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Tanti auguri a Cristina Tassinari, regina del “Disco Diva”

in Disco Diva/Eventi da

Buon compleanno a Cristina Tassinari, giornalista e conduttrice radiotelevisiva e radiofonica, volto e voce spesso presente in Rai. Gli auguri scorrono in una serata all’insegna di quegli anni ’70 che sono sua grandissima e non nascosta passione, di cui Cristina si nutre spiritualmente ogni giorno. Al giorno lieto aggiunge anche il piacere di essere diventata marchigiana.

<<Ho scelto di abitare in Riviera, a Gabicce Monte, paese bello ed accogliente – spiega Cristina Tassinari – Del resto, il legame con questo territorio, che storicamente rappresenta le radici della disco in Italia, è per me un valore aggiunto. E’ nota la mia passione per la disco e la mia vita professionale si è mossa proprio dalla “night life”, dal lavoro di art director in numerosi locali della costa adriatica>>.

Da qui prende luce il progetto a cui tiene in modo speciale: quello di riportare e rilanciare la musica disco nel suo palcoscenico naturale. Operazione riuscita già lo scorso anno con la prima edizione del festival “Disco Diva”. Un grande successo grazie alle oltre 7mila presenze in solo due giornate, per una rassegna destinata a rinnovarsi anche la prossima estate, con nuove iniziative a cui la giornalista sta lavorando. Nessun revival o ritorno al passato, però. La disco è un vero cross over generazionale. Le sue canzoni remixate o riarrangiate affiorano diventando ancora oggi ingredienti d’eccellenza dei nuovi brani house. Auguri Cristina! C’è tanta curiosità per il prossimo festival in arrivo.

Kruger Agostinelli

Tutti pazzi per il Mago Forest, applausi selfie e divertimento puro al Donoma

in Donoma Civitanova/Eventi da

mago forest @ donoma (22)Il titolo ce l’ho già e non potrebbe essere altrimenti: “Tutti pazzi per il Mago Forest“. Lo spettacolo è durato per me praticamente 24 ore, da quando sono andato a prenderlo alla stazione di Ancona fino a quando è ripartito, il giorno dopo. Un delirio di umanità e sano divertimento. Michele Foresta, questo il suo vero nome, è dotato di una popolarità che mette d’accordo ben quattro generazioni. Lo riconoscono ovunque e la gente gli vuole bene. Ma bene davvero. Lui rispetta e vizia il suo pubblico con una presenza mai di facciata ma concreta, fisica ed affettuosa. Stefano Benni dice che “Il contrario del comico non è il tragico, ma l’indifferenza” e con Mr Forest non si rischia sicuramente questo.
Vorrei evitare di santificarlo. Eppure la sua visita lampo nella redazione di Tyche Magazine, la scrupolosa ora dedicata alle prove e il dopo spettacolo al Donoma meriterebbero belle parole. Il popolare comico televisivo è attento alle esigenze del prossimo ed il suo show viene ripagato dal pubblico con la stessa attenzione. Tyche Friday, la rassegna live del venerdì del Donoma, ha dimostrato di essere un ottimo parterre anche per lo spettacolo, davvero Teather. Dopo il positivo esordio di Giorgio Montanini, con il Mago Forest si è raggiunto un ottimo equilibrio. Un vero cialtrone della magia, con la capacità di rendere lo spettatore un vero coprotagonista. Mai un attimo di volgarità, comicamente corretto. Impeccabile la sua spalla e colonna sonora, il pianista Lele Micò. A sorpresa i discreti ragazzi della sicurezza chiedono un selfie con Mr Forest, indice di quanto sia stato coinvolgente. E lui ringrazia anche Diana Zamfir, una dei proprietari del locale civitanovese e la nomina scenografa ufficiale delle spettacolo, come attestato per aver trovato delle ottime soluzioni dell’ultimo minuto in scena. Tutti hanno contribuito a questa notte di successo, dalla perfetta collocazione dei tavoli in pista ad opera di Silvano Ascani, alla musica di zio Aldo, come è stato chiamato Aldo Ascani da Forest, e del dj Davide Domenella. E non ultimo Salvatore Lattanzi, patron della Tyche Eventi, ideatore e realizzatore di questo eccellente appuntamento settimanale che brinda a fine serata alla buffa magia del buon Forest. Il Donoma da parte sua con l’edizione di Tyche Friday si consolida come prestigioso palcoscenico da club. Ed è tutto pronto per il regalo natalizio con la presenza “eccezzziunale veramente” di Diego Abatantuono, venerdì prossimo, 18 dicembre, in compagnia della scatenata orchestra di Agostino Penna.
Michele Foresta da parte sua dà appuntamento al popolo marchigiano per “Motel Forest”, il suo nuovo lavoro teatrale che porterà a Monte San Giusto e Maiolati Spontini nel prossimo gennaio.

Kruger Agostinelli

L’Osteria di Giacomo Leopardi, piatti veloci e sfiziosi nel nome del Sommo Poeta

in Senza categoria da

Poco prima della casa del sommo poeta di Recanati e vicina alla piazzetta della casa di Silvia (in fondo è tutto lì in pochi metri quadrati) c’è l’Osteria Leopardi. Una vivace gestione familiare con la missione di educare il turista alla qualità.

