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settembre 2016

Buon Compleanno Stoccafisso! Ventesima edizione per Stoccafissando a Portonovo

in Mangiare e bere/Stoccafissando da

Accademia dello Stoccafisso allanconitana Stoccafissando 2016

Stoccafissando XX°edizione, Hotel Excelsior La Fonte Portovo (AN), mercoledì 21 settembre 2016  L’Accademia dello Stoccafisso all’Anconitana ha compiuto 20 anni. Gilberto Graziosi, all’Hotel La Fonte di Portonovo, ci ha contotto con foto e video attraverso questa storia che profuma di calore, di cultura e di mare. Personaggi famosi del mondo eno-gastronomico marchigiano hanno sposato questa che, anche oggi, è una mission. Scorrono sul video i volti di Terenzio Montesi, di Roberto Farroni, di Gualberto Compagnucci, di Ilario Berardi, di Bruno Bravetti, di Adino Messi, di Titti Carloni, di Aldo Roscioni.

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Dove sta ZAZA’? , il sabato sera del Dolce & Co di Civitanova

in Eventi da

Dove sta Zaza il sabato del Dolce e Co

“Dove sta ZAZÀ?”, il sabato divertente, adulto e differente. Cena Spettacolo dalle ore 21 con Licio Cesetti e i Movimenti Notturni. Dopocena con ingresso Libero dalle ore mezzanotte in poi. PROSSIMO APPUNTAMENTO SABATO 22 OTTOBRE. Info: 0733 829 449 / 328 756 7700

QUI LE FOTO del 15 ottobre 2016

QUI LE FOTO dell’8 ottobre 2016

QUI LE FOTO dell’1 ottobre 2016

QUI LE FOTO del 24 settembre 2016

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I ‘casci’ di Michelangelo e i 20 anni della DOP della Casciotta D’Urbino

