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dicembre 2015 - page 2

“La cucina delle Marche”: un affresco d’amore nel libro di Petra Carsetti

in Cultura/Libri/Mangiare e bere da

Come nonna Lavinia comanda! Petra Carsetti conferma il clamoroso successo con il suo libro cult. Petra è la moglie di Carlo Cambi (con lei nella foto) nonché sua stretta coadiutrice e coautrice. Una coppia, una garanzia per l’enogastromia marchigiana. Oltre 450 ricette della tradizione gastronomica marchigiana raccontate, come in un romanzo, con gli abbinamenti ai vini di questa meravigliosa terra. Un ricettario che è prima di tutto un saggio storico-antropologico, dove i piatti della più stretta tradizione marchigiana non hanno più segreti. Petra riedita La Cucina delle Marche dopo il grande successo che dal 2010 accompagna questo volume. E lo fa con l’inchiostro della passione e il vocabolario dell’amore. Passione per la cucina, amore per la sua terra. L’autrice infatti è maceratese Doc e ha trasfuso prima nella ricerca – durata oltre un anno tra conventi, case nobiliari, osterie e famiglie delle Marche – poi nel racconto delle ricette questo sentimento d’appartenenza alla sua terra meravigliosa di cui narra profumi sapori e restituisce immagini folgoranti. Sono oltre 450 le ricette contenute nel volume e seguendo il metodo di Pellegrino Artusi, Petra le ha tutte sperimentate con l’ausilio di una sua “Marietta”, Emilia Migliorelli, che ha eseguito le preparazioni prima di affidarle alla codificazione del libro. La Cucina delle Marche è edito dalla Newton Compton (382 pagine 4,90 euro), la casa editrice con la quale Petra Carsetti collabora da anni come una delle massime esperte di gastronomie regionali. Basta leggere la dedica in premessa di Petra per capire l’essenza di questo volume: “A nonna Lavinia che è stata mamma, culla di affetti, maestra di vita e che mi dato il senso del rispetto della natura, il valore dell’onestà, il piacere dell’amore; a mia figlia Carlotta che possa avere altrettanto dalla vita”. E’ infatti prima di tutto una cucina degli affetti, del territorio e della familiarità quella che si incontra nelle pagine di questo libro. A cominciare dall’introduzione che rappresenta uno snello trattato di cultura gastronomica e un intenso ritratto della terra marchigiana. Dai brodetti ai vincisgrassi; dallo stocco all’Anconetana al torrone di Camerino; dalle olive all’ascolana al coniglio in porchetta; dal ciambellone alla ricetta del mistrà; dal pottacchio al fritto. Tutti i classici marchigiani sono spiegati, motivati, narrati con il doppio scopo di fare del libro un testo di cultura gastronomica e un praticissimo ricettario al quale ispirarsi per ritrovare il calore dell’affetto, il sapore della cucina di casa, il valore del convivio. A completare il volume ci sono, per ogni ricetta, gli abbinamenti con i vini esclusivamente marchigiani. Si può dire che il volume è anche una sintetica ma informatissima guida al nettare di Bacco delle Marche.

Petra Carsetti, durante gli studi di medicina, ha coltivato la sua vera passione: l’enogastronomia. Ha studiato con alcuni dei maggiori chef della Regione Marche e di tutta Italia, ha partecipato a numerosi stage di formazione sulla cultura del vino spaziando dalla Napa Valley a Bordeaux, dall’Australia alla Franciacorta, da Montalcino alla Nuova Zelanda. La sua attività editoriale l’ha portata a collaborare con numerose testate nonché alla stesura di autorevoli guide enogastronomiche. Dal 2010 ha una rubrica fissa di enogastronomia sull’inserto “LiberoGusto” del quotidiano Libero. È la coautrice della guida Il Mangiarozzo, vero e proprio bestseller pubblicato dalla Newton Compton. Ha inoltre collaborato alla redazione de Le ricette e i vini del Mangiarozzo, 101 osterie e trattorie di Milano dove mangiare almeno una volta nella vita, Le ricette d’oro delle migliori osterie e trattorie italiane del Mangiarozzo, Alberghi e Ristoranti della DeAgostini, Le Locande e gli Agriturismi del Mangiarozzo. Nel presentare la sua fatica Petra Carsetti ha semplicemente affermato: <<Ho voluto fare un atto d’omaggio alla mia terra, alle mie radici, ai sapori della mia vita. Spero che possa essere per molti l’occasione di riscoprire la gioia di cucinare per fare del cibo un atto dativo e nativo. E mi auguro che in fondo ad ogni ricetta, ad ogni vino che ho raccolto, descritto e segnalato, tutti possano riconoscere il profilo delle mie colline, il fascino delle mie montagne, il calore dei miei borghi, quell’azzurro infinito dei Sibillini e dell’Adriatico, le nostre armonie. Devo un enorme grazie a quanti mi hanno per mezzo – dalle famiglie nobili, alle suore di clausura, dagli artigiani del gusto ai ristoratori – di scartabellare tra i loro ricettari per estrarre il contenuto di questo libro che mi auguro sia per le mie Marche un’occasione per farsi scoprire attraverso la suggestione dei suoi sapori>>.

