Una collezione di performance, edite e inedite, che Arbore e L’Orchestra Italiana stanno portando in tutta Italia dallo scorso marzo. <<La scaletta del concerto – spiega Renzo Arbore – coniuga il nuovo e l’antico suono di Napoli: voci e cori appassionati, girandole di assoli strumentali, un’altalena di emozioni sprigionate dalle melodie della musica napoletana che evocano albe e tramonti, feste al sole e serenate notturne, gioie e pene d’amore>>. <<Al suono di “Reginella”, ad esempio – aggiunge lo showman – vedo il pubblico (di tutto il mondo) cantarne a squarciagola il ritornello di questo celebre brano e, magicamente, farsi trasportare proprio là (a Napoli) nella terra da dove quelle emozioni sono partite>>.

Renzo Arbore è uno degli artisti e personaggi più eclettici del mondo dello spettacolo, con 50 anni di professione ed esperienze nei più svariati campi culturali: autore, conduttore e registra di programmi televisivi, autore e compositore, giornalista e critico, scopritore di talenti. Nel 1991 fonda L’Orchestra Italiana per rilanciare la musica napoletana nel mondo, in modo innovativo con contaminazioni provenienti dalle varie culture e generi. Una missione che ha portato l’orchestra ad esibirsi nei principali teatri italiani e del mondo: dal debutto internazionale al Montreux Jazz Festival fino al Radio City Music Hall, al Madison Square Garden ed alla Carnegie Hall di New York, alla Royal Albert Hall di Londra, all’Olympia di Parigi, sulla Piazza Rossa di Mosca. Un susseguirsi di successi che hanno portato Arbore e la sua orchestra ad esibirsi in Canada, Australia, Brasile, Giappone, Argentina, Venezuela, Tunisia, Spagna, Montecarlo, Malta , Cina… e tanti altri Paesi ancora.

Nel sito di Tyche Eventi trovate tutte le informazioni per i biglietti e il concerto di Renzo Arbore ad Ascoli Piceno.

Tyche Eventi è un’agenzia che si occupa della gestione e dell’organizzazione e promozione di spettacoli. testimonial. Tyche Eventi nasce da un’idea imprenditoriale di Salvatore Lattanzi, direttore generale del gruppo,  di Domenico Sicolo, amministratore, e del responsabile tecnico.

Kruger Agostinelli

Le etichette raccontano la storia del vino, un museo a Cupramontana

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Rhett Butler e Rossella O’Hara, ritratti in una delle scene più intense e drammatiche di Via col Vento per un red wine della California datato 1990, è una delle centomila etichette del vino esposte a Palazzo Leoni, nel centro di Cupramontana. Il Museo, voluto dallo storico dell’arte Armando Ginesi, nel 1987, è una sorta di “scusa” per celebrare il vitigno bianco più amato dai grandi intenditori: il Verdicchio. Peccato che, come spesso avviene in ogni parte d’Italia, il valore immenso di questa collezione venga poco raccontato e anche mal conservato. Merita un viaggio ed una visita che vi farete da soli, senza guide, mettendoci tutto il tempo che vorrete. Il percorso è chiaro e ben delineato.

Prima stanza. Si parte dagli antichi greci e romani. Scoprirete, se già non lo sapete, che il nome del proprietario, della casata, del nobile, con lo stemma e il blasone, apparivano, insieme al vitigno, già sulle etichette in bronzo, in ferro, in rame, in oro in casi eccezionali, che, come sigilli, chiudevano le piccole botticelle di legno. Scoprirete che i primi ad indicare il castello, lo Chateau, proponendolo in etichetta in tutta la sua imponente bellezza/ricchezza, sono stati i francesi. Ai tedeschi, e questo invece forse non lo sapete, si deve l’apparizione dell’annata della raccolta. Contemporaneamente, in Italia, l’annata veniva scritta a mano dal cantiniere, sotto il nome del vitigno che fosse Barolo o Chianti. Il percorso storico si intreccia con quello legato alle epoche e alle mode. La solitaria scritta Sautern su un’etichetta appena decorata da una cornice parallela al suo bordo la dice lunga.

Seconda stanza. Etichette dall’Oceania, dal Giappone, dalle Americhe, dalla Cina, dall’Africa. Un Vin Rouge superior du Maroc, Berkane in ambientazione tipica, assolata, con cammello, cavaliere e moschea in lontananza, non stimola la beva (con quel caldo!), ma introduce in un viaggio fantastico senza tempo.

Terza stanza, il Verdicchio. Le prime etichette lo indicavano così: secco da pasto, invecchiato, spumantizzato. Etichette complete di tutte le informazioni necessarie con pochi decori. L’essenzialità e la riservatezza del marchigiano doc. Come il suo Verdicchio.

Ultima stanza. Alla fine del vostro viaggio “alcolico” incontrerete artisti e personaggi famosi. Dal Tintoretto, con la sua celebre “Donna che si scopre il seno”, a Peppone e Don Camillo passando per Giulio Cesare, Garibaldi, Stalin, Mussolini, Tiziano, Leonardo, Picasso, Frida Kalo, il Che e Mao. Tanto per fare alcuni nomi. Rhett e Rossella, nella stessa tragica posa, appaiono anche in versione giallo ocra per uno chardonnay, sempre californiano. Ho preferito la versione red wine che più si addice a Miss Rossella. In realtà Vivien Leigh per tutta la ripresa del film, raccontano le cronache dell’epoca, sarebbe andata a gin. Ma questa è un’altra storia.

Quella di Cupramontana e del vino comincia con la Dea Cupra che per gli antichi romani era la Dea del desiderio e della fertilità. Vino e olio sono i suoi primi figli legittimi. Che il vino a Cupra si produceva sin dai tempi degli antichi romani, che veneravano la Dea, è certo e documentato. Se ne trovano cenni nei recuperi dei vigneti che i monaci benedettini e camaldolesi effettuarono dall’VII all’XI secolo. Vigne curate e ben lavorate. Nel 1500 veniva applicata una tecnica di coltivazione della vigna che è arrivata quasi fino ad oggi. Un legame stretto e vitale fra il filare e l’acero. Queste due piante unite come se stessero tenendosi per mano presero il posto di boschi e foreste. Nel 1600 Cupramontana esporta il suo vino nelle città limitrofe ed è nella prima metà dell’800 che viene ufficializzata la presenza del vitigno Verdicchio. Le industrie vitivinicole grandi e piccole si sono impegnate a non prediligere solo la quantità, la produzione è notevole, ma nella quantità hanno ricavato delle nicchie di alta qualità, oggi conosciute ed esportate nel mondo.

Il Museo è, appunto, una ‘scusa’ per tornare indietro nel tempo e soprattutto per avere la conferma, di quanto abbiamo espresso da quelle colline e di quanto possiamo ancora esprimere.  Basta solo crederci. La Dea Cupra vi aspetta per la Festa del Vino, ogni anno sotto raccolta.

Carla Latini

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