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Le parole che graffiano

SANREMO 2023 NEL BENE E NEL MALE. Considerazioni del giorno dopo.

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– MUSICA –

Comincio proprio con quello che dovrebbe essere il core business, ovvero l’attività principale di un’azienda tipo il festival. Nessuno sorpresa, ho scritto stanotte alla fine della lunga maratona televisiva.

Ha vinto il brano di Mengoni creato per vincere ma che avrebbe meritato un più onesto e lusinghiero secondo posto. Nessuna presenza femminile, intendo anagrafica, nei primi cinque posti non è un bel segnale. Non parlo di par condicio per carità ma di reale valore artistico. Passi per Levante che sembra piacere solo a me e al maestro Mazza, ricordate era il maestro di orchestra nei programmi di Renzo Arbore. O per quella Elodie la quale miracolosamente riesce ancora a tener svegli gli ultimi e sparuti ma valorosi ormoni maschili che mi sono rimasti. E neanche
quelle affascinanti rughette che Giorgia (quella che canta, non quella che sbraita) ha, migliori sicuramente dell’incerta canzone di cui avrei salvato solo il ritornello alla Brunori sas. Ma Madame che fra l’altro avevo disgraziatamente ignorato nella prima serata ma che ho riscoperto con entusiasmo grazie al video originale del suo brano su Youtube. A lei quindi ho dedicato il titolo di questo
post.

E mi dispiace pure per Tananai che, per me s’intende, aveva la canzone più tenerona ed avvolgente di quelle partecipanti. Giusto invece l’alto posizionamento di Lazza che ha tenuto sotto il brano parrocchiale da Zecchino d’Oro di Mr Rain.

– CONDUTTORI –

Sufficienza per Amadeus e la sua conduzione democristiana, all’insegna di non voler scontentare nessuno. In Italia lo sappiamo bene alla fine premia sempre. Merito per aver resuscitato musicalmente un’ settore musicale che non inizia e fisce qui ma riesce a giovarne per un intero anno solare, non cosa da poco. Stucchevole e sproporzionato invece nei suoi annunci epici nei confronti degli ospiti dai Maneskin, agli ormai lessi (se la canzone presentata rappresenta il loro nuovo corso) Depeche Mode.

Per Morandi vale la legge del diesel, lasciatelo scaldare e poi è una garanzia di funzionalità. Bravo, discreto e mai sopra le righe. Un esempio positivo di come si dovrebbe invecchiare bene, vero Gino Paoli? Impeccabile con i suoi compagni di merende canzonettare dello scorso secolo.

Poi le co conduttrici, applaudendo convintamente la Ferragni che in passato come molti di voi, ho criticato ferocemente. E’ brava, ha carisma e sopratutto non è decisamente una valletta. Insufficiente solo il suo monologo che sembra scritto da una bambina delle elementari. Poi in in un’epoca decisamente social, ha moltiplicato i pani e i pesci nel miracolo con il profilo instagram di Amadeus.

– PAROLE e dintorni –

Le parole e le gesta, sono quelle che servono per agitare gli animi degli ascoltatori. Creare sdegno, entusiasmo o semplicemente generare della malsana , ipocrisia. Sono rimasto indenne da emozioni per il duo istituzionale Mattarella-Benigni, dall’isterica maleducazione di Blanco, dalle stonature dei Pooh, dalla gaffe (forse alcolica) di Gino Paoli, dalle continue ed opprimenti zoomate su Giovanna, moglie del conduttore neanche fosse il monolite di “2001 Odissea nelo Spazio”, dal bacio indecente a Fedez e dall’overdose di botox di Ornella Vanoni. E pure al “nuntereggae piu” fantasanremo.

Sui comici invece ho vacillato nel bene e nel male. Ho trovato irritante, fastidioso ed inutile Angelo Duro. Che dite lo mandiamo a ripetizioni ad esempio, se non vogliamo disturbare il Mago Forest o Lillo, dal suo collega Alberto Farina?  Invece applausi a scena aperta per le incursioni rare ma efficaci per Fiorello, davvero un gigante. In effetti va proposto a pillole.

