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Tutti insieme appassionatamente per J Ax al Donoma. Tyche Friday fa il pieno e Panariello si aggiunge al coro.

in Donoma Civitanova/Eventi da

Uno show in tutti i sensi per un calibratissimo J Ax che dirige sapientemente il suo pubblico. E tutto comincia nel pomeriggio quando “I Sociopatici” di Rai2 lo intercettano telefonicamente in auto mentre si sta dirigendo verso Civitanova Marche. Proviene dal ghiacciaio della Val Senales, scelto come location per il videoclip natalizio di “Intro“. E’il nuovo singolo realizzato in collaborazione con Bianca Atzei, anche lei  probabile protagonista in uno dei prossimi appuntamenti del sempre più spettacolare Tyche Friday, il venerdì live del Donoma. Radio, telefono, internet e palcoscenico si mixano alla perfezione per J Ax. Di fronte alla domanda di cosa ne pensa di coloro che, oltre a fare le foto, fanno pure i video dei suoi spettacoli risponde << nel prezzo del biglietto che loro pagano, hanno diritto anche a questo >>. E confessa che l’unico desiderio che lui ha << è che ci sia tanta gente e non importa poi cosa faccia. Se vogliono mangiare pizza, ballare o guardare il concerto dallo sscaletta J Axchermo del loro telefonino poco importa >>. Non rimarrà deluso neanche in questa data – in esclusiva per le Marche – il cantante milanese. Un formidabile successo di presenza che si è materializzato in un Sold Out, in settimana per i posti del ristorante e dei tavoli in sala, al quale aggiungere quello definitivo con la biglietteria. E il pubblico? Bello, colorato e di tutte le età. Può essere davvero soddisfatta la Tyche Eventi, dimostrando l’universalità e la validità della musica proposta nella sua importante rassegna.


Space One
introduce ed accompagna il rapper milanese, insieme a Luca Paolo Aleotti, meglio conosciuto come Weedo, membro del gruppo musicale pop rap italiano Gemelli DiVersi e soprattutto fratello di J Ax e con la complicità del dj Fabio B. Dopo un bel riscaldamento di un quarto d’ora, a mezzanotte in punto arriva lui e canta ben 18 brani da “Il bello d’esser brutti” a “Maria Salvador“.

Kiara Ruzziconi concerto J AxCi sono fans come Kiara Ruzzy che lo sfiora sul palco il rapper milanese e cerca di consegnargli una “4-chetta“, in edizione limitata natalizia. E poi Kiara diventa indispensabile per tutto lo staff, è lei che tiene aggiornati tutti quanti sull’andamento della scaletta. Conosce tutti i brani a memoria. Da ultimo, è bello notare a due settimane esatte dalle orrende stragi parigine che rimane intatta la voglia della gente, non solo di divertimento ma soprattutto di stare insieme.

Salvatore Lattanzi Giorgio Panariello Nicola VeroliniE la festa continua al Donoma con la musica super di Aldo Ascani e Davide Domenella. Anzi, al coro si unisce anche Giorgio Panariello. Infatti il comico toscano, in compagnia di Nicola Verolini si posiziona sulla balconata, in compagnia del nostro editore Salvatore Lattanzi con l’amministratore Mimmo Sicolo e, per la proprietà, Diana Zamfir. Gli piace guardare tutta quella gente che balla. Cin cin e foto per tutti, anche per me. Infattì è proprio Panariello in persona che sorridendo mi fa << riposati! >> e vuole farmi uno scatto dalla mia Canon. Risultato? Naturalmente da…ridere. Tyche Friday è anche questo. Intanto dall’Inghilterra si stanno preparando i formidabili Incognito, venerdì 4 dicembre il palco del Donoma è per loro. Altro appuntamento da non perdere.

Kruger Agostinelli

(foto di Federico De Marco)

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A Osimo un’Osteria Moderna eppur generosamente classica

