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Le parole che graffiano - page 4

Milo non mi dirà mai Basta!

in Giornalista e dintorni/Il meglio di Re Gurk/Le parole che graffiano da

Basta (forma impersonale del verbo bastare, usata come esclamazione), è la parola che grido spesso a questo tipo furbetto della foto. Milo è, da buon cucciolo e per giunta meticcio, il testimonial ideale della disobbedienza. Pensate che fa pure finta di essere intimorito dalla mia improbabile minaccia di non si sa cosa. E’ un privilegio che ormai riservo solo a lui. Evito quel “basta” a questo strano mondo che mi circonda, fatto di disarmanti qualunquisti del pensiero. A quelle persone ignoranti e presuntuose che affogano nei like e non sanno né scrivere né soprattutto leggere. Per comunicare non bisogna convincere né tanto meno alimentare risse verbali. Ci vuole intelligenza per tentare di comprendere le proprie differenze. Occorre meno tastiera e più intelletto. E Milo? Provate a non dargli un bacio su quel nasone nero se ci riuscite. Già lo so, lui non mi dirà mai Basta!
#parolechegraffiano

Falconara Marittima frammenti di ricordi e di bellezza

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Mi ricordo, qualche decennio fa per la precisione, che quando ero un disc jockey di successo (si dice così? ma dai facciamo finta di si) non disdegnavo di sognare ad occhi aperti. Non che adesso disprezzi la cosa ma l’ingenuità di allora sembra avere un sapore migliore. Ero arrivato da Roma dove avevo vissuto quasi 18 anni e la scelta forzata di seguire la famiglia non volli viverla come un dramma bensì come una strada obbligata del destino. Quindi mi sono fatto piacere la mia nuova città, in fondo la fantasia giovanile bisogna pur sfruttare. Per questo fui premiato in quanto vissi nell’era delle prime vere discoteche nell’era del sabato del Night Fever anni 70 e quel destino di cui sopra mi fece arrivare prima il Krakatoa dei fratelli Roberto Galeazzi e del buon Cappanera (che venivano dal mondo della boxe vero Vladimiro Riga?) E poi come se non bastasse arrivò Tonino Carraro, Re indiscusso della notte dal Covo Nord Est, al Carillon e al Papagayo che si prese cura di me fino ad affidarmi pure quel mitico Piranha che fu inaugurato niente popo di che da Donna Summer. Il tutto anche grazie ad un altro romano emigrato romano che venne a costruire la sua memorabile carriera da qui nelle Marche, l’inviato speciale del Tg1 Pino Scaccia. Allora, direte voi, dove vuoi arrivare? Che vedevo questa strana ma attaente casa riproposta in questa foto che ho appena scattata. E dicevo a me stesso, se dovessi diventare ricco vorrei comprarla (complice forse la presenza di un cartello vendesi, ma non ci giurerei i ricordi da un po’ di tempo sono difettosi). Ecco evidentemente non sognavo di andare via, avevo accettato che questa fosse la mia città. Riflettevo appunto su questo bisogno di appartenenza ad un territorio, desiderarlo ed essere orgoglioso di farne parte. Sarebbe lungo ed inutile soffermarmi poi sui decenni a seguire ma oggi, in una pausa dedicata alle provviste alimentari per il pranzo, l’ho rivisto la casa con questa deliziosa luce che il capriccioso giugno ci sta offrendo e ne ho di nuovo subito il fascino. Quasi fosse una bella donna desiderata ma mai conosciuta. Ancora con il suo fascino indenne dal tempo, sotto il cielo di Falconara Marittima.

L’amicizia è come un maritozzo alla panna

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Siamo passati in mezzo al tempo, raccogliendo tutto quello che la vita ci ha offerto fra gioie e dolori. Innamorati della musica intorno ad un cerchio di vinile ed incerti nello scattare un selfie da un moderno cellulare. Eppure la nostra amicizia è come quel maritozzo alla panna che ogni volta che vengo a Roma mi porti a mangiare. Perchè? Semplice, è come la nostra amicizia, buona a tutte le ore…. Auguri Roberto da quel Kruger che hai sempre viziato, sopportato e protetto. Posso dire che grazie a te, ho trovato la formula magica per essere un eterno ragazzo.

