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Licia Granello, mostra specialità marchigiane in “Dalla A alla Z” vocabolario goloso

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Firma raffinata e prestigiosa del panorama eno-gastronomico italiano, Licia Granello racconta le sue storie di cibo, con il piglio coraggioso e anticonformista che la contraddistingue, tutte le domeniche sulle pagine de La Repubblica e sul suo blog. Dalla A alla Z è un vocabolario, un elenco di consigli per gli acquisti dedicato anche a chi gourmet non è. Una guida a riempire un’ipotetica busta della spesa. I prodotti sono in prima fila. Gli artigiani sono le menti e le mani che servono per valorizzare le cose buone che la natura ci chiede di proteggere. Si vede che l’ho letto. In un viaggio Ancona/Roma e ritorno. Ci sono ricordi, aneddoti, curiosità, ricette, tradizioni, cuochi, agricoltori, allevatori, affinatori. Ci sono profumi e sapori. Che si sentono. Basta aprire il libro.

Licia Granello I sapori d ItaliaVenite con me a pagina 64 dove, a proposito di Cozze e Vongole, scrive, testuali parole: così le stesse cozze sono pessime se inquinate dagli scarichi di Marghera e stupende se prosperano libere e selvagge nella baia di Portonovo sotto il Monte Conero, Ancona, produzione inserita tra i presidi Slow Food.

A pagina 150, il capitolo della Paranza, ricorda un piatto di Mauro Uliassi in abbinamento ad un ottimo champagne: …l’alta cucina punta su accostamenti apparentemente bizzarri e invece magnificamente godibili con il piatto ideato dal marchigiano Mauro Uliassi, scarpette di Venere (ovvero seppioline sporche in quanto piccolissime e non sviscerabili) appena arrostite, profumate con erbe aromatiche e accompagnate da una salsa di fegato di seppia e ricci di mare (presenti anche sotto forma di granita).

A pagina 158, il capitolo del Pecorino, menziona le nostre fosse di tufo rivestite di paglia, fieno ed erbe odorose e poi sigillate.

A pagina 165, il capitolo della Pesca, descrive la ricetta di un dolce creato nelle Marche: con un impasto di uova, zucchero, farina, burro, latte e lievito, si realizzano delle mezze finte pesche unite, dopo un passaggio in forno, da un cucchiai di crema pasticcera e colorate con l’alchermes…

A pagina 206, il capitolo del Salame consiglia un interessante itinerario didattico, quello di Cagli, dove ogni fine primavera si svolge Distinti Salumi, sequenza di laboratori, assaggi, racconti, menu, intorno agli insaccati d’autore.

Questi sono solo alcuni dei motivi per leggere il libro di Licia, dedicato a Carlin Petrini, il fondatore ed ideatore di Slow Food. La prefazione è di Massimo Bottura, da qualche giorno secondo cuoco al mondo, dopo i Fratelli Roca, in classifica mondiale. Scusate se è poco! Siccome conosco molto bene Licia il suo stile ed i suoi gusti va da sé che il libro vi piacerà. Sarà un modo nuovo per esplorare l’Italia.

Carla Latini

 

Renzo Arbore ad Ascoli Piceno con Tyche Eventi

in Senza categoria da

Renzo Arbore porta la sua Orchestra Italiana al campo sportivo Squarcia di Ascoli Piceno. L’appuntamento è per l’11 agosto 2015 in un concerto organizzato dalla società Tyche Eventi in collaborazione con il Comune di Ascoli Piceno e l’agenzia Simbiosi.

guido castelli e salvatore lattanziIl sindaco Guido Castelli, presente alla conferenza stampa, ha fatto le sue valutazioni sull’evento che <<confermano le scelte coerenti dell’amministrazione di Ascoli. Attraverso eventi, come il nome di Arbore, capaci di recuperare la tradizione, coinvolgendo un pubblico molto ampio>>. Da parte sua Salvatore Lattanzi, direttore generale della Tyche Eventi, ha ribadito che <<la nostra società vuole essere al servizio dell’intero territorio e trova estremamente strategico poter organizzare dei concerti di caratura nazionale proprio ad Ascoli Piceno>>. Ha poi aggiunto che <<c’è un’attenzione particolare anche nella politica dei prezzi che si è voluta attivare per questa data, di intesa con il sindaco Castelli. Come facilmente riscontrabile dalla pagina delle prevendite su TicketOne, ci siamo collocati (insieme a Messina) con il prezzo più basso di 10 euro rispetto a tutte le altre date del tour 2015>>.