Mission impossible? No. Marco il patron, nonché cuoco insieme alla moglie e alla figlia, mi spiegano che hanno la cucina sempre in attività. Anche se costa fatica stare aperti dalle 11 fino a notte fonda, soprattutto l’estate. E accontentano i clienti che fanno la fila per visitare la casa di Giacomo Leopardi. Le visite alla casa sono programmate per appuntamento e creano, in ogni modo, una fila lunga e “noiosa”. L’Osteria è lì per loro. Alcuni hanno tempo per mangiare anche due ore. Altri hanno solo 15 minuti. Così Marco e famiglia, una vita vissuta a fare grandi numeri in una pizzeria da “grandi numeri”, si sono attrezzati per l’abbisogna ed hanno un menu per tutti i gusti, le tasche ed i tempi. In 15 minuti spaghetti al pomodoro, antipasti caldi o freddi, zuppe classiche della tradizione marchigiana. In due ore antipasti sfiziosi, primi elaborati, secondi di carne e pesce. Dessert per 15 minuti e per due ore. Avrete capito che sto toccando, con le mie parole, estremi quasi impossibili ma che rendono l’idea di come si fa di necessità virtù.

All’Osteria Leopardi, in memoria del poeta che non era uomo stanziale in senso eno-gastronomico ed ottimo gourmet, si mangia territorio italiano con qualche accenno alle cucine europee che piacevano a Giacomo. Così nelle proposte c’è “tutto un piatto”: un gulash di cinghiale con polenta e taleggio, stracotto al manzo con Rosso Conero patate e verze, bocconcini di vitello alla birra nera con il suo risotto. Vi sto facendo venire l’acquolina in bocca? Se volete continuo con le zuppe. A mio parere anche queste un piatto unico con ai pani prodotti in casa (li ho visti una mattina alle 10, più che visti li ho annusati nell’aria). Le zuppe sono più marchigiane perché raccontano di Colfiorito  e di Serra de’ Conti. Raccontano di cicerchia, di zucca gialla, di cavolfiori verdi. Uno dei protagonisti delle proposte dell’Osteria è il baccalà. Al quale Marco e famiglia dedicano un intero menu che inizia con un cappuccino di baccalà e patate, passa attraverso dei paccheri al ragù e del baccalà al forno e finisce con un guazzetto arricchito di cavolfiori. I pesci e le carni sono presentati in veste classica, golosa e simpatica. Sono ribaltati, in maniera intelligente, certi “sempre verdi” come il vitel tonnè o il coniglio e maiale alla marchigiana. Va ricordata la cantina. Perché Marco ci tiene tanto e perché l’osteria nasce prima di tutto per questo. Qui si può anche acquistare. All’entrata c’è un’esposizione di tutti i prodotti usati in cucina. Un po’ parigina nel suo stile. Un alto scaffale pieno di bottiglie divide l’esposizione/vendita dalla sala da pranzo. Nella mia toccata e fuga di qualche giorno fa, alle 10 tutti i tavoli avevano il cartellino dell’avvenuta prenotazione. Il bello della simbiosi/sinergia fra la città del Sommo Poeta e l’Osteria Leopardi è che, ormai, una non può più fare a meno dell’altra. Che si tratti dei mercatini di Natale, che si tratti di spettacoli estivi in piazza, mostre e ogni evento che profumi di arte e cultura. Vi conviene prenotare. Ma Marco vi accoglie anche alle 15… tranquilli! Risponde allo 071 7574374.

