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Leee John porta la disco degli Imagination al Donoma, 35 anni da festeggiare

in Donoma Civitanova/Eventi da

Era il 1981 quando Disco Ring presentò “Body Talk”, un disco che veniva direttamente dall’Inghilterra. Poi l’anno dopo arrivò il loro successo più evidente, ovvero “Just an Illusion”. Questa è la breve presentazione degli Imagination di cui Leee John è il protagonista indiscusso. Sono passati 35 anni dove, alternandosi anche con il lavoro di attore, per il cantante musicista c’è stata un’intensa attività live di club e festival. Insomma, continua a brillare la stella degli Imagination dimostrando una buona energia insieme ad altri immortali superstar della disco music. Lo intervistiamo in attesa del suo ritorno in Italia grazie alla data conquistata venerdì 30 ottobre 2015, all’interno del Tyche Friday per il Donoma di Civitanova.

Ciao Leee John dopo 35 anni il fenomeno Disco Music degli anni Ottanta è solo un appuntamento per nostalgici o c’è anche la curiosità del giovane pubblico?

<<Innanzitutto provengo dall’epoca Soul Funk britannica, la disco è stata per me quella degli anni Settanta, ma molti altri Paesi cambiarono negli anni Ottanta, come la Francia che passò alla Disco Funk o al Jazz Funk. Io provengo dalla zona Nord di Londra, molti gruppi inglesi stavano emergendo in un periodo in cui eravamo tutti molto differenti, sia per look che per musica. Gruppi che poi si diffusero in giro per l’Europa e per il mondo. E’ stato un periodo davvero innovativo sotto il profilo artistico in tutti i campi. Detto questo, la musica che abbiamo creato è diventata universale per tutte le generazioni. I deejay amano i differenti mix e adesso molti studenti e giovani ascoltatori stanno scoprendo la musica degli Imagination e di Leee John>>.

Tu che sei un artista di fama internazionale puoi dirci se esiste una universalità nella musica?

<<La musica rompe tutte le barriere, occupa tutte le nostre emozioni. Non esiste un giorno in cui non ascolti musica. E’ parte della “chimica” della nostra storia>>.

Parlaci della differenza di pubblico che incontri di volta in volta, da quello inglese a quello italiano, da quello asiatico a quello americano.

<<Ovviamente ogni pubblico è differente, ma il loro amore per la nostra musica li accomuna>>.

Quale artista emergente ti ha impressionato di più?

<<Sono stato di recente al festival Reggae di Benicasim, in Spagna. C’erano due ragazzi italiani che avevano un sound giamaicano stupendo. Non riesco a ricordare il loro nome però>>.

Conosci allora qualche artista italiano che ti piace particolarmente?

<<Davide De Gregorio è un grande cantante, conosciuto anche con il Ddg Project. Ha bellissime canzoni e il suo prossimo album avrà melodie molto forti>>.

Cosa porterai al Donoma?

<<I miei spettacoli sono sempre pensati per il pubblico. Ogni platea è diversa e mi piace fare una performance speciale per ognuno di loro. Sarà “spettacolare”, con vecchi e nuovi brani. Date una guardata ai miei siti: www.leeejohn.com , www.feelmysoul.co.uk , facebook leee john>>.

Come ultima domanda, noi di Tyche Magazine chiediamo sempre di filosofeggiare con una parola ogni mese. A te chiediamo: cosa ti fa venire in mente la parola VITA?

<<Live, Life, and Love>>.

Kruger Agostinelli

Torna il Cena Spettacolo con buffet in sala buffet a 20 euro, prenotazioni e altre opzioni all’infoline 0733 775 860