in Senza categoria da

Il cuoco Massimo è un personaggio conosciuto in paese. E’ stata sua l’idea di far diventare Palazzo Baldeschi, uno dei palazzi nobili più belli, un ristorante chic. Troppo chic, però, per i cittadini di questa bella cittadina (Osimo è conosciuta in Italia e nel mondo per i 9 km di grotte sotterranee e per le sue bellezze architettoniche). Ma torniamo all’antefatto di Palazzo Baldeschi. I piatti di Massimo sono troppo impegnativi da capire e troppo elaborati nella presentazione perché i locali possano crescere ed apprezzare. Ha tenuto duro per un po’,  poi ha cambiato impostazione. Per un giovane che ha vissuto i fasti “marchesiani” percorrere la strada di Davide Oldani è stato molto facile. Con l’impostazione, Massimo cambia anche luogo. Sopra le grotte (quelle già citate) ci sono i vecchi macelli. Sposta qui la sua creatività e la sua brigata. Dà un’allegra mano di bianco alle pareti e al soffitto a volte. Lascia le grandi finestre che guardano Fonte Magna, la vallata di Santo Stefano e la Rocca di Offagna. Attacca spiritosi lampadari a palla. Rende tutto l’ambiente leggero e accogliente. Con tavoli grandi apparecchiati con una bella cura spartana. I piatti di Massimo, qui all’Osteria Moderna, sono piatti grandi, abbondanti. Generosamente classici, stagionali e dai sapori molto decisi. Quella di Massimo è una cucina di “polso” che condivide con Marcella, la sua compagna di vita e di lavoro. Una cucina fatta con materie locali. Ho mangiato arrosticini (veri!) con patate arrosto eccellenti. Vere anche quelle. Verdure pastellate fritte con maestria. Croccanti fuori e morbide dentro. Ho fatto prendere al mio accompagnatore lo spiedone di manzo che si è rivelato rosato al punto giusto all’interno. La carne tenera e saporita. Il menu è unico, se si vuole. Oppure la scelta va alla carte. Ci sono tanti antipasti che potrei definire “retorici” nel nome. Ma mi contraddico da sola quando li vedo passare davanti ai miei occhi. Anche un tagliere di salumi e formaggi vuole la sua degna presentazione. E che bontà! Salumi grassi e non unti, come mi ha insegnato Gianfranco Vissani. Per i primi valgono le stesse parole che ho scritto per gli antipasti. La carbonara di Massimo, quando la fa, è degna della migliore osteria di Trastevere. Cremosa e avvolgente con guanciale croccante. So anche (ma peccato non l’ho assaggiato), che ha un piatto con lo stoccafisso da memorizzare. Le sue sono ricette fatte con mano sicura e navigata che piacciono molto sia agli osimani che ai turisti. Si beve sfuso, alla spina, al bicchiere. Ma potete anche scegliere in una proposta vini articolata che sorprenderà piacevolmente. L’Osteria Moderna, frequentata anche dagli attori e registi che animano la stagione della Fenice, divide e moltiplica con l’amico Luca Zamperini di Gustibus (vi ho già scritto di lui su Tyche) la”nomea” che ad Osimo si mangia bene. Marisa e Rossano della Tavernetta del Corso (anche di loro avete avuto mie notizie su Tyche) chiudono il cerchio goloso della città dei Senza Testa. La sera e nei giorni di festa conviene prenotare. Il mio consiglio è arrivare un paio d’ore prima in città e godersela con una lunga passeggiata da piazza Dante a piazza Nova. Dove potrete ammirare il panorama opposto che si vede dall’Osteria. Gli Appennini fino ai Sibillini. L’Osteria Moderna prende le prenotazioni allo 071 714566.

Carla Latini

Antonio Mezzancella, one man show inimitabile. L’intervista

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Antonio Mezzancella lo abbiamo incontrato qualche mese fa alla chiusura della stagione del MaRoMa di Marco Ruzziconi e Roberto Giorgetti, in provincia di Ancona. L’intervista pubblicata da tempo sul nostro canale Youtube ha iniziato ad impennarsi da qualche giorno a questa parte grazie all’ottimo recente risultato televisivo ottenuto da Antonio. Il secondo posto sul podio ottenuto alla finale del programma “Tu si que Vales” è valso al simpatico artista umbro un salto di popolarità notevole. Antonio Mezzancella ha un passato come animatore estivo nei villaggi e la sua dote maggiore è quella di saper essere un ottimo One man show, grazie alla sua immediatezza nel saper alternare con estrema facilità il ruolo del presentatore a quello dell’imitatore.

Una predisposizione per imitare voci difficili come Claudio Baglioni, Tiziano Ferro e Eros Ramazzotti, per poi ammettere l’universalità di Pippo Baudo. Un volto nuovo e vincente per la tv viene fuori finalmente dalla gavetta, senza essere stato costruito preventivamente dall’industria televisiva. Complimenti Antonio. Qui sotto potete godervi la video intervista.

