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aprile 2015

Piero Massimo Macchini: “Chi sa ridere di se stesso non finirà mai di divertirsi”

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Piero Massimo Macchini, attore comico e fantasista, non è soltanto divertente e irriverente. Ha un grado di autenticità umana davvero rilevante. Ci parleresti per delle ore intere, è ricco negli argomenti e nelle proposte. Con lui abbiamo anche un debito di riconoscenza, grazie al saluto video che ci ha regalato in occasione del nostro esordio. E’ visibile in fondo a questo post. Ecco le cose che ci siamo detti.

“Meglio un morto in casa che un marchigiano alla porta”, dice un vecchio detto. Cosa ne pensi?

<<Meglio un marchigiano alla porta, sempre e comunque. Anzi direi meglio dietro alla porta. Il marchigiano è un “essere piacevole” anche nella sua ottusità o dolcezza. E’ una persona da conoscere>>.

Il personaggio marchigiano diventa una macchietta nella commedia italiana e piace. Dal cine-panettone di Silvio Spaccesi al “Marchigiano a Londra” di Neri Marcorè, passando per la “Macerata violenta” di Max Giusti. In questo panorama tu, Piero Massimo Macchini, ti stai imponendo con il “Radical grezzo”. Che dici, siamo diventati un’ottima alternativa ai toscani?

<<Ed è anche ora. Anzi siamo un’alternativa ai toscani, ai napoletani, ai milanesi. L’unica differenza che penso di aver colto è che prima il marchigiano era visto come una macchietta mentre nel mio caso è un’essenza. Cioè io sono così, sono un marchigiano. Non devo imitare qualcosa e qualcuno, o aumentare la parlata o il “tic”. E’ la nostra essenza>>.

Il palcoscenico teatrale è tuo amico. Ma sei pronto per tv e cinema?

<<Sono pronto e a settembre partirà un progetto su Rai Due con due miei personaggi. Ma io sono nato in strada, già quindici anni fa facevo spettacoli in piazza, recitando a cappello. Tutt’ora il teatro mi piace perché adoro il contatto con la gente, specie in questo periodo di forte crisi, non solo economica ma anche emotiva. Stare insieme alla gente mi fa star bene. Il cinema mi piace vederlo, la televisione l’ho tolta da casa da 5 anni. Quindi se arrivano progetti in tv sono contento. Altrimenti non me ne può fregare di meno>>.

Ci anticipi qualcosa sulla Rai?

<<Preferisco non parlarne perché sono quattro anni che mi capitano sempre delle situazioni che stanno per partire e poi non si concretizzano>>.

Ci hai preparato il saluto iniziale a Tyche, che significa “fortuna”. Quindi speriamo di portartene un po’. Un’altra cosa: Cesare Paciotti, che imiti, cosa pensa di te?

<<Tasto un po’ dolente. Secondo me non gli sto molto simpatico>>.

C’è stata la fortunata stagione del “Bagaglino della Marca di Fermo”, alcuni anni fa. Ti sei fatto conoscere, insieme ad altri comici quali Giorgio Montanini, con diverse interpretazioni di politici locali. Un’esperienza di successo, riprendendo la tradizione della satira politica. Cosa ne pensi?

<<E’ tutto iniziato con l’associazione“Improvvivo”, nata da me, Francesco Trasatti e Mariateresa Ferroni. Parlavamo di improvvisazione e io portai all’interno il cabaret e il teatro comico. Da cosa nasce cosa ed è partito questo spettacolo, dove ho curato se non mi sbaglio anche la regia (il tempo passa… ) Poi “Improvvivo” è “caduto”, come tutte le cose belle che hanno un inizio e una fine. E’ stato quindi riaperto un nuovo percorso, “Marche Tube”, per ricercare una forte identità>>.

E il tuo rapporto con chi hai interpretato?

<<Con quasi tutti i personaggi ho un buonissimo rapporto. La mia tecnica è quella di prendere un loro atteggiamento, un segno distintivo, ed esasperarlo. Se mi fanno una vignetta, ad esempio, mi disegnano come prima cosa con il naso grande, perché effettivamente io ho il naso grande. Lo devo accettare. Chi sa ridere di se stesso non finirà mai di divertirsi. Ma questa è una dotte che non tutti dobbiamo avere per forza>>.

