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gennaio 2016

Amascara Carnival Party al Mab Ancona

in Eventi da

Amascara Carnival Party Mab

AMASCARA, il party per concludere alla grande il Carnevale, sabato 13 febbario al MAB, nell’incantevole panorama del porto turististico di Ancona. Due spazi e diverse proposte sia per il cena spettacolo che per il dopocena. Premi per gruppi mascherati e soprattutto tanto ma tanto ballo:

– SALA DISCO (veranda sul Porto Turistico):
Happy Disco con Enrico Filippini DJ & Kruger.it artistic and photos.

– SALA STRITTI(area ristorante):
Happy b-day Simone Stritti – ore 23 presentazione ufficiale di “HipHopCorn”. Rap Side – Special guest: A-Team (Goffi-Vales-Lu Tony – DJ Shiffa) – Sbaba – Mannaroman – Curtis Nessi – Stylo – Est Riviera.
Dalle ore 00:00 Club Side – Special guest: Marco D’Avena – MX – Groovin Brothers – Axe’ Family – Lizhard – Markeeno – Preye – Otc e more guest.

Organizzazione Mab e Chalet Bandiera Gialla Ancona
dalle ore 20 ingresso con cena a buffet e ballo – euro 15 a persona – Due sale per divertirsi e ballare tutta la notte. Evento ideale per feste di gruppo – compleanni e ricorrenze liete.

INFO E PRENOTAZIONI 366 31 11 568 / 389 02 17 497

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Paolo Paciaroni: amate Marche addio! Lo chef di Tolentino ora delizia l’Alta Badia

in Itinerari da

paciaroni tycheIl cuoco che si sveglia felice ci ha lasciati per altri lidi, diciamo meglio montagne. Ora sta a San Cassiano in Alta Badia, da sempre zona devota allo sci di lusso, alberghi di ogni categoria, spa mozzafiato e ristoranti con tante “forchette”. Finalmente, dietro mia assillante insistenza, ci ha scritto la sua avventura. Buona lettura e grazie Paolo Paciaroni. Sei sempre nei nostri cuori.

