Giuliano Palma: “Vorrei un’Italia candida senza il tornaconto personale”
Giuliano Palma è decisamente credibile nella sua immagine appropriatamente Ska. Fisico longilineo, vestito ed occhiali tassativamente scuri e rinuncia al cappello per mostrare il suo lucido cranio. Il resto lo affida a movenze a volta confidenziali da croner che poi si trasformano in scatti simili ad un cartone animato d’autore. La voce è piacevole ma non potente in questa versione, stavolta acustica, con cui si è proposto sul prestigioso palcoscenico civitanovese del Donoma. Ad accompagnarlo per creare questo tappeto sonoro ci sono una chitarra, un contrabbasso e le tastiere. E’ stato questo l’asso nella manica che Aldo Ascani, direttore artistico di Love is in the Air, il format vincente del venerd’ notte si è giocato per concludere questo seondo anno.
Giuliano parte con atmosfere sonore in sordina, consapevole del suo indubbio carisma. Fa esplodere il numeroso pubblico quando pronuncia la prima strofa di “Che cosa c’è”, remake del capolavoro anni sessanta di Gino Paoli. E sulle onde dei grandi della musica leggera d’autore manda in delirio il suo pubblico con lo scanzonato “Mexico e nuvole” di Enzo Jannacci. Poi arriva il meritatissimo bis. Infine ci concede nel camerino una piacevole intervista.
hai riletto alla tua maniera alcune importanti canzoni del anni sessanta e settanta ma la nostra impressione è che non ti fermerai lì, confermi?
<< Ho tratto ispirazione dalla musica che avevo nel cervello dall’infanzia. Nasco figlio di operai che cantavano davvero da Dio. Quindi ho sentito sempre un sacco di musica. Poi, crescendo, mi sono fatto influenzare prima dal rock, poi da tutta una serie di altre cose tra cui il reggae, lo ska, il funk, l’hip hop… Ma certe canzoni erano comunque dentro di me. E poi devo dire che ho una predilezione per la melodia. Mi sono permesso di rifare tante cose anche più recenti, come “Jump” dei Van Halen. Mi piace di tutto e tutto mi piacerà. Sono una specie di “Tuning” delle auto, cioè metto qualche cavallo in più al motore. Rileggo la situazione in chiave dance, da ballare. Così le sento più mie >>.
Tu hai collaborazioni importanti con altri cantanti, fra cui quella apprezzatissima con Nina Zilli. Altre voci che ti intrigano?
<< Ci sono tantissime cantanti, sopratutto straniere, il problema è incrociarle. Penso a Shirley Bassey o Adele, che spacca >>.
E per il genere da proporre?
<< Prima scherzavamo con il mio collaboratore e amico e dicevamo di fare qualcosa della tradizione dance. A me fondamentalmente piace ballare e quindi potrebbe essere interessante, magari aggiungendo quel qualcosa che mi sento dentro >>.
Se ti diciamo il termine CANDIDO, nostro termine guida del mese per Tyche Magazine, cosa ti ispira?
<< C’era un posto nella mia infanzia che si chiama “Da Candido”, una trattoria vicino casa. Ci andavo a giocare ai videogames. Candido per me è un termine bellissimo, perché è qualcosa di puro, di non malizioso. E’ quindi privo di quella cattiveria, quella malizia e quel tornaconto personale che stanno rovinando un Paese. E rovinano anche me, perché in quel Paese ci abito. E poi Candido è un nome stupendo >>.
Kruger Agostinelli