Macchini ci saluta con una promessa: <<Vi vengo presto a trovare in redazione>>. Ti aspettiamo.

Kruger Agostinelli e Michele Mastrangelo

(Grazie a Marilena Imbrescia per la foto di Macchini “supereroe”. Altra foto di Federico De Marco)

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piero massimo macchini

 

Tre chef giocano con i colori: Cedroni, Pompili e Uliassi nei ritratti di Renato Missaglia

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Conosco Renato Missaglia da tempo. Insieme abbiamo esplorato il mondo dei pensieri a colori di grandi cuochi. Lui con i colori, quelli veri, e i suoi ritratti. Io con la penna e le mie parole. Nella nuova collezione di Renato Missaglia, classe 1946, artista indiscusso ed eclettico, ora spiccano chef stellati e dinastie gastronomiche. Tra i volti di personaggi noti che ha ritratto vi sono artisti, personaggi politici, capi di stato e pontefici tra cui Benedetto XVI e Papa Francesco. Per Renato un progetto artistico grande: “Expo Milano 2015 con gli occhi dell’arte” che sarà esposto durante i sei mesi dell’evento nella sede dell’Associazione Banche Italiane in via Olona, a Milano. Ho scambiato “due parole due” con Moreno Cedroni, Lucio Pompili e Mauro Uliassi. Cinque domande sui loro pensieri a colori:

Il tuo/tuoi colori preferiti.

Cedroni: Il blu, più turchese che blu, e il bianco.

Pompili: Sono quattro i colori che rappresentano la mia filosofia di vita, i miei progetti e i miei obiettivi. Nella vita sentimentale e nella vita professionale. Il rosso e tutte le sue declinazioni, dalla cucina al fuoco; dall’alba che è l’inizio, al tramonto che è la fine, con diverse sfumature di rosso. Se penso al rosso penso al peperoncino. Piccante, intrigante, dispettoso. Poi il verde che è tutto il mondo vegetale. Oltre agli occhi di mia moglie Cristina. Penso allo smeraldo prezioso che si illumina e cambia a seconda della luce, al verde delle meravigliose colline marchigiane. Quindi il marrone che è la terra. Il ventre animale, fecondo. Ci sono i marroni dei nostri Appennini che cambiano di colore a seconda delle stagioni. Poi l’azzurro. Che è il cielo, il volo anche pindarico, l’acqua, il mare Adriatico. I nostri pesci. Gli occhi di una mia amica. Gli occhi di una donna sono l’entrata della sua anima. Più sono luminosi e più la porta è facile da varcare.

Uliassi: Il rosso delle rose. Non mi vesto di rosso e lo uso poco nella vita quotidiana. Diciamo che il mio è un atteggiamento mentale. Affronto la vita in rosso. Con passione. Vivo pensando in rosso. Un altro colore è il blu del mare che sta vicino a me.

 

I colori nella tua vita.

Cedroni: Il blu ma non nelle scarpe! Non ho scarpe blu. Il blu è nella mia vita. E’ il mare davanti a me. Il blu lo trovo nei jeans che indosso quando lavoro e che sono diventati la mia divisa. Il bianco nella giacca bianca da cuoco. Ecco nel mio quotidiano ci sono il blu jeans ed il bianco.

Pompili: Ci sono tutti. Difficilmente mi vedrai vestito di nero. Sono molto colorato. Uso tutte le declinazioni di questi colori.

Uliassi: Se fossi stato un musicista avrei composto in rosso. Con tanta passione. Se fossi stato un pittore forse avrei usato il rosso in tutti i miei quadri.

 

Il colore nei tuoi piatti?

Cedroni: La mia seppia blu. La ricerca continua del mare nei miei piatti. In 28 anni di cucina ci si evolve, si cambia e si vedono le cose da prospettive diverse. Ricordi il mio sushi a colori? Ora faccio anche un piatto tutto bianco: baccalà, cocco, cipolla bianca, quinoa e daikon.

Pompili: Sono una conseguenza naturale. Pesci, animali, vegetali. Ci sono tutti. La mia vita è un tutt’uno. Non riesco a scindere i sentimenti dalla vita professionale.

Uliassi: Il rosso c’è ma poco. Ogni tanto del pomodoro ma solo l’estate. Preferisco caricare i miei piatti di sapore e di passione in modo che chi li mangia senta il colore rosso dentro di sé.