Quello di Arbore sarà sicuramente uno spettacolo capace, con ironia e delicatezza, di scatenare il pubblico, che si appassionerà alla sua recente “summa”, uscita nel 2014: “… e pensare che dovevo fare il dentista…” Una collezione di performance, edite e inedite, che Arbore e L’Orchestra Italiana stanno portando in tutta Italia dallo scorso marzo. <<La scaletta del concerto – spiega Renzo Arbore – coniuga il nuovo e l’antico suono di Napoli: voci e cori appassionati, girandole di assoli strumentali, un’altalena di emozioni sprigionate dalle melodie della musica napoletana che evocano albe e tramonti, feste al sole e serenate notturne, gioie e pene d’amore>>. <<Al suono di “Reginella”, ad esempio – aggiunge lo showman – vedo il pubblico (di tutto il mondo) cantarne a squarciagola il ritornello di questo celebre brano e, magicamente, farsi trasportare proprio là (a Napoli) nella terra da dove quelle emozioni sono partite>>.

Renzo Arbore è uno degli artisti e personaggi più eclettici del mondo dello spettacolo, con 50 anni di professione ed esperienze nei più svariati campi culturali: autore, conduttore e registra di programmi televisivi, autore e compositore, giornalista e critico, scopritore di talenti. Nel 1991 fonda L’Orchestra Italiana per rilanciare la musica napoletana nel mondo, in modo innovativo con contaminazioni provenienti dalle varie culture e generi. Una missione che ha portato l’orchestra ad esibirsi nei principali teatri italiani e del mondo: dal debutto internazionale al Montreux Jazz Festival fino al Radio City Music Hall, al Madison Square Garden ed alla Carnegie Hall di New York, alla Royal Albert Hall di Londra, all’Olympia di Parigi, sulla Piazza Rossa di Mosca. Un susseguirsi di successi che hanno portato Arbore e la sua orchestra ad esibirsi in Canada, Australia, Brasile, Giappone, Argentina, Venezuela, Tunisia, Spagna, Montecarlo, Malta , Cina… e tanti altri Paesi ancora.

Nel sito di Tyche Eventi trovate tutte le informazioni per i biglietti e il concerto di Renzo Arbore ad Ascoli Piceno.

Tyche Eventi è un’agenzia che si occupa della gestione e dell’organizzazione e promozione di spettacoli. testimonial. Tyche Eventi nasce da un’idea imprenditoriale di Salvatore Lattanzi, direttore generale del gruppo,  di Domenico Sicolo, amministratore, e del responsabile tecnico.

Kruger Agostinelli

Disco Diva, al via il primo festival della disco music a Gabicce Monte

in Disco Diva/Eventi da

Verrebbe da dire che la “disco va in paradiso”. E con una colonna sonora live d’eccezione grazie ai Gibson Brother e il Leroy Gomez dei Santa Esmeralda. Poi disc jockey a non finire, come stelle in una notte d’estate a partire dal leggendario Kenny Carpenter per passare a Persuader e Baldelli. Tanto per citarne qualcuno. Davvero una grande idea questa di “Disco Diva”, il primo festival della disco music, che si terrà a Gabicce Monte dal 19 al 21 giugno 2015 sotto la direzione artistica di Cristina Tassinari, giornalista e conduttrice radiotelevisiva di Rai 2. La cornice marchigiana di Gabicce Monte è ideale grazie al suo suggestivo promontorio affacciato sull’Adriatico. Ottima intuizione quella dell’Amministrazione comunale che nell’occasione ha voluto riproporre l’atmosfera e le indimenticabili sonorità degli straordinari anni settanta, ovvero il periodo d’oro della Baia degli Angeli. Si tratta di tre giorni incentrati sul fenomeno della disco music, ricca anche di un senso culturale e sociale per ciò che ha rappresentato. Si alterneranno dj set, intrattenimenti e concerti di grandi artisti internazionali. E proprio con Cristina Tassinari giornalista ed appassionata della musica disco doc che vogliamo parlare .

Il tragitto a diventare direttore artistico di una manifestazione di Disco Diva a Gabicce Monte è apparentemente vicina. Ce ne vuoi parlare?

<<Parte tutto da un Dna frutto di tanti anni di direzioni artistiche in diversi locali della Riviera romagnola. Parliamo di 25 anni. Questa grande passione, nonostante il mio lavoro da giornalista e conduttrice, si è poi evoluto. Le mie radici mi hanno riportato in un territorio, Gabicce, che è culla della disco music, patria dei club importati dagli Stati Uniti. Nulla nasce per caso>>.

Che sensazione fa proporsi in una manifestazione dedicata alla storia della disco degli anni ’70 proprio ad un anno di distanza dalla fallimentare esperienza riminese di Ferragosto, in cui Gloria Gaynor non è salita sul palco?