Carla Latini

Gegè Mangano e i profumi del Gargano per il Giro d’Italia dei sapori a Fano

in Giro d'Italia dei Sapori/Mangiare e bere da

La Lanterna di Fano, insieme a Flavio Cerioni e Elide Pastrani, è stata travolta e stravolta dall’energia di Gegè Mangano. Se l’è portata tutta da Foggia e noi l’abbiamo, con grande gusto, assorbita. A cominciare dal “panino del muratore”. Le tappe del Giro d’Italia dei Sapori di Flavio e Elide Cerioni con Alfredo Antonares e Elsa Mazzolini sono sempre più affollate. Affollate da un pubblico attento, incuriosito, con tanta voglia di divertirsi e imparare. Perché lo scopo è questo. Flavio, che se gli lasciate il microfono vi sommerge di verità (ci sveglieremo un giorno o l’altro?), in questi appuntamenti impara, cresce, racconta. Elide, grandissima cuoca mignon, mi dice che è bello capire come fanno gli altri. Ed allora: pronti, via per la terza tappa! In cucina c’è Luigi Mangano, per gli amici Gegè. Il suo ristorante si chiama Li Jalantuumene ed è a Monte Sant’Angelo in provincia di Foggia. Suoi amici al tavolo con noi – fra poco vi dico chi sono – ci raccontano che, in tempi non sospetti, quindi anni fa, Gegè serviva i suoi piatti anticipando il servizio con champagne e bolle di “alto lignaggio” solo per introdurre la cena. Magnum aperti in mezzo alla sala. Potrei ubriacarvi di parole e bolle senza fine ma la cena di Gegè alla Lanterna merita di essere ricordata con attenzione e senza distrazione. Terra: Gargano. Profumi: sole, mare, calore. Odori: verdure strascicate, mandorle, amore. Ora a me il compito difficile di riassumere quanto scritto. Il panino del muratore era il classico panino, la galuppetta o come volete chiamare voi il pranzo da asporto, dei lavoratori che non potevano rientrare a casa. Si mangiava bene, anzi meglio, senza pause pranzo con paste riscaldate al micro-onde, “camogli” e panini schiacciati in mezzo a piastre incandescenti. Il panino del muratore di Gegè è bagnato nell’uovo e fritto, intendo le due parti sopra e sotto senza farcia, riempito con alici marinate, cicoriella di campo e pomorodino dell’anno prima conservato in salamoia (buonissimo e schizzantissimo!). Le nostre mani si ungono. Mi giro e qualcuno/qualcuna usa forchetta e coltello. Ma è un panino e va mangiato con le mani! Lo dice anche Gegè quando introduce questo antipasto con la presenza colta e preparata di Alfredo Antonares. Ormai siamo, almeno tanti quanto basta, muratori foggiani. Quindi ci meritiamo le fave. In qualsiasi modo siano. Gegè ce le velluta (divine!) e le decora con un fungo cardoncello e un gambero fritto in tempura. Al nostro tavolo ci sono due giovani pastai (gli amici di Gegè di cui sopra) che Gegè protegge e promuove. L’unico primo piatto della serata sono i ravioli dei giovani produttori. Sfoglia di semola di grano duro e ripieno di podolico (che è un formaggio) e mugnoli (che sono i fratelli broccoli delle cime di rapa). Conditi solo con bottarga di muggine di Lesina. La sfoglia è trasparente. I mugnoli sotto sono evidenti e verde scuro. Non fanno grinze né “buchette”. Sono buonissimi e gaudenti in bocca. I giovani produttori si prendono tutti gli applausi. Loro sono Casa Prencipe. Gegè entra e esce dalla cucina. <<Mi sento una star>> dice ai partecipanti. Un altro applauso e si sentirà una rock star. Con il microfono in mano ci spiega la passione dei giovani pastai Prencipe e di come gli sta vicino per farli crescere. Intanto arriva ai nostri tavoli una guancia di maialino cotta a bassa temperatura con un tortino di foglie di papavero e miele di castagno. Tenerezze a fine cena. Prima di arrivare al dolce. Gegè ci ha portato le ostie ripiene di mandorle. Per farvi capire meglio, Monte Sant’Angelo, il paese dove vive e lavora Gegè, è sulla strada di passaggio verso gli imbarchi per la Terra Santa. Le suore, negli anni, usavano le ostie avanzate, per farne dei “panini” con miele e mandorle. Gegè ci fa assaggiare la versione “morbida” con miele di acacia. Insieme al dessert che ci riporta bimbi contadini: mousse di ricottina su crema di cioccolato al profumo di Strega. Unico sapore dolce in questo dolce sono croccanti scorzette d’arancia. La terza tappa del giro d’Italia dei sapori con un vincente Gegè psichedelico, si conclude con le creazioni di Paolo Brunelli (più volte menzionato sulle pagine di Tyche). Abbiamo bevuto marchigiano all’inizio e alla fine con il brut passerina spumante dell’Azienda San Giovanni a Offida e il passito di Bianchello dell’Azienda Bruscia a San Costanzo. Nel mezzo Nero di Troia e Crusta. Senza e con barrique. La prossima tappa sarà il 23 gennaio con il San Domenico di Imola. Vi tengo aggiornati. Per le prenotazioni: 0721 884748/ 335 367446/ info@allalanterna.com.

Carla Latini

Mago Forest Show al Donoma con il suo meglio, da “Mai dire Gol” in poi

in Donoma Civitanova/Eventi da

Mago Forest, oppure Mr. Forest o se volete semplicemente Michele Foresta ha tre doti: eleganza, charme e classe. Tre punti forti che da sempre riesce a nascondere benissimo. Recita così la presentazione stampa dello show che porterà a Civitanova. Cabaret, anzi gran Cabaret, venerdì 11 dicembre 2015 al Tyche Friday, il venerdì live del Donoma. Un appuntamento da non perdere con l’irresistibile comico siciliano, che vanta un curriculum importantissimo, che lo ha visto protagonista in tutte le occasioni alternative della televisione degli ultimo 30 anni. Da Renzo Arbore alla Gialappa’s di “Mai dire gol”, dallo Zelig di Claudio Bisio alla conduzione del Festivalbar. Non ultima la presenza al Chiambretti Sunday Show. Nel suo spettacolo si cimenta in una serie di numeri di alta prestidigitazione con cui cerca di dare un senso profondo alle banalità del quotidiano. Si addentra con nonchalance in tutti i derivati della magia, dal mentalismo all’ipnosi e dalla manipolazione all’escapologia con un unico risultato: l’esilarante fallimento. Al suo fianco, oltre al travolgente coinvolgimento del pubblico, da segnalare anche il suo fedele collaboratore e pianista Lele Micò. Ci lasciamo andare ad una piacevole chiacchierata con questo ammirevole cialtrone del divertimento. Ecco cosa ci siamo detti.