 

Un ingrediente, un frutto, un ortaggio che preferisci?

 Cedroni: La mela rossa. Con la pink lady faccio la marmellata. Mi viene benissimo anche quella con mele rosse e rose.

Pompili: Il beccaccino in particolare, più in generale la cacciagione. La caccia è il mio terzo amore dopo la famiglia e il lavoro.

Uliassi: Il pescato in tutte le sue specie e forme e il pomodoro rosso d’estate.

 

Che colore regaleresti alla persona che ami?

 Cedroni: Il bianco.

Pompili: L’oro. In tutte le sue declinazioni. Oro grezzo sul giallo. Caldo e avvolgente.

Uliassi: Il rosso, ovvio. Ho appena regalato a mia moglie una lampada rossa a forma di cuore. A casa mia in un vaso ci sono sempre due rose rosse, una per mia moglie, un po’ più alta, e una per mia figlia, un po’ più bassa. Ma credo che loro non se ne accorgano più.

Carla Latini 

Giuliano Palma in concerto al Donoma Civitanova Marche 2015

in Donoma Civitanova/Eventi da

Giuliano Palma Donoma 2015

E’ Giuliano Palma, la star che concluderà alla grande la seconda stagione del Donoma di Civitanova Marche venerdì 8 maggio 2015. Questo il colpaccio del direttore artistico Aldo Ascani che ha reclutato l’eclettico cantante milanese che da ventisette anni si è imposto nei più interessanti flussi musicali della musica non convenzionale.

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Dai moscioli al pecorino di fossa: quando il food lo trovi per le strade marchigiane

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Sono passati giusto 7 anni da quando, nel febbraio del 2008, feci da Cicerone a Stanislao Porzio, scrittore e giornalista, che stava lavorando ad una collana regionale sui cibi di strada. Erano tempi non sospetti e nessuno cavalcava il “furgone” come adesso. I primi cibi di strada marchigiani che mi vennero in mente furono le olive ascolane fritte. Portai Stanis da Zè Migliori nella splendida piazza di Ascoli Piceno. Era Carnevale e ci toccarono anche caldi dolci fritti. Il furgone di Zè con il pollo allo spiedo ci trasportò, per un attimo, con la memoria, sulle coste del sud della Francia: cosce e ali di pollo da mangiare con le mani. Dopo  altri si sono ispirati. Li trovate fra Ascoli, San Benedetto e Porto Sant’Elpidio. L’ape scottadito, Nudo & Crudo,  la Vaca Paca. Per il pollo c’è il Pollo d’oro a Civitanova Marche.

Eravamo poi risaliti verso Ancona. Prima tappa Portonovo ed i moscioli. I moscioli sono un vero e proprio cibo di strada. Chiedete a Marcello Nicolini del Laghetto di Portonovo: cartocci di moscioli gratinati e cartocci di pesce fritto da portare via, un cult in ogni porto che si rispetti, da San Benedetto a Senigallia passando per Portonovo. A Senigallia Mauro Uliassi si è inventato Uliassi Street Good, la cucina diventata roulotte. Stanis si volle fermare ad Ancona, da Morena accanto alle 13 Cannelle. Crocette, stoccafisso e cibi di mare da mangiare passeggiando per il corso. Di fronte, da sempre, prima che qualcuno lo nominasse cibo di strada, Gabriele Capannelli affettava porchetta di Offagna e la accompagnava con due fette spesse e croccanti di pane di Varano. La porchetta, insieme alle spuntature, sono il cibo marchigiano più comune se vogliamo parlare di street food, ma di spuntature buone, in giro, non ne avevo trovate. Così Stanis le aveva descritte come in un ricordo lontano. Invece ad Agugliano c’è Panini Ristoro la Chiusa. Panini con le spuntature che meritano una tappa.

A proposito di panini, buoni e psichedelici, feci assaggiare a Stanis quelli di Moreno Cedroni di Anikò a Senigallia. Cibo pronto da portar via per far finta che a casa c’è uno chef a domicilio che si chiama Cedroni. Non fatevi ingannare dalle insegne che celebrano specialità napoletane o sicule. Che millantano cartocci di fritti alla marchigiana. Spesso i cartocci grondano olio di pessima qualità. Usate gli occhi e il naso prima di usare la bocca. Sulle nostre coste diversi furbetti che cavalcano il “furgone” sono dei semplici “scongelatori” di piatti pronti.