Kruger Agostinelli

La varietà di grano Senatore Cappelli compie 100 anni. Gli “auguri” di Carlo Latini

in Senza categoria da

L’agricoltore marchigiano si emoziona quando la Festa per i Cento anni del Senatore Cappelli, il grano duro più conosciuto al mondo, inizia con il racconto, da parte di Michele Stanca, di un giovane agricoltore visionario che, nel lontano novembre 1991, si carica in macchina 4 quintali di seme di Senatore Cappelli in sacconi da 50 chili. L’anno dopo, 1992, Carlo Latini propone sul mercato mondiale dei gourmet, spaghetti e spaghettini in purezza. Solo grano duro Senatore Cappelli. Le boutique di Parigi, New York, Berlino, Tokyo, Sidney, Barcellona ecc, fanno delle vetrine assolutamente spontanee. Da quel momento Latini semina e riproduce la varietà in stretta collaborazione con Natale di Fonzo, allievo di Stanca, e con Orazio Li Destri. Con loro c’è Beyene il collaboratore più vicino a Cesare Maliani, maestro di scienze agrarie di Carlo e figlio di Cirillo, allievo prediletto di Strampelli, il papà del Senatore Cappelli. Un’altra emozione forte per Carlo viene provocata dalle parole di Beyene sul il grano duro San Carlo, attualmente il preferito dai pastai marchigiani, che Maliani selezionò lavorandoci insieme a Latini. Per questo motivo si chiama San Carlo. La Festa a Foggia, voluta dal Crea, consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, con lo slancio organizzativo di Pasquale De Vita, ha visto la partecipazione entusiasta di ricercatori cerealicoli, agricoltori, mugnai, pastai e panificatori intervenuti per il grano duro Senatore Cappelli selezionato, nel 1915, da Nazareno Strampelli. Genetista, genio, innovatore per l’epoca, marchigiano di nascita e rietino d’adozione. Strampelli lavorò durante il ventennio e il Cappelli fu il grano duro celebrato dalla famosa battaglia del grano mussoliniana. Dimenticando, volutamente, l’uso propagandistico dell’epoca, il Senatore Cappelli fece passare la produzione italiana da 9/10 quintali di resa per ettaro a 20/ 25. Una rivoluzione agroalimentare di grande importanza economica. Dopo la guerra, si ascolta durante il convegno, la ricerca, incoraggiata dall’industria, lavora solo sulla quantità non sulla qualità, massificando e livellando gusto e sapore. Fatta eccezione per illuminati coraggiosi genetisti che il 19 scorso a Foggia, hanno avuto il loro meritato momento di gloria.
Oggi la varietà di grano duro Senatore Cappelli è quasi entrata a far parte dei Guinness dei primati. Mai un grano duro ha avuto vita così lunga come ha detto Michele Pisante, moderatore della seconda sessione del convegno/festa.

Grazie a Carlo Latini che riprese le coltivazioni, interrotte negli anni ’60, ’70 perché poco produttive, questo grano rappresenta, oggi, la rivincita della piccola e forte, capillare artigianalità italiana. Anche il business industriale se ne è accorto ed ora cavalca l’onda. Ma ogni terreno da Matera ad Altamura, da Osimo a Siena, da Foggia a Montefalco esprime il suo Senatore Cappelli, che sia pane che sia pasta. Prodotti, entrambi, nel rispetto che si deve a questa storica varietà ricca di profumi e sapori. Così avrebbe voluto Strampelli, afferma Carlo Latini. Abbraccia gli amici di sempre, ricercatori, agricoltori e mugnai, e ringrazia chi ha voluto questa festa: avete fatto una cosa grande! Grazie. Buon compleanno Senatore Cappelli, bisnonno, nonno, papà, fratello, zio, cugino… di tutte le varietà di grano duro del mondo.

Kruger Agostinelli

 

Enrico Ruggeri affida a “Contessa” il bis del live al Donoma

in Donoma Civitanova/Eventi da

Enrico Ruggeri è l’amico che non sapevi di avere. Dotato di un’umanità che lo rende capace di ascoltare le storie altrui prima di raccontarti le sue attraverso le canzoni. Lo abbiamo prima intervistato, poi sentito interpretare i suoi brani e infine salutato. Impeccabile in tutti e tre i momenti. Il suo concerto sul palcoscenico del Donoma di Civitanova per il venerdì live di Tyche Eventi non ha deluso certo i suoi fedelissimi ed è un peccato per quelli che hanno perso questa ghiotta occasione. I suoi momenti più avvolgenti sono stati quelli affidati a due canzoni che ha scritto per due stelle della musica italiana, il “Mare d’inverno” per Loredana Bertè e “Quello che le donne non dicono” per Fiorella Mannoia. Infine la ritmata “Principessa” ha fatto parte del meritatissimo bis. Impeccabile il sound del concerto ed è già tempo del nuovo appuntamento che vedrà l’esclusiva regionale per l’acclamatissimo J Ax in una serata che profuma già di sold-out. Quindi un invito per i fans ad affrettarsi ad accaparrarsi il biglietto d’ingresso.