Michele Foresta, in arte Mago Forest: cosa vuole dire essere comico?

<<Essere comico è un privilegio, il privilegio di rimanere un po’ bambini per sempre. E’ lo stato cui l’uomo dovrebbe ambire. Noi comici abbiamo questa fortuna>>.

Nella comicità di tutti i tempi l’essere cialtrone è un irresistibile ingrediente di forte identificazione. Indimenticabili sono stati Stanlio e Ollio o Benny Hill. Tu sei la loro risposta italiana?

<<Diciamo che hai fatto un paragone improponibile e azzardato. Mai mi sognerei di avvicinarmi a loro, sono un’unghia incarnita di questi nomi. Hai citato personaggi inarrivabili: se ci pensi facevano il loro lavoro decine e decine di anni fa ma ancora adesso la loro comicità sembra così attuale. E’ universale. Diciamo che ti ringrazio ma il paragone non ci sta. Quindi, caro Kruger, sei da internare con questa domanda!>>.

Trent’anni di attività da comico nella storia della televisione italiana ti hanno permesso di esserne un concreto testimone. Puoi dirci se ci sono stati dei cambiamenti evidenti in questo arco di tempo nel piccolo schermo?

<<Sicuramente molto è cambiato, ci sono cicli periodici. In questo momento l’offerta televisiva è così ampia che anche la comicità viene spalmata in diversi canali. Da una parte è un bene perché in tanti possono affacciarsi più facilmente al mondo della televisione, ma dall’altra c’è il rischio di veder calare la qualità della proposta>>.

Gialappa’s Band, Renzo Arbore, Piero Chiambretti e Maurizio Costanzo, tanto per fare dei nomi. Con chi ritorneresti a lavorare di corsa e con quale artista vorresti invece lavorare per la prima volta?

<<Prima ti parlavo di privilegi: nella mia carriera sono stato fortunato. Una componente che in questo lavoro serve moltissimo. Ho avuto l’onore di lavorare con Arbore. Lì ho conosciuto Nino Frassica e sono stato a bottega da lui. Poi ho avuto ancora la fortuna di far parte del gruppo di Zelig, che era un localino ed un habitat naturale per un comico. Poi è arrivata la Gialappa’s e con loro ho trascorso nove anni meravigliosi. Non ho invece mai lavorato con Gene Gnocchi e mi piacerebbe tanto farlo. Adoro il suo “nonsense”. E vorrei che tornasse in televisione Daniele Luttazzi. Luttazzi è un personaggio che è stato dimenticato un po’ troppo in fretta. Ma ha spostato i paletti della comicità in Italia. Meriterebbe un grande ritorno>>.

A proposito di tv, teatro o cinema: come cambia la tua comicità nei tempi di recitazione, negli argomenti o nella mimica?

<<Guarda io il cinema l’ho frequentato pochissimo e non sente la mia mancanza credo! In tv, anche in questo caso, sono stato fortunato perché ho avuto il privilegio di lavorare con trasmissioni dove c’era un pubblico live, spesso anche pagante, come a Zelig. Quel tipo di televisione è come il teatro>>.

Cosa ci proporrai al Donoma? 

<<Intanto sono contento di venire a Civitanova perché uno dei motivi per cui faccio spettacoli dal vivo è che mi permette di cambiare regione, città, assaggiare vini e cibi diversi. Poi il Donoma è un bellissimo locale e mi fa piacere esibirmi lì. Lo spettacolo ripercorrerà il meglio del mio repertorio. Sarà il “the very best of”!>>.

Ricordi, aneddoti o curiosità sulle Marche o sui marchigiani?

<<Mi vengono in mente i miei inizi, quando lavoravo anche nei night club. A quel tempo ho girato anche nelle Marche, a Senigallia e Ancona. Ricordo un locale, lo Snoopy e serate in cui sapevi quando partivi e mai quando tornavi. Da un’esibizione ne nasceva un’altra. Ogni tanto passo di nuovo a trovarvi, ho buoni amici da voi>>.

Ogni mese abbiamo una parola, noi di Tyche Magazine, con cui facciamo filosofeggiare i nostri ospiti. A te è capitato il termine NETTARE. Che pensiero ti stimola?

<<Nettare è l’essenza della vita. L’associo sempre alle api. Dobbiamo imparare tanto dal sistema organizzativo delle api, visto che come genere umano abbiamo un po’ fallito. Farei un cambio di turno. Ecco, basta uomini, farei gestire il mondo alle donne>>.

