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Alla Bottega di Pinocchio nessuna bugia: un’Osteria dove sono custoditi i segreti della tradizione anconetana

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Si chiama Fabio Fiatti. Avete presente il quartiere di Ancona quello con la statua di Pinocchio che fa marameo? Pochi passi e siete nel cuore dell’osteria La Bottega di Pinocchio che Fabio cura e coltiva insieme alla bella moglie Cristina. Ma che persona è Fabio Fiatti? Spontanea, acuta e piena di carisma. Ha cominciato dal basso facendo il cameriere in uno dei più bei locali della città. Andava a portare lo stoccafisso, dentro le teglie, al forno e poi dopo quattro o cinque ore, tornava a riprenderlo. Da ragazzino era affascinato dalla cucina, dalle mani delle anziane cuoche e delle cuoche della sua famiglia. Poi ha aperto la Bottega del Pinocchio. Era il 1989. Da autodidatta, è cresciuto e nel tempo la Bottega da semplice alimentari è diventata anche una gastronomia. Piatti pronti da asporto. Una bella scommessa per uno come Fabio che porta lo “stoccafisso all’anconetana” nel cuore. Arriva, quindi, il momento, per lui, di decidere che ricetta scegliere. Da quale parte far battere il suo cuore. Mentre parla si emoziona e mi trasmette così tanto il suo amore per questo piatto che mentre assaggio sono convinta, ed è vero, che sto mangiando uno dei più buoni stoccafissi della mia vita. Ma torniamo alla scelta della ricetta definitiva. Da ragazzino vedeva stoccafissi rossi di pomodoro, quasi bianchi perché con poco pomodoro, verdi perché con tante erbette e senza pomodoro. Ha fuso insieme i ricordi dei movimenti delle vecchie cuoche fermando nella mente gli ingredienti principali. Ha incontrato la ricetta storica codificata ed è diventato uno dei soci dell’Accademia dello Stoccafisso (ne abbiamo già parlato su Tyche). Nel rispetto della ricetta storica ha aggiunto tante erbette, sedano e carota. Il suo stoccafisso diventa pian piano uno dei migliori della città. Passano gli anni e la Bottega di Pinocchio cresce. Entra nella brigata anche Andrea, il figlio di Fabio e Cristina. La Famiglia di Pinocchio si impegna con grandi capacità a rendere sempre felice il cliente che esce. Ma a Fabio non basta. Manca qualcosa nella sua vita che vuole realizzare: l’osteria. Prende forma una cucina più professionale, due sale con veri tavoli da osteria con i colori delle favole. In fondo c’è Pinocchio che veglia su di loro. L’Osteria ha lo stile di Fabio. Informale, scanzonato, allegro. I colori delle favole spuntano dal guardaroba, dal bar, dal bancone della gastronomia. Il menu viene raccontato a voce, come nelle vecchie osterie: “oggi ci sono come primi ecc.. come secondi… come antipasti ecc…”. Mi sono fatta portare le alici marinate da loro con i famosi paccasassi del Monte Conero, l’insalata russa di vecchia memoria e lo stoccafisso. Per forza. Mentre parliamo di paccasassi, l’amica che è con me gli chiede: <<ma è vero che ogni anconetano ha il suo cespuglio segreto e non si fa vedere quando va a raccogliergli?>>. Fabio sorride ma non risponde. Ed io: <<ma si possono anche cucinare e non solo marinare in limone e aceto?>>. Mi giro e Fabio non c’è più. Rientra da una porta che da sul retro, sull’orto, e mi porta un ciuffetto di paccasassi appena tagliati. <<Questi qui fuori mi fanno da spia. Come vedo che crescono e sono pronti per il taglio vado a raccoglierli sul Monte>>. Dove non ce lo dirà mai. Segreto di cuoco. Ho scritto la parola cuoco? Mirco Principi è il cuoco, quello “vero” dell’Osteria. Con un passato molto interessante. Fabio e Mirco sono complementari e si integrano perfettamente in cucina. Ognuno ha il suo compito. Tanto Fabio è esuberante, tanto Mirco è timido e schivo. Per questo il primo sta sempre in sala in mezzo alla gente con il figlio Andrea e la giovane Denise Goffi e il secondo sta in cucina con il suo aiutante Miguel Raynoso. Sto così bene che non vorrei andar via. Parlare con Fabio è come vivere la storia dell’Ancona culinaria. Parliamo e parliamo. Ma quando tocchiamo il ricordo di un comune caro amico, Terenzio Montesi, Fabio si commuove ed ha i brividi. <<Non ero nessuno e non lo sono nemmeno ora – racconta – durante una delle prime fiere alle Tredici Cannelle organizzate da Bontà delle Marche (ne abbiamo già parlato su Tyche) avevo partecipato con le mie lonzette di fico. Fatte seguendo un’antica ricetta. Si ferma al mio banchetto un distinto signore. Facciamo due chiacchiere e assaggia una fettina delle mie lonzette. Saluta garbatamente, fa un giro, ritorna e me ne compra tre. Era Terenzio Montesi e la ricetta codificata l’aveva ritrovata lui. Poi siamo diventati amici>>. Abbraccio Fabio e lo ringrazio per questa giornata di stoccafisso, paccassassi, lonzette di fico, emozioni e ricordi. <<Anche la tua trippa è spettacolare, vero? Ne vuoi portare via un po’?>> Come faccio a dire di no? Chiamate Fabio Fiatti all’Osteria Bottega di Pinocchio allo 071 898010  www.bottegadipinocchio.it. Conoscerete un oste, un uomo, che quando vede un ingrediente da cucinare prima ci parla un po’ per capirlo meglio…

