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Gnocchi del Vescovo e spaghetti in porchetta, alla scoperta di chef Paciaroni

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Non siamo al centro di Parigi, né Paolo Paciaroni è una stella italiana in terra francese, anche se potrebbe esserlo. Siamo a Tolentino sulla Nazionale. Trentadue coperti in un ambiente bianco e rosso. Piccolo e raccolto. Sono stata da lui. Sorride sempre Paolo. Si sveglia felice ogni mattina perché fa la cosa che ama di più al mondo: cucinare. Mi confessa che, dopo tutte le avversità che ha superato, ogni giorno è il giorno più bello. La notte è solo una perdita di tempo. In cucina con Paolo c’è mamma Giuseppina. Una giovane signora che tira la sfoglia e fa gli gnocchi quasi tutti giorni. In sala c’è la sorella Laura. Una bella bionda che sorride con gli stessi occhi cerulei del fratello.

parete roberta schiraAlle pareti, le uniche due perché le altre sono vetrine che danno sulla strada ben protette da occhi indiscreti, ci sono tre frasi di altrettanti celebri cuochi: Beck, Bourdin e Marchesi. Più una lunga frase di Roberta Schira, una delle scrittrici più cult del momento, che sintetizza il lavoro del cuoco. In fondo a questa pagina potrete leggerla. Tutte le proposte a menu mi intrigano. Vi racconto quelle che assaggio.

Ci sono antipasti semplici come crostone di pane grigliato con caprese o più elaborati come insalata di riso, pollo e bacche di goji (finalmente ne capisco il senso dell’uso). Sui primi Paolo è più aggressivo e propone spaghetti in porchetta con pomodoro verde e finocchi e gnocchi del Vescovo, un piatto che non toglie mai dalla carta (mamma Giuseppina li fa due, tre volte alla settimana). Se è stagione (sono fortunata, proprio questa), sopra ai soffici gnocchi, conditi con crema di latte, tartufo e salsiccia, c’è una nuvola di spaghetti di zucchine fritte. Paolo ride quando gli dico che i nomi che ha dato ai suoi piatti sono “di poche parole”. Parlano poco. Però “cantano”. Fra i secondi mi faccio conquistare da straccetti di vitello con limoni di Sorrento e dal petto di pollo alla griglia con pinoli sabbiati e rucola. Mi torna in mente uno dei miei ultimi viaggi a Parigi. Da una “appena spuntata” stella Michelin italiana ho mangiato, appunto, piatti con nomi brevi e semplici, completi e unici negli abbinamenti di sapori, nelle dosi e nelle cotture. Come chez Paolo Restaurant. <<Non vuoi assaggiare un pesce? La frittura l’ho presa stamattina al porto di Ancona>>, mi dice guardandomi con gli occhi, celesti, spalancati. Paolo sembra uscito da un cartone animato di Walt Disney. Per fortuna non sono da sola e divido volentieri con i miei amici. Prendiamo frittura mista dell’Adriatico e magnifiche patate fritte a mano. Sì, nel menu c’è proprio scritto fritte a mano. Commovente. Una frittura che vola soffice come un’altra che adoro, quella di Marcello a Portonovo. lla fine, prima di “dessertare” la tavola, Paolo rivela la sua anima pasticceria. I miei amici si dividono fra Africa e Sensazioni. Io mi limito al cestino croccante di frutta fresca e crema pasticcera. Inizia, fra noi, un gaudente scambio di cucchiaini e dolci bocconi. Africa (bavarese di vaniglia del Madagascar, biscotto al cacao forestero, cremino al pistacchio e mango) e Sensazioni (semifreddo ai frutti rossi, pan di spagna all’olio extra vergine, erbette, salsa al caramello, meringhe e frolla) mi distraggono dal mio, sia pur delizioso, cestino croccante.

La carta dei vini è marchigiana e internazionale. Abbiamo scelto il Verdicchio di Andrea Felici e la Lacrima, il Bastaro, di Tenuta San Marcello. Perfetta con il fritto. Difficile congedarsi da questa famiglia che contagia i clienti con la sua gioia di vivere che sprizza da ogni piatto. Baci e abbracci. Tanto ci rivediamo presto.

La Famiglia Paciaroni vi aspetta in via Nazionale 65 a Tolentino. Telefonare prima allo 0733 972784 è meglio. Preparatevi ai sorrisi!