Il pranzo della domenica delle Mariette al Giro d’Italia dei Sapori

in Giro d'Italia dei Sapori/Mangiare e bere da

Le Mariette, le “sfogline” più conosciute d’Italia, hanno inaugurato il Giro d’Italia dei sapori al ristorante La Lanterna di Flavio Cerioni. Ma chi sono e cosa fanno le Mariette con questo nome così buffo da sembrare quasi una compagnia teatrale? Sono più di cento e sono tutte romagnole. Età indefinita. Dalla ragione in su. Non sono cuoche, esclusa una che lavora in una mensa scolastica. Amano e tramandano la sfoglia. Quella vera fatta a mano. Insegnano, cucinano, raccontano. Svolgono un ruolo fondamentale nella Scuola di Cucina di Casa Artusi a Forlimpopoli. Le loro specialità sono la pasta sfogliata, tirata con il mattarello, la pasta ripiena, la piadina, il pane e i piatti tipici dell’Artusi. I classici della cucina romagnola di casa. Il pranzo che le Mariette hanno preparato per gli amici della Lanterna si è svolto di domenica. Un tavolo “vip” ospitava gli ideatori del Giro: Elsa Mazzolini, Alfredo Antonares e lo stesso Flavio Cerioni. Che non è stato seduto mai. Sempre in giro per la sala a coccolare i clienti. In cucina, con le Mariette, la bravissima Elide Pastrani. Una cuoca con una grande sensibilità olfattiva. Nulla da invidiare alle Mariette. Ma il gioco: a quante mani?, 16? 18? È riuscito molto bene. Si voleva, volutamente, riproporre il classico pranzo della domenica. Ai tempi in cui si mangiava, bene, solo una volta a settimana. La pasta sfogliata a mano era un cult. Ripiena e al forno. Ma andiamo per ordine. L’antipasto è il cappone in galantina con la composta di cipolla rossa. Un piatto quasi regale. Direi sontuoso nella sua complessità. I cappelletti all’uso romagnolo sono ripieni di formaggi vari, senza carne. Tanto grandi da riempire, ognuno il cucchiaio. Uno per uno, in un boccone all’altezza del cappone. Un boccone da re. Le lasagne della domenica stavolta sono in bianco. Con spinaci e altre verdure. Una densa e morbida besciamella le lega rendendole voluttuose e molto gustose. Avete capito che le Mariette non scherzano. Volete la tradizione romagnola? Eccola qui. Il piatto forte è un filetto di maiale all’aceto balsamico con scalogno in agrodolce alla Saba e sformato di carote e spinaci. Da notare, se non ve ne siete accorti, il ripetersi degli ingredienti nelle portate. Una cosa che si fa quando si cucina a casa. Se comprate gli spinaci in abbondanza perché sono belli e convenienti li declinate in quasi tutte le portate oppure no? Certo che si. Un cuoco ‘vero’ non lo farebbe mai a meno che non si tratti di un menu tematico. Ma le Mariette non sono cuoche e si comportano come farebbero a casa. Il dolce che ha chiuso l’allegro conviviale è la zuppa inglese con l’alchermes che fa tanto colore. I vini che hanno accompagnato i piatti sono stati, come da copione, tutti marchigiani: Garofoli, Lucarelli, San Lorenzo, Conti di Buscareto. Alla fine applausi e domande. Elsa e Alfredo si complimentano, chiedono informazioni e disquisiscono sulle quantità del sale utilizzato e su come cambiano, paese per paese, le tradizioni culinarie. Cavilli divertenti che fanno rimane gli ospiti seduti ancora un po’ a bere il caffè, rigorosamente corretto al Varnelli. Dopo un pranzo luculliano come questo ci sta! Prossimo appuntamento del Giro d’Italia dei sapori il 15 Novembre con Gino Angelini da Los Angeles. Io per Tyche ci sarò per voi. Provate a chiedere se ci sono ancora posti liberi info@allalanterna.com 0721884748.

Carla Latini

Luca Zamparini ed il “Naso di Carlotta”: una bella storia di solidarietà

in Cultura da

La sensibilità del cuore di un cuoco è spesso molto grande, complice anche il calore dei fornelli. Questa che sto per raccontarvi è una storia bella, commovente e vera. Luca Zamparini (vi ho già scritto di lui QUI) conduce con la moglie Nunzia e la cognata Iva, il Ristorante Gvstibvs ad Osimo.

Da diversi anni, ormai, è il presidente dell’Associazione “Il Naso di Carlotta” ed è istruttore di cani adatti ad essere compagni/amici di disabili. Mi raccontava che, con accanto un cane ben addestrato e, assolutamente gioioso, la persona coinvolta diventa autonoma al 70% e rende più serena anche la vita di tutta la famiglia. Lo slancio con cui vi scrivo queste cose belle mi viene dalla grande soddisfazione che Luca e Nunzia hanno avuto il 25 settembre scorso quando il Rotary dell’Alto Fermano ha organizzato nella splendida cornice di Villa Serita a Penna Sangiovanni (MC) una conviviale Interclub Rotary Alto Fermano Sibillini il cui tema era “Il cane da supporto fa la differenza tra la dipendenza e l’indipendenza”. Presenti moltissime personalità del mondo rotariano e del mondo cinofilo, come il presidente dell’Enci, e delle istituzioni locali: Luca Zamparini de “L’Associazione Il naso di Carlotta” di Osimo- Ancona , l’istruttore cinofilo Tommaso D’Angelo del centro cinofilo “Canis sapiens” di Sorrento accompagnati dal loro maestro Luca Rossi direttore tecnico del “Centro studi del Cane Italia” di Salsomaggiore Parma. Dopo i saluti di rito dapprima si sono sviluppate tutte le tematiche relative alla formazione del cane da supporto, quali sono i benefici, le peculiarità caratteriali e di razza, poi l’aspetto tecnico e la preparazione fino poi alle dimostrazioni pratiche. Con Isis, labrador di 4 anni, si è portato a conoscenza del folto pubblico presente tutto ciò che può fare un cane preparato a 360 gradi: caricare la lavatrice, accendere e spegnere la luce, aiutare nelle vestizione, raccogliere oggetti. Ma il clou della serata è stato il piccolo Claudio, bambino di 12 anni affetto da atrofia muscolare spinale (Sma) che con la sua golden retriever Lady di 18 mesi, ha commosso e impressionato l’intera platea, che ha potuto constatare con mano a quanta indipendenza può portare un cane ben preparato ma soprattutto che diventa una compagnia insostituibile: dedizione, amore puro, gioia e vita. Il Rotary, nella persona del presidente Sandro Pacioni e dei suoi più stretti consiglieri, ha voluto fortemente questo incontro per poi impegnarsi in un progetto pluriennale nella formazione di cani che andranno a supportare disabili. La prima adozione è stata fatta proprio in questa serata ed è Emma piccola border collie di 5 mesi che sarà preparata per E.C. di Osimo.