Lascio dopo 9 anni la mia amata casa, le dolci colline marchigiane, per seguire la mia passione da Cuoco: e ben si guardi da definirlo un mestiere perché esso non lo è. Immaginate un pittore fuoriclasse che crea un quadro: lui non è un pittore ma un Artista. Così siamo un po’ noi cuochi, gente che non è mai a casa quando ci sono i compleanni, le feste di famiglia, il Natale. Appunto il Natale mai come quest’anno l’ho odiato, pensando a quel che ho lasciato a casa. Sorvoliamo e guardiamo avanti, che presto le giornate si allungheranno e il sole scalderà i nostri cuori. Inizio a pensare a questo grazioso paesino in provincia di Bolzano che sarà la mia nuova casa per 3 mesi, fino al 31 marzo. Mi faccio 9 ore di treno, ma non sono solo. Con me ci sono le valigie. Dentro esse ci sono ricordi e non solo indumenti. Il treno arriva a Brunico e da qui si procede con l’autobus. E’ il 28 novembre, tardo pomeriggio gelido, e il 465 direzione Corvara è in arrivo. Carico le valigie nell’apposito scomparto, salgo e percepisco che qui siamo in Italia ma di italiano non ne vogliono sapere. Mi arrangio e riusciamo a capirci. Dopo un’ora e mezza sono a San Cassiano, chiamo la direzione e comunico il mio arrivo alla fermata dell’autobus. Da lì a poco arriva il proprietario del Lodge Las Vegas “Ulli” e mi dà il benvenuto. Mai avrei pensato di andare a lavorare a 2050 metri d’altezza e fare una degna e umile cucina mediterranea. Salgo con il gatto delle nevi e già qui è un emozione unica: il freddo e l’altitudine mi rendono il fiato corto e il senso di stordimento è presente. Prendo possesso del mio piccolo ma bellissimo appartamento fatto di legno di cirmolo e travi a vista con visuale sulle Alpi. Della neve vera ancora poca traccia ma i cannoni fanno del loro meglio. Ulli mi accompagna in cucina e mi dice: <<Prego Chef questa è la cucina>>. Una strana sensazione mi ha assalito: tanti tanti fornelli, piastre, microonde e minuteria a disposizione, celle frigorifere e laboratori ben attrezzati ovunque. Iniziamo a conoscerci e pian piano arrivano tutti i componenti della cucina, una brigata composta da tanti ragazzi con la valigia come me, pieni di sogni e speranze ma tutti “senza famiglia”. Saremo noi la nostra famiglia. Undici giovani provenienti da ogni dove d’Italia con la loro storia, con i loro ricordi e racconti. Si fa gruppo. Ognuno ha il suo compito e la sua partita e il primo dicembre si parte. Presento i miei menu, le mie idee culinarie, il mio modo di fare.tortelli rossi paciaroni Le prove dei piatti si susseguono e posso scegliere fra la miglior materia prima disponibile sul mercato agroalimentare. Ho adottato uno stile nuovo con prodotti a me sconosciuti o meglio meno usati come il cervo, il salmerino, i tanti formaggi di malga, il crescione, lo speck e le mele e molti altri ancora. Con essi ho dovuto creare dei piatti per me nuovi. Come la tartare di trota, miele di pino e crackers, i tortelli di rapa rossa, il suo succo e speck croccante, l’orzotto alla trentina, il filetto di cervo in manto di polenta con purè di sedano rapa e lamponi, Io strudel di mele con crema inglese alla vaniglia. Fare una cucina di questo livello ad un altezza simile non è facile. Ora tutto è in mano mia e il Maitre spesso mi chiama in sala per i complimenti. Questa tipologia di piatti elaborati li facciamo solo la sera mentre a pranzo proponiamo un servizio alla carta con una cucina molto easy e veloce. La gente deve andare a sciare subito e gli oltre 100 tavoli sono pochi. Quindi spesso li giriamo più volte. Al Lodge ci sono 4 sale divise in più modi ma con lo stesso menu: una stube antica grande, una stube del cacciatore, una terrazza panoramica e una veranda. Poi c’è il ristorante nuovo aperto solo la sera dove si cena a la carte scegliendo fra un antipasto, un primo o secondo e un dolce. Sto bene qui ma le Marche mi mancano e non smetterò mai di sognare piatti creati con i nostri grandi prodotti. carpaccio paciaroni
A presto!

Paolo Paciaroni 

Carla Latini

Alla Bottega di Pinocchio nessuna bugia: un’Osteria dove sono custoditi i segreti della tradizione anconetana