Carla Latini

Jerry Calà diverte allo Shada, il video

in Eventi/Shada Civitanova da

Jerry Calà più che descriverlo bisogna vederlo e viverlo. Canzoni, una spruzzata di umorismo e tutto sembra funzionare alla perfezione. Allo Shada di Civitanova venerdì 26 non si è sentito neanche il freddo di questo incerto giugno, ancora fuori temperatura. La band è tosta e nel suo sound scandisce il ritmo degli anni ’70 e ‘80. Questi sono i semplici ma efficaci ingredienti vincenti che piacciono al suo pubblico. E differenza di molti suoi colleghi, Jerry Calà riesce anche, miracolosamente, ad acchiappare le nuove generazioni. Ora spazio al video che racconta e cattura il calore di una notte da ricordare, grazie a “Legati ad un granello di sabbia”, un format inossidabile per il venerdì notte.

Kruger Agostinelli

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Il gelato di Paolo Brunelli diventa gourmet a Senigallia

in Senza categoria da

gelato paolo brunelliGelato gourmet, creazione d’alta scuola che diventa vera e propria pietanza. É quanto propone il maestro gelatiere Paolo Brunelli, pluripremiato per creatività, ricerca di materie prime d’eccellenza, gusti che diventano esaltazione del palato. La sua enocioccogelateria di Agugliano, già da nome, propone un’esperienza di gusto, più che cono da leccare passeggiando. E dal 2 luglio 2015, aprirà un nuovo punto vendita a Senigallia, in via Carducci. Un vernissage (in programma alle 18) in grande stile con la presenza di otto gelatieri italiani che interpreteranno i gusti più conosciuti di Brunelli. Sino Andrea Bandiera (cremeria Scirocco di Bologna), Palmiro Bruschi (gelateria Ghignoni, San Sepolcro), Veruska Cardellicchio (gelaterie Da Re di Roma), Gianfrancesco Cutelli (Dè Coltelli di Pisa), Antonio Luzi (Makì, Fano), Alberto Marchetti (omonime gelaterie, Torino), Andrea Soban (omonima gelateria Valenza), Luigi Tirabassi (Gelato & Cioccolato, Subiaco). Si cimenteranno con ricette che hanno portato Paolo Brunelli al Premio gourmet 2011, alla presenza nelle classifiche del gambero Rosso e di Dissapore, alle recensioni di Paolo Marchi, fondatore di Identità Golose, e di Davide Paolini su Il Sole 24, fino all’interesse dell’associazione Slow Food. Su tutti la “Crema Brunelli”, dove sono uniti sapori del Piemonte, del Madagascar, del Guatemala e del Venezuela. Poi il gusto “Agugliano”, uovo sbattuto con il Marsala, in onore delle colazioni d’altri tempi, profumato al rosmarino; “Portonovo”, con sale marino di Cervia; lo “Zabaione al Varnelli”, omaggio a un prodotto sublime tipicamente marchigiano. E poi il “Pistacchio di Bronte”, una sorta di edizione limitata a seconda dei raccolti; la “Nocciola”, il “Cioccolato”, a base di “Sur del lago”, prestigiosa varietà venezuelana, ed  “Fior D’Alpeggio”, esaltazione del fior di latte. La particolarità delle enocioccogelaterie di Brunelli è il laboratorio a vista. Il consumatore può osservare le varie fasi della produzione del gelato che rimane una delle eccellenza della tradizione artigianale italiana. D’inverno,invece, tornerà protagonista la cioccolateria in cui spadroneggia la “Torta Brunelli”, involucro di latta all’interno del quale è contenuta una semplice ricetta di cioccolato al latte e nocciole. Undici porzioni (perché si vuole accontentare chi chiede il bis) con ingredienti biologici. Materie prime biologiche anche per il torrone classico morbido e il panettone farcito al gelato.

Goran Bregovic: “Con la mia musica chi non diventa pazzo non è normale”

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Goran Bregovic è in giro con il suo tour da Mosca e Pietroburgo  a Barcellona, dove lo becchiamo in transito, per questa intervista esclusiva. Ritornerà in Italia sabato 11 luglio e proprio a Civitanova, in occasione del Rive Festival, ci sarà l’anteprima nazionale grazie a Tyche Eventi.

Goran cosa unisce culturalmente, questo mare?

<<Da sempre sono affascinato dalle contaminazioni musicali, quelle presenti nella mia musica, soprattutto.  La musica infatti, è il primo linguaggio, ha un valore universale e arriva dove la lingua e la politica non arrivano. Non è un caso che la musica balcanica sia stata influenzata dalla tradizione musicale italiana, così come la musica italiana, specialmente nel sud, rivela influenze della musica greca, albanese e di tutti i Balcani.>>

Goran, tu sei una bandiera della musica etnica balcanica, pensi che si possa contaminare il tuo sound?