Kruger Agostinelli

Prezzo solo spettacolo: 15 euro con Drink (con entrata al club dalle ore 23)

Area Club: Gran Buffet + Show = 25 euro

Area CkuB: Gran Buffet + Tavolo + Show = 49 euro

Area Ristorante con Cena Servita alla carta = (prezzo menu + 10 euro per Show oppure 20 euro Show + tavolo)

Inizio concerto alle 23 (biglietteria Donoma dalle 21,00)

A partire da mezzanotte e trenta Formula Disco con Davide Domenella & Aldo Ascani con ingresso libero alle donne e uomo 10 euro con consumazione.

Donoma Sound Theater and Food via Mazzini 47 Civitanova

Info e prenotazioni: 0733 775860

Incognito, il fascino indiscreto del funky soul. Il Donoma del Tyche Friday sempre più club.

in Donoma Civitanova/Eventi da

Se proprio vogliamo fare un gioco di parole, Jean-Paul “Bluey” Maunick e il suo gruppo non sono passati in…Incognito! Una battuta in effetti è scontata ma tutto il resto è stato tutto originale e coinvolgente all’ennesima potenza. Ne hanno guadagnato veramente tutti, a partire dal gruppo che, dedicando spesso slogan inneggiati alla pace, ha offerto un’esibizione dirompente e ricca di energia. A farne le gradite spese, un pubblico gremitissimo arrivato da tutta la regione e pure dalla vicina Romagna. Una ventata di nuovo per il venerdì live del Donoma. Un attestato di diritto per la denominazione Club, anzi International Club, che il Tyche Friday si è conquistato sul campo, concerto dopo concerto, in questa straordinaria stagione. E l’etichetta “che bello questo Donoma”, scandita da sempre più nuovi frequentatori del locale civitanovese, vale più di mille medaglie. E gli Incognito? Gloriosi guerrieri della musica dal vivo, quelli che te la fanno entrare dentro e ti trafiggono cuore ed anima. Anche nelle loro indivualità strumentali hanno generato legittimi entusiasmi. Dispiace pure fare delle segnalazioni considerando l’assoluta qualità di ognuno di questi musicisti, stratosferici interpreti del soul funky. Eppure come non fare delle citazioni? Tre voci su cui eccelle Vanessa Haynes, presenza irresistibile con tanto di fiore in testa e vestito aderentissimo, lente di ingrandimento per le sue evidenti forme. Francis Hylton un bassista possente e mai scontato. L’occhio attento del leader e chitarrista “Bluey”. Ma il pieno delle attenzioni femminili è stato per l’unico italiano del gruppo Francesco Mendolia, un batterista a cui è stato affidato un ruolo primario nel sound degli Incognito, con il supporto, neanche tanto secondario, del percussionista Joao Caetano. Il culmine del loro sound arriva grazie ad “Always There” dove il pubblico in platea ha ballato in ogni angolo. Da citare, a parte un ruffiano “One love” di Bob Marley, due cover di Stevie Wonder di impressionante bellezza. I loro titoli? “As” e il bis “Don’t you worry ‘bout a thing”.
Intanto il palcoscenico del Tyche Friday cambia forma e la prossima settimana, venerdì 11 dicembre arriva il mitico Michele Foresta, in arte Mago Forest, con il suo Show. Altro appuntamento imperdibile.

Kruger Agostinelli

“La cucina delle Marche”: un affresco d’amore nel libro di Petra Carsetti

in Cultura/Libri/Mangiare e bere da

Come nonna Lavinia comanda! Petra Carsetti conferma il clamoroso successo con il suo libro cult. Petra è la moglie di Carlo Cambi (con lei nella foto) nonché sua stretta coadiutrice e coautrice. Una coppia, una garanzia per l’enogastromia marchigiana. Oltre 450 ricette della tradizione gastronomica marchigiana raccontate, come in un romanzo, con gli abbinamenti ai vini di questa meravigliosa terra. Un ricettario che è prima di tutto un saggio storico-antropologico, dove i piatti della più stretta tradizione marchigiana non hanno più segreti. Petra riedita La Cucina delle Marche dopo il grande successo che dal 2010 accompagna questo volume. E lo fa con l’inchiostro della passione e il vocabolario dell’amore. Passione per la cucina, amore per la sua terra. L’autrice infatti è maceratese Doc e ha trasfuso prima nella ricerca – durata oltre un anno tra conventi, case nobiliari, osterie e famiglie delle Marche – poi nel racconto delle ricette questo sentimento d’appartenenza alla sua terra meravigliosa di cui narra profumi sapori e restituisce immagini folgoranti. Sono oltre 450 le ricette contenute nel volume e seguendo il metodo di Pellegrino Artusi, Petra le ha tutte sperimentate con l’ausilio di una sua “Marietta”, Emilia Migliorelli, che ha eseguito le preparazioni prima di affidarle alla codificazione del libro. La Cucina delle Marche è edito dalla Newton Compton (382 pagine 4,90 euro), la casa editrice con la quale Petra Carsetti collabora da anni come una delle massime esperte di gastronomie regionali. Basta leggere la dedica in premessa di Petra per capire l’essenza di questo volume: “A nonna Lavinia che è stata mamma, culla di affetti, maestra di vita e che mi dato il senso del rispetto della natura, il valore dell’onestà, il piacere dell’amore; a mia figlia Carlotta che possa avere altrettanto dalla vita”. E’ infatti prima di tutto una cucina degli affetti, del territorio e della familiarità quella che si incontra nelle pagine di questo libro. A cominciare dall’introduzione che rappresenta uno snello trattato di cultura gastronomica e un intenso ritratto della terra marchigiana. Dai brodetti ai vincisgrassi; dallo stocco all’Anconetana al torrone di Camerino; dalle olive all’ascolana al coniglio in porchetta; dal ciambellone alla ricetta del mistrà; dal pottacchio al fritto. Tutti i classici marchigiani sono spiegati, motivati, narrati con il doppio scopo di fare del libro un testo di cultura gastronomica e un praticissimo ricettario al quale ispirarsi per ritrovare il calore dell’affetto, il sapore della cucina di casa, il valore del convivio. A completare il volume ci sono, per ogni ricetta, gli abbinamenti con i vini esclusivamente marchigiani. Si può dire che il volume è anche una sintetica ma informatissima guida al nettare di Bacco delle Marche.