Kruger Agostinelli

L’evoluzione di Brignano è 2.0: “Altro che giullari, i comici ormai sono punti di riferimento”

in Senza categoria da

Tanto per dirla con il titolo del suo nuovo libro: “Ci siamo evoluti bene e ce ne evoleremo ancora”. Stiamo parlando di Enrico Brignano che ripropone un concetto a lui particolarmente caro. Si deve ridere ma anche pensare. Il comico romano ripartirà nel 2016 con Evolushow 2.0 toccando la nostra regione con una data, venerdì 8 gennaio, all’Eurosuole Forum di Civitanova. Brignano, seguendo il linguaggio informatico, aggiorna il suo Evolushow e il 2.0 sta proprio a significare questo. Un carosello di considerazioni dell’artista sull’attuale società sempre più connessa con il web. Continua insomma un viaggio attraverso l’evoluzione, giocando con le sue contraddizioni e sorridendo di qualche errore. In attesa di soffermarci sulla presentazione dello spettacolo, ci intratteniamo con lui in una gradevole intervista.

Qualche anno fa quando Beppe Grillo era comico e “Striscia la notizia” muoveva i primi passi, mi capitò di dire che c’era poco da star tranquilli in un Paese dove le situazioni comiche riuscivano ad essere più veritiere della politica. Poi con te e Maurizio Crozza si è rafforzata questa tesi. Da cosa dipende questa scollatura del potere con la vita quotidiana dei nostri cittadini?

<<La politica ha la colpa di essere sempre stata una cosa costosa “di palazzo”, con privilegi, lontano dalla gente e dalle sue beghe quotidiane. Insomma, lo scollamento c’è sempre stato. Semmai ciò che mi fa riflettere è il bisogno della gente di qualcuno che dia voce ai suoi disagi, anche se con un sorriso. I comici, loro malgrado, da semplici giullari sono assurti a punto di riferimento per i temi più annosi, sia etici che sociali, e sono stati investiti da una grande responsabilità oggettiva>>.

Italia paese da sempre di grandi comici. Quali sono i colleghi del passato e del presente preferiti da Enrico Brignano? Insomma chi ti piace?

<<Del passato mi piacciono i grandi classici, in questo sono davvero prevedibile. Ma come non apprezzare Walter Chiari, Franchi e Ingrassia, Panelli, Valori, Fabrizi, Manfredi… Sono i giganti su cui ci issiamo come nani noi comici di oggi. Quanto ai miei colleghi, che in gran parte sono anche amici, adoro la verve di Fiorello, la follia dei personaggi di Panariello ma osservo con curiosità anche le nuove leve>>.

Parliamo di pubblico, nel sorridere e nell’acchiappare al volo la battuta c’è differenza fra nord, centro e sud?

<<Forse una volta. Ormai il pubblico è omogeneo. La globalizzazione fa anche questo. Restano piccole specifiche regionali: di certo a Milano la cadenza romana resta molto simpatica, a Napoli per esempio ci sono più abituati. E non è neanche vero che al nord siano più freddi: ho ricevuto applausi calorosissimi a Torino come a Taormina>>.

Cinema, tv, pubblicità, teatro, palasport. Dov’è che pensi di dare il meglio di te?

<<Forse bisognerebbe chiederlo al pubblico! La dimensione che sento più congeniale è, credo prevedibilmente, il teatro. Per un attore la risata immediata, l’applauso, il vociare del pubblico, l’energia che passa dal palco alla platea per poi tornare in scena è il nutrimento più grande>>.

Sei permaloso se fanno satira su di te?

<<Finora non è mai successo e, se è successo e non me ne sono accorto, si vede che è stata una voce che si è persa nel mare di affetto e stima che la gente ha nei miei confronti. Credo comunque che si debba fare dei distinguo, nello specifico tra satira e offesa. Penso di saper ridere di me stesso, delle mie manie; sono ovviamente passibile di critiche, come tutti, e le accetto di buon grado. C’è un però: satira è anagramma di risata. Ecco: chi fa satira su di me deve farmi ridere, divertire, cogliere aspetti comici. A volte, invece, ci si limita a offendere gratuitamente, fino ad arrivare a quella che definirei violenza verbale. In quel caso, mi dispiaccio, soprattutto per l’occasione che è stata persa per rendere un buon servizio a un genere nobile come quello satirico>>.

Capita di vederti con una certa frequenza “in borghese” a spasso nelle Marche. Hai qualche aneddoto sui luoghi o sulle persone della nostra regione? Insomma meglio un morto in casa che un marchigiano alla porta?