<<Mi piace pensare ad una musica senza frontiere. Qualche anno fa, con la mia Orchestra per Matrimoni e Funerali, accompagnati dall’Orchestra della Notte della Taranta, abbiamo dato  vita ad un progetto musicale originale in cui le due rive dell’Adriatico si sono mescolate. Abbiamo cercato di coniugare la dimensione di festa. Una contaminazione allegra e coinvolgente tra due tradizioni che hanno diversi elementi in comune.  Il senso? L’Adriatico è un mare che apparente ci separa, ma nel tempo stesso è un mare che ci unisce.>>

Cosa ti piace dell’Italia?

<<Mi piacerebbe essere italiano se potessi! Appena diciottenne ho suonato nei locali tra Napoli ed Ischia. Ora penso ciò che pensavo allora: è una grande fortuna essere italiano. So che pensate di avere problemi, ma qualsiasi persona dei Balcani sarebbe felice di cambiare uno dei nostri problemi con cento dei vostri!>>

Cresce l’attesa per il tuo arrivo a Civitanova. Ogni tuo concerto è una grande festa, lo sappiamo. Tu giri spesso in tutto il mondo ma la reazione del tuo pubblico e sempre uguale? Ovvero si assomigliano i sorrisi della gente?

<<Ci siamo esibiti dall’estremo Ovest come Seattle, o all’estremo Est come Seul, dal profondo Nord Tomsk in Siberia al Sud di Buenos Aires. Il posto più strano dove abbiamo suonato e con il più grande pubblico è stato a Dyarbakir, alla frontiera tra Turchia, Siria e Iraq, dove ci siamo esibiti davanti a 250mila curdi. Ma 250mila o 2.500 o persino 750 persone, io do sempre il massimo, poiché solo così posso divertirmi  e così si diverte con me anche il pubblico. E per Civitanova? Con la mia musica, chi non diventa pazzo, non è normale!>>

I biglietti, che hanno volutamente il prezzo più basso di tutte le date italiane, ovvero 15€ + prevendita, e sono disponibili nel circuito TicketOne  e Ciaotickets. Infoline, Teatri di Civitanova (0733 812936); Tyche Eventi (0733 817259).

Per maggiori informazioni consultate il sito di Tyche Eventi

Kruger Agostinelli

 

Simone Fracassi, dai Capolavori a Tavola consiglia la Marchigiana

in Capolavori a Tavola/Mangiare e bere da

Nella cornice verde di Borgo di Corsignano a Poppi, in provincia di Arezzo, si è svolta la quattordicesima edizione di Capolavori a Tavola. Protagonista ed organizzatore il popolare macellaio toscano Simone Fracassi, da molti considerato il Re della Chianina. Una video intervista Simone Fracassi spiega come bisogna consumare dei “prodotti veri”. Confessa, parlano con passione della nostra regione, il suo debole per la Marchigiana, carne prelibata a livello nazionale, della sua preferenza per i nostri chef di pesce e non ultimi i nostri vini. Una panoramica attenta su cosa vuole dire mangiare bene, una ricetta di buon senso e di migliore qualità della vita. Buon ascolto.

Kruger Agostinelli

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Riccardo Agostini, una stella marchigiana nella terra passata alla Romagna

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Per motivi geografici e politici Pennabilli, qualche anno fa, è passata in Romagna. La bella cittadina dell’entroterra pesarese ha dato i natali al nostro Tonino Guerra. Tonino era un assiduo frequentatore del ristorante Il Piastrino di Riccardo Agostini. Ha trascorso quasi 10 anni dal maestro Vissani e ormai da 15 si è messo in proprio. Cammina con le sue gambe accanto a Claudia, la bella moglie e compagna di lavoro. Come Ramona ed Errico Recanati (ristorante Andreina), anche Claudia e Riccardo si dividono fra sala e cucina.

Nei piatti di Riccardo regna da tempo la regola del tre: tanti devono essere gli ingredienti forti, caratterizzati da una spiccata personalità che, dopo una prima lettura del menu, sembrano assolutamente incompatibili. Tipo fegatini, olive e mosto. Oppure erbe, pecorino e bottarga. Riccardo osa con sicurezza e, vi confesso che succede veramente, i suoi piatti rimangono nitidi nella memoria. Il ricordo visivo e olfattivo ne rafforza il gusto. Riccardo supera gli stereotipi dello stagionale e del territorio: va al confine fra il possibile e l’impossibile. Il Piastrino e Pennabilli meritano il viaggio. Sia d’estate (fuori è molto accogliente e di gran classe), che d’inverno. Il vecchio Piastrino ha mura antiche, robuste e protettive. La sala è arredata da Claudia con pochi ma importanti particolari. Il grande camino chiude il cerchio.