<<Quell’evento ha avuto problematiche note. Per questa manifestazione abbiamo giocato puntando su un livello artistico in base alle nostre possibilità. Non abbiamo voluto azzardare e siamo partiti con i piedi di piombo>>.

Possiamo quindi dire che per appartenenza geografica l’era disco ha un’esatta collocazione marchigiana? E tu con la scelta di Gabicce lo stai dimostrando.

<<Gabicce è un territorio quasi al limite, che riceve molte influenze dalla Romagna. La sua posizione geografica è importante, perché non si trova in tutto l’Adriatico, da Venezia alle Marche, location simili>>.

Alcune anticipazioni?

<<Ci sono artisti di livello internazionale, come i Gibson Brothers e Santa Esmeralda e band di supporto che non sono da meno. Come i Three Gees, che rappresentano al meglio tutto il repertorio dei Bee Gees, e Dino Gnassi, con una band molto famosa anche per gli anni Settanta e legato al Maurizio Costanzo Show. Poi ci saranno soprese che stiamo preparando. Tra queste un parterre di premiazioni dedicate a tutti gli anni Settanta, dal costume all’arte e agli attori. Basterà leggere il programma ufficiale che in anteprima per Tyche Magazine voglio svelarti>>.

Cosa è cambiato per te da quei pionieri disc jockey ai deejay dei giorni nostri?

<<Direi che tutto è diverso. Come il giorno e la notte. I veri dj, quelli che suonavano il vinile usando veramente una tecnica di missaggio, facevano la differenza. Si percepivano veramente l’arte e la bravura, che permettevano di quotare un dj rispetto ad un altro. Oggi chiunque si può improvvisare disc jockey avendo a disposizione sistemi con cd. Così il dj lo posso fare anche io che non so missare. C’è un abisso rispetto che al passato>>.

Uno slogan veloce per invitare il pubblico alla tua tre giorni?

<<Per me è Disco Diva e basta>>.

Ultima domanda d’obbligo, ogni mese Tyche Magazine filosofeggia su un termine. Cosa ti ispira di dire la parola CANDIDO?

<<Candido è legato alla purezza della vita. Anche la musica, quando viene creata, è candida. Incontaminata. Quando sei in una sala d’incisione è sempre la prima nota che rende vincente un pezzo. La prima è buona>>.

PROGRAMMA DISCO DIVA

Venerdì 19 giugno si esibiranno i Gibson Brother, gruppo francese degli anni 70: il loro maggiore successo fu l’album “Cuba” del 1979. Support Band: Dino Gnassi Corporation. A seguire Kenny Carpenter, considerato uno dei padri della dance, dj resident del famoso Studio 54 che si esibirà al ristorante Il Falco di Baia Vallugola.

Sabato 20 giugno ci scateneremo con il ritmo di Leroy Gomez, voce solista del gruppo degli anni settanta Santa Esmeralda, che nel 1977 divenne celebre in tutto il mondo con una cover del brano “Don’t let me be misunderstood”. Support Band: Three Gees. A seguire Daniele Baldelli alla Baia Imperiale di Gabicce, a celebrare l’appuntamento con la musica dell’anima con il consueto “Remember Baia degli Angeli 1977-1978” giunto quest’anno alla sua diciassettesima edizione.

Domenica 21 serata di chiusura sul magico terrazzo dell’Eden Rock, il locale col panorama più bello dell’Adriatico con sfilate di moda anni ’70. Ospite il modello Daniel Nilsson free.

Oltre agli artisti internazionali, nella tre giorni si alterneranno per la prima volta 22 dj molto noti nel panorama della “scuola ‘70”, per l’aperitivo in strada, dalle 18 alle 21 e la domenica sera fino alle 24 . Location dei dj set saranno piazza Valbruna, il piazzale vicino al giardino Valbruna e l’Eden Rock. Si parte venerdì 19 giugno con il mitico Enrico il Pazzo, Enrico Filippini, Pierre Leonardi, Claudio Tozzo e Soul Brother (Alberto Gabbricci, Jerry De Maio, Massimo Zompanti) Si prosegue sabato 20 giugno con Enzo Persueder, Felix, Mssimo Masi, Carlo Chionna e Fabio Balato. Si conclude domenica 21 giugno con Gino Grasso, Max De Giovanni, Robert Eno, alias Robertino dj, Checco Tassinari, Fabrizio Fratta, Mauro Berretti in arte Ebreo, Gianni Maselli, Toni Gandolfo, Cristiano Ciotti ed altri dj internazionali a sorpresa. Le serate saranno accompagnate dalla voce di Frank Porcino e tutto il festival sarà trasmesso in diretta da Radio Studio Più. Madrina del festival la modella Venezuelana Jennipher Rodriguez. Presentano l’evento Cristina Tassinari conduttrice di Rai 2 e Claudio Tozzo di Radio Studio Più.