Grande soddisfazione per Luca Zamparini istruttore cinofilo e presidente della Associazione “Il Naso di Carlotta”: sono veramente emozionato, finalmente dopo aver bussato a tante porte qualcuno ha creduto in questo progetto che veramente può cambiare la vita a chi già è sfortunato, ringrazio tutto il gruppo del Rotary Alto Fermano e Sibillini e in special modo Sandro Pacioni per la benevolenza, la disponibilità, la discrezione con il quale ci hanno accolti e ringrazio il mio amico e collega Tommaso che con il piccolo Claudio e la sua famiglia ci hanno raggiunto da Sorrento e Luca Rossi che con la sua professionalità ed esperienza segue sempre il nostro lavoro e la nostra formazione. Con il Rotary si è fatto il primo passo per “l’indipendenza”. Si replica l’11 novembre. Prendete nota.

Carla Latini

Antonella Ruggiero si racconta aspettando il live al Tyche Friday del Donoma

in Donoma Civitanova/Eventi/Giornalista e dintorni da

Che voce quella ragazza! Era la lontana estate del 1975 e per la prima volta da Genova i Matia Bazar si esibivano nelle Marche, in un dancing ormai relegato ai ricordi, il Tapioka Club. La prima hit era “Stasera che sera” e lei, la cantante, Antonella Ruggiero. Poi una carriera esaltante fuori e dentro i Matia Bazar, la sperimentazione con i Subsonica e tante profonde esperienze fra musica sacra e lirica. Venerdì 23 ottobre Antonella Ruggiero sarà al Donoma di Civitanova, per il secondo appuntamento live targato Tyche Friday.

C’era un bel po’ di tempo fa un locale all’aperto di Falconara Marittima. Si chiamava il Tapioka. Qui ricordo un esordiente band genovese che si presentò per la prima volta fuori dai suoi confini. La cantante non era niente male mentre interpretava “Stasera che sera”. Inevitabile chiederle quanto contino per un artista le proprie radici.

<<Sono fondamentali, perché l’arte si fonda proprio sulle radici e su quello che un artista riesce a trasformare e rielaborare nel tempo. Le radici sono essenziali per una persona che vuole creare e fare arte in generale, non solo nella musica>>.

Un artista vero cambia e sperimenta per una propria esigenza creativa mentre il pubblico, lo sappiamo bene, spesso è conservatore. Antonella Ruggiero ha trovato il giusto equilibrio in tutto questo?

<<Credo di sì. Il pubblico non è tutto conservatore, anzi: c’è una platea che segue cose che radio e televisioni non passano, a parte qualche raro esempio di canale interessante. C’è la solita questione legata alla grande vendita che deve essere in qualche maniera propinata alla massa. Però c’è quest’altro tipo di pubblico, non piccolo ma composto da tante persone, che segue la buona musica che c’è in Italia, da nord a sud. Ci sono rassegne che sono la base di tutto quello che è l’altra faccia della medaglia, con concerti meravigliosi che non vengono certo promossi nei canali tradizionali. Ma internet e tanti mezzi di comunicazione fanno si che l’arte giri non solo per le lavorazioni di massa. C’è come un muro che separa le due cose>>.

Nell’autunno 2004 è stata la prima ed unica interprete ad aver ricevuto il permesso di cantare nella Santa Casa del Santuario di Loreto. Ma ha anche avuto importanti esperienze a Jesi o e Pesaro. Ha per caso qualche aneddoto sulle Marche o sui marchigiani?

<<Ogni volta che approdo nelle Marche mi trovo davanti a dei panorami e dei luoghi magnificamente conservati. Una regione straordinaria, sono veramente lieta di tornare a visitarla. Ogni volta scopro qualcosa di nuovo, qualcosa che mi era sfuggito in tanti anni di frequentazioni, visti i concerti fatti. Un grande luogo!>>.

La sua mobilità artistica in tutti i generi musicali è positivamente impressionante. Crede ancora di avere dei sogni nel cassetto da realizzare?

<<Non ho mai avuto sogni nel cassetto. Il cassetto è sempre stato aperto sia per deporre idee sia per tirar fuori progetti. Adesso stiamo ultimando ad esempio un lavoro molto importante, forse il più importante di questi anni: un lavoro realizzato nella cattedrale di Cremona con organo (suonato da Fausto Caporali) e voce. Sono 17 brani di musica sacra, veramente intensa e ben arrangiata. La cattedrale è un luogo adatto per un certo tipo di raccoglimento in musica. L’album uscirà a brevissimo e si intitolerà “Cattedrali”>>.

Può anticipare cosa proporrà al pubblico del Donoma nella sua imminente partecipazione?