Ho scambiato due parole con Riccardo durante una delle cene alla Trattoria Gallo Rosso a Filottrano. Gli ho chiesto (non potevo non farlo!) come si trova in Romagna. Mi ha risposto che il suo cuore è rimasto nelle Marche. Ama le nostre montagne, le nostre coste. I nostri prodotti. Il nostro turismo. Che non somiglia affatto, per fortuna, a quello romagnolo.

Durante la cena abbiamo mangiato anche degli spaghetti grandi con cacio e pecora, e un piccione con erbe di campo e cannella. A dimostrazione di quanto è valida e ferrea la regola del tre.

Abbiamo chiuso con latte, caffè e tabacco.

Nei video potrete ascoltare le parole di Riccardo e quelle di Andrea Tantucci che aspetta tutti noi di Tyche…

Carla Latini

(per la foto grazie a Lorenza Vitali)

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Sabrina Salerno allo Shada ovvero quando anche la pioggia fa festa

in Eventi/Senza categoria/Shada Civitanova da

Danzando allegramente sotto la pioggia non è ne un libro, ne un film e ne una canzone. E’ semplicemente quello che è andato in onda venerdì scorso in occasione allo Shada in occasione dell’ennesima pagina di “Legati ad un granello di sabbia” che questa volta conteneva lo show di Sabrina Salerno. Insomma quando l’atmosfera c’è la festa continua, nonostante tutto. Interessante l’intervista che abbiamo fatto all’artista genovese di “Siamo donne”, disponibile qui sotto in video nella sua edizione integrale. Si parla ovviamente di musica, del rammarico di questa Italia così maltrattata e si filosofeggia con ironia sulla parola TYCHE del prossimo mese.

Kruger Agostinelli

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Turkish Cafè in finalissima a Musicultura e vincono pure il premio Siae

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Turkish SferisterioEvvai!!! Aggiornamenti dai Turkish Cafè, ieri sera si sono esibiti a Musicultura ed in un sol colpo si sono aggiudicati la finalissima ed hanno vinto pure il “premio siae” come miglior musica in competizione. Ci hanno aggiornato subito da questa notte twittandoci la notizia in anteprima.  <<Che serata! Siamo passati alla finalissima, vinto il Premio alla Miglior Musica e condiviso questo magico palco anche con Vinicio Capossela e Niccolò Fabi. Un grazie emozionato al pubblico che ci ha votato e alla super grinta dei Turkini, che si sono fatti sentire e vedere mooolto bene!!! Mammaliturkish… domani la finale! >>

E noi di Tyche Magazine, oltre ad unirci all’in bocca al lupo, aggiungiamo “Vincete che poi vi aspettiamo a Tyche Live”

Kruger Agostinelli

per la foto grazie a The Blanket studios

Da Oril a Piediripa l’arte dell’assaggio, non si compra a scatola chiusa

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Siria e Silvano Illuminati, 15 anni fra gli spiriti… quelli che si fanno con l’uva, con il luppolo, con il malto. Quelli che sono distillati, quelli che hanno bolle di gran pregio. La famiglia Illuminati ha fondato l’enoteca Oril, a Piediripa di Macerata, nel lontano 2000.

Dietro l’apparenza, splendida e accogliente, di una elegante e fornita enoteca si nasconde una vera proprio “macchina da guerra” che funge da magazzino e distribuzione su un vasto territorio che va oltre la provincia.

Li conosco da tempo. Mi piace la loro preparazione e il modo, gioviale, di non mettere mai il cliente in soggezione. Sono stata a trovarli qualche sera fa. Il motivo? Farmi indirizzare nella scelta di bolle italiane. Adoro alcune cantine della Franciacorta come Quadra, Monterossa, Uberti e le regine Cà del Bosco e Bellavista. Càpito da Oril mentre è in atto una degustazione. Gli infaticabili Siria e Silvano ne fanno molte a settimana. Così non disturbo con le mie domande curiose e leggere adatte a passare un fine pomeriggio di un sabato qualunque, ma mi faccio accompagnare nella sala degustazione. Prima però conosco l’ultimo nato. Un bimbo bellissimo e simpatico che si chiama Rocco. Con Rocco per mano e nonna Siria (che impressione chiamarla nonna è così giovane!) entro nel vivo della degustazione.