Carla Latini

La Via Maestra a Loreto, un percorso attraverso l’artigianato artistico

in Arte/Cultura/Itinerari da

La Via Maestra a Loreto si trova lungo il corso principale ed è un locale unico nelle Marche. Chi lo ha creato (da poco tempo) si chiama Stefano Pantaloni ed è, a mio parere, guidato da una mission etica che gli fa onore. “Sulla Via Maestra” si possono incontrare tanti veri artisti artigiani marchigiani. Conosco Stefano Pantaloni da 15 anni o forse più. Il suo negozio, Il Buono delle Marche, è ormai un cult per tutti i pellegrini che ritornano a Loreto. Qui Stefano offre tutto – e fa molto bene – dal frigo con bottigliette e bibite commerciali a prodotti eno-gastronomici di pregio della nostra terra. Sia fresco che secco con un occhio appassionato a tutto ciò che deriva da spezie ed erbe.

la via maestra fischiettiL’idea de La Via Maestra gli è venuta perché non c’è. Non c’è in nessuna città un locale che ospiti ceramisti, scultori, pittori, decoratori, falegnami, fabbri, restauratori, cappellai e scrittori. Il percorso – fatelo perché vale veramente la pena – è una via, un museo con vetrine molto ben illuminate e le opere sono raccontate da locandine e pieghevoli personalizzati ma anche da due persone preparate e colte che sanno tutto di ogni artista. Ritrovare e rivedere i fischietti di legno (avete capito bene, quelli per fischiare) mi ha quasi commossa. Se avete in mente di fare un regalo importante o di riportare a casa qualcosa di marchigiano autentico, Stefano Pantaloni è l’uomo che fa per voi. In maniera semplice e molto astuta, ha pattuito con tutti gli artisti un accordo per cui i prezzi che trovate da lui a Loreto sono uguali a quelli che potreste trovare nei laboratori degli artigiani. Per cui anche pezzi di grande valore hanno costi possibili. Insomma abbordabili. Mi provo una decina di cappelli ammirandomi, permettetemi di dirlo, in uno specchio antico con cornice in ferro battuto. Bellissima! Non io, ma la cornice! Poi Stefano mi dice: <<e non hai visto tutto…>>. Ma come? Io già sono stordita e ubriaca di queste meraviglie insieme alle mie amiche reggiane/modenesi che mangiano un gigantesco panino con il ciauscolo (made in Il Buono delle Marche): di cos’altro posso emozionarmi ancora? Stefano critica la mia solita esagerazione. Mi conosce bene il ragazzo! E mi invita a varcare una soglia. E La Via Maestra si allunga. Mi fermo davanti ad un secretere in legno di olivo vecchio con tanti cassettini nascosti e rimango folgorata. Penso che per oggi la mia mente si sia arricchita abbastanza di bellezza e dico a Stefano che dobbiamo andare. Ma sulla destra del secretere c’è una scala in legno che sale. Saliamo in silenzio – chissà perché? – e mi appare La Via Maestra del piano di sotto, da percorrere al contrario. Ci sono tante sedie messe in fila come in un teatro e in fondo, al posto del palco, un lungo tavolo fratino, così straordinario che lo accarezzo più volte. Alle pareti, le stesse vetrine di sotto piene di libri e di altri pezzi rari. <<E qui che succede?>>, domando sapendo già la risposta. <<Ci facciamo le presentazioni dei libri, gli incontri con gli artisti, con gli artigiani. Facciamo degustazioni di vini, presentazioni di cantine. Qui facciamo>>. Stefano è di poche parole e sembra timido e mite. Non fatevi ingannare dall’aspetto e dai modi. È come la goccia sulla roccia. Non si ferma davanti a nulla. Per questo lo stimo e lo ammiro. Per informazioni più dettagliate e per farvi un giro nel “paese dei balocchi marchigiano”, www.laviamaestra.com.

Carla Latini

Magritte a Loreto: le piadine che meritano un “pellegrinaggio”

in Senza categoria da

Loreto sta diventando, sempre di più, un polo di cultura gastronomica di grande livello. Prima di una cena da Errico e Ramona al Ristorante Andreina, è obbligatoria una “pausa pranzo senza eguali” da Magritte. Ma perché Magritte?