Infine, ma non ultima per importanza, l’esibizione indiretta di quello di Kiev. Ho ascoltato parole molto più che pericolose per l’intera umanità. Completamente assente non tanto la parola pace,
della cui assenza ci sembriamo rassegnati. Neanche le auspicate parole tipo soluzione o tregua ma un’imperante, allucinante e ripetitiva “vittoria”. Il traduttore, che ognuno di noi dovrebbe avere automaticamente funzionante nel cervello, dovrebbe avvertirci che questo significa esclusivamente una parola: guerra mondiale. Ovvero l’ultima.

Morale di tutto questo? Che anche un semplice festival di canzone possa aiutarci a ragionare, ovviamente nel bene e nel male. Baci e abbracci a tutti voi da un Regurk molto ma molto preoccupato, altro che Titanic.

 

 

 

Addio al professor Giancarlo Carletti

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Caro professor Carletti, ironia della sorte ho saputo della sua scomparsa mentre ero intento a far ondeggiare lentamente nel calice dell’ottimo vino rosso in terra toscana. Conoscendola abbastanza bene, ho immaginato di afferrare ancora una volta quel suo sorriso di approvazione con cui spesso, forse troppo, mi ha viziato in passato. Certo, non avevo una gran voglia di brindare in quel momento ma non avrei sopportato di doverla ricordare solo con tristezza. Non me l’avrebbe mai perdonato.
Non c’è allegria ma tanto orgoglio per aver vissuto accanto a lei in momenti speciali ma pure difficili. Lei aveva una visione concreta ma anche sostenibile per la Falconara Marittima che avrebbe voluto. Difficile ma non impossibile da realizzare. Con il merito di averci provato, sempre con la schiena dritta da persona perbene, capace, lungimirante e di rara intelligenza, tentando di cambiare ciò che non si voleva cambiare.
Grazie per tutte quelle parole, fatti e sogni che abbiamo tracciato e condiviso. E infine scusi se in questa occasione nel bicchiere di vino rosso c’è scivolata furtiva qualche lacrima di troppo. Del resto capita, per fortuna, solo con quelle persone che mi hanno lasciato qualcosa di importante dentro e pure per coloro a cui ho voluto infinitamente bene in questa mia vita. Mi accorgo, ma lo sapevo già, che lei c’è in entrambi i casi.
Riposi in pace professor Carletti ed un abbraccio forte a tutta la sua adorata famiglia.

 

 

Addio Paolo Rossi, orgoglio italiano. Un ricordo fra pubblico e privato.

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E chi non si ricorda Pablito, pure quelli come me che il calcio lo hanno consumato distrattamente e a tinte viola, ne hanno un ricordo gigante. All’epoca era il vanto di un’Italia che come Davide che batte Golia, riuscì a piegare tutti, pure l’irraggiungibile Brasile. Eppure ho continuato negli ultimi anni a seguire il Paolo Rossi privato grazie al mio amico toscano Fabio Romagnoli con cui spesso ci raccontiamo l’assurda quotidianità di questo stravagante presente. Di lui conosco, grazie ai racconti di Fabio, del suo spettacolare agriturismo, della sua predilezione per l’ arrosto girato e soprattutto della sua magica famiglia con moglie e due figlie “educate ed accoglienti”. E pensate che il destino mi ha permesso pure di incontrarlo e di parlarci. Ero a Verona per il Vinitaly nel 2019 mentre ero in visita a Susanna ed Isidoro del Podere Casanova Montepulciano e Gianluca dei Vini di Montecappone di Jesi. Impossibile non riconoscerlo. Forte dell’amicizia in comune  ho cominciato a chiacchierare con lui. Poi per la serie “posso fare un selfie con te” ci abbiamo provato ma lo smartphone si è messo a fare i capricci. Nessun problema perché ci saremmo sicuramente rivisti o in Toscana o in qualche evento che il buon Romagnoli stava progettando. E invece eccomi qui per un piccolo omaggio alla grande persona che sei stato e sempre sarai. E con uno scoop video che vidi grazie al nostro comune amico. Un inedito duo musicale con Ronn  Moss, il Ridge di Beautiful. Cantavate “Un’avventura” di Lucio Battisti. Eh già “”perché non è una promessa ma è quel che sarà. Domani e sempre vivrà”.

Ciao Paolo.

Pino Scaccia maestro e mentore fra ricordi e sogni realizzati. Un omaggio all’uomo e all’amico di sempre.