Carla Latini e UtopiaE chi ti trovo da Oril quel sabato sera? Gianluca Mirizzi, o meglio Gianluca Utopia come di fa chiamare “vezzoso” su Facebook. Volevo le bolle? E bolle sono state. Il caso ha voluto che Gianluca stesse proprio stappando le sue nuove bolle. Un sauvignon dry metodo charmat lungo. Silvano mi dice in un orecchio: << è molto ruffiano. Tira a bere…>>. Proprio quello che vogliono i vignaioli, che la bottiglia finisca. In casa, al ristorante, al pub, all’enoteca, al bagno al mare… Siria ha abbinato delle alici scottadito e dei crostini con concassé di pomodori e maggiorana dei suoi olivi. La maggiorana che cresce ai piedi dei suoi olivi è già condita… I bocconi sapidi si sposano con questo sauvignon che si avverte sin dal naso. In bocca è lungo piacevole e avvolgente. Ruffiano? Direi anche molto femminile. Mi piace.

Poi parliamo d’altro. Di come vanno le cose. Silvano, nonno “sempre verde” ed affascinante, è soddisfatto dei suoi successi. Professionalità, serietà, amore per il proprio lavoro, alla fine pagano. Anche bene. Andate a trovare Silvano e Siria, potrete trovare idee immediate e intelligenti per fare grandi regali. Insieme alle bottiglie ci sono prodotti artigianali di pregio che vanno dal cioccolato, a confetture e marmellate. Biscotti e paste artigianali. Mieli e sottoli. Oli extra vergine della regione… mi fermo sennò non finisco più.

Silvano e Siria hanno letto il mio pezzo su Tyche dedicato a Errico Recanati e Ramona Ragaini. Ci salutiamo promettendoci di andare da Andreina insieme. Una bottiglia di sauvignon Montecappone mi rimane attaccata alla mano destra. Chissà perché? “Domani si bolla; stasera si balla!”

Carla Latini

 

Il ciauscolo, l’irripetibile salume Made in Marche

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Se c’è un salume unicamente marchigiano, è il ciauscolo, o ciausculo o ciabbuscolo. Se lo chiamiamo ciabbuscolo facciamo parte della categoria di quelli che dicono che il suo nome deriva dal latino “piccolo boccone da mangiare spalmato sul pane”. Se lo chiamiamo ciauscolo e ciausculo, facciamo parte della categoria di quelli che credono che il suo nome derivi dal dialetto maceratese “lu ciausculo”, il budello gentile del maiale. Comunque lo vogliamo chiamare, o ci piace o non ci piace. E’ un salume grasso morbido e rosato. Leggermente affumicato. La norcineria marchigiana, in particolare quella del maceratese, durante la macellazione del maiale (la pista), conciava insieme a salsicce, salami, lonze e prosciutti anche il ciauscolo, nel quale veniva inglobato il grasso in eccesso che avrebbe reso poco piacevoli gli altri salumi. E’ un salume ricavato dagli sprechi. La carne era presa dalla spalla, dagli avanzi del prosciutto, dalla pancetta e dalla lonza. Più grasso c’era è più era morbido. L’impasto macinato molto fine e condito con vino, sale, pepe e aglio, si insacca nel budello gentile. Si chiude e si appende come un grosso salame nei camini dove il fumo della brace viene perennemente alimentato. Il nostro salume viene delicatamente affumicato per tre settimane, un mese. Ad affumicatura ultimata, stabilizza il suo stato fisico conservato appeso come tutti gli altri salumi. Una volta cominciato deve essere finito in breve tempo. Il grasso in esso contenuto, a lungo andare, può alterarsi e diventare rancido. Buono, anzi ottimo, sul pane caldo con un rametto di rosmarino.

Spalmato o affettato. Lo spalmabile è venduto anche in barattoli di vetro ed usato come una crema. E’ il principe degli antipasti. Con la crescia calda, da solo, con il pane cotto a legna. Se prepariamo zuppe di legumi, ad esempio, ceci lessati con aglio e rosmarino, lenticchie con cipolla e pomodoro, fagioli bianchi con foglie di menta e aggiungiamo qualche dadino di ciauscolo appena scaldato sulla piastra o in forno e un giro di olio extra vergine abbiamo un gustoso e nuovo piatto completo. Da servire d’inverno fumante e d’estate tiepido.

I norcini marchigiani hanno ricette leggermente differenti per cui sono certa che questa mia versione, ovviamente documentata, potrà dare adito a critiche. Che aspetto molto volentieri!

Carla Latini

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