Carla Latini

Loretta Grace canta con passione l’Inno di Mameli: “Sono Italia anche io”

in Cultura da

C’era una simpatica ragazzina di colore che girava nel mio storico negozio falconarese, Disco Fantasia. Amava la musica Loretta Grace bambina, quando arrivava con le sue amiche per comprare o ascoltare le ultime novità. <<Ero un venditore prevenuto nei tuoi confronti?>>, gli chiedo e lei sorridendo mi promuove. Ho rivisto dopo diverso tempo Loretta in veste di star di importanti musical e ultimamente su La7: con la sua interpretazione di grande effetto, hashtag #litaliasonoanchio, dell’Inno di Mameli (il video potete vederlo QUI)

Loretta mi confermi che l’italiano è meno razzista quando ha a che fare con un’artista o uno sportivo?

<<Penso che l’italiano, discorso generico, abbia paura della diversità e che solo quando si tratta di calcio, di arte o di spettacolo tende sempre a non vedere più differenze di colore o di provenienza>>.

Come combattere allora questa paura?

<<Mah, più che combattere per me bisognerebbe sensibilizzare i bambini, fin dalle scuole elementari, sul fatto che la diversità non è brutta, non è da temere. E’ invece qualcosa che può dare un valore aggiunto. La possibilità di confrontarsi, di avere uno scambio culturale con chi è diverso, ci arricchisce>>.

Non deve dividerci.

<<Esatto. Siamo ormai nel 2016 e non più negli anni Ottanta, quando mio padre o mia madre sono venuti in Italia. Oggi però non è giusto dare per scontato che una persona scura o comunque con tratti somatici non caucasici venga per forza considerata straniera. Esistono ragazzi italiani di seconda generazione come me, mio fratello, o come tantissimi altri. Ecco vorrei una maggiore apertura. Bisogna accettare che questa è l’Italia di oggi. Sono Italia anche io>>.

Com’è nata l’idea di fare il video con l’Inno di Mameli?

<<In realtà volevo farlo già lo scorso anno ma per impegni di lavoro non mi è stato possibile lanciarlo prima. E’ però sempre rimasto nei miei desideri. In questo momento si parla di Ius Soli e tutto ciò mi ha colpita in prima persona: quando ho compiuto 18 anni non mi fu riconosciuta la cittadinanza perché avevo sei mesi di residenza anagrafica che non mi erano stati riconosciuti. Di fatto in quel periodo non risultavo residente da nessuna parte, nonostante mio padre studiasse Architettura a Pescara e avesse una casa a Silvi Marina con mia madre. Parlando con gli avvocati mi hanno spiegato che ci sarà stato qualche problema burocratico negli enti, durante il passaggio dall’archivio cartaceo al digitale. Mi sembra comunque assurdo: ho una formazione e una cultura italiana, non sono mai stata in Africa o in America, non conosco altro fuorché l’Italia. Bisogna creare una legge che tuteli il bambino, l’Italia ormai deve adeguarsi a quello che è il resto del mondo. Sono nata in Italia, conosco la storia italiana, ho studiato in Italia. Quindi se ho una cultura italiana mi sembra giusto che mi venga riconosciuta la cittadinanza>>.

Pregi e difetti allora della nostra Italia?

<<Pregi? Ho girato parecchio per lavoro e devo dire che l’Italia mi manca sempre per una questione di cibo, di odori, di arte. Mi piace l’italianità e il senso d’ospitalità che è ammirevole. Per me il difetto è invece che c’è poco spirito di patriottismo. Quando si tratta di calcio siamo tutti davanti alla tv, ma per il resto… Se non ci sono problemi che ci toccano violentemente nel privato restiamo dentro casa a fare post su Facebook scrivendo cosa non ci va bene>>.

Se avessi una bacchetta magica come ripareresti questa società sempre più attratta dalla violenza?

<<Più amore, più comprensione e più tolleranza. Oggi, anche nei rapporti interpersonali, si tende ad essere poco tolleranti e pazienti. E bisogna riscoprire i valori>>.

Cosa stai facendo e soprattutto cosa farai? Insomma hai qualche anticipazione della tua attività artistica per noi di Tyche Magazine?