Kruger Agostinelli

Le etichette raccontano la storia del vino, un museo a Cupramontana

in Senza categoria da

Rhett Butler e Rossella O’Hara, ritratti in una delle scene più intense e drammatiche di Via col Vento per un red wine della California datato 1990, è una delle centomila etichette del vino esposte a Palazzo Leoni, nel centro di Cupramontana. Il Museo, voluto dallo storico dell’arte Armando Ginesi, nel 1987, è una sorta di “scusa” per celebrare il vitigno bianco più amato dai grandi intenditori: il Verdicchio. Peccato che, come spesso avviene in ogni parte d’Italia, il valore immenso di questa collezione venga poco raccontato e anche mal conservato. Merita un viaggio ed una visita che vi farete da soli, senza guide, mettendoci tutto il tempo che vorrete. Il percorso è chiaro e ben delineato.

Prima stanza. Si parte dagli antichi greci e romani. Scoprirete, se già non lo sapete, che il nome del proprietario, della casata, del nobile, con lo stemma e il blasone, apparivano, insieme al vitigno, già sulle etichette in bronzo, in ferro, in rame, in oro in casi eccezionali, che, come sigilli, chiudevano le piccole botticelle di legno. Scoprirete che i primi ad indicare il castello, lo Chateau, proponendolo in etichetta in tutta la sua imponente bellezza/ricchezza, sono stati i francesi. Ai tedeschi, e questo invece forse non lo sapete, si deve l’apparizione dell’annata della raccolta. Contemporaneamente, in Italia, l’annata veniva scritta a mano dal cantiniere, sotto il nome del vitigno che fosse Barolo o Chianti. Il percorso storico si intreccia con quello legato alle epoche e alle mode. La solitaria scritta Sautern su un’etichetta appena decorata da una cornice parallela al suo bordo la dice lunga.

Seconda stanza. Etichette dall’Oceania, dal Giappone, dalle Americhe, dalla Cina, dall’Africa. Un Vin Rouge superior du Maroc, Berkane in ambientazione tipica, assolata, con cammello, cavaliere e moschea in lontananza, non stimola la beva (con quel caldo!), ma introduce in un viaggio fantastico senza tempo.

Terza stanza, il Verdicchio. Le prime etichette lo indicavano così: secco da pasto, invecchiato, spumantizzato. Etichette complete di tutte le informazioni necessarie con pochi decori. L’essenzialità e la riservatezza del marchigiano doc. Come il suo Verdicchio.

Ultima stanza. Alla fine del vostro viaggio “alcolico” incontrerete artisti e personaggi famosi. Dal Tintoretto, con la sua celebre “Donna che si scopre il seno”, a Peppone e Don Camillo passando per Giulio Cesare, Garibaldi, Stalin, Mussolini, Tiziano, Leonardo, Picasso, Frida Kalo, il Che e Mao. Tanto per fare alcuni nomi. Rhett e Rossella, nella stessa tragica posa, appaiono anche in versione giallo ocra per uno chardonnay, sempre californiano. Ho preferito la versione red wine che più si addice a Miss Rossella. In realtà Vivien Leigh per tutta la ripresa del film, raccontano le cronache dell’epoca, sarebbe andata a gin. Ma questa è un’altra storia.

Quella di Cupramontana e del vino comincia con la Dea Cupra che per gli antichi romani era la Dea del desiderio e della fertilità. Vino e olio sono i suoi primi figli legittimi. Che il vino a Cupra si produceva sin dai tempi degli antichi romani, che veneravano la Dea, è certo e documentato. Se ne trovano cenni nei recuperi dei vigneti che i monaci benedettini e camaldolesi effettuarono dall’VII all’XI secolo. Vigne curate e ben lavorate. Nel 1500 veniva applicata una tecnica di coltivazione della vigna che è arrivata quasi fino ad oggi. Un legame stretto e vitale fra il filare e l’acero. Queste due piante unite come se stessero tenendosi per mano presero il posto di boschi e foreste. Nel 1600 Cupramontana esporta il suo vino nelle città limitrofe ed è nella prima metà dell’800 che viene ufficializzata la presenza del vitigno Verdicchio. Le industrie vitivinicole grandi e piccole si sono impegnate a non prediligere solo la quantità, la produzione è notevole, ma nella quantità hanno ricavato delle nicchie di alta qualità, oggi conosciute ed esportate nel mondo.

