Dai moscioli al pecorino di fossa: quando il food lo trovi per le strade marchigiane

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Sono passati giusto 7 anni da quando, nel febbraio del 2008, feci da Cicerone a Stanislao Porzio, scrittore e giornalista, che stava lavorando ad una collana regionale sui cibi di strada. Erano tempi non sospetti e nessuno cavalcava il “furgone” come adesso. I primi cibi di strada marchigiani che mi vennero in mente furono le olive ascolane fritte. Portai Stanis da Zè Migliori nella splendida piazza di Ascoli Piceno. Era Carnevale e ci toccarono anche caldi dolci fritti. Il furgone di Zè con il pollo allo spiedo ci trasportò, per un attimo, con la memoria, sulle coste del sud della Francia: cosce e ali di pollo da mangiare con le mani. Dopo  altri si sono ispirati. Li trovate fra Ascoli, San Benedetto e Porto Sant’Elpidio. L’ape scottadito, Nudo & Crudo,  la Vaca Paca. Per il pollo c’è il Pollo d’oro a Civitanova Marche.

Eravamo poi risaliti verso Ancona. Prima tappa Portonovo ed i moscioli. I moscioli sono un vero e proprio cibo di strada. Chiedete a Marcello Nicolini del Laghetto di Portonovo: cartocci di moscioli gratinati e cartocci di pesce fritto da portare via, un cult in ogni porto che si rispetti, da San Benedetto a Senigallia passando per Portonovo. A Senigallia Mauro Uliassi si è inventato Uliassi Street Good, la cucina diventata roulotte. Stanis si volle fermare ad Ancona, da Morena accanto alle 13 Cannelle. Crocette, stoccafisso e cibi di mare da mangiare passeggiando per il corso. Di fronte, da sempre, prima che qualcuno lo nominasse cibo di strada, Gabriele Capannelli affettava porchetta di Offagna e la accompagnava con due fette spesse e croccanti di pane di Varano. La porchetta, insieme alle spuntature, sono il cibo marchigiano più comune se vogliamo parlare di street food, ma di spuntature buone, in giro, non ne avevo trovate. Così Stanis le aveva descritte come in un ricordo lontano. Invece ad Agugliano c’è Panini Ristoro la Chiusa. Panini con le spuntature che meritano una tappa.

A proposito di panini, buoni e psichedelici, feci assaggiare a Stanis quelli di Moreno Cedroni di Anikò a Senigallia. Cibo pronto da portar via per far finta che a casa c’è uno chef a domicilio che si chiama Cedroni. Non fatevi ingannare dalle insegne che celebrano specialità napoletane o sicule. Che millantano cartocci di fritti alla marchigiana. Spesso i cartocci grondano olio di pessima qualità. Usate gli occhi e il naso prima di usare la bocca. Sulle nostre coste diversi furbetti che cavalcano il “furgone” sono dei semplici “scongelatori” di piatti pronti.

 Marche è anche pecorino di fossa. Con Stanis andammo, accompagnati da Lucio Pompili, da Vittorio Beltrami a fare un percorso nella sua bottega attraverso la degustazione di pani, oli, salumi e formaggi. Alla ricerca del panino perfetto. Non conoscevo ancora Giulia Honorati, che alleva bufale da latte in quel di Jesi. Giulia ha proprio il cacio bus con mozzarelle, yogurt da sogno ed ogni ben di Dio legato alla bufala.

Proprio oggi ho parlato di tarocchi, di copia incolla last minute, con Carlo Betti. Ma chi è Carlo Betti? Un amico colto che viene dal mondo della radio e che, per tanti motivi che non sto qui ad elencare, si è rimboccato le maniche e ha ricominciato a “studiare”. A 50anni ha fatto il lavapiatti e poi l’aiuto cuoco. Ha imparato a fare la pizza e si è innamorato di un’idea/furgone vista a New York e in Canada. La sua idea poi è stata trascinata dagli eventi e si è trasformata ne il FurgoncinoLo potete beccare a Pesaro, da cui parte, ma anche in giro per l’Italia in certe speciali occasioni. <<Non voglio mica diventare Uliassi, che mi chiama streetfooder, e neanche Cedroni, che dopo che si è esibito da me sta pensando di mettere le ruote ad Anikò. Ma i miei panini li faccio bene – racconta – Con materie prime marchigiane e non, mi sento glocal dentro. Ho scelto una ciabattina all’olio per il pesce, un pane ai cereali per le carni e uno alla quinoa per i vegetariani e vegani. I formaggi sono di Beltrami>>. Quando si dice che il cerchio si chiude. Dal Furgoncino di Carlo escono panini e musica rock. Ed i panini si chiamano Deep Purple o Vasco.

L’ultima tappa con Stanis fu ad Osimo. Ci regalammo un panino pomeridiano da Marisa alla Tavernetta del Corso. Stanis assaggiò il ciauscolo per la prima volta. Marisa è sempre lì. Con le leccornie di strada rigorosamente Made in Marche.

Carla Latini

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