<<Ma per carità! Io il marchigiano lo voglio in casa, a tavola, a mangiare piatti tipici, altro che alla porta! La mia prima tournée l’ho fatta proprio nelle Marche e sono stato accolto con grande calore da allora, fino ad arrivare al sold out di questa estate allo Sferisterio. Della vostra regione mi piace soprattutto la tranquillità operosa, quel saper conservare le tradizioni e contemporaneamente essere aperti alle novità. Insomma, dalle vostre parti ci vengo proprio volentieri>>.

Senza anticipare nulla, ci sono delle istruzioni per godersi al meglio questo tuo nuovo spettacolo?

<<Si parla di evoluzione della specie, clonazione, nascita dell’universo. Quindi, se avete studiato tutte queste cose… dimenticatele, perché io ve le rispiego. A modo mio, ovviamente! La scienza come non l’avete mai sentita. E come non la sentirete più, mi viene da aggiungere>>.

Mensilmente il nostro Tyche Magazine si sofferma su una parola per filosofeggiare un po’. A te è capitato il termine VITA. Cosa ti fa venire in mente?

<<Non saprei dirlo a parole, ma c’è un’immagine che penso parli per me. Ecco, la vita secondo me assomiglia a questo>>.

brignano vita

 

 

 

 

 

Kruger Agostinelli

Un Giro d’Italia dei Sapori per Gino Angelini alla Lanterna di Fano. Ben 26 le stelle in cucina

in Mangiare e bere da

Il 15 novembre, un incastro irripetibile ha riunito in cucina con Gino Angelini, uno dei cuochi italiani più famosi in Usa, i grandi chef amici venuti da ogni parte d‘Italia e dagli States. Un’occasione ghiotta in tutti i sensi: gastronomica perché con tante stelle in cucina, 26, si poteva solo che mangiare divinamente come è successo, ma soprattutto culturale. Per il pubblico intervenuto, circa 166 colti gourmet, conoscere, condividere e confrontarsi con i loro beniamini ha avuto un senso molto profondo. E poi il magico carisma di Gino ha fatto la parte del leone.

cuochi gino angelini I miei ricordi corrono a tanti anni fa. Hotel de Bains Riccione, Festa della Donna. In cucina con Gino c’è Gianfranco Vissani. Passo a salutare. Mi convincono a rimanere a cena. Una cena giallo mimosa, dove la più brutta era Ornella Muti, cominciata con i classici filetti di triglia al limone di Gino (per la cronaca io ero in jeans e maxi maglione di cotone alle ginocchia…). Ma torniamo alla Lanterna da Flavio. Sono al tavolo con Elsa Mazzolini, l’ideatrice del Giro insieme a Alfredo Antonares e allo stesso Flavio. Del Giro d’Italia dei Sapori vi ho già scritto nell’articolo dedicato alle Mariette (QUI). L’atmosfera carica di tensione positiva ci contagia piacevolmente. Da buoni ospiti marchigiani beviamo un rosato con le bolle dei colli piacentini. Arrivano i piatti. I ragazzi dell’Alberghiero di Pesaro hanno scritto due righe che Gino legge volentieri. Due righe che parlano di come la loro scuola stia cadendo a pezzi. Sono bravi questi ragazzi. Sembrano formichine laboriose e silenziose vestite di beige. Flavio coordina. Il primo antipasto sono proprio le triglie del Des Bains. Inizio vintage. Così tanti cuochi nella cucina di Elide, che oggi è seduta a tavola, non ci entrano. Allora diversi girano per i tavoli raccontando storie di piatti. Sembra di essere ad un matrimonio. Un matrimonio d’amore fra il cuoco e la materia prima. Non è retorica amici di Tyche. Lo dimostra l’accostamento audace del prossimo piatto: ricci di mare, uovo pochè e scorzone. Iodio e terra in bocca. I sapori estremi del mare e dell’humus. Seguono i cromatismi di una croccante lasagna alle verze, dedicata alla sua anima romagnola e le due cotture dell’agnello con porri e patate. I nostri palati bevono il verdicchio riserva di Stefano Antonucci. Ed ora, nel menu, Gino ritorna a Los Angeles. La guanciola brasata con sedano rapa grigliato è uno dei piatti della sua Osteria Angelini. Per rendere il “viaggio culinario californiano” più credibile, beviamo un sangiovese della Three Valleys Sonoma County e si accendono i campanilismi. Il dolce calma gli animi. È una mattonella di cioccolato amaro con i frutti dell’autunno e un gelato alla zucca. Il nostro vino di visciole avvolge in bocca questi sapori.
Vengono serviti i caffè ma, dopo, nessuno si alza. I cuochi si confondono fra il pubblico. Come mantecati dentro un risotto di parole, esperienze e gusti.
Le luci si spengono lentamente, il pubblico lascia la sala e i cuochi aprono i panettoni di un amico e stappano lo champagne di un altro amico.
Tutti intorno alla tavola, ormai in borghese.