matteo fusilloMatteo Fusillo, il patron insieme al giovane Michele, mi risponde diretto: <<Perché amo Magritte>>. Capisco al volo il personaggio e mi piace molto. Schietto, simpatico e soprattutto sincero. Un Francesco Pannofino bello e magro (non me ne voglia Francesco!), con gli stessi occhi interroganti e indaganti. Ridenti anche quando si “scontra amichevolmente” con qualche cliente. Che poi ritorna. Perché è anche bello farsi strapazzare un po’. Magritte a Loreto apre 8 anni fa. Matteo, reduce da un incidente di percorso lavorativo (chi non ne ha avuti vuol dire che non sa nulla della vita), riceve la proposta di prendere in gestione questo piccolo locale che sta proprio sotto porta Romana, a condizione di non fare pizza e panini perché c’è una pizzeria poco più in là. Lui da buon milanese ama i panini e non le piadine. Che fare? Abbandonare l’idea mai! Matteo ha troppa voglia di riscatto. Deve dimostrare a sé stesso e alla sua bella famiglia che è tornato in gara. E vuole vincere. Per prima cosa lavora sull’impasto. Proprio quello che a lui non piace della piadina tradizionale. Ci mette il lievito e sogna le michette della sua Milano. Sogna anche i sapori dei primi panini d’autore che sono nati proprio nella città meneghina. Abbinamenti azzardati, provocanti e, nell’insieme, di grande armonia. Quando Matteo è soddisfatto dell’impasto e raggiunge la sua idea di piadina artigianale (è più mordida, spessa e gaudente) nasce la piadina che si chiama come il locale, Magritte. Che lo riporta nella sua città, nella sua paninoteca preferita. La farcia di Magritte è composta da patè de foie gras, cotto affumicato, brie, insalata e salsa piccante. piadina magritte L’ho assaggiata e merita il “pellegrinaggio”. Così come ho assaggiato la Martina, la preferita di questo momento, che sembra un’amatriciana rivisitata con scalogno caramellato, bacon croccante, pecorino giovane e pomodoro. E’ Michele la mente che inventa le farce. E ce ne sono più di 13. Ovvio, accanto alle azzardate, provocanti e di grande armonia, ci sono le classiche con prosciutto crudo, squacquerone e rucola, mozzarella pomodoro e insalata; ci sono le regionali, fra tutte, visto che siamo su Tyche, vi consiglio quella con il ciauscolo di Brocani, un grande macellaio che a breve sarà su questi schermi, erbette saltate e pecorino giovane. E se volete dare un tocco internazionale alla vostra sosta gastronomica lauretana ordinate i club sandwich: ingredienti di grande qualità (io non amo il tacchino ma questo è buonissimo!) presentazione divertente su un piccolo bancale, stile magazzino dei corrieri espressi e perfetti da portar via. Perché un’altra peculiarità di Magritte è l’asporto. Una telefonata a Matteo o a Michele ed ecco pronte le vostre piadine da mangiare a casa o in ufficio. Buone anche fredde (lo scrivo perché le ho provate), perfette riscaldate da ambo i lati su una padella antiaderente incandescente. C’è anche un’ampia scelta di birre artigianali marchigiane e italiane, vini di ottima beva e, quasi dimenticavo, potete fare tutti gli abbinamenti della vostra fantasia, sfidando quella già molto fervida e intelligente di Michele, sia su piadine e focacce, sia nelle insalate che chiudono il menu di Magritte. Quando Matteo si siede con me c’è anche Lucia. La moglie e la consigliera perfetta. Lucia mi dice che all’inizio temeva che il carattere di Matteo sarebbe potuto essere un ostacolo. Ma perché? Io lo trovo stimolante, pieno di vita. Si va da Magritte anche perché c’è Matteo con la sua verve e simpatia. L’ho ascoltato scherzare, in perfetto spagnolo, con una famiglia di argentini sui nomi degli ingredienti e sui nomi delle piadine. Lo trovo un ottimo uomo di sala e di strada. E sì, di strada! Perché Magritte “esce” sulla stradina sotto la porta Romana. I tavolini sono tanti in autunno/primavera/estate di meno in inverno ma ci sono sempre. E, se non piove, sono tutti occupati. In realtà “esce” sulla strada anche Michele mentre prepara le comande. Accanto alla porta di entrata c’è una grande finestra aperta che dà sulla cucina. Da lì escono i profumi che fanno fermare i clienti. Attenzione solo ad un particolare da non trascurare: una porzione (una piadina) è molto grande e farcita in abbondanza tanto da rimanere a bocca aperta! Sa va sans dir che qui l’altissima qualità della materia prima è una costante tutto l’anno. Per prenotazioni visitate www.piadineriamagritte.it tel. 071 978385. Matteo e Michele vi aspettano…