<<Con me sul palco ci saranno due artisti straordinari. Il primo è il pianista Mark Harris, che ha lavorato per anni con Fabrizio De André. E’ stato suo arrangiatore, musicista e amico. Ama l’Italia profondamente. Poi c’è Roberto Colombo con i suoi suoni sintetici>>.

Tyche Magazine ogni mese ha una sua parola chiave su cui filosofeggiare. Ora tocca al termine VITA. A lei cosa provoca?

<<Creatività costante, prima di tutto quella del cervello. Il cervello funziona in maniera diversa da una persona all’altra. E’ il grande motore che mi fa venire le idee, crea suggestioni e movimenta costantemente quella cosa chiamata anima, chiamata interiorità. Dalla sensibilità e dal cervello parte l’azione, partono i progetti>>.

Kruger Agostinelli

Biglietti a 22 euro comprensivi di consumazione, disponibili su CiaoTickets e su TicketOne. In alternativa sarà possibile acquistarli (fino ad esaurimento posti) dal botteghino del Donoma dalle ore 21 in poi del giorno stesso dello spettacolo, venerdì 23 ottobre. L’ingresso al locale sarà possibile dalle ore 22 in poi e l’inizio dello spettacolo è previsto alle ore 23. La prenotazione dei tavoli si possono effettuare tramite l’infoline 0733775860

Elis Marchetti e l’Osteria di Ugo Bassi: semplicità prima di tutto

in Senza categoria da

Da 8 anni Elis Marchetti ed il suo socio Claudio tengono viva piazza Ugo Bassi ad Ancona con la loro Osteria. Che è una vera e propria Osteria. Il legno scuro ed i tavoli sobri e senza fronzoli ne sono i diretti testimoni.

Elis viene da Chiaravalle, ha lavorato a Senigallia, Alice Channel e Vera Tv lo trasmettono dietro i fornelli mentre racconta le sue storie di cucina, ma, quando si siede con me e la mia amica Cristiana Carnevali (di lei vi scriverò in seguito), si scioglie in uno “slang” tipicamente anconetano. Discreto e molto chic. Che a lui, giovane e affascinante, dona molto. Ho voluto mangiare i piatti più semplici che poi sono i più difficili: alici marinate al Verdicchio, scritto nella lista delle vivande con la V maiuscola, e il classico stoccafisso all’anconetana. Le alici sono decorate e insaporite da minuscoli frutti di bosco rossi. Lo stoccafisso è buonissimo, intendo il pesce. Il condimento delicato e le patate di ottima qualità lo rendo un grande piatto. Gli chiedo quali sono i “grandi” che ammira. Mi risponde tutti. Ma ha un debole, anche se ancora non è stato a mangiare da lui, per Gianfranco Vissani. Ricorda una frase di un famoso cuoco insegnante durante un corso all’Etoile: in cucina, Vissani, non ha rivali. Da qui parliamo di materia prima. E trovo un portone spalancato quando gli domando: Ma come le fai le alici? Ecco il ritorno dell’importanza della materia prima: <<Le vado a prendere al porto la sera del lunedì alle 18.30. Le più fresche arrivano alla sera>>. Capisco e ammiro la sua risposta: bella l’idea dei frutti di bosco rossi. E lui: <<Pensa che è un piatto che faccio da 8 anni, mi sono stufato!>>. Il fuoco della passione che gli arde alla bocca dello stomaco sta cominciando a uscire, così mi dice che i piatti che propone, ogni giorno, sono piatti della tradizione marchigiana, i più. Poi c’è qualcosa che strizza l’occhio alla cucina romana e anche alla toscana. Nel tempo la sua clientela si è abituata e lui si è abituato a loro. Siamo ad, ops, “in” Ancona. Ma questo l’ho detto io e non lui. Elis vorrebbe fare altro ogni tanto, e comunque ci riesce perché, quando parla della carbonara dice che è la “sua carbonara”. Ci credo. Mette tutti i suoi sensi nella realizzazione dei piatti anche in creazioni “normali” come uno spaghetto alle vongole. Ma attenzione! Come ho scritto prima, è nella semplicità e nella normalità che si capisce la bravura di un cuoco e il suo “sentire il piatto”. Mi racconta della brigata. In tutto sono tre, lui compreso. E seguono anche la produzione della pizza e il banco dove portare via “all’asporto”. Uno dei ragazzi ha la mano creativa e si prende cura anche dell’aspetto del piatto, che sia un tagliere di salumi o un crudo di pesce. L’altro, bravissimo in tutte le realizzazioni classiche, non trova necessario che il piatto sia curato con una certa grazia. Lui guarda alla sostanza. Una squadra “corta” e vincente. Ormai, dopo 8 anni, Ancona ha capito che si può andare in piazza Ugo Bassi anche per mangiare bene, bere meglio e fare un’esperienza “a step”. Senza essere forzati. Elis ha un’apparenza umana molto dolce. In fondo è caparbio, tenace e passionale. Riconosce, e questo mi è piaciuto molto, che la vicinanza di Claudio, che si occupa <<dei cordini della borsa con attenta meticolosità>>, è stata ed è strategica per il conto economico dell’Osteria. Se ho scritto di lui è perché mi è piaciuto tutto. Anche il servizio curato, spiritoso e ben diretto dalla sua mamma. Non ho preso il salame di tonno, peccato! Sarà il motivo per ritornare. Comunque, io che ne mangio tanti di cuochi, posso proprio confermare che Elis li “sente” i suoi piatti. La sera conviene prenotare 0712814235, info@osteriadellapiazza.com