 Marche è anche pecorino di fossa. Con Stanis andammo, accompagnati da Lucio Pompili, da Vittorio Beltrami a fare un percorso nella sua bottega attraverso la degustazione di pani, oli, salumi e formaggi. Alla ricerca del panino perfetto. Non conoscevo ancora Giulia Honorati, che alleva bufale da latte in quel di Jesi. Giulia ha proprio il cacio bus con mozzarelle, yogurt da sogno ed ogni ben di Dio legato alla bufala.

Proprio oggi ho parlato di tarocchi, di copia incolla last minute, con Carlo Betti. Ma chi è Carlo Betti? Un amico colto che viene dal mondo della radio e che, per tanti motivi che non sto qui ad elencare, si è rimboccato le maniche e ha ricominciato a “studiare”. A 50anni ha fatto il lavapiatti e poi l’aiuto cuoco. Ha imparato a fare la pizza e si è innamorato di un’idea/furgone vista a New York e in Canada. La sua idea poi è stata trascinata dagli eventi e si è trasformata ne il FurgoncinoLo potete beccare a Pesaro, da cui parte, ma anche in giro per l’Italia in certe speciali occasioni. <<Non voglio mica diventare Uliassi, che mi chiama streetfooder, e neanche Cedroni, che dopo che si è esibito da me sta pensando di mettere le ruote ad Anikò. Ma i miei panini li faccio bene – racconta – Con materie prime marchigiane e non, mi sento glocal dentro. Ho scelto una ciabattina all’olio per il pesce, un pane ai cereali per le carni e uno alla quinoa per i vegetariani e vegani. I formaggi sono di Beltrami>>. Quando si dice che il cerchio si chiude. Dal Furgoncino di Carlo escono panini e musica rock. Ed i panini si chiamano Deep Purple o Vasco.

L’ultima tappa con Stanis fu ad Osimo. Ci regalammo un panino pomeridiano da Marisa alla Tavernetta del Corso. Stanis assaggiò il ciauscolo per la prima volta. Marisa è sempre lì. Con le leccornie di strada rigorosamente Made in Marche.

Carla Latini

Henry Ruggeri, il fotografo delle rockstar. Tutta colpa di quelle prime foto “sbagliate”

in Senza categoria da

Henry Ruggeri, passione fotografia rock, ora professione fotografo in un sogno che parte da lontano. Cinquant’anni nascosti nel migliore dei modi, <<la musica mantiene giovane>> dice lui e in effetti sembra funzionare. Se lo vedi uno sconto anagrafico di almeno 15 anni, lo merita tutto. Nato in terra marchigiana e innamorato soprattutto del suo mare, inutile tentarlo tanto lui rimane qui. A lui il rock ha permesso di uscire fuori dai confini, di non accontentarsi di essere solo un fan ma di far parte integrante dello show. E dire che il primo servizio fotografico amatoriale l’aveva cannato alla grande, nel 1987 con gli svedesi Europe sul palco. Un intero rullino scattato con la sua macchinetta “usa e getta” e dentro niente. Forse era il caso di comprare un attrezzo serio. Un proposito che mette in atto nell’immediato 1988 grazie al suo gruppo preferito, i Ramones. Acquista i biglietti di tutti gli spettacoli, si propone anche al fans club di diventare il loro click esclusivo e si spaccia infine per un professionista con il gruppo. Tutta va alla meraviglia e da lì in poi Henry diventa una parte essenziale dell’entertainment. Certo se a questo poi aggiungiamo i suoi 20 anni con il glorioso Rockaway, tanto per cambiare un altro titolo ispirato ai Ramones, il suo indimenticabile locale a Porto Potenza Picena. Anche nel suo impegno da papà non ha dubbi, il nome è John. Perché? <<Un omaggio a John Ramone>>, dice sorridendo quasi volendosi scusare aggiunge <<ma anche a Lennon>>.