Carla Latini

Profumi e sapori nel romanzo “20 anni” di Maria Anna Mastrodonato

in Cultura/Libri da

20 anni copertinaMaria Anna è un’amica di un’amica e quindi, per “osmosi”, anche mia amica. I miei lettori sanno bene quanto io sia sensibile ai profumi, ai sapori e alle emozioni che questi trasmettono. Quando il ritmo della nostra vita viene scandito dagli odori che ci trascinano dentro le passioni e ce le fanno ricordare, vuol dire che siamo sulla strada giusta. Vuol dire che siamo dei “buongustai, bon vivant”. Com’era scritto sul biglietto da visita di Licia Granello qualche anno fa. Che ci siano ancora questa parole? A Licia, Maria Anna piacerebbe. Ha scritto questo primo romanzo, dal titolo “20 anni”, pensando all’amore. In occasione di una delle presentazioni del libro, avvenuta nella biblioteca di Polverigi, erano presenti soprattutto tanti lettori e fans dell’autrice per un romanzo che ha vinto il concorso nazionale di narrativa “Storie nel cassetto” dell’Associazione La Guglia. Un romanzo che, anche se parla d’amore, non per questo ci risparmia colpi di scena e sorprese. E’ stata proprio l’autrice a confidarlo, intervistata, dopo la lettura di un brano del libro, dalla giornalista Cristiana Carnevali: lei ama i gialli, ma ha deciso di esordire con una storia romantica, scegliendola tra le tante bozze custodite dal suo cassetto magico! Ci sono almeno altri quattro romanzi lì dentro, c’è un altro testo che sta viaggiando a gonfie vele nel concorso della Guglia per il 2016 e un noir che è in concorso a Torino. E lei continua a scrivere, vivendo appieno ogni istante, incamerando tutto, profumi, sapori, situazioni, emozioni. Qualsiasi cosa la colpisca resta intrecciata nei cassettini della sua memoria come la nebbia si abbarbica agli alberi, quando il sole tenta di farla da padrone. Ogni cosa custodita salterà fuori prima o poi, all’occorrenza, per diventare parole, situazioni, avventure, risvolti di una vita o di una sera… Il numeroso pubblico presente in biblioteca ha approvato pienamente la spontaneità della scrittrice, ha posto domande e ha partecipato attivamente all’evento e la fila di lettori pronti a farsi dedicare e autografare una copia del libro, sembrava non finire mai! Ed ora, prima di chiudere, alcuni cenni sulla vita di Maria Anna che servono a capire le sfaccettature del suo scrivere: è nata nel 1970 si è laureata in lettere e specializzata in restauro. E’ impiegata nel settore pubblico, molto sportiva (Nordic Walking, palestra, partecipa alle maratone del territorio). Ha una grande passione per la parola. Per lei non fa differenza il modo di esprimersi: è una instancabile oratrice (a detta di tutti quelli che la conoscono), una inarrestabile lettrice e una indomabile scrittrice. Vive a Polverigi, con il marito e le tre figlie (Giuliana, Giorgia e Gemma che hanno lavorato tutte alla presentazione del libro, accogliendo gli ospiti, facendo da padrone di casa e… la più piccola da valletta alla giornalista Cristiana Carnevali). In fondo la motivazione del premio è stata: con un linguaggio moderno e scorrevole l’autrice compone un vero romanzo con un impianto narrativo ben articolato e coinvolgente. Una storia d’amore che si snoda lungo vent’anni di vita, vissuta in piena intensità.

Carla Latini

Un mazzo di fiori per commuovere Teresa Mannino, mattatrice in “Sono nata il ventitré”

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Teresa Mannino interpreta con vigore e convinzione il ruolo della donna del sud non certamente sottomessa, bensì protagonista nel suo ruolo matriarcale anche a Civitanova. Un gustoso viaggio nei ricordi e le abitudini degli anni ’70 per quantificare tutte le contraddizioni sociali che ora ci appaiono ancora più evidenti e divertenti. Una partenza presa in prestito dalla mitologia greca, con la figura di Ulisse alla luce dei tormenti di Penelope che ne evidenzia tutti i difetti maschili. Mattatrice sul palco e, per sua stessa ammissione, complice della gremitissima platea marchigiana con cui, oltre a ritrovarsi in piena sintonia, ne diventa spietata alleata.

Poi quel mazzo di fiori che le viene omaggiato a fine serata la fa commuovere, dimostrando un’altra preziosa sfaccettatura del suo essere donna. Qui di seguito potrete vedere e sentire un’intervista esclusiva che ha concesso al nostro magazine. Nella quale afferma pubblicamente che <<sembra un paradosso, ma la sincerità può essere male interpretata>>. Eppure qui al teatro Rossini il lungo applauso finale, non aveva altra interpretazione se non quella di un “quanto sei brava Teresa!”

Kruger Agostinelli

(Foto e video Federico De Marco)

 

 

Notonlyspaghetti.com, l’artigianalità viaggia in rete

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Fra Pesaro, Osimo e Parigi è nato, da un’idea di quattro giovani imprenditori con la passione del cibo e di tutto quello che viene realizzato attraverso l’artigianalità che solo l’Italia sa esprimere, un sito di vendita online: Notonlyspaghetti.com. Quindi dalle Marche, passando per Parigi, un altro input positivo all’Italia artigiana. Quella vera.

David (il parigino), Cristian, Nicola e Massimo (i marchigiani) hanno già delle belle e avviate attività, un’età media di 30 anni o giù di lì, e sono pieni di entusiasmo, altrimenti certe imprese non riescono nemmeno a nascere. Hanno unito competenze, doveri, diritti e responsabilità. Nell’anno passato si sono dedicati a cercare, scegliere, assaggiare e, soprattutto, incontrare e conoscere personalmente giovani produttori enogastronomici. Giovani in due sensi: per età anagrafica e perché poco noti al rutilante mondo dei già noti. Nessuno dei loro produttori o partner (i quattro di notonlyspaghetti amano definirli così) è inserito nella grande distribuzione organizzata sia in Italia che all’estero. Va da sé che, siccome il mondo è piccolo, molti dei produttori selezionati sono marchigiani. Potrete rendervene conto da soli facendovi una navigata, senza impegno, sul sito.  I quattro si sono impegnati a fare, per i partner, delle traduzioni in inglese, ad arricchire brevi presentazioni senza pathos e a “rimpaginare” siti obsoleti o, addirittura, inesistenti. Lo scopo è stato ed è quello di far uscire, come protagonista, l’artigiano, la sua personalità e la sua identità al giusto prezzo. In questo modo si innesca, mi dicono i quattro, un meccanismo che fa in modo che la vendita sia direttamente dal produttore al consumatore e che notonlyspaghetti.com funzioni come una piattaforma/vetrina utile per la logistica. La logistica. La brutta bestia! Anello mancante, molto spesso, delle e-commerce.