Carla Latini

Nikita Sergeev gran finalista al Premio Chef Emergente 2015

in Mangiare e bere da

Nikita Sergeev de L’Arcade di Porto San Giorgio ci ha provato fino in fondo ma alla fine l’ha spuntata Oliver Piras del ristorante Aga di San Vito di Cadore. E’ lui infatti il miglior chef emergente d’Italia 2015. Onore anche a Gianfranco Bruno de La Masseria del Falco di Forenza, l’altro finalista in rappresentanza del sud. Questo il verdetto di una qualificatissima giuria di giornalisti e chef agli assaggi, di cui ha fatto parte anche Tyche Magazine, e un rappresentante della FIC dietro le quinte a controllare ogni mossa e scarto superfluo. Oliver ha convinto con il suo rigatone all’amaro di carciofi addolcito dalla stelvia, il salmerino al triplo verde, il maialino all’aglio bruciato e il gelato al pepenero mele e levistico. Una finale emozionante che ha visto Gianfranco Bruno sfiorare la vittoria con il finto peperone ‘mbuttonato, seguito dalla minestra di grano spezzato e dall’involtino di maiale con il dessert autunnale a chiudere, e Nikita Sergeev con le uova strapazzate, la coraggiosa minestra di cuore d’agnello, il maremonti di maiale e gambero, l’english breakfast in chiusura.

Un successo meritato per Cooking for Art 2015 impeccabilmente organizzato dallo staff della Witaly di Lorenza Vitali, condotta magistralmente da Luigi Cremona. Di seguito l’intervista allo chef Sergeev, che abbiamo già intervistato nel nostro primo Chef Tyche (potete leggere di lui QUI).

Kruger Agostinelli

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Alla Lanterna di Fano parte il Giro d’Italia dei Sapori. Tanti gli chef… da maglia rosa

in Giro d'Italia dei Sapori/Mangiare e bere da

Una casacca da cuoco rosa Giro d’Italia indosso a Elide Pastrani, la bravissima cuoca de Alla Lanterna di Fano ha dato il via alla seconda edizione de “Il Giro d’Italia dei sapori” 2015-2016. Un’idea pensata da tre teste appassionate e profondamente amiche. Chi nel panorama enogastronomico italiano non conosce personaggi come Elsa Mazzolini, Alfredo Antonares e Flavio Cerioni, il patron appunto del locale dove si svolgerà il Giro? Elsa Mazzolini è la direttrice di una delle riviste più note e lette in Italia ed in Europa, la Madia; Alfredo Antonares è un giornalista enogastronomico, cuoco all’abbisogna, conduttore televiso e chi più ne ha ne metta; Flavio è, in questo mondo, un controcorrente coraggioso. Difensore sincero delle materie prime “reali”, sostenitore che la cucina seria serve per educare i palati a mangiare bene, fresco e stagionale. Come predica sempre il nostro Mario Mauro Mariani. Il trio ha inventato una kermesse che consiste in un vero e proprio Giro d’Italia di prodotti e di cuochi. Sono stata alla conferenza stampa.

Antonares ha spiegato il significato, nobile, del far incontrare nella cucina di Elide prodotti e cuochi importanti e stellati. Uomini che porteranno i profumi e gli odori della loro terra a Fano. Saranno i prodotti e i cuochi a parlare con i loro piatti. Ci sarà spettacolo, divertimento e cultura. Si comincia domenica 11 ottobre, a pranzo, con Le Mariette (un’associazione di più di 100 donne non cuoche che da anni divulga la cultura della sfoglia). Cucineranno il vero menu romagnolo della domenica. Sarà un tuffo nei ricordi di quando dai cappelletti in brodo si passava alle lasagne. Tutto fatto a mano e con la cura, casalinga, di un tempo. I pezzi forti del Giro, se mi posso permettere e non me ne vogliano gli altri, sono tre.