Il Museo è, appunto, una ‘scusa’ per tornare indietro nel tempo e soprattutto per avere la conferma, di quanto abbiamo espresso da quelle colline e di quanto possiamo ancora esprimere.  Basta solo crederci. La Dea Cupra vi aspetta per la Festa del Vino, ogni anno sotto raccolta.

Carla Latini

Tyche Live, il viaggio continua verso “l’isola che non c’è”

in Cultura da

Tyche Live? Beh certo, non dovevamo andare sulla luna, ma questo contrasto fra un progetto in divenire e gli ingredienti classici ma mai superati delle emozioni ci sembrava un buon motivo per provarci. Del resto una giornata cominciata di fronte ad un quotidiano mascherato di giallo con il logo Tyche Live, una diavoleria grafica ben riuscita del nostro Marco Amato, era un buon assist. Sì, perché i colori piacciono, come il rosso di quelle ciliege troppo buone per non essere mangiate che Lavina, la nostra segretaria di produzione, ha generosamente fatto circolare ed assaggiare in redazione. Intanto Yuri, dal nome di uno che la luna l’ha vista sul serio da vicino, ha coordinato da vero pioniere navigato tutta la parte tecnico audio. Il duo Marco & Marco (Marcoaldi & Torresi) a cercare di convincere il web a fare il suo dovere per entrare e uscire dai nostri computer catturando tutto quello che è suono e parole e rilanciarlo di nuovo nella rete internet. Ci sono stati inconvenienti ma capita quando siamo in troppi a voler vedere la stessa cosa, ovvero noi e tutto quello che stava succedendo. Ed accanto alla finestra che si è aperta davvero, un trio formidabile grazie a Mark Zitti, Mauro Rosati e la gentile apparizione dell’amico Matteo Borghi. Musicisti capaci di giocare con la musica e renderla contagiosa da “One” degli U2 in apertura, alle note dei Pink Floyd che insieme ad un repertorio eccellente di musica italiana, è nata quella chicca di “Ciao amore ciao” di Luigi Tenco, talmente bella che alla fine Matteo Borghi l’ha replicata nella notte come canzone di chiusura allo Shada. Poi noi della redazione (Kruger, Emanuele e Michele) indecisi se essere spettatori o protagonisti narranti della storia. E il nostro stupore di fronte alle riprese di quel drone che Julian ha utilizzato per la nostra sigla introduttiva. Non da meno Federico a cui abbiamo affidato il delicato ruolo di essre la memoria delle immagini di questi appuntamenti live. Indispensabile poi l’impegno, non solo economico, da parte del nostro direttore Salvatore Lattanzi nel voler nutrire quell’entusiasmo e nell’affrontare le avventure nuove attraverso queste sperimentazioni della comunicazione. Insomma, il bisogno di aiutare a scuotere le intelligenze creative e le inquietudini artistiche che per fortuna in Italia ancora abbondano. E poi l’ottimismo del nostro amministratore Mimmo Sicolo che vuole cancellare qualche incertezza tecnica che non ci ha fatto arrivare perfettamente visibili a tutti, confermando che ci ha seguito dal suo cellulare con grande soddisfazione. Appunti per descrivere la magia di aprire quella finestra e accendere una piccola telecamera. Un gesto semplice per condividere una gioia ed essere un piccolo graffio nell’infinito. Abbiamo ricevuto già adesioni per i prossimi Tyche Live e vi terremo costantemente aggiornati. Il nostro impegno andrà avanti affinché da quella finestra continuino ad uscire ed entrare nuove energie, un pizzico di intelletto e quella rinata voglia di fantasia. Il viaggio continua verso “l’isola che non c’è”….
Kruger Agostinelli

Foto di Federico De Marco

#TycheLive

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Shada tra Matteo Borghi e Natasha Stefanenko, uno spettacolo nello spettacolo!