Petra Carsetti, durante gli studi di medicina, ha coltivato la sua vera passione: l’enogastronomia. Ha studiato con alcuni dei maggiori chef della Regione Marche e di tutta Italia, ha partecipato a numerosi stage di formazione sulla cultura del vino spaziando dalla Napa Valley a Bordeaux, dall’Australia alla Franciacorta, da Montalcino alla Nuova Zelanda. La sua attività editoriale l’ha portata a collaborare con numerose testate nonché alla stesura di autorevoli guide enogastronomiche. Dal 2010 ha una rubrica fissa di enogastronomia sull’inserto “LiberoGusto” del quotidiano Libero. È la coautrice della guida Il Mangiarozzo, vero e proprio bestseller pubblicato dalla Newton Compton. Ha inoltre collaborato alla redazione de Le ricette e i vini del Mangiarozzo, 101 osterie e trattorie di Milano dove mangiare almeno una volta nella vita, Le ricette d’oro delle migliori osterie e trattorie italiane del Mangiarozzo, Alberghi e Ristoranti della DeAgostini, Le Locande e gli Agriturismi del Mangiarozzo. Nel presentare la sua fatica Petra Carsetti ha semplicemente affermato: <<Ho voluto fare un atto d’omaggio alla mia terra, alle mie radici, ai sapori della mia vita. Spero che possa essere per molti l’occasione di riscoprire la gioia di cucinare per fare del cibo un atto dativo e nativo. E mi auguro che in fondo ad ogni ricetta, ad ogni vino che ho raccolto, descritto e segnalato, tutti possano riconoscere il profilo delle mie colline, il fascino delle mie montagne, il calore dei miei borghi, quell’azzurro infinito dei Sibillini e dell’Adriatico, le nostre armonie. Devo un enorme grazie a quanti mi hanno per mezzo – dalle famiglie nobili, alle suore di clausura, dagli artigiani del gusto ai ristoratori – di scartabellare tra i loro ricettari per estrarre il contenuto di questo libro che mi auguro sia per le mie Marche un’occasione per farsi scoprire attraverso la suggestione dei suoi sapori>>.

Carla Latini

Loretta Grace canta con passione l’Inno di Mameli: “Sono Italia anche io”

in Cultura da

C’era una simpatica ragazzina di colore che girava nel mio storico negozio falconarese, Disco Fantasia. Amava la musica Loretta Grace bambina, quando arrivava con le sue amiche per comprare o ascoltare le ultime novità. <<Ero un venditore prevenuto nei tuoi confronti?>>, gli chiedo e lei sorridendo mi promuove. Ho rivisto dopo diverso tempo Loretta in veste di star di importanti musical e ultimamente su La7: con la sua interpretazione di grande effetto, hashtag #litaliasonoanchio, dell’Inno di Mameli (il video potete vederlo QUI)

Loretta mi confermi che l’italiano è meno razzista quando ha a che fare con un’artista o uno sportivo?

<<Penso che l’italiano, discorso generico, abbia paura della diversità e che solo quando si tratta di calcio, di arte o di spettacolo tende sempre a non vedere più differenze di colore o di provenienza>>.

Come combattere allora questa paura?

<<Mah, più che combattere per me bisognerebbe sensibilizzare i bambini, fin dalle scuole elementari, sul fatto che la diversità non è brutta, non è da temere. E’ invece qualcosa che può dare un valore aggiunto. La possibilità di confrontarsi, di avere uno scambio culturale con chi è diverso, ci arricchisce>>.

Non deve dividerci.

<<Esatto. Siamo ormai nel 2016 e non più negli anni Ottanta, quando mio padre o mia madre sono venuti in Italia. Oggi però non è giusto dare per scontato che una persona scura o comunque con tratti somatici non caucasici venga per forza considerata straniera. Esistono ragazzi italiani di seconda generazione come me, mio fratello, o come tantissimi altri. Ecco vorrei una maggiore apertura. Bisogna accettare che questa è l’Italia di oggi. Sono Italia anche io>>.