I quattro aggiungono: <<Notonlyspaghetti vuole rispettare i prodotti artigianali italiani che sono il frutto della tradizione delle persone e del paese in cui vivono. Sono prodotti che raccontano dei luoghi di produzione, di sacrifici e di gioie>>. Sono i prodotti artigianali, e qui rubo le parole di un amico cuoco italiano, Francesco Guarracino, che lavora a Dubai: fatti da quelli che “sorridono mentre lavorano”. Quando ho incontrato per la prima volta Cristian e Massimo ero scettica, lo confesso. Ne ho viste e vissute tante che ero pronta a dire dove poteva fare acqua il progetto. Poi mi hanno fatto assaggiare alcuni prodotti ed un olio marchigiano di cui avevo solo sentito parlare (lo trovate sul sito). Oggi tifo per loro perché più canali alternativi si creano e meglio è per tutti quelli che “sorridono mentre lavorano”.

Notonlyspaghetti.com si rivolge al mercato europeo intero. Ma se siete di casa e non trovate un prodotto che vi piace, scrivetegli e chiedetelo. I quattro accettano, ovviamente con entusiasmo, consigli. In questa sede non posso fare a meno di ricordare, con nostalgia e soddisfazione per esserci stata, Esperya. Il primo sito di cibo e vino di e-commerce italiano. Un fenomeno marchigiano diventato, nel tempo, di proporzioni mondiali grazie alle idee visionarie di un grande che si chiama Antonio Tombolini. Da lì Antonio ha spostato la sua mente illuminata su un altro settore di avanguardia di cui, quando vorrà “darmi udienza” sarò ben felice di raccontarvi. Siamo sempre online ma questa volta di tratta di ebook. Perché Tombolini ora è la Antonio Tombolini Editore. Anche con i 4 quattro Notonlyspaghetti ho parlato di Esperya ma loro erano piccoli a quei tempi e giocavano con il Re Leone e la Play Station. Auguri “magnifici quattro” di Notonlyspaghetti.com. Che il 2016 sia per voi l’anno di conferma che siete sull’online giusto! Per informazioni www.notonlyspaghetti.com

Carla Latini

 

Bontà delle Marche ad Ancona, una finestra chic aperta sulle gustose proposte regionali

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entrata Bontà delle MarcheProssima l’apertura, su corso Mazzini, ad Ancona, della vetrina accanto all’entrata. In modo che chi passa possa sentire i profumi della cucina del ristorante e della gastronomia e, senza entrare, possa assaggiare e acquistare direttamente dalla strada. Molto parigina, la trovo una bellissima idea.

Bontà delle Marche ad Ancona (perdonatemi anconetani, ma non mi viene “in” Ancona) è la boutique del buon bere e del buon mangiare che, in tempi assolutamente digiuni (in tutti i sensi) di cultura eno-gastronomica, ha saputo inventare, creare e far crescere tanti artigiani del territorio. Ora famosi ed affermati. Gabriele Cappannelli, il patron, ricorda l’avventura iniziata con papà Dario. Un uomo colto, sensibile, retto e lungimirante. Ricorda l’iniziale difficoltà di riempire gli scaffali con prodotti “made in Marche” che fossere di grande qualità e la difficoltà di formare uno staff preparato e accogliente.

Quando si entra da Bontà delle Marche c’è sempre qualcuno che ti sorride e che ti invita ad assaggiare. Oggi, mentre mi intrattengo volentieri con Gabriele (lo seguo dai 18 anni, ho visto evoluzioni, cambiamenti, nuove avventure) il locale è completamente rinnovato. I colori sono quelli del legno quasi bianco. Le sedie comode e scure così come i tavoli. Le tovagliette rosse mi ricordano che domani è l’ultimo dell’anno e che oggi è il 30. Il compleanno di Gabriele. Nemmeno a farlo apposta! Nel 2000 avevamo festeggiato con la “fetta di prosciutto tagliata a mano più lunga del mondo”. L’Associazione dei Bottegai Italiani, fondata da Gabriele insieme ad altri suoi colleghi nelle principali città, oltre a lanciare iniziative simili organizza corsi di formazione per imparare a fare il banconista. La figura professionale che sa, appunto, “sviolinare” un prosciutto a mano, sa riaffinare i formaggi, sa conoscere i diversi tipi di pane. Sa raccontare la storia dei prodotti che ha davanti. Saul è accanto a Gabriele da sempre. Il suo sorriso è nella memoria dei tanti marchigiani, e non, che si fermano qui per un panino o per portarsi via un pranzo, per fare la spesa, per mangiare bene e bere meglio, per organizzare un catering che sia una festa familiare o un meeting professionale o aziendale. In poche righe vi ho riassunto le molteplici attività che “deve” offrire una bottega/boutique degna di questo nome.