in Mangiare e bere da

Domenica 11 Settembre al Museo del Balì un Convegno, dedicato, ha festeggiato, con personaggi illustri del mondo eno-gastronomico marchigiano, i 20 anni del riconoscimento della DOP del Formaggio la Casciotta d’Urbino. A condurre Marco Menghini, agronomo di fama europea e consulente/volto fisso di Linea Verde, come già anticipato.  (vedi qui)
convegno-tycheA fare il ‘Pierino’, come si auto definisce lui, Paolo Cesaretti, brand manager del Consorzio. Paolo parla e Marco  Menghini, in questo prologo, gioca a fargli da spalla. Stiamo aspettando che una parte del pubblico finisca la visita ‘privilegiata’ al Museo del Balì con il Presidente della Fondazione Alighiero Omicioli. In pochi minuti arrivano tutti. Nel frattempo Menghini e Cesaretti toccano, in ‘pillole’, gli argomenti che saranno i contenuti di questo incontro. Primo fa tutti l’aggregazione, il fare gruppo fra agricoltori e allevatori. La sala è piena. La prima parola va a Gino Traversini, Presidente della 2° commissione del Consiglio Regionale. Qui in duplice veste. Duplice perché Traversini è di Cantiano. Quindi del pesarese anche lui. Si riallaccia al concetto gruppo e aggregazione. Al significato di fare cooperativa. Ci spiega quanto si stia lavorando in Regione per tutto ciò. Prima, Cesaretti, insieme a Menghini, ci avevano spiegato il senso sociale delle DOP. Non solo un marchio, un bollino da attaccare ad un prodotto. Un disciplianare che a volte può anche penalizzare il produttore. Ma un valore aggiunto importante per dare pregio al lavoro di chi, realmente, sta sulle montagne e alleva pecore e mucche in condizioni assolutamente disagiate. Menghini introduce il Presidente del Consorzio della Casciotta, Gianluigi Draghi. Con il suo narrare inizia la favola introdotta da Cesaretti. Nel grande schermo, alle spalle dei relatori, c’è fissa la pagina della storia della Casciotta d’Urbino. C’è il volto giovane ed entusiasta del Dottor Benedetti che credette in questa DOP. Nel 1996 divenne ufficiale. Ma perché Casciotta? Chiede Menghini. “Caciotta è generico” risponde Draghi. Tutte sono caciotte. Con il nome caciotta la DOP non avrebbe avuto il meritato riconoscimento. Così, racconta sempre Draghi, una ricerca storica li ha portati fino, addirittura, a Michelangelo. Nell’archivio della Parrocchia di Urbania vengono trovate notizie riguardo il fatto che era proprietario di molti ettari nel Montefeltro e si faceva portare i ‘casci’ a Roma dal suo mezzadro, mentre lavorava alla Cappella Sistina,. Da ‘Casci’ a ‘Casciotta’ il passo è breve. E premiato anche oggi. Per utili informazioni del consumatore finale il latte è ovino e di mucca. 70 per cento ovino e 30 per cento mucca. L’80 per cento della produzione avviene nello stabilimento di Montemaggiore al Metauro. Il resto in stabilimenti, nelle zone limitrofe, che seguono lo stesso disciplinare.
Le notizie, gli aneddoti sono tanti ed i relatori che si alternano, molto ben condotti da Menghini, puntano su un solo nobile concetto: l’aggregazione, la condivisione. Questa DOP, da sola, ha dato sostegno e lavoro a tanti produttori in zone disagiate e lontane dal ‘giro quotidiano’. Ne è convinto Antonio Centocanti, presidente di IME (Istituto Marchigiano Enogastronomico). Un professionista che ha dedicato alle cooperative vitivinicole tanto tempo della sua vita. Si parla di Food Brand Marche. Ve ne ho già scritto qui direttamente da Vinitaly.
Alla fine del Convegno è prevista l’apertura dell’Orcio. Con Paolo Petrelli, Paolo Cesaretti ha messo in opera un esperimento storico. Quindici forme di pecorino canestrato, già stagionato 60 giorni, sono state collocate dentro un orcio, in una delle cantine del Museo del Balì, fra un pesto di foglie d’ulivo e foglie d’ulivo. All’apertura esce della sana muffa bianca buona. Mentre Cesaretti estrae le piccole forme che poi assaggeremo Draghi ci regala nozioni gastronomiche tipo che il formaggio non va mai mangiato freddo (lo sapevate?). Centocanti ne decanta l’abbianamento ‘storico’ con il vino. Fabiani, il Presidente di Cooperlat Tre Valli chiude l’incontro. A onor del vero anche due signore sono state protagoniste di questa divertente kermesse (grazie Marco Menghini e grazie Paolo Cesaretti). Sono Daniela, solo Daniela, Presidente della Croce Rossa Italiana di Fano che ha ringraziato per il sostegno e ci ha messi al corrente della situazione dei nostri terremotati e Rossana Turina per il progetto Quidanoi che per questa Festa è diventato “Quidanoi è già Natale”. Mentre assaggiamo alcuni bocconi del pecorino uscito dall’orcio (buonissimo) Draghi ci svela il perché della ricetta della Casciotta. Copiata dai mezzadri/allevatori che con i latti vaccini e ovini facevano il ‘cascio’ per loro. Erano forme piccole perché il latte era poco. Così come è ora la Casciotta. Menghini ci rende edotti che il primo DOP della storia italiana risale al 1200 ed era il formaggio Castelmagno.
Insomma fra il Museo del Balì (merita la visita che siate grandi o piccini), fra le presenze colte e interessanti, fra il ‘colpo di scena dall’orcio’ si è conclusa questa festa. Lo scopo? Ridare dignità e storicità ad un formaggio che è sempre sulle nostre tavole. La prossima volta che mangiate uno spicchio di Casciotta D’Urbino spero vi ricorderete le queste mie semplici parole.

Carla Latini

Premio Gianni Ravera 2016, un bel diamante ha brillato per Ancona

in Eventi da

Premio Gianni Rivera 2016

Un festival per ricordare, chi il festival l’ha inventato sul serio. Un marchigiano doc, chiaravallese coraggioso e talentuoso. Ah dimenticavo, cominciamo dal titolo e capirete tutto. Sto parlando del “Premio Gianni Rivera”, seconda edizione che si è tenuta al Porto Antico di Ancona. Proprio qui in questa suggestiva location, ma un po’ proibitiva da raggiungere, per qualunque non anconetano che l’avesse voluto fare.

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Marco Menghini fra Linea Verde e formaggio marchigiano

in Mangiare e bere da

Marco Menghini, l’agronomo di Linea Verde, Rai1, ci racconta i suoi 11 anni ‘sui campi’. Marco sarà il moderatore del Convegno organizzato  dalla Festa del Formaggio Marchigiano per i 20 anni della DOP della Casciotta d’Urbino al Museo del Balì, a Montemaggiore, la prossima Domenica 11 settembre alle ore 10.