Come in un colpo di scena, fuori programma, entra Maurizio Urso da Siracusa. Sì, direttamente da Siracusa. La notte, adesso, si fa giusta per due spaghi. Maurizio cuoce 5 kg di spaghetti con aglio, olio, alici, peperoncini e muddiga. Comincia il secondo tempo della festa di Gino Angelini nelle Marche. Concludo dicendovi che i cuochi della nostra terra erano Riccardo Agostini e Stefano Ciotti. Che dagli Usa sono arrivati Enzo Febbraro e Isabella Pedroli. Dalla Romagna i migliori fra cui Giampaolo Raschi. Da Bologna i migliori fra cui Max Poggi. Tutti gli altri dal resto d’Italia. Mi scappa un cameo per Maurizio Urso che sarà uno dei protagonisti del Giro d’Italia dei Sapori ad aprile 2016. Data da destinarsi che vi dirò. Prossimo appuntamento il 3 dicembre, invece, con Gegé Mangano, uno dei cuochi che meglio rappresenta la Puglia in Italia e all’estero. Io ci sarò e vi aspetto. Per prenotare 071.884748, 335.367446, info@allalanterna.com

Carla Latini

Merano WineFestival & Vini Buoni d’Italia, cin cin alle eccellenze marchigiane

in Mangiare e bere da

<<In tutti i ristoranti più importanti di Londra da tempo è presente nella lista dei vini il Verdicchio>>: queste le parole di Carlo Paoloni, manager di successo attualmente in Inghilterra, in una sua conversazione con l’enogastronomo Luigi Cremona. Il territorio marchigiano comincia ad avere degli autorevoli punti di riferimento a livello internazionale. Questo permette da una parte di far girare i nostri prodotti oltre i confini, dall’altra di rendere protagonista la regione e non solo, con una nicchia qualitativamente elevata a livello enogastronomico. A fare bella mostra di sé molti prodotti marchigiani hanno scelto il Merano WineFestival, alla sua ventiduesima edizione. Helmuth Köcher presidente, fondatore e direttore generale di questa importante manifestazione non può che esserne orgoglioso. Una macchina organizzativa efficientissima che ha saputo farsi apprezzare da un pubblico interessante e preparato, merito soprattutto dell’attenta selezione degli espositori. A questo va aggiunta anche la sinergia con Mario Busso che gli affida la giornata conclusiva di Vini Buoni d’Italia, la guida Touring Club dei migliori vini e le cantine autoctone.

Premiati vini d'Italia Merano WineFestivalQueste le bottiglie premiate con le Corone dai Vini Buoni d’Italia 2016 nella nostra regione:
Bucci Azienda Agricola con Castelli di Jesi Verdicchio Riserva Docg Classico Villa Bucci 2013
Casaleta con Castelli di Jesi Verdicchio Riserva Docg Classico Barasta 2012
Fattoria Coroncino con Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc Classico Superiore Gaiospino 2013
Fulvia Tombolini con Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc Classico Superiore Fulvia Tombolini 2014
Garofoli con Castelli di Jesi Verdicchio Riserva Docg Classico Serra Fiorese 2010
Landi Luciano Azienda Agricola con Marche Igt Rosso Nobilnero 2009
Le Caniette con Rosso Piceno Doc Nero di Vite 2007
Lucchetti con Lacrima di Morro d’Alba Doc Mariasole 2012
Mancinelli Stefano con Marche Igt Rosso Terre dei Goti 2010
Marchetti con Cònero Docg Riserva Villa Bonomi 2012
Montecappone con Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc Classico Superiore Federico II A.D. 1194 2014
Oasi degli Angeli con Marche Igt Rosso Kupra 2012
Pievalta con Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc Classico Superiore Pievalta 2014
Santa Barbara con Castelli di Jesi Verdicchio Riserva Docg Classico Tardivo ma non Tardo 2013
Santa Barbara con Rosso Piceno Doc Il Maschio da Monte 2013
Sartarelli con Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc Classico Superiore Tralivio 2013
Serenelli Alberto con Rosso Cònero Doc Varano 2012
Serenelli Alberto con Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc Classico Sora Elvira 2013
Tenuta di Tavignano con Castelli di Jesi Verdicchio Riserva Docg Classico Misco 2013
Terre Cortesi Moncaro con Castelli di Jesi Verdicchio Riserva Docg Classico Vigna Novali 2012
Umani Ronchi con Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc Classico Superiore Vecchie Vigne 2013
Un piacevole vetrina, quella delle premiazioni dei Vini Buoni d’Italia 2016, deliziosamente presentata da un carismatico sommelier, Alessandro Scorsone, sempre più indispensabile intrattenitore. Gianluca Mirizzi dell’Azienda Montecappone di Jesi conferma l’interesse del vino marchigiano a livello internazionale: <<Sempre più estimatori del nostro Verdicchio e nuove fette di mercato arrivano da Belgio, Germania e Stati Uniti. Poi sul mercato italiano donne e giovani si avvicinano con interesse al buon bere, raggiungendoci con frequenza nella nostra cantina a Jesi. Segnali incoraggianti per continuare a fare sempre meglio>>.