Il primo è Gino Angelini, Osteria Angelini a Los Angeles, che Alfredo presenta come uno dei migliori cuochi italiani negli States. Prima di lì Gino era al Des Bains di Riccione. Qui si sono formati tanti più cuochi di quanto possiamo immaginare. La cena del 15 novembre prevede, insieme a Gino, una ventina di suoi “allievi”. Da Riccardo Agostini, ben noto a questi schermi (potete leggere di lui QUI), a Vincenzo Cammerrucci e tanti altri. Sarà necessario soppalcare la cucina… Secondo, in ordine di tempo, il nipote del celebre Valentino Mercattilii del San Domenico di Imola. Uno dei ristoranti che ha segnato la storia della cucina italiana. Si tratta del giovane Massimo Mascia. Sarà un piacere vederlo all’opera il 23 Gennaio. Fra il 15 novembre e il 23 gennaio, si esibirà Gegè Mangano, dalla Puglia, il 3 Dicembre. Le altre date sono da destinarsi ma mese e cuoco ci sono già. Febbraio vedrà la presenza di Stefano Rufo da Isernia, Marzo Giuseppe Aversa da Sorrento, aprile Maurizio D’Urso dalla Sicilia (per lui è il secondo Giro!) e a maggio ci sarà Enrico Croatti da Madonna di Campiglio. Non sono nomi televisivi, come sottolineano i tre ideatori del format, sono cuochi che ancora stanno dietro le cucine e ogni giorno scelgono le materie prime migliori. Dice Flavio che lo chef, l’unico chef, cioè il capo in cucina, è il prodotto!

Ma veniamo al terzo pezzo forte che è stato ed è uno dei migliori cuochi italiani. Quando aveva il Ristorante in Toscana aveva accumulato tutti i riconoscimenti che esistevano, stelle, cappelli, faccini radiosi, forchette ecc… Ora che, come racconta con l’affetto dell’amico fraterno, Alfredo Antonares, fa il consulente per grandi gruppi, sta di nuovo stupendo tutti. Il suo nome è Fulvio Pierangelini. Il cuoco dell’essenziale. Purtroppo e, conoscendolo bene come lo conosco, sarà un’ardua impresa (ma Flavio ci riuscirà!) incastrare Fulvio in mezzo alle altre date già fissate. Come corrispondente di Tyche del Giro d’Italia dei sapori vi terrò informati. A dimostrazione che il trio ha inventato qualcosa di realmente importante per le Marche ci sarà ogni sera la presenza dei ragazzi dell’Alberghiero di Pesaro coordinati dal Prof Paolo Pagnoni. Un’occasione unica per loro. Un valido appoggio verrà dato anche dall’Accademia della Cucina Italiana nella figura del responsabile Marche Mauro Magagnini. Alberto Mazzoni, direttore IMT, garantirà la scelta delle cantine. Perché al Giro d’Italia si beve marchigiano! Per tutte le altre info e per prenotare 0721 884748, info@allalanterna.com. In conclusione, ha affermato Alfredo Antonares, il Giro sarà la ghiotta e colta occasione per, senza muoversi di casa, fare un vero tour gastronomico dello stivale. Vale la pena di esserci.

Carla Latini

Angela Velenosi: “il segreto è viaggiare, occorre comprendere il mondo”

in Senza categoria da

L’ultimo riconoscimento, quello di Testimonial Marche Nel Mondo ad Expo 2015. Angela Velenosi rappresenta sicuramente una delle pagine più belle e importanti del mondo dell’imprenditoria femminile. Non solo delle Marche. Fondatrice nel 1984 con il marito Ercole della cantina Velenosi, nell’ascolano, il suo successo viene decretato da un curriculum di tutto rispetto: dall’associazione nazionale Le Donne del vino, all’onorificenza di Cavaliere del lavoro, fino alla nomina a presidente del Consorzio Vini Piceni Doc.

Angela Velenosi, imprenditrice di successo. Quando si parla di comando, avverte ancora una sottile differenza nel conflitto fra uomo e donna?

<<Assolutamente no. Non è una questione di genere. E’ importante essere leader. La leadership si conquista sul campo di battaglia: il gruppo ti segue laddove sa di ricevere dal proprio capo delle direttive giuste, e risposte altrettanto giuste. Maschio o femmina che sia>>.

Lei rappresenta fuori dai confini regionali il nostro territorio. Un territorio che troppo spesso viene considerato con poca identità. Angela Velenosi avrebbe una ricetta vincente per invertire questa tendenza?

<<Chiaramente parlo per il mio settore (anche se ho percezione di tutto quello che riguarda la proposta turistica, lavorandoci a stretto contatto). Non penso che la regione Marche abbia sbagliato informazioni o che gli operatori abbiano saputo promuovere male questo territorio. Ma nel mio settore è questione di numeri. Nelle migliori annate in Italia si producono circa 45-50 milioni di ettolitri di vino, dalla Valle d’Aosta a Pantelleria. Traducendo questo dato regionalmente, il Veneto, ad esempio, rappresenta da solo 9 milioni di ettolitri, la Sicilia 7 e l’Abruzzo 4. Arriviamo a noi: le Marche in un’annata ottima possono raggiungere un milione di ettolitri di vino prodotti, considerando tutte le denominazioni comprese le Igt. Non abbiamo la stessa quantità nei numeri per combattere la guerra al Montepulciano d’Abruzzo, al Chianti o al Valpolicella. Restiamo un mercato di nicchia. Siamo ben riusciti a farci conoscere con denominazioni come il Verdicchio che, nonostante i piccoli volumi rispetto alla concorrenza, ha saputo collocarsi in una nicchia di mercato di qualità, di valore. Questo è il lavoro che dobbiamo fare: non andare a combattere su di un ring con chi ha un peso maggiore di noi, ma puntare sulla qualità. Dimostrando che in una regione sicuramente piccola dal punto di vista produttivo si possono fare grandi cose. Poi sotto l’aspetto turistico si dovrebbe abbandonare l’individualismo tipico di questa terra, che è una brutta abitudine. Iniziamo a parlare di Marche>>.