in Senza categoria da

Si chiama Fabio Fiatti. Avete presente il quartiere di Ancona quello con la statua di Pinocchio che fa marameo? Pochi passi e siete nel cuore dell’osteria La Bottega di Pinocchio che Fabio cura e coltiva insieme alla bella moglie Cristina. Ma che persona è Fabio Fiatti? Spontanea, acuta e piena di carisma. Ha cominciato dal basso facendo il cameriere in uno dei più bei locali della città. Andava a portare lo stoccafisso, dentro le teglie, al forno e poi dopo quattro o cinque ore, tornava a riprenderlo. Da ragazzino era affascinato dalla cucina, dalle mani delle anziane cuoche e delle cuoche della sua famiglia. Poi ha aperto la Bottega del Pinocchio. Era il 1989. Da autodidatta, è cresciuto e nel tempo la Bottega da semplice alimentari è diventata anche una gastronomia. Piatti pronti da asporto. Una bella scommessa per uno come Fabio che porta lo “stoccafisso all’anconetana” nel cuore. Arriva, quindi, il momento, per lui, di decidere che ricetta scegliere. Da quale parte far battere il suo cuore. Mentre parla si emoziona e mi trasmette così tanto il suo amore per questo piatto che mentre assaggio sono convinta, ed è vero, che sto mangiando uno dei più buoni stoccafissi della mia vita. Ma torniamo alla scelta della ricetta definitiva. Da ragazzino vedeva stoccafissi rossi di pomodoro, quasi bianchi perché con poco pomodoro, verdi perché con tante erbette e senza pomodoro. Ha fuso insieme i ricordi dei movimenti delle vecchie cuoche fermando nella mente gli ingredienti principali. Ha incontrato la ricetta storica codificata ed è diventato uno dei soci dell’Accademia dello Stoccafisso (ne abbiamo già parlato su Tyche). Nel rispetto della ricetta storica ha aggiunto tante erbette, sedano e carota. Il suo stoccafisso diventa pian piano uno dei migliori della città. Passano gli anni e la Bottega di Pinocchio cresce. Entra nella brigata anche Andrea, il figlio di Fabio e Cristina. La Famiglia di Pinocchio si impegna con grandi capacità a rendere sempre felice il cliente che esce. Ma a Fabio non basta. Manca qualcosa nella sua vita che vuole realizzare: l’osteria. Prende forma una cucina più professionale, due sale con veri tavoli da osteria con i colori delle favole. In fondo c’è Pinocchio che veglia su di loro. L’Osteria ha lo stile di Fabio. Informale, scanzonato, allegro. I colori delle favole spuntano dal guardaroba, dal bar, dal bancone della gastronomia. Il menu viene raccontato a voce, come nelle vecchie osterie: “oggi ci sono come primi ecc.. come secondi… come antipasti ecc…”. Mi sono fatta portare le alici marinate da loro con i famosi paccasassi del Monte Conero, l’insalata russa di vecchia memoria e lo stoccafisso. Per forza. Mentre parliamo di paccasassi, l’amica che è con me gli chiede: <<ma è vero che ogni anconetano ha il suo cespuglio segreto e non si fa vedere quando va a raccogliergli?>>. Fabio sorride ma non risponde. Ed io: <<ma si possono anche cucinare e non solo marinare in limone e aceto?>>. Mi giro e Fabio non c’è più. Rientra da una porta che da sul retro, sull’orto, e mi porta un ciuffetto di paccasassi appena tagliati. <<Questi qui fuori mi fanno da spia. Come vedo che crescono e sono pronti per il taglio vado a raccoglierli sul Monte>>. Dove non ce lo dirà mai. Segreto di cuoco. Ho scritto la parola cuoco? Mirco Principi è il cuoco, quello “vero” dell’Osteria. Con un passato molto interessante. Fabio e Mirco sono complementari e si integrano perfettamente in cucina. Ognuno ha il suo compito. Tanto Fabio è esuberante, tanto Mirco è timido e schivo. Per questo il primo sta sempre in sala in mezzo alla gente con il figlio Andrea e la giovane Denise Goffi e il secondo sta in cucina con il suo aiutante Miguel Raynoso. Sto così bene che non vorrei andar via. Parlare con Fabio è come vivere la storia dell’Ancona culinaria. Parliamo e parliamo. Ma quando tocchiamo il ricordo di un comune caro amico, Terenzio Montesi, Fabio si commuove ed ha i brividi. <<Non ero nessuno e non lo sono nemmeno ora – racconta – durante una delle prime fiere alle Tredici Cannelle organizzate da Bontà delle Marche (ne abbiamo già parlato su Tyche) avevo partecipato con le mie lonzette di fico. Fatte seguendo un’antica ricetta. Si ferma al mio banchetto un distinto signore. Facciamo due chiacchiere e assaggia una fettina delle mie lonzette. Saluta garbatamente, fa un giro, ritorna e me ne compra tre. Era Terenzio Montesi e la ricetta codificata l’aveva ritrovata lui. Poi siamo diventati amici>>. Abbraccio Fabio e lo ringrazio per questa giornata di stoccafisso, paccassassi, lonzette di fico, emozioni e ricordi. <<Anche la tua trippa è spettacolare, vero? Ne vuoi portare via un po’?>> Come faccio a dire di no? Chiamate Fabio Fiatti all’Osteria Bottega di Pinocchio allo 071 898010  www.bottegadipinocchio.it. Conoscerete un oste, un uomo, che quando vede un ingrediente da cucinare prima ci parla un po’ per capirlo meglio…

