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luglio 2016 - page 2

Michele Pecora ricorda Gianni Ravera: “L’innovatore della musica italiana”

in Senza categoria da

Chi pensa erroneamente che Michele Pecora sia stato solo una meteora discografica degli anni Ottanta deve assolutamente rivedere il proprio giudizio. Michele, nato in provincia di Salerno ma marchigiano da sempre, ha saputo trasformarsi da cantautore a discografico, da talent scout a direttore d’orchestra. Ed ora, come ci racconta in questa intervista esclusiva che ci ha concesso, pure direttore artistico del Premio Ravera.

Michele, la tua è una vita sempre vicina alla musica.

«Sì, ho un grande amore per la musica. L’ho portata dietro per tutta la vita. Una passione di quelle che non ti fanno pensare al risultato ma ti fanno suonare per il piacere di farlo. E inevitabilmente poi arrivano anche i risultati. La mia attività cantautorale nasce a Castrocaro, con Gianni Ravera che mi ascolta e mi fa esibire al Festival. Quell’anno lo vinco pure: da lì inizia quest’avventura che mi ha portato col tempo a fare tante e tante cose. Certo, di musica si vive, ma bisogna anche guardarsi intorno perché i tempi e le cose cambiano. È giusto quindi ampliare il proprio raggio d’azione. Ecco allora che le strade si moltiplicano, fino alla direzione artistica di eventi. Sono convinto del fatto che fare l’artista e vivere di arte sia anche rimanere al passo con i tempi. Non ancorandosi alla nostalgia di un passato che non c’è più, ma vivendo il presente e il futuro. Con tutti i suoi cambiamenti».

Quindi è nato il Premio Gianni Ravera – Una canzone è per sempre.

«Mi sembrava giusto tributare un omaggio all’uomo che ha innovato e ha fatto per anni e anni la storia della musica di questo Paese. Basti pensare che nei tantissimi festival di Sanremo organizzati da lui, delle 18 canzoni in gara almeno 14 erano dei successi. Quindi aveva la grande capacità di individuare il talento oltre le apparenze. Ramazzotti e Zucchero sono solo alcune delle sue ultime scoperte. Era un innovatore: fu il primo a portare gli artisti stranieri a Sanremo e a farli cantare in italiano. Tra cui memorabile fu proprio l’esibizione di Louis Armstrong».

Ravera è un personaggio culturale molto importante di questa nostra regione, essendo nato proprio a Chiaravalle.

«Era legato alla sua terra. Ricordo che quando lo incontravo era sempre commosso nel ricordare Chiaravalle, dove veniva appena possibile. Ravera è stato l’inventore del festival di Castrocaro, che ritengo storicamente addirittura più importante di Sanremo. Sanremo è un punto di arrivo, ma da Castrocaro sono passati tutti, nei tempi in cui si riusciva ad individuare i talenti. Perché la musica va giudicata da persone competenti, cosa oggi più complicata. Ravera era questo, dava una possibilità. Claudio Cecchetto ha raccontato che doveva uscire il brano del Gioca Jouer ma Ravera gli disse di aspettare e farlo andare come sigla di apertura di Sanremo. Quella scelta fu un successo».

Oltre a Cecchetto, la prima edizione ha avuto grandi ospiti. Come Carlo Conti e Pippo Baudo…

«Baudo ha avuto un rapporto di collaborazione con Ravera lungo 30 anni. Altri ospiti sono stati Dario Salvatori, Iva Zanicchi, Fausto Leali… Insomma tutti quelli che hanno attraversato la vita professionale di Ravera».

Intanto che anticipazioni ci puoi dare?

«Quest’anno le serate saranno due e non una e si è aggiunta l’accademia Gianni Ravera, per la scoperta di nuovi talenti».