<<I tempi sono cambiati>>, dice Cappannelli, <<anzi>>, e si corregge, <<cambiano in continuazione. Se prima rispondevo al telefono, perché stavo lavorando, solo prima dell’inizio del servizio e dopo, ora rispondo sempre o, comunque, leggo i messaggi e le e-mail. Questi cambiamenti repentini in corso d’opera di solito sconcertano chi lavora con te. Così ho fatto fare ai miei ragazzi un corso di “comprensione e adattamento” insieme ad uno psicologo che conosce questo mondo. Il mondo dello stare al pubblico. Un pubblico che cambia attraverso i social e le informazioni globali e vuole idee nuove adeguate ai suoi cambiamenti. Quindi via la vecchia formalità. Piace l’informale? Noi ci siamo adeguati. Anche quando sistemiamo la tavola abbiamo imparato ad essere più easy. E i clienti si sentono a loro agio>>.

Da Bontà delle Marche si mangia a qualsiasi ora. La cucina sforna piatti di eccellenza. Ricette tradizionali ben fatte. E tutto ciò che si mangia e si beve seduti ai tavoli, nel ristorante al secondo piano o anche fuori quando il tempo lo permette, si può comprare. Comprare è il verbo giusto ma non esaustivo. Comprare ed imparare a conoscere ed usare. Come la giusta temperatura della padella per far divertare croccante un grande guanciale, la giusta temperatura per servire a tavola una mozzarella di bufala affumicata. Il tempo giusto di ammollo della cicerchia piuttosto che di una fagiolina. I segreti per cucinare un cotechino da “crudo”. I segreti per usare confetture e marmellate in abbinamenti classici o audaci. Potrei continuare all’infinito, tante sono le parole che Gabriele sta “producendo” da mezz’ora.

Il Patron di Bontà ha un sottile rimpianto. Avrebbe voluto far crescere in professionalità tutto il centro e la città di Ancona. Ma gli anconetani (gli italiani direi) sono così. Un campanile in ogni portone. Anche se, di professionisti in gamba, sottolinea Gabriele, ce ne sono eccome! Io però, Gabriele Cappannelli, non mi preoccuperei più di tanto. Ci sono tanti giovani che hanno voglia di fare. Diamogli tempo e fiducia. <<Due parole sulla tua nuova gestione della Capannina a Portonovo le vogliamo fare?>>. <<La Capannina si è lentamente evoluta e adesso posso confermarti che ho deciso, dal prossimo anno (il 2016 appena entrato), di usare solo grandi prodotti. Grandi risi, grande paste artigianali di semola e all’uovo. Tutto al top dall’antipasto al dolce passando per la pizza. Perché ho fatto i miei conti e quasi quasi risparmio>>. Aspettiamoci, dunque, una Capannina con proposte di piatti al top!

In attesa di vedere aperta “la finestra delle Bontà”, quando la vetrina lascerà spazio ad un banco all’aperto che fa tanto parigino chic, auguro a tutti gli amici di Tyche un goloso e classico 2016 eno-gastronomico! Per info su Bontà delle Marche www.bontadellemarche.it tel 071 53985.

Carla Latini

Natale in casa Latini… Ecco le ricette delle feste

in Mangiare e bere da

Natale in casa Latini. Ovvero che succede nella mia cucina: Vigilia calabro/sicula/marchigiana e Natale abruzzese/toscano/marchigiano. Come vedete le Marche imperversano, ma le mie parentele strette fuori regione provocano “contaminazioni gaudenti”. La foto che apre questo pezzo è un centro tavola in tema con le feste religiose che stiamo per rivivere. È una delle idee di una mia amica che si chiama Laura, e che ha una mostra di pezzi artistici, ceramiche… insomma “leccornie” d’arredo. presepe carla latiniDi lei vi regalo anche un piccolo Presepe, che a casa mia non manca mai. La mostra di Laura è ad Osimo, andate a vedere i suoi “Sogni nel cassetto”, prendete spunto, stringetevi forte in questo abbraccio intimo e caldo che è il Natale, e divertitevi con le ricette di casa mia.
Papà era nato a Villa San Giovanni, un paese in punta alla Calabria che guarda Messima in faccia. La mia Vigilia è sempre cominciata (e anche quest’anno comincia) in stile calabro/siculo con i puspeddu (pasta della pizza farcita con alici e fritta). La pasta deve rimanere molto morbida e deve essere accompagnata in padella con il cucchiaio. I puspeddu introducono la cena della Vigilia insieme all’Insalata di Polpo. La ricetta è quella di un’amica di mia nonna. Si fa bollire il polpo dopo averlo pulito ed eviscerato insieme a ortaggi, odori vari, vino bianco ed io ci metto anche un bicchiere di grappa semplice. Cucino a vapore delle patate tagliate e dadini regolari in modo che rimangano belle sode. Taglio il polpo della stessa misura delle patate e li mescolo insieme con molta cura. Aggiungo olio evo, sale pepe e le erbe che trovo in giardino. Il polpo va preparato il giorno prima per il giorno dopo. Ma il re della nostra Vigilia è lo stoccafisso in due varianti. Una al forno a strati con molliche di pane aromatizzate (tipico delle campagne anconetane) e cotto sulle canne. L’altra, di recente sperimentazione, è alla griglia. Dimenticavo la solita spaghettata con le noci, per la quale ci vuole una brava mano: altrimenti gli spaghetti o sono troppo lisci o diventano una “mappazza”. Si usano le stesse molliche dello stoccafisso alle quali vengono unite le noci sbriciolate. Quattro noci per ogni persona. Tante? Buonissime. Poi olio evo a volontà. Le due varianti di stoccafisso sono accompagnate da una ottima scarola di stagione che pulisce la bocca in attesa della fetta di panettone artigianale di cui faccio incetta ogni anno. Vario e mi diverto. Il 2015 vedrà sulla mia tavola il panettone alle arance e cioccolato di Pane e Tempesta. Un pasticcere fornaio romano che mi ha molto colpito. Come ho già scritto, mi piace uscire fuori regione.