Carla Latini

La Via Maestra a Loreto, un percorso attraverso l’artigianato artistico

in Arte/Cultura/Itinerari da

La Via Maestra a Loreto si trova lungo il corso principale ed è un locale unico nelle Marche. Chi lo ha creato (da poco tempo) si chiama Stefano Pantaloni ed è, a mio parere, guidato da una mission etica che gli fa onore. “Sulla Via Maestra” si possono incontrare tanti veri artisti artigiani marchigiani. Conosco Stefano Pantaloni da 15 anni o forse più. Il suo negozio, Il Buono delle Marche, è ormai un cult per tutti i pellegrini che ritornano a Loreto. Qui Stefano offre tutto – e fa molto bene – dal frigo con bottigliette e bibite commerciali a prodotti eno-gastronomici di pregio della nostra terra. Sia fresco che secco con un occhio appassionato a tutto ciò che deriva da spezie ed erbe.

la via maestra fischiettiL’idea de La Via Maestra gli è venuta perché non c’è. Non c’è in nessuna città un locale che ospiti ceramisti, scultori, pittori, decoratori, falegnami, fabbri, restauratori, cappellai e scrittori. Il percorso – fatelo perché vale veramente la pena – è una via, un museo con vetrine molto ben illuminate e le opere sono raccontate da locandine e pieghevoli personalizzati ma anche da due persone preparate e colte che sanno tutto di ogni artista. Ritrovare e rivedere i fischietti di legno (avete capito bene, quelli per fischiare) mi ha quasi commossa. Se avete in mente di fare un regalo importante o di riportare a casa qualcosa di marchigiano autentico, Stefano Pantaloni è l’uomo che fa per voi. In maniera semplice e molto astuta, ha pattuito con tutti gli artisti un accordo per cui i prezzi che trovate da lui a Loreto sono uguali a quelli che potreste trovare nei laboratori degli artigiani. Per cui anche pezzi di grande valore hanno costi possibili. Insomma abbordabili. Mi provo una decina di cappelli ammirandomi, permettetemi di dirlo, in uno specchio antico con cornice in ferro battuto. Bellissima! Non io, ma la cornice! Poi Stefano mi dice: <<e non hai visto tutto…>>. Ma come? Io già sono stordita e ubriaca di queste meraviglie insieme alle mie amiche reggiane/modenesi che mangiano un gigantesco panino con il ciauscolo (made in Il Buono delle Marche): di cos’altro posso emozionarmi ancora? Stefano critica la mia solita esagerazione. Mi conosce bene il ragazzo! E mi invita a varcare una soglia. E La Via Maestra si allunga. Mi fermo davanti ad un secretere in legno di olivo vecchio con tanti cassettini nascosti e rimango folgorata. Penso che per oggi la mia mente si sia arricchita abbastanza di bellezza e dico a Stefano che dobbiamo andare. Ma sulla destra del secretere c’è una scala in legno che sale. Saliamo in silenzio – chissà perché? – e mi appare La Via Maestra del piano di sotto, da percorrere al contrario. Ci sono tante sedie messe in fila come in un teatro e in fondo, al posto del palco, un lungo tavolo fratino, così straordinario che lo accarezzo più volte. Alle pareti, le stesse vetrine di sotto piene di libri e di altri pezzi rari. <<E qui che succede?>>, domando sapendo già la risposta. <<Ci facciamo le presentazioni dei libri, gli incontri con gli artisti, con gli artigiani. Facciamo degustazioni di vini, presentazioni di cantine. Qui facciamo>>. Stefano è di poche parole e sembra timido e mite. Non fatevi ingannare dall’aspetto e dai modi. È come la goccia sulla roccia. Non si ferma davanti a nulla. Per questo lo stimo e lo ammiro. Per informazioni più dettagliate e per farvi un giro nel “paese dei balocchi marchigiano”, www.laviamaestra.com.