in Eventi/Shada Civitanova da

Per comprendere il senso del detto “l’unione fa la forza”, basterebbe sommare Matteo Borghi, Aldo Ascani, Shada, un pubblico meraviglioso e il venerdì notte. Il risultato è allegria assicurata. E siccome il buon divertimento è contagioso e va consumato in buona compagnia, sembra quasi inutile che questo è il segreto di un inevitabile successo. Un titolo? Spettacolo nello spettacolo! Complice, in questa occasione, anche il compleanno di Luca Sabbioni, noto imprenditore in compagnia della bellissima moglie Natasha Stefanenko. Al loro tavolo non è passata inosservata la presenza di Gianna Tani, per oltre 25 anni responsabile dei casting Mediaset. Sotto i riflettori altri due esponenti importanti del mondo imprenditoriale marchigiano, Germano Ercoli e Annarita Pilotti di Loriblu. Proprio Ercoli ha voluto ribadire pubblicamente di fare il tifo in occasione della candidatura della first lady della Loriblu alla presidenza di Assocalzaturifici. Un brindisi è arrivato anche dal nostro direttore generale Salvatore Lattanzi da sempre innamorato dell’ <<ingegno artigianale e del talento artistico presente nel nostro territorio>>. E confermiamo che quell’applauso del pubblico Shada è stato intenso e spontaneo. Non poteva essere meglio di così il primo vero appuntamento stagionale del venerdì notte della terza edizione di “Legati ad un granello di sabbia”. E di Matteo Borghi che dire? Ogni suo appuntamento è diverso e ricco di sorprese. <<Mi costano sempre di più le sue produzioni>> dice sorridendo, ma orgoglioso, il suo manager Nicola Verolini. <<Ma quanto è bravo!>> sembra rispondere in coro il suo pubblico, sempre di più coinvolto dalle sue piacevoli performance. Pure la Stefanenko e consorte si sono messi in gioco con lui. Originalissima la versione di “Eri piccola”, l’hit dell’indimenticabile Fred Buscaglione. Degna della migliore tv che purtroppo non esiste più. Non c’è niente da fare Civitanova Marche si conferma capitale dell’intrattenimento.

Kruger Agostinelli

Nikita Sergeev, lo chef russo che esalta le eccellenze marchigiane

in Mangiare e bere da

Una rivisitazione del piatto fave, pecorino e ciauscolo, apice della tradizione marchigiana, e un dolce che rimanda al soffritto, a base di sedano, carota e cipolla. Sono queste due delle pietanze che hanno fatto ritornare nel nostro territorio il premio “Emergente Centro e Sud 2015”, ghiotta occasione per tutti gli amanti della buona cucina. Importante evento gastronomico organizzato dalla Witaly, condotto dal popolare giornalista Luigi Cremona, ha visto Nikita Sergeev, chef di Porto San Giorgio titolare del ristorante L’Arcade, trionfare nella competizione che si è tenuta a Napoli.

Complimenti Nikita, è andata bene! Ci racconti qualcosa?

<<Sì è andata molto bene, ho vinto! Era la finale per i cuochi del centro e del sud quindi concorrerò il 3, 4 e 5 ottobre a Roma, alle Officine Farneto, per la finale “assoluta”. E’ la seconda volta che partecipo a questa manifestazione>>.

Da quanti anni sei nelle Marche? Ci racconti la tua esperienza?

<<Ho 26 anni e sono qui in Italia da quando ne avevo 13 anni. Venivamo nelle Marche per far visita a dei nostri amici. Il posto ci è sempre piaciuto tantissimo e ad un certo punto ci siamo accorti che trascorrevamo più tempo qui che in Russia. Per quanto riguarda la ristorazione, tutto è cominciato dopo l’università. A Mosca mi sono laureato in Scienze politiche dopo aver fatto anche un Erasmus a Firenze. Una volta laureato però non è stato possibile “convalidare” il titolo in Italia, perché la Russia non è all’interno dell’Unione europea. La mia seconda grande passione era però la cucina, tanto che mi sono buttato su questo campo con tutte le mie forze. Ho seguito corsi, come l’Alma, e sono stato a Parma e in Emilia per fare un po’ d’esperienza. Sono stati diversi gli chef che hanno tracciato il mio percorso personale di vita con la loro filosofia di cucina. Penso ad Alberto Rossetti e a Marco Soldati. Alla fine sono sceso nelle Marche perché in questo territorio mi sentivo e mi sento a casa e ho aperto due anni fa il ristorante. I tempi duri che corrono mi avrebbero consigliato di aspettare prima di intraprendere una mia attività ma si sono legati anche discorsi di tipo burocratici. Per avere il permesso di soggiorno era meglio mettermi in proprio>>.

E’ una bella storia. Una curiosità che ti chiederanno in tanti: nella tua cucina quanto c’è di italiano e quanto delle tue radici.

<<Una domanda che mi fanno spesso. Quando mi dicono “come mai non hai deciso di aprire un ristorante russo” rispondo sempre che sul mio diploma c’è scritto “cuoco professionista di cucina italiana”! Il mio ristorante è italiano ma le mie tradizioni non le ho certo rifiutate. Nei miei piatti ci sono dentro diverse esperienze. Al San Pellegrino Young Chef ad esempio ho portato un raviolo (quindi Italia), all’anguilla (ancora più Italia) con barbabietola di lime. La mia cucina è variegata ed è connessa con il mio percorso. E anche con la mia provenienza. Ad esempio da un po’ nel mio ristorante servo l’aringa con la carota, per parlare dell’eccellenza russa, ma ci sono altri piatti che richiamano alla tradizione francese>>.