I giovani si lasciano condizionare da mode e tendenze per cui, ad esempio, il mondo dell’enogastronomia o dell’informazione viene preso d’assalto senza studiare prima un progetto di fattibilità. Colpe e soprattutto rimedi? Ad esempio scuole inadeguate, una burocrazia asfissiante, un mercato saturo o semplicemente mancanza d’intuito?

<<Una domanda che tocca tante corde, ci vorrebbe un giorno intero per rispondere. Posso dire ai giovani che devono viaggiare. E’ questa la carta vincente. Viaggiare mi ha aiutato molto, perché mi ha permesso di capire cosa succede nel mondo. Bisogna aprirsi senza paura, apprendere tante cose per poi riportarle in Italia. Ecco, mi piacerebbe che i giovani trovassero qui la loro realizzazione, grazie ad una mente diversa, più aperta. I nostri ragazzi vivono troppo dentro casa, invece fa bene partire. Poi, politicamente, sappiamo quali sono i mali dell’Italia. Ma bisogna creare una scintilla. Va cercata fuori e riportata qui, in Italia>>.

Lei beve vino, esclusi i suoi ovviamente? Che gusti ha?

<<Ora mi confesso: sono una grande appassionata di birra. L’adoro. Sono anche una viziata, quindi dalla birra passo direttamente alle bollicine. Non importanza se Champagne o metodo classico italiano. Quel che conta è che siano bollicine di qualità. Niente compromessi>>.

Lei è donna molto bella. La bellezza è un privilegio in più o a volte è un ostacolo per le legittime ambizioni?

<<Se dovessi risponderti come Angela Velenosi direi che è un limite, che mi ha creato sempre qualche difficoltà. Come donna direi di no. Da una parte è certo piacevole il consenso per un aspetto gradevole ma dall’altro canto tutto ciò diventa difficile. Bisogna stare attenti per evitare che un gesto possa venire mal interpretato. Bisogna essere molto coscienti di se>>.

Tyche Magazine ogni mese ha una sua parola chiave su cui filosofeggiare. Ora tocca al termine VITA. A lei cosa le evoca?

<<Una parola bellissima, è l’essenza di tutto ciò che siamo. Vita è pensare ai miei figli, è pensare alla nascita dei miei vini, è pensare alla magia che c’è dietro questa parola. Mi trasmette pensieri importanti. Quando ognuno di noi si guarda indietro può scoprire che dalla vita sono nate le cose più belle che ha fatto>>.

Kruger Agostinelli

Premio Senigallia Gualtiero Marchesi, un atto d’amore alla nostra terra

in Mangiare e bere da

Il Maestro Marchesi, si sa, ama le Marche e le frequenta spesso perché molti dei suoi amici sono marchigiani. La città di Senigallia gli ha dedicato un premio singolare nella sua complessità. Un premio che va al di là della sua storia di cuoco, artista, divulgatore, insegnante. Un premio che va all’uomo che è e che sarà. Ne conosco tanti, per mia fortuna e per l’arricchimento della mia anima, di uomini grandi ma Marchesi è unico. Unico anche quando si ricorda di tutti: dei suoi collaboratori, dei suoi allievi e dei suoi discepoli. Ma qui toccherei un argomento alquanto discusso ed io, per quanto bravina, non sono all’altezza. Per raccontarvi qualcosa di diverso ho capito da dove è nata l’idea ed ho chiamato Elio Palombi. Un elegante e colto signore milanese con un pezzo di cuore nelle Marche. Lo conosco da 20 anni e posso chiamarlo amico a ragione. Non è nuovo Palombi ad organizzare eventi macro nella nostra Regione. Ricordo Fabriano, Acqualagna, San Lorenzo in Campo… E’ stata la tragica alluvione di Senigallia a fargli pensare cosa avrebbe potuto fare per la città che rappresenta il polo marchigiano dell’enogastronomia e del turismo. Qui lavorano Moreno Cedroni e Mauro Uliassi. Quindi perché non portare a Senigallia, per rafforzare il suo valore, il più grande dei cuochi italiani conosciuto al mondo? Palombi ne parla con il sindaco ad Aprile. In pochi mesi il gioco è fatto. La scelta della fine di settembre è voluta. Il Premio città di Senigallia ha voluto chiudere in bellezza questa estate che è stata splendida, come clima e come eventi. Mi dice Palombi che il Premio avrà un seguito e continuerà in collaborazione con la Fondazione Gualtiero Marchesi. Ogni anno verrà premiato un “numero uno”. Un personaggio, non necessariamente del mondo enogastronomico, che abbia i valori umani e professionali per essere, appunto, un “numero uno”. Potrà essere anche non italiano, mi ricorda Palombi su suggerimento di Gualtiero. La serata è stata deliziata dal concerto di Lucrezia Dandolo Marchesi che ha omaggiato il nonno e gli ospiti con un bellissimo intervento musicale. Molti i vip intervenuti. Fra tutti Rosanna Vaudetti che ha condotto con grandissima grazia e professionalità, stimolando anche, con intelligenza, gli allievi dell’alberghiero, il giorno, dopo durante la lectio magistralis. A rappresentare l’imprenditoria, Domenico Guzzini e il signor Meletti. Ospiti straordinari Cino Tortorella, Mago Zurlì!, Giorgio Grai (gli appassionati di vino sanno di chi sto scrivendo) ed Eugenio Medagliani. L’uomo delle pentole più belle d’Italia. L’uomo che ha stimolato la creatività di Gualtiero con attrezzi da cucina e utensili. Fra loro, per il divertimento di tutti, è montato un “siparietto” esilarante e molto istruttivo. Hanno partecipato amici giornalisti del nostro mondo come Elsa Mazzolini con la figlia Chiara, Alfredo Antonares con il nostro Flavio Cerioni. Uno dei più attivi patron di questo nostro mondo. La presenza di Stefano Miceli, pianista direttore d’orchesta, spesso al seguito del Presidente della Repubblica ha dato ancora più pregio alla serata. Che si è conclusa con una cena ‘umile’ cucinata dallo staff dell’Hotel City. Una cena che ha toccato le note povere del pescato marchigiano ma anche di quello pregiato. A dimostrazione che , come afferma da sempre Marchesi, gli ingredienti semplici e di ottima qualità, lavorati con cura, si trasformano in un gran mangiare. Le 170 persone intervenute hanno molto apprezzato anche gli antipasti a buffet, grandi salumi e formaggi dalla nostra terra e i pasticcini al momento del caffè.