Carla Latini

Magritte a Loreto: le piadine che meritano un “pellegrinaggio”

in Senza categoria da

Loreto sta diventando, sempre di più, un polo di cultura gastronomica di grande livello. Prima di una cena da Errico e Ramona al Ristorante Andreina, è obbligatoria una “pausa pranzo senza eguali” da Magritte. Ma perché Magritte?

matteo fusilloMatteo Fusillo, il patron insieme al giovane Michele, mi risponde diretto: <<Perché amo Magritte>>. Capisco al volo il personaggio e mi piace molto. Schietto, simpatico e soprattutto sincero. Un Francesco Pannofino bello e magro (non me ne voglia Francesco!), con gli stessi occhi interroganti e indaganti. Ridenti anche quando si “scontra amichevolmente” con qualche cliente. Che poi ritorna. Perché è anche bello farsi strapazzare un po’. Magritte a Loreto apre 8 anni fa. Matteo, reduce da un incidente di percorso lavorativo (chi non ne ha avuti vuol dire che non sa nulla della vita), riceve la proposta di prendere in gestione questo piccolo locale che sta proprio sotto porta Romana, a condizione di non fare pizza e panini perché c’è una pizzeria poco più in là. Lui da buon milanese ama i panini e non le piadine. Che fare? Abbandonare l’idea mai! Matteo ha troppa voglia di riscatto. Deve dimostrare a sé stesso e alla sua bella famiglia che è tornato in gara. E vuole vincere. Per prima cosa lavora sull’impasto. Proprio quello che a lui non piace della piadina tradizionale. Ci mette il lievito e sogna le michette della sua Milano. Sogna anche i sapori dei primi panini d’autore che sono nati proprio nella città meneghina. Abbinamenti azzardati, provocanti e, nell’insieme, di grande armonia. Quando Matteo è soddisfatto dell’impasto e raggiunge la sua idea di piadina artigianale (è più mordida, spessa e gaudente) nasce la piadina che si chiama come il locale, Magritte. Che lo riporta nella sua città, nella sua paninoteca preferita. La farcia di Magritte è composta da patè de foie gras, cotto affumicato, brie, insalata e salsa piccante. piadina magritte L’ho assaggiata e merita il “pellegrinaggio”. Così come ho assaggiato la Martina, la preferita di questo momento, che sembra un’amatriciana rivisitata con scalogno caramellato, bacon croccante, pecorino giovane e pomodoro. E’ Michele la mente che inventa le farce. E ce ne sono più di 13. Ovvio, accanto alle azzardate, provocanti e di grande armonia, ci sono le classiche con prosciutto crudo, squacquerone e rucola, mozzarella pomodoro e insalata; ci sono le regionali, fra tutte, visto che siamo su Tyche, vi consiglio quella con il ciauscolo di Brocani, un grande macellaio che a breve sarà su questi schermi, erbette saltate e pecorino giovane. E se volete dare un tocco internazionale alla vostra sosta gastronomica lauretana ordinate i club sandwich: ingredienti di grande qualità (io non amo il tacchino ma questo è buonissimo!) presentazione divertente su un piccolo bancale, stile magazzino dei corrieri espressi e perfetti da portar via. Perché un’altra peculiarità di Magritte è l’asporto. Una telefonata a Matteo o a Michele ed ecco pronte le vostre piadine da mangiare a casa o in ufficio. Buone anche fredde (lo scrivo perché le ho provate), perfette riscaldate da ambo i lati su una padella antiaderente incandescente. C’è anche un’ampia scelta di birre artigianali marchigiane e italiane, vini di ottima beva e, quasi dimenticavo, potete fare tutti gli abbinamenti della vostra fantasia, sfidando quella già molto fervida e intelligente di Michele, sia su piadine e focacce, sia nelle insalate che chiudono il menu di Magritte. Quando Matteo si siede con me c’è anche Lucia. La moglie e la consigliera perfetta. Lucia mi dice che all’inizio temeva che il carattere di Matteo sarebbe potuto essere un ostacolo. Ma perché? Io lo trovo stimolante, pieno di vita. Si va da Magritte anche perché c’è Matteo con la sua verve e simpatia. L’ho ascoltato scherzare, in perfetto spagnolo, con una famiglia di argentini sui nomi degli ingredienti e sui nomi delle piadine. Lo trovo un ottimo uomo di sala e di strada. E sì, di strada! Perché Magritte “esce” sulla stradina sotto la porta Romana. I tavolini sono tanti in autunno/primavera/estate di meno in inverno ma ci sono sempre. E, se non piove, sono tutti occupati. In realtà “esce” sulla strada anche Michele mentre prepara le comande. Accanto alla porta di entrata c’è una grande finestra aperta che dà sulla cucina. Da lì escono i profumi che fanno fermare i clienti. Attenzione solo ad un particolare da non trascurare: una porzione (una piadina) è molto grande e farcita in abbondanza tanto da rimanere a bocca aperta! Sa va sans dir che qui l’altissima qualità della materia prima è una costante tutto l’anno. Per prenotazioni visitate www.piadineriamagritte.it tel. 071 978385. Matteo e Michele vi aspettano…