E di marchigiano?

<<Al concorso di Luigi Cremona uno dei piatti che ho presentato, davvero apprezzato dai giudici, è stato una rivisitazione (anche se non mi piace questa parola) di fave, pecorino e ciauscolo. Più marchigiano di così… La cucina marchigiana è sempre presente nel mio menu, tanto che cerco di parlare di tradizioni con i ragazzi che lavorano con me e con il personale in sala. L’anno scorso sono andato a mangiare dalla nonna di un mio collaboratore perché ero curioso di sentire i veri gusti rurali>>.

Per te in che direzione andrà la cucina?

<<Spero e credo che la cucina andrà verso la diversificazione della struttura ristorativa. Mi spiego. Una volta esisteva l’osteria, la bottega, il ristorante, la gelateria… Adesso a volte mi capita di vedere scritto sui tendoni dei locali diverse diciture. Secondo me questo è un miscuglio, un’insalata russa che mette in difficoltà il cliente. Una pizzeria deve essere tale e un’osteria è un’osteria>>.

Ci hai descritto un piatto che ti ha fatto vincere. E un altro?

<<Un altro che ha suscitato l’interesse è un dolce, che si chiama “Soffritto all’italiana”. Nella mia cucina non uso praticamente mai il soffritto, perché a mio avviso appesantisce molto, quindi i piatti italiani non ne hanno bisogno. Almeno non tutti. E’ inutile dire che a volte serve, ma non su un risotto o su di un piatto di pasta, perché rovina la centralità della ricetta stessa. Il soffritto è amato in Italia ma di solito si mette all’inizio, prima di preparare una pietanza. Noi invece lo abbiamo collocato alla fine, preparando un dolce con sedano, carota e cipolla. E’ stato complicato spiegare il perché del sapore di cipolla in un dolce. Ma la marmellata di cipolle è un classico italiano, no?>>

Certamente! Un’ultima domanda, quella che noi mensilmente facciamo ai nostri ospiti per filosofeggiare con loro. Se ti dico CANDIDO cosa ti viene in mente?

<<Gelsomino. Un gelato al gelsomino>>.

Perché?

<<Sono qui in terrazzo e vedo queste piante di gelsomino fiorire. Questo profumo mi ha fatto venire in mente come prima cosa proprio il gelsomino. Candido e bianco come il gelsomino>>.

Kruger Agostinelli

Michele Mastrangelo

Illuminarsi da Mauro Uliassi, storia di un pranzo stellato

in Senza categoria da

A Senigallia c’è uno dei migliori cuochi italiani. Capace di grande leggerezza e sapori forti. Un’esperienza illuminante.

<<Da quanto tempo ci conosciamo Carletta?>> Quando è fra amici Mauro Uliassi ha un irresistibile accento senigalliese. <<Lasciamo perdere. Michele, mio figlio ora 30enne, aveva 6 anni e venivamo da te a mangiare, come diceva lui, il pesce fritto senza spine>>.

Un invito da Uliassi non si rifiuta mai. Mi aspetto un pranzo formale. Conosco poco i miei gentili ospiti. Dopo il primo magnum di Don Perignon 2004, una semplice base (alla faccia!), otto bottiglie dalla Borgogna annaffiano questo piacevole e goliardico conviviale. Che si scalda in maniera esponenziale.

Il wafer, per me sarà sempre frou frou, con il foie gras è una solida garanzia, la cialda di nero di seppia scrocchia ma non si sbriciola. L’oliva è una delle cose più curiose che abbia mai mangiato in questi ultimi tempi. Cominciamo con gamberi crudi e cetrioli. Cominciamo bene. Il burro francese ed i pani di Mauro contagiano l’allegra brigata. Continuano gli antipasti! Con il bagnasciuga scende un mistico silenzio. Le cialde di alghe, i bianchetti e i ricci creano al naso, alla masticazione ed al palato, il ricordo di passeggiate dove il mare incontra la sabbia. Un cortometraggio perfetto che non dimentica le piacevoli “puzze” del mare. Mauro è capace di leggerezza e sapori forti. Come le cicale, canocchie o panocchie come volete chiamarle,mbriache. Un piatto che sa di antico.

La seconda grande emozione (la prima è stata il bagnasciuga, la tocchiamo con il classico pane burro e alici. Il boccone è realmente irresistibile. Poi è tutto un crescendo di piatti indimenticabili come rane, lumache e misticanza. Mauro ci segue premuroso. Siamo il tavolo più “caciarone” della giornata.