Carla Latini

Negramaro ad Ancona: “Rivoluzione è rimettere al centro di tutto la vita”

in Senza categoria da

“ La Rivoluzione sta arrivando” è il titolo per un’opera di dodici brani inediti. Dopo cinque anni di silenzio discografico, ecco come si ripresentano i Negramaro, che domenica 15 novembre attereranno con il loro tour al PalaRossini di Ancona, grazie all’organizzazione di Tyche Eventi.

La copertina è una Jolly Roger, ossia la bandiera dei pirati, rivisitata in chiave Negramaro proprio per evidenziare i concetti chiave confezionati all’interno dove morte, vita, sentimenti e ironia sono le colonne portanti. L’ascoltiamo con attenzione su Spotify e l’impatto sonoro di questo lavoro non delude di certo. Un sound potente, intenso, intimo, inebriante  e riconoscibilissimo grazie all’interpretazione di quel Giuliano Sangiorgi divenuto un punto di riferimento irrinunciabile nel panorama italiano. Collaborazioni importantissime da Jovanotti a Elisa, da Claudio Baglioni ad Adriano Celentano e ultimamente voluto da Francesco De Gregori nel suo omaggio ai 40 anni di Rimmel.

‹‹La rivoluzione è rimettere l’uomo e la vita al centro di tutto, una specie di nuovo umanesimo – spiega proprio Sangiorgi – Tutto dipende dalla gente e per una rivoluzione non sono necessari santi o miracoli››.  Confermando che evoluzione musicale, attenzione alla società e inquietudini esistenziali sono un ottimo cocktail per realizzare grandi canzoni.

‹‹Inevitabilmente, per quanto i Negramaro abbiano mantenuto la loro identità musicale e chiunque ascolti il disco penso possa ritrovare i parametri del nostro sound, si cerca sempre di rinnovarsi. E’ il cambiamento stesso l’evoluzione, la voglia di rinnovarsi, che porta a creare e produrre cose nuove››, spiega il batterista Danilo Tasco.

Sangiorgi, ora che anche Ligabue interpreta la Taranta c’è il sospetto della omologazione dei suoni? Insomma globalizzazione anche nella musica?

‹‹A dire il vero qualche settimana fa la Taranta è arrivata a casa mia!  Ho avuto l’onore di avere da me due artisti del calibro di Paul Simonon e Tony Allen e abbiamo improvvisato insieme una jam session incredibile. Abbiamo suonato insieme “Lu Rusciu de lu mare”. Mi fa molto piacere che diversi artisti si avvicinino alla realtà della Taranta, per cui assolutamente ben venga che anche Ligabue e altri nomi importanti lo facciano››.

Dopo quindici anni di attività c’è il timore di invecchiare? Oppure sentite i benefici della maturazione?

‹‹Noi siamo orgogliosi di essere insieme e ancora inseparabili dopo così tanti anni. Siamo nati e cresciuti insieme, da anni condividiamo quasi tutto insieme, si può dire che viviamo insieme. E questa è la nostra piccola grande rivoluzione, perché rimaniamo sei pazzi che continuano a suonare e a fare ciò che vogliono, con la stessa passione dei primi giorni››.

Kruger Agostinelli

Negramaro ad Ancona. Domenica 15 novembre 2015 ore 21,30 al PalaRossini. Infoline 0733 817259. Prevendite online su TicketOne e Ciaotickets

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