Kruger Agostinelli

Marcella Bella spicca il volo con il suo nuovo spettacolo, gli applausi dell’anteprima

in Concerti/Eventi/Shada Civitanova da

Marcella Bella era emozionata come se fosse la prima volta. Superate le prime incertezze, ha però spiccato il volo sulle ali delle sue indimenticabili canzoni. Dopo vent’anni di assenza da una tournée vera e propria, d’incanto il tempo sembrava svanire, lasciando l’aroma di canzoni mai superate. Dai lati del palco la sostenevano amorevolmente il buon Mario Lavezzi, produttore di questo suo importante ritorno, e Chiara, la “bella” nipote figlia di Gianni. E il pubblico dello Shada, generoso come sempre, era lì a venerarla come giustamente una primadonna come lei merita. Che altro dire se non bravo a chi ha avuto questo intuito e che l’ha pure intercettata per questa anteprima: stiamo parlando di Aldo Ascani, impeccabile direttore artistico di “Legati ad un granello di sabbia”, il contenuto adulto del venerdì notte allo Shada di Civitanova. Un altro importante tassello nel collage che unisce tutti i più importanti personaggi della musica leggera italiana.

Kruger Agostinelli

(Qui l’intervista a Marcella Bella)

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Buonasera signorina il mercoledì party al St. Tropez Beach a Porto Recanati

in Eventi/Saint Tropez Porto Recanati da

St Tropez 2

MERCOLEDI AL SAINT TROPEZ BEACH DI PORTO RECANATI

Una bella novità nell’estate marchigiana. Tutti i mercoledì sera con “Buonasera signorina” al St. Tropez Beach Party de Gran Class a Porto Recanati, lungomare sud concessione 43.  Volevamo spezzare in due le settimane d’estate e per il mercoledì notte abbiamo preso una ciurma di navigati marinai delle notti adulte. Al timone musicale Aldo Ascani e dj Mancio (Ezio Mancini). Al beverage Giampiero Lilliù, un barman artigiano del bere. Al food lo staff vincente del Saint Tropez Beach. Alle foto e alla comunicazione Kruger. Il tutto sotto la supervisione di Mauro Alberti e di tutti i numerosi amici che ci verrano a trovare.

Questa è la galleria fotografica:

13 luglio 2016

23 luglio 2016

27 luglio 2016

5 agosto 2016

17 agosto 2016

 

La Mannoia condanna a Fermo ogni violenza in un concerto sotto il segno di Dalla

in Senza categoria da

Fiorella Mannoia si sofferma su un termine caro a Lucio Dalla, “mascalzone”. Gli serve per descrivere il potere e la classe politica che pur di mantenere il proprio posto incita alla violenza e si scaglia sempre contro i più deboli. Poi punta il dito, senza mezzi termini, sulla tragedia di puro razzismo che si è abbattuta su Fermo, città che l’ha tenuta a battesimo per il nuovo tour “A te. Omaggio a Lucio Dalla”. Rivolgendosi al pubblico, dedicandogli lo spettacolo, dice: «Emmanuel non ce l’ha fatta. La moglie ha ceduto gli organi del marito, impartendo una lezione che i razzisti con capiranno mai».

Passionaria ma anche interprete di raro carisma, rapisce e trasporta nel mondo multicolore del cantautore bolognese a cui era molto legata. Fiorella incanta la bella Villa Vitali al festival Villa in Vita di Fermo, nel concerto numero zero del nuovo tour che si è tenuto mercoledì 6 luglio. Una platea stracolma che si perde nella poesia del linguaggio e nell’armonia musicale di un Lucio Dalla questa volta consegnato ad un’ambientazione sonora orchestrale. Uno spettacolo intimo, in cui la personalità della Mannoia ha saputo rendere intatte le atmosfere del cantautore bolognese. Nel variopinto mondo “dalliano” abbiamo optato per l’interpretazione di “Cara”. Poi inevitabile il bis con “Attenti al lupo”, a cui segue la candida affermazione «Sono sicuro che Lucio me l’avrebbe permesso» quando Fiorella ha trafitto al cuore i suoi fans con tre suoi brani. Delirio in tutti i sensi grazie a “I dubbi dell’amore”, “Perfetti sconosciuti” ed una corale ed appassionata “Quello che le donne non dicono”. Sembra tutto finito ma è talmente grande l’affetto del pubblico che si porta appresso il suo pianista e canta ancora un brano, “La storia siamo noi” di Francesco De Gregori, tanto per non venir meno al suo impegno sociale anche nella musica. Applausi in una notte triste per Fermo ma ricca di cultura ed impegno.