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Ogni giorno assisto allo scorrere di quelle cifre fredde ed implacabili che mettono paura sulla pandemia, ma oggi ce n’è una che addolora il mio cuore. Una parte importante della mia vita che si agita fra ricordi, sogni e tanta leale amicizia. Pino Scaccia mio maestro e mentore è volato via poco fa. Per quel poco o tanto che sono riuscito a fare nella mia attività di giornalista, di disc jockey sia nelle discoteche che nelle radio ho avuto la sua presenza e la spinta. Ed ora che ripercorro affannosamente ciò che ci lega.
Ci lasciavamo andare negli ultimi anni, quasi in ogni incontro, ai soliti racconti che ci facevano ancora divertire. Io dai capelli lunghi che fui accompagnato alla sua scrivania del Corriere Adriatico per tentare di conquistare una collaborazione, anzi la prima importante occasione. Fiducioso della “leggera” raccomandazione del mio preside dell’Itis, che era pure Sindaco di Ancona, Alfredo Trifogli. Pino mi guardò negli occhi e mi disse “dall’accento mi sembra che vieni da Roma, ecco questo ti può aiutare di più”. Da quel momento vicino o lontano ho capito di avere un amico che mi voleva davvero bene. E feci sempre del tutto per non deluderlo. E dire che nel mio primo impegno esterno, quando mi mandò a fare l’inviato in un epico festival rock a Civitanova Marche (era metà degli anni 70). Poiché non arrivavano articoli nella frequenza pattuita, dovette venire a scovarmi dentro il sacco a pelo di una giovane spettatrice. Me lo fece pesare ma mi perdonò. Con lui ho condiviso tante curiose peripezie, come quando finimmo nel primo locale gay della zona, ll Rouge et Noir per accompagnare il giovanissimo Renato Zero.
Poi prima con Giorgio Galeazzi al Krakatoa e poi con Tonino Carraro al Carillon, Papagajo e Piranha mi propose come disc jockey addirittura prima dell’era del Saturday Night Fever. Arrivarono poi le radio private per me e poco dopo iniziò il suo esaltante periodo alla Rai dal regionale Marche al nazionale per poi spiccare il volo come inviato speciale in tutto il mondo. Per prendere confidenza con il microfono, ebbi l’onore di averlo come conduttore in quella Radio Conero che tante soddisfazioni mi diede anche grazie alla sua presenza. E mi portava pure fortuna, una volta con la sua adorata Rosaria mi accompagnarono a Caorle dove si svolgeva un festival intitolato Centocittà con tutte le emittenti private d’Italia dove arrivai, inaspettatamente anche per me, al primo posto. Come non ricordare poi quando gli acquistai la sua macchina un A112, grazie alla percentuale di un guadagno grazie a Riccardo Cocciante. Poi insieme al mio matrimonio nel 1986.
E nei periodi anconetani (ti ricordi Gabriele?) quante notti a giocare a carte tutti insieme a casa sua. Oppure al Bar Torino con Gualtiero, Rita ed Argento. Il periodo magico anconetano di Pino e la sua famiglia, una sorta di filo invisibile e indissolubile che il tempo non ha mai interrotto. Intanto il laziale Pino (come mio padre). ebbe pure il tempo di portarmi una volta ad Ascoli, lavorava per Novantesimo Minuto, per farmi vedere la mia Fiorentina ritorna nell’orbita capitolina. Una casa ad Ostia ed una valigia sempre pronta per partire. Dove? Bastava accendere il Tg dal terremoto a San Francisco a qualche guerra in medio oriente. E quanti di noi, suoi conoscenti ci vantavamo di conoscerlo. Ricordo ancora che in una delle telefonate che gli feci per aggiornarlo su qualche amico in comune, mi rispose da Londra mentre stava raggiungendo la metropolitana, c’era stato un attentato. Era incredibile per gli amici trovava sempre tempo. Non se l’è mai tirata. Ecco Pino aveva una sacralità speciale per coloro che considerava suoi amici. Nessun difetto, vi starete domandando? Ma certo un paio pure grossolani, era completamente astemio e non amava la cucina troppo sofisticata, soprattutto se con presenza di panna. In sua difesa però va il suo amore illimitata per la Pasta Latini che la raccontò pure in un libro di guerra. Ecco, ora se mi leggesse, immagino che mi sorriderebbe ancora.
Come quando si sfotteva con Vladimiro Riga che spesso lo voleva ai suoi eventi. Sono stato sempre orgoglioso della sua amicizia e l’ho condivisa volentieri sempre anche con altri amici. Addirittura lo feci pure scrivere per il mio Kruger.it, la sua rubrica si intitolava “Filo Diretto”, insomma a modo nostro avevamo anticipato gli attuali social.
Mentre scartabellavo fra le foto su fb mi è venuto fuori un suo post del 23 settembre 2014 che aveva pubblicato sul mio profilo, si tratta di un articolo in cui mi citava dicendo: “Con Kruger Agostinelli abbiamo conosciuto tanti personaggi e i giornali regionali erano un punto di riferimento per gli artisti”.
Ed io gli risposi così “Con Pino ho avuto, ed ho tuttora, un rapporto di stima non solo frutto di amicizia (e credetemi ne ho tanta di lui) ma quanto di onestà intellettuale e lungimiranza nella comunicazione. Un indissolubile complicità che mi spiace abbia dovuto viaggiare ormai a distanze così lontane. Con lui rimarrò debitore a vita per tutta quella fiducia che mi ha regalato, permettendomi di realizzare molte cose che ho amato nella mia complicata ma ricca esperienza professionale. E quando volavo magari troppo alto con lui mi sono sentito sempre protetto, quasi fossi il suo aquilone. Dai Pino non è male questa commemorazione da vivi… ”
Mi rispose così “;))) e come disse catalano: meglio da vivi…..”
E’ vero eravamo troppo avanti…