Carla Latini

Profumi e sapori nel romanzo “20 anni” di Maria Anna Mastrodonato

in Cultura/Libri da

20 anni copertinaMaria Anna è un’amica di un’amica e quindi, per “osmosi”, anche mia amica. I miei lettori sanno bene quanto io sia sensibile ai profumi, ai sapori e alle emozioni che questi trasmettono. Quando il ritmo della nostra vita viene scandito dagli odori che ci trascinano dentro le passioni e ce le fanno ricordare, vuol dire che siamo sulla strada giusta. Vuol dire che siamo dei “buongustai, bon vivant”. Com’era scritto sul biglietto da visita di Licia Granello qualche anno fa. Che ci siano ancora questa parole? A Licia, Maria Anna piacerebbe. Ha scritto questo primo romanzo, dal titolo “20 anni”, pensando all’amore. In occasione di una delle presentazioni del libro, avvenuta nella biblioteca di Polverigi, erano presenti soprattutto tanti lettori e fans dell’autrice per un romanzo che ha vinto il concorso nazionale di narrativa “Storie nel cassetto” dell’Associazione La Guglia. Un romanzo che, anche se parla d’amore, non per questo ci risparmia colpi di scena e sorprese. E’ stata proprio l’autrice a confidarlo, intervistata, dopo la lettura di un brano del libro, dalla giornalista Cristiana Carnevali: lei ama i gialli, ma ha deciso di esordire con una storia romantica, scegliendola tra le tante bozze custodite dal suo cassetto magico! Ci sono almeno altri quattro romanzi lì dentro, c’è un altro testo che sta viaggiando a gonfie vele nel concorso della Guglia per il 2016 e un noir che è in concorso a Torino. E lei continua a scrivere, vivendo appieno ogni istante, incamerando tutto, profumi, sapori, situazioni, emozioni. Qualsiasi cosa la colpisca resta intrecciata nei cassettini della sua memoria come la nebbia si abbarbica agli alberi, quando il sole tenta di farla da padrone. Ogni cosa custodita salterà fuori prima o poi, all’occorrenza, per diventare parole, situazioni, avventure, risvolti di una vita o di una sera… Il numeroso pubblico presente in biblioteca ha approvato pienamente la spontaneità della scrittrice, ha posto domande e ha partecipato attivamente all’evento e la fila di lettori pronti a farsi dedicare e autografare una copia del libro, sembrava non finire mai! Ed ora, prima di chiudere, alcuni cenni sulla vita di Maria Anna che servono a capire le sfaccettature del suo scrivere: è nata nel 1970 si è laureata in lettere e specializzata in restauro. E’ impiegata nel settore pubblico, molto sportiva (Nordic Walking, palestra, partecipa alle maratone del territorio). Ha una grande passione per la parola. Per lei non fa differenza il modo di esprimersi: è una instancabile oratrice (a detta di tutti quelli che la conoscono), una inarrestabile lettrice e una indomabile scrittrice. Vive a Polverigi, con il marito e le tre figlie (Giuliana, Giorgia e Gemma che hanno lavorato tutte alla presentazione del libro, accogliendo gli ospiti, facendo da padrone di casa e… la più piccola da valletta alla giornalista Cristiana Carnevali). In fondo la motivazione del premio è stata: con un linguaggio moderno e scorrevole l’autrice compone un vero romanzo con un impianto narrativo ben articolato e coinvolgente. Una storia d’amore che si snoda lungo vent’anni di vita, vissuta in piena intensità.