Kruger Agostinelli

Earth Wind & Fire Experience quando la musica vince su tutto e il Donoma ora è un Club maggiorenne

in Donoma Civitanova/Eventi da

Avrei voluto utilizzare il termine esplosivi per descrivere gli Earth Wind & Fire Experience sul palco del Donoma in occasione del nuovo live del venerdì notte di Tyche Friday. Ovvio che, alla luce della agghiacciante strage parigina, evito fraintendimenti. Anzi, ora più che mai ritengo che dobbiamo difendere il nostro diritto al sano divertimento. Quindi partendo dal presupposto che non è un obbligo odiarci, ritorno alla cronaca di questa formidabile notte fatta di musica e di buone ragioni. L’avvenimento internazionale che Al McKay, una delle due storiche ali degli EW&F, oltre a decretare l’entrata in pieno diritto del Donoma tra i più importanti club italiani, ha saputo mettere d’accordo tutte le anime che si nutrono di musica. Un’onda sonora inarrestabile di ritmi e melodie in cui abbiamo rivissuto decenni di indimenticabili canzoni. Marco Chiatti, abile ed attento cronista del Corriere Adriatico, in questa occasione si rivela anche un’autorevole cartina di tornasole. Mi dice senza mezzi termini “il Donoma come ieri non l’avevo mai visto…veramente un club musicale di calibro internazionale” aggiungendo poi, “credo di aver visto pochi concerti in vita mia di questo livello musicale”. Musica che ha ricaricato cuore e fisico, considerando poi il dopoconcerto con la musica di Davide Domenella. September, Let’s groove tonight, Sing a song e Boogie Wonderland, tanto alcuni titoli, hanno permesso al leader chitarrista Al McKay, insieme agli altri 13 elementi della band di far capire, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che la musica live sa essere migliore di quella registrata. Qualche citazione biografica anche per alcuni eccellenti strumentisti, che forse non tutti sapranno da quale galassia musicale siano arrivati. Il pianista Ben Dowling ha collaborato, ad esempio, con Madonna e Michael Jackson. I vocalist Devere Duckett e Tim Owens provengono da esperienze con Stevie Wonder e Barry White. Mentre l’applauditissimo sassofonista Ed Wynne era con The Doobie Brothers. Al McKay all’uscita si concede a qualche foto e a una nostra domanda sul senso della vita, ci risponde così: “L’amore e la musica riescono a superare tutto”.  Il prossimo appuntamento internazionale è fissato per il 4 dicembre con gli Incognito mentre la settimana prossima toccherà ad Enrico Ruggeri.

Kruger Agostinelli

Foto di Federico De Marco

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La maturità creativa dei Negramaro: “Uno stimolo per rinnovarsi”. E ad Ancona è (quasi) sold out

in Giornalista e dintorni/Senza categoria da

Continua l’amore di Ancona per i Negramaro: biglietti a ruba con qualche disponibilità ancora al botteghino per gli ultimi indecisi che domenica 15 novembre vorranno assistere allo show al PalaRossini. Ben venticinque i brani che verranno spalmati in un concerto che, dopo uno spettacolare intro, prenderà il via con “Sei tu la mia città”. Prendiamo al volo alcune confidenze con il tastierista Andrea Mariano. Ecco di seguito l’intervista.

Il tour è partito alla grande e c’è voglia di sentirvi da ogni posto dell’Italia. Mi domando: dopo quindici anni di attività c’è il timore di invecchiare? Oppure sentite i benefici della maturazione?