A spasso con Kelly, sognando ad occhi aperti

in Il meglio di Re Gurk/Le parole che graffiano da

Non so a voi ma quando mi ritrovo a fare delle lunghe passeggiate, scrivo con la mente dei racconti. A volte esistenziali, altre con persone che conosco ed altre ancora che si riferiscono all’attualità. Esprimo delle considerazioni, cerco delle alternative a ciò che ho sentito o letto. Mi soffermo anche su parole che da un po’ non utilizzavo ma che mi piacciono molto, tipo stravagante. Poi quando ripenso a quello che avevo in mente, tutto scompare come se fosse stato un sogno. Eh già, un sogno ad occhi aperti mentre la Kelly odora tutto. Fa come me, cerca di non perdere il vizio di assaggiare la vita passo dopo passo.

#parolechegraffiano

E che il volersi bene diventi finalmente un vizio incurabile

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Kelly, questa meravigliosa labrador, è entrata a far parte della vita della mia famiglia grazie a Kevin (mio figlio) che aveva espresso il desiderio di averla, in un momento complicato della sua vita. In questo scatto recente che ho fatto più per istinto che per convinzione mi sembra di cogliere la loro complicità.

Ecco l’incanto di un attimo rubato a questo spicchio di esistenza che mi soffermo ad ammirare. È il piacere di dissertarmi con un pizzico di commozione, senza il pudore degli affetti privati. E che il volersi bene diventi finalmente un vizio incurabile.

#Parolechegraffiano

Il vento dei ricordi

in Il meglio di Re Gurk/Le parole che graffiano da

Avrete capito che sto rovistando fra le vecchie foto, anzi diapositive che ora, stranamente determinato, sto riversando sul mio pc. Eccomi alle prese con il vento. Quel vento che dentro di me vuol dire voglia di cambiare, necessità di nutrirmi di nuove emozioni. Era l’agosto del 1983 sulla costa della California. Avevo appena deciso di smettere di fare il disc jockey, nonostante una certa notorietà all’epoca. Avevo iniziato l’esperienza di venditore di dischi in vinile. Ma tutto passa e cambia. Mi sono sempre ritrovato sempre fra le onde delle novità e le macerie del passato. Ma conservo ancora il sapore di tutto ciò che mi ha stupito o semplicemente deluso. Alle altre situazioni incolori, che ahimè sono sempre tante, cerco di trovarne un senso e confesso che alcune volte penso di esserci riuscito. Tutto questo è l’arte di vivere, insomma quello che sta un gradino più in su dell’arrangiarsi…

#Parolechegraffiano

ps: grazie a Massimo Cerioni, autore dello scatto.

Quelle diapositive impolverate dello scorso secolo

in Il meglio di Re Gurk/Le parole che graffiano da

Da un vecchio cassetto spuntano, non ci avevo fatto mai caso, alcune scatole di diapositive. Trovo frammenti di vita alcuni dimenticati, altri ancora addirittura ignorati. C’è poco, briciole di vita ma ho la fortuna di rivedere il volto di mia madre, il mio cane Birillo, gente che non c’e’ più e tante smorfie e qualche sorriso. Persone che fanno un gioioso rumore al cuore come solo una foto passata ma non dimenticata sa fare. E non voglio avere il rammarico di ciò’ che non trovo più. Una sola domanda mi viene fatta, “nostalgia ?”. Ci penso molto poco e rispondo, la fortuna di esserci stato. E a me stesso domando, “rimpianti?” No, credo in un destino già scritto dove capirne il senso è complicato. Ma occorre provarci altrimenti renderemmo questa vita inutile…

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(foto del 1980 a Tarano, provincia di Rieti)

Morire in un incidente stradale

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E’ inutile che vi dica come questo tipo di notizie mi turbano ancora molto (leggi qui). Mi danno un senso di soffocamento. Essere dentro un incidente grave, è appartenere per sempre a quell’istante e non capirne come ci si entra dentro ne tanto più come se ne esce illesi. Ciò che mi spaventa, oltre alla tragedia s’intende, è quel “sono in corso accertamenti”. Dicono che il futuro ci affiderà delle automobili incapaci di provocare incidenti. Personalmente sono stato miracolato due volte, anche grazie al testimone oculare. altrimenti si rischia di aggiungere la beffa all’inganno (del destino)…

nb: nella foto la mia auto dopo l’incidente dell’11 giugno 2016
#ParolecheGraffiano

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