Carla Latini

Un mazzo di fiori per commuovere Teresa Mannino, mattatrice in “Sono nata il ventitré”

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Teresa Mannino interpreta con vigore e convinzione il ruolo della donna del sud non certamente sottomessa, bensì protagonista nel suo ruolo matriarcale anche a Civitanova. Un gustoso viaggio nei ricordi e le abitudini degli anni ’70 per quantificare tutte le contraddizioni sociali che ora ci appaiono ancora più evidenti e divertenti. Una partenza presa in prestito dalla mitologia greca, con la figura di Ulisse alla luce dei tormenti di Penelope che ne evidenzia tutti i difetti maschili. Mattatrice sul palco e, per sua stessa ammissione, complice della gremitissima platea marchigiana con cui, oltre a ritrovarsi in piena sintonia, ne diventa spietata alleata.

Poi quel mazzo di fiori che le viene omaggiato a fine serata la fa commuovere, dimostrando un’altra preziosa sfaccettatura del suo essere donna. Qui di seguito potrete vedere e sentire un’intervista esclusiva che ha concesso al nostro magazine. Nella quale afferma pubblicamente che <<sembra un paradosso, ma la sincerità può essere male interpretata>>. Eppure qui al teatro Rossini il lungo applauso finale, non aveva altra interpretazione se non quella di un “quanto sei brava Teresa!”

Kruger Agostinelli

(Foto e video Federico De Marco)

 

 

Notonlyspaghetti.com, l’artigianalità viaggia in rete

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Fra Pesaro, Osimo e Parigi è nato, da un’idea di quattro giovani imprenditori con la passione del cibo e di tutto quello che viene realizzato attraverso l’artigianalità che solo l’Italia sa esprimere, un sito di vendita online: Notonlyspaghetti.com. Quindi dalle Marche, passando per Parigi, un altro input positivo all’Italia artigiana. Quella vera.