Com’è nata l’idea di fare il video con l’Inno di Mameli?

<<In realtà volevo farlo già lo scorso anno ma per impegni di lavoro non mi è stato possibile lanciarlo prima. E’ però sempre rimasto nei miei desideri. In questo momento si parla di Ius Soli e tutto ciò mi ha colpita in prima persona: quando ho compiuto 18 anni non mi fu riconosciuta la cittadinanza perché avevo sei mesi di residenza anagrafica che non mi erano stati riconosciuti. Di fatto in quel periodo non risultavo residente da nessuna parte, nonostante mio padre studiasse Architettura a Pescara e avesse una casa a Silvi Marina con mia madre. Parlando con gli avvocati mi hanno spiegato che ci sarà stato qualche problema burocratico negli enti, durante il passaggio dall’archivio cartaceo al digitale. Mi sembra comunque assurdo: ho una formazione e una cultura italiana, non sono mai stata in Africa o in America, non conosco altro fuorché l’Italia. Bisogna creare una legge che tuteli il bambino, l’Italia ormai deve adeguarsi a quello che è il resto del mondo. Sono nata in Italia, conosco la storia italiana, ho studiato in Italia. Quindi se ho una cultura italiana mi sembra giusto che mi venga riconosciuta la cittadinanza>>.

Pregi e difetti allora della nostra Italia?

<<Pregi? Ho girato parecchio per lavoro e devo dire che l’Italia mi manca sempre per una questione di cibo, di odori, di arte. Mi piace l’italianità e il senso d’ospitalità che è ammirevole. Per me il difetto è invece che c’è poco spirito di patriottismo. Quando si tratta di calcio siamo tutti davanti alla tv, ma per il resto… Se non ci sono problemi che ci toccano violentemente nel privato restiamo dentro casa a fare post su Facebook scrivendo cosa non ci va bene>>.

Se avessi una bacchetta magica come ripareresti questa società sempre più attratta dalla violenza?

<<Più amore, più comprensione e più tolleranza. Oggi, anche nei rapporti interpersonali, si tende ad essere poco tolleranti e pazienti. E bisogna riscoprire i valori>>.

Cosa stai facendo e soprattutto cosa farai? Insomma hai qualche anticipazione della tua attività artistica per noi di Tyche Magazine?

<<In questo momento sono in tournée con uno spettacolo, The Blues Legend, che sta andando particolarmente bene. Purtroppo nelle Marche, non so perché, ma non ho mai avuto possibilità di venire con gli spettacoli. Come per Sister Act. Questo musical sarà quest’anno di nuovo prodotto dalla Compagnia della Rancia: mi avevano chiamato ma purtroppo non abbiamo trovato l’accordo e a malincuore ho dovuto rifiutare la proposta>>.

Per scaramanzia non ci dici nient’altro?

<<A livello musicale e teatrale sì, non dico nulla per scaramanzia. Come blogger ho collaborazioni con brand importanti. Grazie a loro sto riuscendo a sensibilizzare un po’ di più le case di prodotti cosmetici per far uscire negli store fondotinta e altro per chi come me ha la pelle scura. Quando ero piccola a Falconara non c’era nulla e dovevo farmi inviare tutto da mia zia dall’America>>.

Kruger Agostinelli

Villa Magnolia 2, si balla e si recita nel social eating di Luca e Loredana

in Cinema/Mangiare e bere da

Continuano i social eating, gli incontri, a Villa Magnolia da Luca e Loredana. Fra tango argentino, delfini e attori di grande livello. Cibo e vino di contorno (leggi l’articolo QUI).