Il suo amore per la fotografia ce lo riporta in giro fra Italia ed Europa negli appuntamenti che contano. Nel suo medagliere troviamo la collaborazione con Raro, la rivista italiana più longeva della storia musicale nazionale. Oppure sugli scatti pubblicati puntualmente su Virgin Radio. Inoltre negli Hard Rock Cafè italiani, tanto per citare dei mostri sacri del settore, c’è la sua firma. E il 2015 cosa ti offre? <<Fotografo ufficiale per la data italiana (già fatto) e presto Kiss, Ac/Dc, Deep Purple e Counting Crows. Qualche mostra fotografica e magari – quasi a voler sposare la nostra filosofia – una rubrica su Tyche Magazine>>. Che dire? Lui il tempo lo inganna. Ecco la ricetta per rimane un sempre giovane.

 

Kruger Agostinelli

Primo Maggio 2015 a Falconara Marittima, una giornata intera per tutta la famiglia.

in Eventi da

Primo Maggio 2015 Parco Kennedy Falconara Marittima

QUI LE FOTO DELL’EDIZIONE 2015

Ritorna per il secondo anno al Parco Kennedy di Falconara Marittima un primo maggio ricco di eventi grazie a “Una gionata in Famiglia”. Un programma accuratamente organizzato dal Comune di Falconara Marittima, sotto la regina dell’assessorato competente di Stefania Signorini e reso operatito dalla Ruzzy Eventi in collaborazione con la Falconara Amarcord, Proloco di Falconara, MaRoMa, UltraSound Eventi, Radio Arancia Network, Ristorante Giardino Catering, Kruger.it, Friends Animali, Selena Eventi e Centro Cinofoli Lupi della Selva.

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La sartoria Rossini recupera la tradizione del cucito

in Moda da

Una famiglia che taglia, cuce e cucina. Siamo nella periferia di Ancona, a Casine di Paterno. Un’oasi verde e silenziosa. Qui crea e lavora Raffaella Rossini, che conosco da 30 anni. La sartoria Rossini mi ha conquistata su Facebook, poi dal vivo. Un progetto “novello”, di appena un anno, che ha debuttato con questa prima capsule collection. Raffaella la incontriamo con mamma Barberina. Per tutti Rina. Mamma Rina è una sarta formidabile e soprattutto instancabile. Un’alleata progettuale indispensabile, stimolante e direi vitale per Raffa. Mamma Rina è abile anche in cucina: ho assaggiato il suo mitico coniglio in porchetta, il classico stoccafisso all’anconetana e la golosa faraona con castagne, prugne e albicocche. I pezzi hanno linee morbide, pulite e geometriche che garantiscono una vestibilità completa. I tessuti sono tutte fibre naturali: cotone, seta, cashmere, lino, viscosa. La prima “capsula” aveva i colori del latte e del burro, dove predominava il nero. Uno dei colori preferiti di Raffaella, che lo considera il colore delle occasioni importanti. E non è la sola, immagino. Raffa ama il blu e il verde in tutte le loro sfumature. Dai tenui colori pastello, alla profondità del mare di notte e del buio delle foreste. I colori della nuova capsula primavera-estate sono il rosso, il celeste, il rosa antico. Ma il nero e il bianco non mancano mai. L’idea, molto interessante, è quella di proporre un elemento da indossare che può essere abbinato a qualcosa che già nell’armadio c’è e che in questo modo torna a nuova vita. Raffa, oltre a mamma Rina, ha poche, valide, collaboratrici operative. Una squadra corta e veloce.

E’ necessaria un po’ di storia per spiegare meglio il valore del progetto. Agli albori c’è nonna Maria Rossini, la sarta delle Torrette (periferia nord di Ancona). Nonna Maria è la sarta dell’Ancona che ama vestirsi con classe ed eleganza, l’Ancona che partecipa a grandi serate di gala. Le clienti di nonna Maria sono esigenti e seguono i suoi consigli per le cerimonie importanti e soprattutto per i matrimoni. Gli abiti da sposa di nonna Maria sono meravigliosi. A questo punto entra in scena il papà di Raffa, Ermete Rossini. Segue le orme della mamma e, con un rotolo di tessuto e una macchina da cucire, apre un vero e proprio laboratorio. Nel frattempo sposa Barberina. Alla nascita di Raffa, nei primi anni Sessanta, il laboratorio sartoria si specializza in raffinati costumi da bagno e intimi per diventare, di lì a poco, camiceria. Sono i primi anni Ottanta. Ermete lavora per le più belle boutique d’Italia, di Londra e della Germania. Se ne accorgono le grandi marche della moda e, come in un film già visto, arrivano le commesse di Prada, Alberta Ferretti, Genny, Les Copains, Yves Saint Laurent, Jean Paul Gautier, Jil Sander e tante altre. E sempre, come in un film già visto, la famiglia Rossini concentra, ogni di giorno di più le sue energie, nell’evadere queste commesse eccellenti. I tempi sono cambiati, lo sappiamo tutti, e Raffa non vuole affatto sentire parlare di crisi perché porta sfiga. E perché si è stufata. Il progetto sartoria Rossini le ha ridato la grinta con cui l’ho conosciuta. L’esuberanza e la positività che l’hanno convinta a ricominciare, come dice lei, da casa. Facendo maglie con le canne dei pomodori del suo orto al posto dei ferri.