<<In questo momento sono in tournée con uno spettacolo, The Blues Legend, che sta andando particolarmente bene. Purtroppo nelle Marche, non so perché, ma non ho mai avuto possibilità di venire con gli spettacoli. Come per Sister Act. Questo musical sarà quest’anno di nuovo prodotto dalla Compagnia della Rancia: mi avevano chiamato ma purtroppo non abbiamo trovato l’accordo e a malincuore ho dovuto rifiutare la proposta>>.

Per scaramanzia non ci dici nient’altro?

<<A livello musicale e teatrale sì, non dico nulla per scaramanzia. Come blogger ho collaborazioni con brand importanti. Grazie a loro sto riuscendo a sensibilizzare un po’ di più le case di prodotti cosmetici per far uscire negli store fondotinta e altro per chi come me ha la pelle scura. Quando ero piccola a Falconara non c’era nulla e dovevo farmi inviare tutto da mia zia dall’America>>.

Kruger Agostinelli

Villa Magnolia 2, si balla e si recita nel social eating di Luca e Loredana

in Cinema/Mangiare e bere da

Continuano i social eating, gli incontri, a Villa Magnolia da Luca e Loredana. Fra tango argentino, delfini e attori di grande livello. Cibo e vino di contorno (leggi l’articolo QUI).

Questa volta ci sono stata in prima persona e mi sono divertita molto. All’entrata un grande elefante bianco, rassicurante, simboleggia l’atmosfera che si respira in questa casa. Accogliente, calda e multitasking. Per cui la grande sala da pranzo diventa una pista da ballo dove Raffaele racconta il tango. Dalla sua nascita, ispirato in Argentina dai ritmi tribali africano, fino alla sua possibile morte, quando è approdato a Parigi ed è diventato il tango da sala da ballo. Ma il tango argentino, spiega Raffaele ad un pubblico che continua ad arrivare, ha ripreso la sua vera identità con dei musicisti agguerriti. Il tango era il ballo dei bassifondi. Sensuale e “sessuale”. Fra le donne di strada e i delinquenti di allora. Ed allora comincia a Villa Magnolia un persorso danzante, bellissimo, che attraversa la storia del tango raccontato da Raffaele. Nel frattempo, dalla cucina, arrivano i profumi delle impanadas che saranno il contorno, con un ottimo primitivo fresco, di questa bella serata. Che si conclude con una promessa. In sala con noi c’è un bel ragazzo biondo. Un attore professionista che ci legge alcune cose. Lui si chiama Barbato De Stefano. Si, Barbato di nome. Così si chiamava il nonno. Barbato promette una serata con lui a Villa Magnolia e Luca deve fare il bis. Due serate per lui. A cavallo di queste due date Luca invita Ric O’Barry, premio oscar per Dolphin projet. È un sabato pomeriggio. La gente arriva in ordine sparso. Si parla di mare, di coraggio. Di difesa dell’ambiente. Seduti sui divani di Villa Magnolia. E qualcuno accende il camino che comincia a far freddo. Torno un momento a Barbato che merita la vostra attenzione. Attore brillante, ha ricoperto vari ruoli importanti nella compagnia Italiana di Operetta, nella compagnia di Corrado Abbati e nella Compagnia di Edoardo Guarnera riscuotendo un grande successo di pubblico con il personaggio di Sigismondo nell’operetta Al cavallino bianco. Per la televisione invece ha preso parte al cast di produzioni come Sotto Casa, la nona stagione di Incantesimo, la terza di Provaci ancora Prof e La nuova squadra, Don Matteo 7 e La Ladra. Nel 2006 si è laureato con una tesi in critica letteraria su Massimo Troisi, nella quale ha analizzato alcuni manoscritti inediti del grande attore napoletano. Gli anni successivi ha collaborato come assistente alla regia di Vincenzo Salemme per La vedova allegra e Bello di papà. Ha diretto il cortometraggio Sala Buia, da lui scritto e interpretato, che il 30 novembre 2008 ha vinto il premio regia al Pistoia corto film festival. Nel 2011 è autore e interprete di un inno dal titolo Napoli Vincente e per l’occasione ha diretto il video clip nella Galleria Umberto I di Napoli con 150 artisti partenopei. Nel 2011 riceve un premio Special Award al Roma Videoclip 2011 per il video Napoli Vincente per la regia. Nel 2012 consegue il titolo di Laurea Magistrale all’ università La Sapienza di Roma Facoltà Lettere e Filosofia corso di Laurea in Forme e Tecniche dello Spettacolo, tesi sulla Nuova Serialità Televisiva in Italia. Durante le due serate ha attinto dal suo bagaglio artistico per deliziare gli ospiti. Che hanno finito con il piatto prefetito da Barbato: gli spaghetti in tutte le salse! Seguite Luca e Loredana sulla pagina Facebook “cucinainamicizia”. Per scoprire un modo diverso per stare insieme.

Carla Latini

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