Ed ora un abbraccio caro Pino, tanto non ti dimenticherò mai. E mi accorgo che fortuna ho avuto a farti sentire quella mia cadenza romanesca.

Tuo Kruger

Pino Scaccia Kruger 16 matrimonio 1986 Pino Scaccia Kruger 15 inaugurazione tyche 2015 Pino Scaccia Kruger 14 portonovo 2011 Pino Scaccia Kruger 13 portonovo 2011 Pino Scaccia Kruger 12 portonovo 2012 Pino Scaccia Kruger 11 senigallia 2012 Pino Scaccia Kruger 10 senigallia 2012 Pino Scaccia Kruger 09 senigallia 2012 Pino Scaccia Kruger 08 senigallia 2012 Pino Scaccia Kruger 07 senigallia 2012 Pino Scaccia Kruger 06 senigallia 2012 Pino Scaccia Kruger 05 senigallia 2012 Pino Scaccia Kruger 04 ristorante delle rose 2012 Pino Scaccia Kruger 03 Corriere Adriatico

Milo, un cane adottato che regala felicità

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Eccolo Milo, foto appena scattata, qui accanto a me sul divano. E’ un meticcio tricolore ha scritto il nostro veterinario Antonio De Angelis. Un cagnolino che abbiamo adottato grazie all’ OIPA Ancona per tenere compagnia a Kelly, in previsione della sua cecità totale. Un piccolo miracolo, tutti ci dicono che la mia labrador si è ringiovanita da quando è arrivato lui.

E’ un pelosetto pieno di mille timori, pauroso e pure diffidente ma per contro oltre ad essere geloso della Kelly è infinitamente tenerone. Si è inserito nelle diversità della mia famiglia e fa cose incredibili per dimostrare il suo attaccamento. Quando esco e ritorno di notte, mi aspetta sul divano e vorrebbe far finta di dormire ma con la sua coda che scodinzola veloce e felice, non ci riesce mai. E’ un altro essenziale responsabile delle mie gocce di felicità.

Kevin e Kimberley, i miei figli belli

in Il meglio di Re Gurk/Le parole che graffiano da

Nati lo stesso giorno, il 5 luglio, con tre anni di differenza 1991 Kimberley e 1988 Kevin. I miei due ragazzi, come è giusto che sia, sono caratterialmente diversi se non addirittura opposti. Molto social e da selfie seriamente confezionati la femmina e molto più riservato il maschietto di casa. Da papà orgoglioso, mi sento molto vanitoso. Vederli andare d’accordo per me è una gioia comprensibile.

Questa foto, scattata 6 giorni fa in occasione del loro compleanno, me la sono gustata un po’ da solo ed ora è tempo di renderla pubblica. Siete davvero belli ragazzi miei e del resto come si suol dire “ogne scarrafone è bell’ a mamma soja” ma pure del papà, aggiungo io…

Kelly, uno sguardo d’amore

in Il meglio di Re Gurk/Le parole che graffiano da

Questi suoi occhioni non funzionano più ma il suo cuore diventa sempre più grande. Kelly è amore puro in ogni istante.