Troverete la sartoria Rossini immersa nel verde di alberi antichi, accanto ad un orto che Raffa cura personalmente. Vi proverete gli abiti come se foste in una vecchia sartoria degli anni Cinquanta scegliendo a vostro gusto, ascoltando i consigli di mamma Barberina. Potrete anche farvi fare abiti su misura, studiati e pensati solo per voi con Raffa. Al commiato il profumo di una delle leccornie di mamma Rina vi accompagnerà fino al cancello.

Carla Latini

 

 

Roberto Mancini porta in volo le eccellenze marchigiane

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Valeria Magini e Elisa Gioacchini rendono vive e piacevoli le partenze e gli arrivi all’Aeroporto di Falconara. Anche l’allenatore di calcio Roberto Mancini ogni volta che è di passaggio al Raffaello Sanzio porta qualcosa di marchigiano ai suoi amici. E si ferma sempre da Gusto&Marche. Accanto c’è anche una pizzeria, gestita da loro, che usa prodotti marchigiani dalle farine alle mozzarelle di bufala. E fin qui niente di nuovo. Si può prenotare e ordinare la pizza preferita. Atterri, la prendi e la porti a casa. Il tutto anche online, ovviamente. Ma le due ragazze di gusto sono andate oltre. Sospesi come volassero, o spillati su divertenti manichini, Valeria e Elisa espongono, peccato non li vendono, i famosi Cappelli di paglia artigianali prodotti a Montappone in provincia di  Fermo. Andarci dall’Aeroporto è facile. Il paese e i cappelli meritano in viaggio.

E a proposito di marchigiani celebri… in bella vista sul bancone principale brilla la bianca copertina del libro di Stefano Baiocco.  Due stelle Michelin marchigiane emigrate sul Garda a Villa Feltrinelli. A breve vi scriverò di lui che, oltre ad essere un grande cuoco, è un mio carissimo amico.

Carla Latini

Il principe De Gregori conquista Ancona

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Francesco De Gregori non rinuncia alla sua eleganza ma sono molti i segnali nuovi in questo “Vivavoce Tour”. Il Principe sorride e ci scherza pure, quando il pubblico gli canta in coro “Non c’è niente da capire”. Sembrano finiti i periodi dell’incomunicabilità, tutto è maturato e migliorato iniziando dalla voce sempre più profonda. Anche la musica acquista importanza, è più elettrica e i suoni sono potenti ed avvolgenti.

Il repertorio proposto è ricco ed emozionante come in occasione del rispolverato “Atlantide” o di quel “Buonanotte fiorellino”, la ballata che da sempre ha cullato i sogni dei suoi fan. Ben due bis, frutto di un rinato e generoso rapporto con il suo pubblico, nei quali ha estratto due assi nella manica, di quelli con cui è facile vincere. “Alice” è la prima proposta per poi atterrare morbidamente in una confidenziale “Donna cannone”, duettata con il pianoforte. Non c’è più distacco fra palco e platea, come non ci sono più moniti ed apprezzamenti politici che in passato sembravano il sale dei suoi concerti. Tutto nuovo insomma, anche questo apparente disimpegno e c’è invece più cura per il look appropriato e piacevole dell’intera band. Tutto sembra esaltare la sua figura sempre più longilinea, al quale ha affidato un impeccabile cappello da cavaliere misterioso.

Ad Ancona, dove c’erano pochi anconetani, il Teatro delle Muse era sold out a dispetto del lunedì, un giorno in cui (molti dicono per inerzia) non si dovrebbero fare eventi. Un buon segnale per chi crede che la nostra regione debba rientrare nel circuito dei grandi concerti.

Kruger Agostinelli

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