 Kruger Agostinelli

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A scuola d’amore e di cucina: un’idea coraggiosa dello chef Andrea De Carolis

in Mangiare e bere da

Che la sua faccia comunichi amore e generosità l’avevamo già capito. La cucina per lui vuol dire “cose buone e ben fatte”. Poi, pochi anni fa, all’interno di un programma di corsi di cucina convenzionali ma di ottimo livello, si “innamora” del Centro Sollievo…

Lo chef Andrea De Carolis, del Sandwich Time di Civitanova, lavora con la dottoressa Elisabetta Ripari, si confronta con i suoi partner e fornitori di sogni e decide che si può fare. Ma cosa? Un corso di cucina per quelle persone che, per tanti motivi che non voglio e non so spiegare, sono ospiti giornalieri del Centro Sollievo. Sollievo che, forse, trovano, sentendo amore, provando ad annusare e mangiare prodotti veri. Manipolandoli. Cosa c’è di meglio che amalgamare e mescolare quello che poi andrai ad offrire e a mangiare insieme? All’inizio di questa storia Andrea è scettico. Poi diventa amore e cucina. L’ho incontrato.

Come hai impostato la tua presenza?

«Mi sono ricordato delle mie difficoltà iniziali. Di come per me era difficile integrarmi. Ho provato a metterci tutti allo stesso livello. Io ti aiuto e tu aiuti me».

Ora smetto di farti le domande… e vai, Andrea raccontami le tue emozioni (non dimenticarti di dirmi le tue perplessità e i tuoi timori).

«I ragazzi e le ragazze del Centro Sollievo sono persone con grandi valori personali e culturali. Il disagio che li ha avvicinati alla vita lo portano dentro. Ognuno ha il suo. Quando ho deciso che volevo accanto a me delle persone con cui condivere la sfoglia piuttosto che la pasta della pizza, dimenticando il loro disagio psichico, ci siamo innamorati l’uno (io) degli altri. Che la cucina sia teraupeutica è una realtà che nessuno può smentire. Torni a casa, stanco e pieno dei tuoi problemi… Cucini e stai meglio. Fate prima con due ingredienti base a casa che fermandovi in Autogrill. In questo progetto sono con Marco Paniccià, il mio socio partner a Sandwich Time, con i fratelli Contigiani, Paolo e Massimiliano, che a Porto Sant’Elpidio hanno la scuola di cucina, la vendita diretta e la formazione dei cuochi che comprano e cucinano sulla Angelo Po. Sono 7 anni che mi aggrego a questa iniziativa e che con loro faccio corsi base come pane, pizza, pasta ripiena, macelleria e carni, dolci. Stessi corsi per i ragazzi e le ragazze del Centro Sollievo. Bello mandarli a fare la spesa. Bello vedere che fra loro si aiutano. Ho voluto fargli capire che meglio poco ma buono. Spesso sono persone rimaste sole, senza conforto familiare, senza sostegno economico. Ma non sono soli. Ho scoperto che sono, ognuno a modo suo, belli, grandi e profondi dentro. I risultati ottenuti sono eccelenti e me lo conferma la dottoressa Ripani. Per cui si replicherà il prossimo anno. Mi chiedevi delle mie perplessità? All’inizio tutte. Avevo timore di non sapere come pormi. Poi mi hanno detto che dovevo solo essere me stesso. Ed allora, alla pari, gomito a gomito, è nata una squadra compatta, intelligente (superiore alla media in alcune situazioni) che si sente realizzata quando cucina insieme e poi mangia insieme. Il momento della condivisione a tavola del cibo, quando si mangia quello che abbiamo cucinato, trasmette emozione e calore. Li abbraccerei tutti, uno alla volta. E la prossima volta voi di Tyche Magazine sarete con me. Sono stra-soddisfatto dei miei ragazzi».

Carla Latini

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