<<Il timore no. Questo “invecchiamento” per noi si trasforma in maturità. E’ più in generale un discorso che abbraccia chi è a contatto con la creatività, con l’arte: tutto diventa infatti occasione per mettersi in gioco, mettersi in discussione. La maturità permette di rinnovarsi, perché i tempi cambiano. Bisogna decifrare i nuovi messaggi che arrivano dal pubblico, i gusti, le tendenze e tutto quello che ci accade intorno. Per noi questa maturazione rappresenta un forte stimolo. Ovviamente non andiamo mai a ripeterci con cose già dette e cerchiamo di stimolarci con nuove composizioni, con l’allestimento di un tour e con tutto quello che riguarda il nostro mondo musicale>>.

Ai Negramaro va anche l’Oscar per saper collaborare con gli altri colleghi italiani. Sul programma “Unici” di Rai 2 erano concordi con questo anche De Gregori e Elisa, Biagio Antonacci e Neri Marcorè. Pure Patty Pravo ed Emma. Insomma ci potrebbe essere il preludio per un’importante operazione di collaborazione artistica italiana. Ci avete mai pensato?

<<Siamo sempre stati “trasversali”, nel senso che non abbiamo mai avuto pregiudizi per quanto riguarda generi della musica italiana e internazionale. Attraverso i contatti che si stringono durante il percorso, sono nati rapporti partiti dall’amicizia e in molti casi sfociati in collaborazioni importanti. Penso a Jovanotti, a Elisa e in ultimo, a Biagio Antonacci. Biagio ci ha chiesto di arrangiare la sua “Liberatemi”: un pezzo intoccabile per noi, ma siamo riusciti a catturare il suo entusiasmo. Le collaborazioni accadono. A noi piacciono perché rappresentano anche queste forti stimoli che arrivano. Assorbiamo un po’ di energie da altri artisti e ne trasmettiamo un po’ delle nostre. Non bisogna allora escludere il fatto di pensare alle collaborazioni in maniera più consistente, anche perché “La rivoluzione sta arrivando” è stato un lavoro un po’ più “puro”. Abbiamo deciso di rimanere legati ad un concetto intimo e personale, quindi credo ci sarà spazio in futuro per progetti con molti amici>>.

Il vostro concerto include in scaletta ben 25  brani. Sono tutte vostre canzoni o avete inserito qualche omaggio ad altri artisti?

<<L’omaggio che ormai è diventato quasi un cavallo di battaglia alla pari dei nostri singoli è “Meraviglioso”. Un brano che appartiene al Dna dei Negramaro. Per il resto ci saranno nostri pezzi con l’inserimento di parti strumentali per rendere più fluido lo show. Allo spettacolo abbiamo voluto dare un aspetto molto cinematografico, non a caso ci sono delle proiezioni. Quasi una colonna sonora della parte visual>>.

Ricordi o aneddoti che vi fanno venire in mente gente o luoghi marchigiani?

<<Io personalmente ne ho uno che è legato ad Osimo, gemellata con il mio paese d’origine, Copertino, che è anche quello di Giuliano. Quindi ogni volta che ci troviamo in zona andiamo a visitare la cittadina, che è bellissima. Inoltre ad Osimo si trova la salma del santo patrono del nostro paese, San Giuseppe da Copertino. Nel nostro primissimo disco, che ora non si trova più in circolazione, c’è un disegnino di Giuliano, stilizzato, in un angolino della pagina, raffigurante proprio san Giuseppe da Copertino. E’ il Santo dei voli, ci ha portato fortuna. Ad Ancona sono legato per uno dei primi concerti che abbiamo fatto in un club, il Barfly, nel 2005. Eravamo appena usciti da Sanremo ed è stato uno dei nostri primi sold out. Non ci aspettavamo una così grande partecipazione>>.

Tyche ogni mese filosofeggia con i suoi ospiti su di una parola. Questo mese è VITA. Cosa significa per te VITA?

<<In questa momento mi piace legare il concetto di vita a quello di rivoluzione. Non per riportare il discorso per forza al disco, ma effettivamente nella vita ognuno ha bisogno costantemente di una piccola grande rivoluzione. Nei momenti in cui si fanno delle scelte c’è bisogno di coraggio. Io ho affrontato la mia rivoluzione credo a 20 anni, quando ho scelto di vivere di musica. Ora sto godendo dei frutti. Quindi la vita è piena di rivoluzioni>>.

Negramaro ad Ancona. Domenica 15 novembre 2015 ore 21 al PalaRossini. Prevendite su TicketOne e Ciaotickets. In caso di posti esauriti online saranno disponibili altri biglietti direttamente al PalaRossini domenica dalle 18 fino ad esaurimento posti. Dalle 19 apertura cancelli.

Kruger Agostinelli

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