David (il parigino), Cristian, Nicola e Massimo (i marchigiani) hanno già delle belle e avviate attività, un’età media di 30 anni o giù di lì, e sono pieni di entusiasmo, altrimenti certe imprese non riescono nemmeno a nascere. Hanno unito competenze, doveri, diritti e responsabilità. Nell’anno passato si sono dedicati a cercare, scegliere, assaggiare e, soprattutto, incontrare e conoscere personalmente giovani produttori enogastronomici. Giovani in due sensi: per età anagrafica e perché poco noti al rutilante mondo dei già noti. Nessuno dei loro produttori o partner (i quattro di notonlyspaghetti amano definirli così) è inserito nella grande distribuzione organizzata sia in Italia che all’estero. Va da sé che, siccome il mondo è piccolo, molti dei produttori selezionati sono marchigiani. Potrete rendervene conto da soli facendovi una navigata, senza impegno, sul sito.  I quattro si sono impegnati a fare, per i partner, delle traduzioni in inglese, ad arricchire brevi presentazioni senza pathos e a “rimpaginare” siti obsoleti o, addirittura, inesistenti. Lo scopo è stato ed è quello di far uscire, come protagonista, l’artigiano, la sua personalità e la sua identità al giusto prezzo. In questo modo si innesca, mi dicono i quattro, un meccanismo che fa in modo che la vendita sia direttamente dal produttore al consumatore e che notonlyspaghetti.com funzioni come una piattaforma/vetrina utile per la logistica. La logistica. La brutta bestia! Anello mancante, molto spesso, delle e-commerce.

I quattro aggiungono: <<Notonlyspaghetti vuole rispettare i prodotti artigianali italiani che sono il frutto della tradizione delle persone e del paese in cui vivono. Sono prodotti che raccontano dei luoghi di produzione, di sacrifici e di gioie>>. Sono i prodotti artigianali, e qui rubo le parole di un amico cuoco italiano, Francesco Guarracino, che lavora a Dubai: fatti da quelli che “sorridono mentre lavorano”. Quando ho incontrato per la prima volta Cristian e Massimo ero scettica, lo confesso. Ne ho viste e vissute tante che ero pronta a dire dove poteva fare acqua il progetto. Poi mi hanno fatto assaggiare alcuni prodotti ed un olio marchigiano di cui avevo solo sentito parlare (lo trovate sul sito). Oggi tifo per loro perché più canali alternativi si creano e meglio è per tutti quelli che “sorridono mentre lavorano”.

Notonlyspaghetti.com si rivolge al mercato europeo intero. Ma se siete di casa e non trovate un prodotto che vi piace, scrivetegli e chiedetelo. I quattro accettano, ovviamente con entusiasmo, consigli. In questa sede non posso fare a meno di ricordare, con nostalgia e soddisfazione per esserci stata, Esperya. Il primo sito di cibo e vino di e-commerce italiano. Un fenomeno marchigiano diventato, nel tempo, di proporzioni mondiali grazie alle idee visionarie di un grande che si chiama Antonio Tombolini. Da lì Antonio ha spostato la sua mente illuminata su un altro settore di avanguardia di cui, quando vorrà “darmi udienza” sarò ben felice di raccontarvi. Siamo sempre online ma questa volta di tratta di ebook. Perché Tombolini ora è la Antonio Tombolini Editore. Anche con i 4 quattro Notonlyspaghetti ho parlato di Esperya ma loro erano piccoli a quei tempi e giocavano con il Re Leone e la Play Station. Auguri “magnifici quattro” di Notonlyspaghetti.com. Che il 2016 sia per voi l’anno di conferma che siete sull’online giusto! Per informazioni www.notonlyspaghetti.com

Carla Latini

 

Vini di Montecappone, promozioni 2016

in Vini di Montecappone da

 Vini di Montecappone promozioni rossi

Vieni in cantina a Jesi dall’Azienda Montecappone, c’è una promozione in esclusiva per te grazie al kruger.it. Puoi acquistare Tabano rosso e Utopia Rosso con la promozione irripetibili dell’1+1, ovvero ogni bottiglia acquistata si raddoppia con una in omaggio. Uve Montepulciano in purezza invecchiate in barriques, rispettivamente di 12 e 18 mesi.
Da ritirare solo direttamente in cantina, offerta max 6 bottiglie per tipo, offerta non cumulabile ad altre promozioni. Valida fino al 30 novembre 2016. Info: 0731 205761

Azienda Montecappone Via Colle Olivo, 2 Jesi AN info 0731 205761
Sito ufficiale www.montecappone.it 

Come arrivare in Cantina   –   il sito ufficiale dei VINI DI MONTECAPPONE

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