Quando eravamo disc jockey con Nicoletta e Ada

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In questa foto c’è la storia delle prime vere radio libere con Nicoletta di Radio Arancia e Ada, ovvero Diana di Radio Conero. Non solo bei ricordi ma sopratutto vita vissuta. Poi arrivò Carla Latini peccato che non sia in questa foto.

Kevin e Kimberley i miei gioielli hanno un anno in più

in Il meglio di Re Gurk/Le parole che graffiano da
Vedete in questa foto due bei bambini? Ecco è l’effetto che fa al cuore il pensiero rivolto ai propri figli. In realtà crescono ma dentro di noi rimangono piccoli. Una sorta di incantesimo che non ce li vuole far apparire adulti e con le normali problematiche che la vita spesso ci riserva. Con loro si accende l’ansia dell’esistere, vorremmo ancora dominarli con le scelte. Noi genitori ci appelliamo al diritto di proteggerli, di consigliarli e in fondo anche con la, non tanto nascosta, tentazione di non farli crescere.
Tranquilli non sto parlando di quello che poi succede ma sto tentando di descrivervi le parole non dette. La comprensibile insicurezza di essere padre o madre. Il fatto di non capirci niente della loro vita e soprattutto per quel bene immenso che mi accorgo di conservare intatto, quando penso a loro.
Anzi ora c’è pure il tempo che passa sempre più velocemente e sembra arricchire il tutto. Quasi fossero interessi di un fortunato investimento economico. E’ vero mi sento ricco e fortunato. Ecco il mio stato d’animo per questa sera, quando ci incontreremo intorno ad un tavolo e ripeterò a loro un semplice ma appassionato, auguri Kevin e auguri Kimberley

Kelly e Milo nei tempi del CoronaVirus

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Kelly e Milo, i miei due fantastici pelosetti, mi permettono di raccontarvi una piccola storia che in fondo è l’allegoria della vita che stiamo vivendo in questi complicati momenti.
Kelly ha nove anni ed è (permettetemelo di dirlo) una bellissima labrador, divertente, giocarellona ma nello stesso tempo molto aristocratica nei modi. Milo invece, il nuovo arrivato, è un meticcio tricolore di due anni e mezzo. Ha diverse problematiche come accade spesso per tutti i cani abbandonati, ha ovviamente paura dell’abbandono e non si fida molto del prossimo soprattutto dei bambini e delle persone anziane. Ma per contro è affettuoso e molto, ma molto, geloso.
Di una cosa posso garantirvi che, superato il primo comprensibile momento di smarrimento, ora sono una coppia affiatata. Giocano, Milo è dispettoso ma la cosa piace a Kelly, I nostri amici dicono che lei si è ringiovanita ha perso peso ed è molto reattiva. A trarne i vantaggi è tutta la famiglia, figli ed amici compresi. La loro presenza è gioia pura e tutti coloro che hanno la fortuna di avere un cane mi capiranno perfettamente.
Eppure c’è un momento debole nel loro rapporto e gira intorno al tema mangiare. A parte i pasti, c’è durante la giornata un carosello di momenti in cui li omaggiamo di biscottini. Ed ora vi racconto quello che succede. Io tendo a spezzare lo snack in due parti diverse, più grande per Kelly che pesa 30 kg e ovviamente un terzo a Milo che pesa 15 kg.
Se sono disattento Milo che oltre a mangiare la sua razione è molto attento a ciò che fa Kelly, appena può gli frega la parte che lei avrebbe mangiato successivamente.
Ora la vostra reazione potrebbe essere, è più furbo e fa bene. Mi sono dimenticato di dirvi che ora Kelly è cieca e che quindi ha delle difficoltà nel gestire la situazione. Quindi, da tempo aspetto che finiscano insieme il loro spuntino proprio per evitare questi inconvenienti.
Tutto questo per dire che?
Vorrei che lo Stato facesse così come me, anche noi esseri umani, in questo momento difficile di CoronaVirus, Covid-19 o come diavolo volete chiamarlo. Cerchiamo di volerci bene ma non facciamo il tifo per i furbi, che spesso sono pure divertenti. Non dimentichiamo mai che quelli realmente in difficoltà, hanno dignità e non lo danno a vedere.

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