Lo vedrò al Balì così sarò in grado di spiegarvi meglio il significato delle DOP e la loro importanza fondamentale a livello europeo.  Il modo di ‘moderare’ di Marco è più vicino ad un brillante conduttore televisivo che ad un ‘serio’ agronomo quale in realtà è.  Marco Menghini è un libero professionista che fa da anni questo mestiere non solo in tutta Italia ma nell’Europa intera. Va dove è necessario il suo sapere.  L’avventura Linea Verde comincia per puro caso. Tramite un amico. Quando lo chiamano dalla Redazione fa come fece Patrizio Roversi (l’attuale conduttore di Linea Verde) ad una telefonata dell’allora vice direttore Rai Maria Pia Ammirati. Incredulo pensò ad uno scherzo e mise giù il telefono.  Da quel giorno inizia  la collaborazione di Marco, come consulente agronomo. Corre l’anno 2005 e c’è la conduzione Brosio/Vissani. L’incarico doveva durare solo per 5 puntate ed invece Marco è ancora lì.  E lo vedremo per tutto il 2017.  Il suo ruolo, i primi tempi, è di pura consulenza in agricoltura. Terreni, produttori, coltivazioni, rotazioni, nozioni, tecniche, biodiversità ecc…  Linea Verde è sì un programma popolare ma deve dare informazioni precise. Deve educare lo spettatore ad apprezzare i frutti provenienti da una filiera controllata e certificata. Linea Verde nobilita l’agricoltura italiana. Durante le stagioni condotte da Massimiliano Ossini qualcuno capisce che il suo contributo funziona anche in video. La sua prima volta è con Veronica Maio. Un allevatore non riesce, emozionato!, a spiegare concetti indispensabili. Ossini invita Marco. E Marco aiuta l’allevatore, con tatto ed eleganza, a toccare contenuti importanti per la puntata. Da qual momento Nicola Sisto, il regista, comprende quanto sia fontamentale la presenza del consulente esperto in video.  Poi Marco è simpatico. La sua faccia buca lo schermo.
Con Patrizio Roversi ha creato una coppia consolidata.  Roversi che studia molto prima di ogni puntata e approfondisce ogni dettaglio, fa finta di essere ignorante e Marco fa perfettamente solo se stesso.  Le ‘vignette’ che sanno inventare sono dei veri e propri camei che rimangono in testa e che, in questo modo, rendono più semplice l’apprendimento.  La redazione è composta da persone preparate, attente. Prima di ogni puntata numerose riunioni danno vita a scambi di opinioni, idee, spunti. Con Marco, prezioso tassello insostituibile. Lo ascolterò volentieri la prossima domenica a Montemaggiore.  Vi aspetto alle 10 al Museo del Balì. Preparate le domande…
Carla Latini

Panariello e Pieraccioni fanno ridere quindi i Conti tornano, buona la data zero ad Ancona

in Concerti/Eventi da

Viva la comicità popolare, quella che piace alla gente. E su questo che hanno puntato Panariello e Pieraccioni e, per tanto per fare una battuta, i Conti sono tornati. Sembrava un super show televisivo del sabato sera di altri tempi, stavolta invece che dal divano l’abbiamo visto da una sedia del Palasport di Ancona. Quindi inutile contare le battute riciclate e quelle nuove, il divertimento c’era ed è stato fruibile per tutti il tempo del lunghissimo show, oltre ma decisamente oltre le due ore.
Ad Ancona (e quindi anche alle Marche) il merito di questo battesimo del palcoscenico, a proposito sinceri complimenti agli organizzatori, a cui il trio toscano ha dedicato un esilarante e personalizzato sketch iniziale con inevitabili doppi sensi. Pieraccioni si sbizzarisce subisco quando affronta il tema dei mestieri nelle Marche, puntando deciso sugli scarpari, <<le scarpe con i pallini sotto sono anche un buon passatempo, provate a calpestare una cacca e poi a pulirle >>. E poi l’elogio incondizionato alla cucina della nostra terra, dove Carlo Conti, con una gaffe volontaria o involontaria poco importa, storpia i “moscioli”, prontamente rimediato da un Panariello sprint che imitando Renato Zero inneggia poi al “ciauscolooooooo”. Il colpo di grazia poi arriva dal solito, piacevolmente redivivo Pieraccioni che si concede una divagazione sull’argomento vini, quando racconta della cameriera che gli domanda <<hai mai provato la passerina?>>.
Insomma uno spettacolo un po’ “Amici miei” e tanto stile “stile film panettone di Natale”. Nessuno spazio per il varietà ma un palcoscenico che sembrava un grande bar di periferia d’altri tempi, quelli solo per uomini, dove si può dare spazio a ricordi bugiardi e parlare di improbabili avventure con le donne. Una leggerezza che piace, tira l’applauso e rende complice il pubblico in ogni istante.
Anzi diventa una situazione contagiosa quando uno spettatore in fila per l’uscita ci prova anche lui con una battuta, “mancava solo il quarto comico toscano” a cui mi aggancio anche io aggiungendo “tranquilli non sta parlando di Benigni…” e giù di nuovo tutti a ridere.
Saper sorridere è una buona maniera per ricominciare.

Kruger Agostinelli

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