Il giorno di Natale apro con il patè di fegatini che rendo ancora più ricco con l’aggiunta di burro salato. Il patè, ben freddo, viene spalmato su crostini di pan brioche. Segue il classico brodo con cardoni (gobbi) e stracciatella che mi riporta in Abruzzo, la terra che mi ha cresciuta e che amo. Il Natale a casa di mia nonna continuava così: tutti i tagli del bollito con cime di rape lessate, il timballo o pasticcio di pasta con polpettine, l’agnello al forno con le patate, l’insalata mista, il budino e il panettone. Vi confesso che farò così. Il pasticcio o timballo di pasta (qualsiasi pasta corta va bene l’importante stare attenti alla cottura) deve essere foderato con una pasta brisée e coperto con la stessa pasta. Così le polpettine rimangono umide e succolente. Per mantenere le polpette intatte vi consiglio di mettere un uovo in più della vostra normale ricetta. Io aggiungo zenzero e buccia di arancia e le cuocio, piano piano, direttamente nel passato di pomodoro con battuto di cipolla e carota. L’aroma erbaceo è quello della maggiorana. La pasta cotta al dente e mantecata a freddo con il sugo va spolverata di parmigiano e di pecorino e messa all’interno del tegame foderato di pasta brisée e coperta di pasta brisée. Una spennellata di bianco d’uovo renderà il coperchio lucido e croccante. Tempo di cottura? Quando il coperchio di brisée sarà dorato. Due costolette d’agnello alla brace saranno il nostro secondo. Al posto del budino che non mi viene mai bene come vorrei (oppure come ricordo?) farò della crema con uova e limone. Scalderò per qualche attimo le fette di panettone ed il mio dolce di Natale sarà così: una fetta di panettone caldo con sopra la crema al limone, scorzette di arance ricoperte di cioccolato e confettura di cachi. Mi sta per scappare una conclusione retorica che vi risparmio. Vi auguro, come diceva papà, tante belle cose e… cucinate insieme questo Natale. È bellissimo!

Carla Latini

 

Il Tao dell’alimentazione: nel libro di Mauro Mario Mariani le regole per mangiare sano

in Libri da

Mauro Mario Mariani è un carissimo amico mio e di tutta la mia famiglia. In tempi non sospetti avevo già capito quanto fosse trascinante e convincente il suo modo di essere, come dice lui, “mangiologo”. Fan di Renato Zero fino in fondo all’anima, dj per passione (che non ha mai perso), è colto, sempre sul pezzo, coraggioso, affettuoso dal profondo. Lo scorso venerdì ad Ascoli ha presentato il Tao dell’alimentazione, il suo primo libro. Un libro che poggia fondamenta solide su 3 M che sono il filo conduttore del suo pensiero: Mangiare Meglio e Mediterraneo per Mantenere la Massa Magra in forma e, soprattutto in salute. La salute, quella nostra ormai di adulti ma, soprattutto, quella dei nostri figli e dei figli a venire, è la mission che Mario ha dato alla sua vita. Tutte le sue attività, i suoi congressi, convegni, le presenze televisive costanti su Rai1, hanno un unico preciso scopo: aiutarci a comprendere quali sono i cibi che appesantiscono il nostro corpo e sono nocivi alla nostra salute, indicandoci, invece, quali cibi dobbiamo mangiare per volerci bene e per cominciare a fare una vita salutare e, perché no, anche salutista.