Questa volta ci sono stata in prima persona e mi sono divertita molto. All’entrata un grande elefante bianco, rassicurante, simboleggia l’atmosfera che si respira in questa casa. Accogliente, calda e multitasking. Per cui la grande sala da pranzo diventa una pista da ballo dove Raffaele racconta il tango. Dalla sua nascita, ispirato in Argentina dai ritmi tribali africano, fino alla sua possibile morte, quando è approdato a Parigi ed è diventato il tango da sala da ballo. Ma il tango argentino, spiega Raffaele ad un pubblico che continua ad arrivare, ha ripreso la sua vera identità con dei musicisti agguerriti. Il tango era il ballo dei bassifondi. Sensuale e “sessuale”. Fra le donne di strada e i delinquenti di allora. Ed allora comincia a Villa Magnolia un persorso danzante, bellissimo, che attraversa la storia del tango raccontato da Raffaele. Nel frattempo, dalla cucina, arrivano i profumi delle impanadas che saranno il contorno, con un ottimo primitivo fresco, di questa bella serata. Che si conclude con una promessa. In sala con noi c’è un bel ragazzo biondo. Un attore professionista che ci legge alcune cose. Lui si chiama Barbato De Stefano. Si, Barbato di nome. Così si chiamava il nonno. Barbato promette una serata con lui a Villa Magnolia e Luca deve fare il bis. Due serate per lui. A cavallo di queste due date Luca invita Ric O’Barry, premio oscar per Dolphin projet. È un sabato pomeriggio. La gente arriva in ordine sparso. Si parla di mare, di coraggio. Di difesa dell’ambiente. Seduti sui divani di Villa Magnolia. E qualcuno accende il camino che comincia a far freddo. Torno un momento a Barbato che merita la vostra attenzione. Attore brillante, ha ricoperto vari ruoli importanti nella compagnia Italiana di Operetta, nella compagnia di Corrado Abbati e nella Compagnia di Edoardo Guarnera riscuotendo un grande successo di pubblico con il personaggio di Sigismondo nell’operetta Al cavallino bianco. Per la televisione invece ha preso parte al cast di produzioni come Sotto Casa, la nona stagione di Incantesimo, la terza di Provaci ancora Prof e La nuova squadra, Don Matteo 7 e La Ladra. Nel 2006 si è laureato con una tesi in critica letteraria su Massimo Troisi, nella quale ha analizzato alcuni manoscritti inediti del grande attore napoletano. Gli anni successivi ha collaborato come assistente alla regia di Vincenzo Salemme per La vedova allegra e Bello di papà. Ha diretto il cortometraggio Sala Buia, da lui scritto e interpretato, che il 30 novembre 2008 ha vinto il premio regia al Pistoia corto film festival. Nel 2011 è autore e interprete di un inno dal titolo Napoli Vincente e per l’occasione ha diretto il video clip nella Galleria Umberto I di Napoli con 150 artisti partenopei. Nel 2011 riceve un premio Special Award al Roma Videoclip 2011 per il video Napoli Vincente per la regia. Nel 2012 consegue il titolo di Laurea Magistrale all’ università La Sapienza di Roma Facoltà Lettere e Filosofia corso di Laurea in Forme e Tecniche dello Spettacolo, tesi sulla Nuova Serialità Televisiva in Italia. Durante le due serate ha attinto dal suo bagaglio artistico per deliziare gli ospiti. Che hanno finito con il piatto prefetito da Barbato: gli spaghetti in tutte le salse! Seguite Luca e Loredana sulla pagina Facebook “cucinainamicizia”. Per scoprire un modo diverso per stare insieme.

Carla Latini

Agar Sorbatti, prima donna ingegnere delle Marche, celebrata in una mostra a Milano.

in Arte/Cultura da

Il “giovane” Comune di Loro Piceno celebra Agar Sorbatti, prima donna ingegnere, con una premio ed una mostra che si terrà a Milano a partire da sabato 5 dicembre. Agar Sorbatti divenne ingegnere nel 1923. Il suo soprannome era Camà. Un nome che ora svetta sull’etichetta di un grande vino prodotto dalle Tenute Murola. Le idee di Agar si svilupparono intorno all’uso ridotto dell’acqua nei processi industriali. Lei fu la prima donna ingegnere delle Marche e la settima del regno d’Italia. Ma quanto sono belle queste Marche, nascoste, che emigrano a Milano con una mostra articolata e sorretta da quattro artisti locali di gran pregio sotto l’ala, protettiva, di Agar Sorbatti! La storia comincia così: c’è un artista che si chiama Daniele Cristallini che fonda guidaarteitalia.com dove lui, insieme ad altri amici artisti di grande livello lascia segni importanti riguardo tutti gli aspetti delle arti visive. C’è il Comune di Loro Piceno con un sindaco donna giovane e intraprendente che si chiama Ilenia Catalini. Ilenia, l’anno scorso, indice il Premio Agar Sorbatti. Dedicandolo ad una donna di grande valore e dando valore a tutto il territorio. Ci sono gli amici artisti di Daniele Cristallini, Giordano Emiliozzi, Roberto Marchionni e Giancarlo Minen. E c’è una Mostra che apre il 5 Dicembre a Milano che sarà il riassunto di quanto vi ho scritto finora. La Mostra vedrà esposte le opere degli artisti di cui sopra e anche di Daniele Cristallini. Sarà alla Galleria d’Arte Arte&Moda in via Cervia 13 e terminerà il 13 Dicembre. A chiudere il cerchio c’è lo sponsor “vino” delle Tenute Murola che porterà le sue “creazioni” insieme al vino dedicato ad Agar che si chiama come lei si faceva chiamare dagli amici, Camà. La Mostra è già in essere a Loro Piceno. Ed ora due parole sulle Tenute Murola. Intanto Murola è un toponimo locale, che indica la fonte utilizzata per abbeverare gli animali, per cui terreni con “Muròle” erano in antichità particolarmente apprezzati. Qui ne esiste una, evidenziata già nei cabrei dell’inizio del ‘700. La Famiglia vi si stanzia sin dal ‘700. E dall’ora è attiva e sensibile al rispetto del territorio e a tutto ciò che gli gira intorno. Che sia cinema, teatro, arte e musica. Ricordando Nonna Camà nasce la collaborazione con il Comune di Loro Piceno e con Guidarteitalia. Ripeto che belle queste Marche nascoste e laboriose. Ad maiora! Se siete a Milano andate a vedere la Mostra e divulgate con lo stesso mio entusiasmo perché ce n’è veramente bisogno.

Carla Latini

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