Siamo in aria di cacciagione! Io sono golosa e assaggio tutto. Poco ma tutto. Tagliatelle al ragù di lepre e tartare di lepre. Riscende il silenzio. Ormai va così. Arriva una beccaccia al forno divina. Le patate luccicano di sapore. Continuiamo con il brodetto che ha ordinato uno dei miei ospiti, a sorpresa. Mi prendo una tirata d’orecchi. <<Non ti ci portiamo più. All’inizio sembravi proprio dei nostri bevevi e mangiavi ed ora sul brodetto getti la spugna?>>. Crostini leggermente agliati invitano a fare zappetta. Qualcuno fotografa il fumo/calore/profumo. Commenti: <<Mica stiamo a Identità golose!>> Assaggio la seppia. Se non c’è la seppia, che brodetto è? Mentre ancora si zuppetta arrivano i dolci.

<<Buono questo ghiacciato alle mandorle>>, dico a Filippo, il figlio di Mauro in sala. <<Non sono mandorle – mi spiega – ma foglie di pesca>>. Con cioccolatini e caffè termina il nostro conviviale. Comunicazione di servizio: il cioccolatino bianco a sinistra nel vassoio pre-dessert o pre-caffè (dipende se prendete il dessert o no), va mangiato prima di tutti. E’ ripieno di gelato al gorgonzola.

Se non vi invitano da Uliassi invitatevi voi. Vi farete un regalo.

Carla Latini

Matteo Borghi a Civitanova tra Shada e Tyche Live

in Eventi/Shada Civitanova da

Matteo Borghi a tutto Civitanova. Venerdì 5 giugno sarà in serata alla prima di “Legati ad un granello di sabbia” allo Shada e nel pomeriggio lo avremo ospite per Tyche Magazine, ai nostri Live. Aspettando la sua esibizione, lo abbiamo intervistato per presentarlo ai nostri “web-spettatori”.

Matteo Borghi, professione showman. Ballerino, cantante e pure presentatore. Ma la tua vera passione?

<<Guarda, la mia passione è la gente. Le persone sono la chiave di tutto. Comunque penso che la disciplina che mi rappresenti più di tutte è la musica>>.

Hai un sogno nel cassetto del genere in coppia con… ?

<<In questo momento, a livello italiano, mi colpisce molto e mi piacerebbe creare una situazione con Virginia Raffaele. Ha una caratura artistica enorme. Con lei potrei fare veramente grandi cose perché è preparata e trasversale. Canta molto bene, recita e ha un suo stile interessante. E’ davvero forte>>.

Tu milanese, protagonista in molte regioni d’Italia. Si avverte dal palcoscenico che il pubblico è diverso?

<<Al centro e al sud avverto che è molto più complice e meno strutturato. Meno ingessato. A Milano tutti dobbiamo per forza dimostrare qualcosa, sempre. In ogni istante sei sotto esame per come appari. Al centro e al sud la situazione è molto più umana. A Milano bisogna recitare per forza un soggetto e questo mi disturba>>.

Vedo che molte volte ti diverti di più nelle prove che in diretta. Restando sempre formidabile. Secondo me hai il senso dello spettacolo.

<<Torno all’inizio dell’intervista. Sono appassionato alla gente. Non preparo mai niente in genere prima di uno spettacolo. Una volta una ragazza del pubblico a fine serata mi disse: “ E’ bellissimo vederti perché tutto quello che dici in realtà lo pensi. Ti viene molto naturale e non sei costruito”. Al di là della tecnica tutto quello che scaturisce in un spettacolo nasce dagli occhi delle persone che mi sono avanti>>.

CANDIDO è la parola con cui andiamo a ragionare questo mese. Candido cosa ti fa venire in mente?

<<La prima immagine che mi è venuta in mente, sarà scontata, ma è quella di un bambino. Cioè quello che vorrei sempre rimanere, almeno fino a 83 anni>>.

Kruger Agostinelli

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Mark Zitti pronto per il decollo di Tyche Live

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Conto alla rovescia per Tyche Live, il nuovo spazio in streaming dalla nostra redazione. La prima è per venerdì 5 giugno alle ore 17. Ecco, durante le prove tecniche, la video intervista con Mark Zitti, cantante e showman di indubbio carisma. E per dirlo alla sua maniera “orgoglioso di saper esportare la musica italiana”
Mark Zitti parte dalla lirica ed arriva allo swing,e poi?
<<l’importante è arrivare al cuore delle persone e per questo internet è una grandissima opportunità>>.
Buon ascolto per l’intervista integrale e scusate per la voce non microfonata fuori campo. Il contenuto ci è piaciuto molto e valeva la pena proporlo. Del resto le prove servono proprio per questo…
Kruger Agostinelli

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