Mariani, emozionato, ha aperto la presentazione con queste parole: <<Quello che avete in mano non è soltanto un libro su cosa si deve e su cosa non si deve mangiare, è qualcosa di più: è il racconto della mia vita>>. Inizia proprio così il Tao dell’alimentazione, il libro d’esordio del dottor Mauro Mario Mariani, ideatore del Metodo 3 M. Un libro frutto di 25 anni di studi e ricerche, di esperienze cliniche e di emozioni. Emozioni che ha provato a trasferire su carta, pagina per pagina, raccontando i passaggi della sua vita che hanno caratterizzato la sua storia non solo di medico. Il libro inizia con il capitolo autobiografico “Questo sono io” dove viene spiegato perché un giovane dee jay si iscrive alla facoltà di medicina, perché un medico si occupa d’inquinamento e perché un angiologo diventa “mangiologo”. Nel resto delle 360 pagine si vuole donare al lettore consapevolezza, parola che evoca nella sua etimologia due termini: “cum” e “sapere”. Il riferimento al “cum” è inteso come un insieme, una relazione, una socialità, senza la quale la conoscenza profonda, il “sapere”, non può avvenire. Tutto porta inevitabilmente ad una scelta: scelgo ciò che mangio, scelgo ciò che fare. Ecco come nasce il Tao, dove il cibo non assume mai alcuna sfumatura di grigio, ma è o bianco o nero, fa bene o fa male, ti difende o ti nuoce. L’equilibrio nel Tao consiste nell’acquisire un metodo, che non sia moda o situazione contingente. Un metodo che ci porti a contrastare e gestire un quotidiano carico di troppi stressogeni. Non c’è nessuna pretesa filosofica orientale nel Tao dell’alimentazione e nessun riferimento al simbolismo cinese dello “yin e yang”. Nel libro non c’è mai complementarietà, i due principi opposti qui non possono convivere, se lo facessero subiremmo sintomi e andremmo alla lunga a rompere un equilibrio. L’obiettivo è di guadagnare più Tao Bianco possibile. Il Tao Nero è il nostro “body burden”, ovvero la zavorra corporea, che quotidianamente carichiamo di sostanze tossiche: è come se avessimo un rubinetto che perde una goccia al giorno in un vaso, lentamente e inesorabilmente si riempie sino a che questo non trabocca e si iniziano a manifestare sintomi che inevitabilmente si trasformano poi in malattia. Il Tao Bianco è la difesa verso il Tao Nero. È educazione, consapevolezza, scelta, metodo. L’educazione parte nell’insegnare le giuste scelte con consapevolezza per arrivare all’applicazione di un nuovo Metodo, il ritorno alla dieta Mediterranea: Mangia meglio Mediterraneo! Ed ecco ancora le 3 M. Auguro a Mauro Mario Mariani, da tutta la Redazione di Tyche, un caldo Natale in famiglie e lo ringrazio per esserci. Con lui accanto, durante tutti questi anni, ho imparato e capito tante cose che poi, in fondo, sono semplici cose, lontane da mode e tendenze di breve durata. Con lui ho imparato, senza fatica, una disciplina alimentare che mi fa star bene. Ma il vero segreto, che Mario svela alla fine, è sorridere, sorridere sempre… Per saperne di più il Tao dell’alimentazione è in tutte le librerie e anche online, per Capponi Editore. È fresco anche lui di pubblicazione il nuovo sito di Mariani che si chiama “il mangiologo”.

Carla Latini

Tyche Award a Diego Abatantuono fra selfie, canzoni e Milan

in Cinema/Donoma Civitanova/Eventi da

abatantuono @ donoma (16)Quello che più affascina di Diego Abatantuono, sia in fase di intervista che in un normale saluto, è la sua disponibilità. Gli autografi diventano digitali ed il selfie dilaga al Donoma di Civitanova nel giorno del Tyche Award. Anzi il primo Tyche Award, un riconoscimento al cinema e alla carriera che Salvatore Lattanzi ha voluto offrire anche alla sua città, Civitanova Marche. In forma ufficiale è stato proprio Giulio Silenzi, per conto dell’amministrazione, a formalizzare questo momento con una motivazione ricca di significato.  <<Dare un premio a un attore che ha vinto un Oscar è un onore per me, per noi, per la città di Civitanova – ha esordito Giulio Silenzi – una lunga storia artistica, quasi un’avventura spericolata. Partita dalla comicità, dal cabaret, approdata poi al miglior cinema italiano con collaborazioni con alcuni dei più grandi registi del nostro cinema, da Salvatores a Pupi Avati, da Bertolucci a Comencini padre e figlia. Una lunga avventura artistica che ha fatto emergere tutto il suo straordinario talento di interprete comico e insieme drammatico. Ha saputo con l’intelligenza dei grandi artisti rifuggire dai cliché, non accomodarsi, investendo sulla sua sensibile versatilità. E questo è un insegnamento di vita. Un premio alla carriera che gli auguro essere ancora molto lunga>> . E Diego, da gran mattore, ha immediatamente ironizzato sul senso dei premi alla carriera. In quanto sembrano un inquietante campanello d’allarme sul fatto di poter essere messo da parte. E da buon gladiatore un rischio che, assicura, farà del tutto per scongiurare. Poi ha raccontato del suo sincero amore per le nostre Marche. Da giovanissimo veniva con i genitori a Marotta e con il sogno nel cassetto di volerci fare un film. Immancabile poi il suo sfottò calcistico agli avversari e il racconto ormai diventato un celebre aforisma di come <<diventai milanista perché da piccolo trovai un giorno per terra il portafoglio di mio nonno. Lo aprii e vidi le foto ingiallite di padre Pio e Gianni Rivera, che io non conoscevo, non sapevo chi fossero. Lo chiesi a mio nonno e lui mi spiegò: uno fa i miracoli, l’altro è un popolare frate pugliese>>.  In quel momento il fantastico Agostino Penna e la sua orchestra l’ha coinvolto in una performance canora del suo “Eccezzziunale…Veramente”

Ottima conclusione 2015 per Tyche Friday che ha portato nel club civitanovese una lista di ospiti importantissimi sia nazionali che internazionali da J Ax a Earth Wind & Fire Experience, da Morgan agli Incognito passando per Antonella Ruggiero, Imagination, Giorgio Montanini, Diego Vilar, Enrico Ruggeri e non ultimo Mago Forest. Ora è in allestimento il calendario 2016 e in arrivo dei nomi prelibatissimi fra cui uno straordinario gruppo storico statunitense che potrebbe venire in Europa per due date, a fine febbraio, la prima proprio qui al Donoma e il giorno successivo a Londra. Intanto buon Natale da Tyche Friday nuovo appuntamento per venerdì 8 gennaio 2016.

Kruger Agostinelli

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